IN RISPOSTA A " TUTTOSCIENZE"

Post n°196 pubblicato il 08 Luglio 2009 da bioantroponoosfera
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Vari siti hanno  pubblicato l’articolo di Giorgio Celli: “Il volenteroso gesuita di Darwin. Per lui l’evoluzione convergeva verso Cristo. E nella noosfera anticipò la nascita del Web”  pubblicato dall’inserto del quotidiano La Stampa, Tuttoscienze.:

E’ certamente utile parlare e scrivere di Teilhard de Chardin, che il grande storico Arnold Toynbee  aveva apostrofato come un gigante della cultura mondiale, ma riteniamo che ciò debba essere fatto prendendo in esame la globalità  del pensiero del gesuita per poterlo presentare in forma giusta, ma anche critica , ai lettori (e sono molti quelli “affamati” di Teilhard: basti girare per il web per rendersene conto).

Il Prof. Giorgio Celli è un eminente etologo, ma forse non avendo  approfondito l’opera di Teilhard   non riesce a centrare l’obiettivo in senso giusto.

Il Prof. Fabio Mantovani,che ha scritto  e tradotto varie opere del gesuita francese  è l’ estensore del famoso : Dizionario delle opere di Teilhard de Chardin, opera unica in tutta Europa edito da I Gabrielli, ed ha scritto una lettera aperta, cortese ma ferma,  al Prof. Giorgio Celli.  La lettera aperta è stata inviata a Tuttoscienze, del quotidiano La Stampa,  che fino ad oggi non ha ritenuto pubblicarla e portarla a conoscenza dei suoi lettori a completamento, come dicevamo, dell’informazione su Pierre Teilhard de Chardin.

Anche il Centro di Documentazione Teilhard de Chardin di Roma ha inviato copia della lettera aperta a tutti quei siti che avevano pubblicato l’articolo di Celli, ma fino ad oggi nessuno si è sentito in dovere di pubblicare la lettera aperta di Mantovani. Dopo aver atteso invano un qualunque riscontro, la lettera aperta è stata pubblicata nel sito www.biosferanoosfera.it curato dallo stesso Mantovani.

Dispiace dover ancora una volta constatare che il nome di Teilhard de Chardin susciti atteggiamenti di chiusura di questo genere.  Di lui di vuoe parlare solo per criticarlo o per fare del gossip gratuito come nel recente libro  bibliografico di J. Arnould su Teilhard di cui non si sentiva affatto la necessità.

Voglio pubblicare nel mio blog la lettera aperta di Fabio Mantovani così da ampliare la lettura e la conoscenza di padre Pierre Teilhard de Chardin

Giovanni Fois

Centro di Documentazione Teilhard de Chardin Roma

 

 

 

LETTERA APERTA AL PROF. GIORGIO CELLI

 

«Si riderà di colui che pronuncerà queste parole davanti all’Aeropago,

come si ride di un sognatore, e lo si condannerà».

Pierre Teilhard de Chardin

LETTERA APERTA A GIORGIO CELL

Caro Professore,

nell’articolo “Il volenteroso gesuita di Darwin. Per lui l’evoluzione convergeva verso

Cristo. E nella noosfera anticipò la nascita del Web” (a p. 4), Lei ha presentato ai lettori

una succinta valutazione del pensiero di Teilhard de Chardin, che merita alcune parole di

commento.

Mi permetto di rammentare che l’opera di Teilhard è una grande “Sintesi”, l’unica sinora

tentata nel nostro tempo. In quanto tale si presenta nella sua interezza, ma deve essere esaminata, in successione e senza salti, nelle singole tre grandi parti che la compongono:

1 – dall’inizio dell’evoluzione cosmica sino all’uomo;

2 – da un’umanità dispersa ad un’umanità unita nel Punto Omega (“umano”);

3 – dall’Incarnazione alla Cristogenesi, sino al Punto-Omega (“divino”, Cristo).

Nella prima parte, Teilhard:

- tiene conto di fatti accertati (come il graduale ingrossamento della capacità cranica

nella specie Homo);

- non si occupa delle casualità profonde1 (p.es. dei fattori in gioco nelle mutazioni);

- formula l’ipotesi di un lato “interno” nella materia e di due energie, “radiale” e

“tangenziale”2;

- assume come asse portante della sua visione evolutiva la dinamica di “complessificazione”,

associata a livelli crescenti di psichismo.

In questa prima parte vi sono argomentazioni che possono essere oggetto di critiche scientifiche.

La seconda parte è la più caratteristica del pensiero di Teilhard in quanto riguarda il futuro

dell’umanità e la formazione della Noosfera, il cui sviluppo corrisponde alla fase prettamente lamarckiana dell’evoluzione culturale e sociale.

In effetti, bisognerebbe verificare se, e fino a che punto, la complessificazione si realizza

nell’Umanità, che Teilhard considera come una “seconda materia”.

Questa parte, però, è praticamente ignorata dalla sociologia e dalle scienze della comunicazione.

La terza parte compete alla teologia cristiana, non alla scienza.3

Nel Suo articolo questi diversi piani sono confusi, sicché la visione teilhardiana che ne risulta sembra effettivamente un gran pasticcio. Analizziamo le Sue affermazioni una ad

una:

- “l’evoluzione di Teilhard de Chardin era conforme nei fatti a quella di Darwin”.

Non è esattamente così: Teilhard ritiene che la teoria darwiniana sia valida, ma in

modo insufficiente.4 La sua ipotesi di un lato “interno” nella Stoffa dell’Universo lascia

chiaramente intendere che egli include nel processo evolutivo un fattore lamarckiano,

il quale diviene preponderante, come già sottolineato, a partire dall’uomo;

- “Per Teilhard [invece che svolgersi alla cieca e senza scopo], l’evoluzione degli organismi obbediva a un grande progetto”.

Non c’è traccia negli scritti teilhardiani della parola “progetto”. Egli ammette il “caso”

e il “gioco dei grandi numeri”, ma la curva gaussiana non è… piatta (!) e pertanto:

«il gioco dei grandi numeri si unisce e si confonde con la finalità».5

Statisticamente, il moto evolutivo procede nel senso di una sempre maggiore complessificazione, a partire dal Big bang in avanti. La complessità del fenomeno non

consente però di conoscere in anticipo i suoi precisi esiti (per esempio di affermare

che l’apparizione dell’uomo, così com’è, era un evento del tutto prevedibile). Tuttavia,

Teilhard de Chardin – collegando sperimentalmente la crescita di complessità

all’incremento di psichismo – può sostenere che nell’umanità la coscienza collettiva

aumenta a mano a mano che in seno ad essa le interazioni si moltiplicano.

Questo processo, essendo illimitato (è esponenziale, ad esempio, l’accumulazione del

sapere), determina l’aumento di complessità-coscienza, che è tendenzialmente sollecitata

a raggiungere un suo apice massimo, il Punto Omega (“umano”).

Non compete alla scienza, ma alla teologia valutare se questo Punto Omega possa

coincidere, come Teilhard proclama, con il Punto Omega (“divino”), cioè con il Cristo;

- “Alcuni punti di vista del sistema teilhardiano hanno qualcosa di profetico: come

quando pensa che la biosfera, l’associazione dei corpi di tutti gli organismi, finirà

per evolversi nella noosfera”.

Mi dispiace constatare che Lei è un po’ all’oscuro della problematica Biosfera-

Noosfera, già ben delineata da Teilhard, Vernadskij e altri.6 Dalla sua affermazione

parrebbe inoltre che Teilhard abbia “indovinato” la formazione della Noosfera. La

meraviglia sparirebbe se fosse tenuto presente che il processo di complessificazione è

ininterrotto, anima tutta l’evoluzione, fisica, biologica e sociale;

 - “L’evoluzione di Teilhard de Chardin può vantarsi, o addirittura millantare, di essere

scientifica? Non direi proprio: però è come se la scienza si fosse messa a sognare”.

Teilhard tiene in gran conto le acquisizioni scientifiche riferite ad un quadro temporale

di 13,5 miliardi di anni, in cui si sviluppa in modo continuo e crescente la complessificazione della materia atomica, molecolare e pluricellulare.7 Egli estende inoltre nel futuro la complessificazione sociale e spirituale dell’umanità.

La sua visione, come detto all’inizio, è una grande “Sintesi” che include evidenze

scientifiche, interpretazioni filosofiche e una lettura evolutiva della Rivelazione cristiana.

Certamente, prof. Celli, anche Lei avrà elaborato una propria personale Weltanschauung

che, - al fine di poter unificare la sua vita interiore, - non sarà esclusivamente

scientifica!

Anche la Weltanschauung di Teilhard de Chardin ha il medesimo fine.

Il Suo articolo dimostra quanto sia ancor oggi difficile l’accesso al pensiero di Teilhard de

Chardin. Ciò dipende da vari fattori, come ho messo in luce in altri luoghi.8 Ma un etologo,

qual è Lei, ha una particolare responsabilità nella valutazione del pensiero teilhardiano,

proprio perché la qualifica di “scienziato” conferisce maggior credito alle valutazioni

espresse, anche quando sono troppo sommarie e non documentate.

La saluto cordialmente

 

Fabio Mantovani

(dal sito www.biosferanoosfera.it )

 

 

Nota:

la presente “lettera aperta” è stata indirizzata alla Redazione de “La Stampa” l’11. 06. 09

e non ha avuto alcuna risposta. Sarà pubblicata in questo spazio qualora fosse ricevuta.

 

1 P. Teilhard de Chardin, La visione del passato, il Saggiatore, Milano 1973, pp. 366-367.

2 P. Teilhard de Chardin, Il fenomeno umano, Queriniana, Brescia 1995, pp. 49-61.

3 Molti teologi, sovente allergici ai concetti scientifici, non si curano granché della prima e seconda parte, cui sono invece strettamente collegate le proposte teologiche di Teilhard.

4«Emergenza del più adatto, selezione naturale: non sono parole vane, purché non le si consideri come ideale conclusione

o come spiegazione ultima…Un processo che non è soltanto il Caso, con cui lo si è voluto confondere, ma una Casualità orientata», cfr. P. Teilhard de Chardin, Il fenomeno umano, op. cit. p. 103.

5 P. Teilhard de Chardin, L’avvenire dell’uomo, il Saggiatore, Milano 1972, p. 174.

6 Cfr. http://www.biosferanoosfera.it/scritti/NOOSFERA.pdf

7 Le acquisizioni fisico-matematiche che hanno portato alla definizione del “principio cosmologico” confermano questo lungo percorso di “complessificazione”: cfr. J.D.Barrow & F.J.Tipler, Il principio antropico, Adelphi, Milano 2002.

8Cfr.http://www.biosferanoosfera.it/scritti/OPACITA%20E%20SPLENDORI%20OPERA%20TDC%20per%20pdf.pdf

 

 
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UNA AFFASCINANTE ESORTAZIONE DI TEILHARD

Post n°197 pubblicato il 09 Luglio 2009 da bioantroponoosfera
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ALL’ULTIMO MOMENTO

Quando sul mio corpo

(e ben più sul mio spirito)

comincerà a mostrarsi l’usura degli anni,

quando si abbatterà su di me, dal di fuori,

o nascerà in me dal di dentro,

il male che sminuisce o porta via,

nell’istante doloroso in cui prenderò coscienza

che sono malato o che sto diventando vecchio,

in quell’ultimo momento, soprattutto,

quando sentirò di sfuggire a me stesso,

assolutamente passivo

in mano a grandi forze sconosciute

che mi hanno formato,

in tutte quelle ore buie,

donami, mio Dio, di comprendere

che sei tu (ammesso che la mia fede sia così grande)

che separi dolorosamente le fibre del mio essere

per penetrare fino al midollo della mia sostanza

e trascinarmi in te.

Pierre Teilhard De Chardin

 

 
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Davanti ai nostri occhi, la Parusia

Post n°198 pubblicato il 13 Agosto 2009 da bioantroponoosfera
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UNA BELLA PAGINA DA "L'AVVENIRE DELL'UOMO"

Allora, probabilmente, su una creazione portata al parossismo delle sue attitudini all'unione,

si eserciterà la Parusia. L’unico processo di assimilazione e di sintesi che si svolgeva dall'origine dei i tempi si rivelerà infine. Il Cristo universale scaturirà come un lampo in seno alle nubi del mondo lentamente consacrato. Le trombe angeliche sono soltanto un debole simbolo.

Mosse dalla più potente attrazione organica che si possa concepire (la stessa forza di coesione dell'Universo!), le monadi si precipiteranno al posto al quale la maturazione totale delle cose e l'implacabile irreversibilità dell’intera storia del mondo le destineranno irrevocabilmente; le une, materia spiritualizzata, nel compimento illimitato di una eterna comunione; le altre, spirito materializzato, nelle angosce coscienti di un’interminabile decomposizione.

Così si troverà costituito il complesso organico: Dio e mondo, il Pleroma, realtà misteriosa che non possiamo ritenere più bella di Dio (perché Dio poteva fare a meno del mondo), ma che non possiamo neppure immaginare come assolutamente gratuita, assolutamente accessoria, se non vogliamo rendere incomprensibile la creazione, assurda la passione del Cristo e privo d'interesse il nostro sforzo.

E allora sarà la fine.

Come una marea immensa, l'Essere avrà dominato il fremito degli esseri. In seno a un Oceano pacificato, ma in cui ogni goccia avrà coscienza di rimanere s e stessa, la straordinaria avventura del mondo sarà terminata. Il sogno di ogni mistica (…) avrà trovato la sua piena e legittima soddisfazione. E Dio sarà tutto in tutti.

(P. TEILHARD DE CHARDIN, L'avvenire dell'uomo, Milano 1972, 477-478)

 
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Una bella nota di Marco Falconi

Post n°199 pubblicato il 13 Agosto 2009 da bioantroponoosfera
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Pierre Teilhard De Chardin - una regola per tutti

«Non c’è da temere nessun errore sostanziale se il mio atteggiamento interiore ha per risultato quello di rendermi più fedele, più attento, più appassionatamente interessato alle persone e al mio compito in mezzo agli uomini e se, al contempo, sono sempre meno preoccupato egoisticamente di me stesso” – P. Teilhard De Chardin, Etre plus, Paris 1968, 122.

Assolutamente non per caso mi sono imbattuto in questa frase del filosofo gesuita francese P. Teilhard de Chardin (1881 – 1955), citata nelle Riflessioni sulla liturgia del giorno (venerdì 8 maggio) proposte, da frate MichaelDavide nel libricino “La Messa Quotidiana” (Edizioni Dehoniane Bologna), che quotidianamente ormai mi permette di iniziare al meglio la giornata, su preziosissimo suggerimento del mio amico Massimo.

Questa regola personale che il gesuita francese si era dato, e che possiamo fare nostra, come invita la riflessione, ci orienta a mio avviso nella direzione della Luce in armonia con il lavoro che si viene invitati a svolgere all’interno dei gruppi di Marco Guzzi nei corsi di Darsi pace.

Mi pare una sintesi così efficace e toccante che non richieda ulteriori commenti.

Il costante lavoro di integrazione dei tre livelli : culturale, psicologico e spirituale, ha per obiettivo la decostruzione del nostro io egocentrato attraverso il faticoso e doloroso smascheramento delle sue sovrastrutture, attraverso il raggiungimento della nostra ferita originaria ci consente di ricollegarci alla fonte incorrotta dello Spirito divino e favorisce l’emersione del nostro vero io di Luce.

E, come limpidamente conferma la regola del gesuita, quando riesco ad essere sempre meno preoccupato egoisticamente di me stesso, volgendo al tempo stesso amore al mio prossimo, essendo più attento e più appassionatamente interessato alle persone e al mio compito in mezzo agli uomini, sono senza alcun errore sostanziale, sulla via del ritorno, nel giusto cammino.

E’ un percorso non facile ma si può riuscire solo con un continuo lavoro su noi stessi, in definitiva con il costante allenamento.

Marco Falconi


 
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UNA NUOVA ERA

Post n°200 pubblicato il 13 Agosto 2009 da bioantroponoosfera
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E INIZIATA L'ERA PLANETARIA 
 
 
 Il pianeta terra è l'unico simbolo in grado di accomunare tutta l'umanità sotto un'unica bandiera. Filososofi, astronauti e sociologi invocano il risveglio di una "identità terrestre" per affrontare con una coscienza più alta i problemi di questo nostro mondo in trasformazione.
 
 
 "L'era delle nazioni è già passata. Se non vogliamo morire è ora di liberarci dei vecchi schemi preconcetti e di costruire la terra. La terra non diventerà cosciente di se stessa se non attraverso una crisi di riconversione e di trasformazione". Sono le attualissime parole del padre gesuita Teilhard de Chardin, scritte nel 1933, anticipando un concetto che oggi si sta affermando sempre di più: la necessità della nascita di una coscienza planetaria.

Un concetto espresso con chiarezza anche nel racconto di un astronauta, John W. Young, di ritorno dal quinto viaggio sulla luna, con l' Apollo 11: "Laggiù, in basso c'è la terra, un pianeta bianco-azzurro bellissimo, splendente, la nostra patria umana. Dalla luna lo tengo tutto sul palmo della mano. E da questa prospettiva non ci sono bianchi o neri, divisioni tra est e ovest, comunisti e capitalisti, nord e sud. Formiamo tutti un unica terra. Dobbiamo imparare ad amare questo pianeta di cui siamo tutti una piccola parte."

"Oggi siamo ancora nell'età del ferro dell'era planetaria", afferma Edgar Morin, il sociologo francese che crede fermamente nella nascita di un nuovo atteggiamento nei confronti della propria identità e cittadinanza: "Ciascuno di noi ha la propria genealogia e la propria carta d'identità terrestre. Ciascuno di noi viene dalla Terra, è della Terra, è sulla Terra".

E' l'inizio dell'"era planetaria", in cui non possiamo più non riconoscere gli stretti legami di interdipendenza che legano tra loro realtà e società diverse del nostro pianeta. La presa di coscienza di questa comunanza terrestre è l'evento chiave che può consentirci di uscire dall'età della barbarie, facendoci comprendere che il destino della nostra specie si gioca collettivamente.

L'immagine del nostro pianeta è forse l'unico simbolo in grado di rappresentare un valore significativo, anzi basilare, per ogni singola diversa cultura del mondo, senza privilegiarne una piuttosto che un'altra. "Assumere la cittadinanza terrestre è assumere la nostra comunità di destino - conclude Edgar Morin in Terra-Patria - il compito è immenso e incerto, e siamo alla vigilia non della lotta finale, ma della lotta iniziale".

 
 
  
 

MARCELLA DANON

 
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Il papa e Teilhard

Post n°201 pubblicato il 16 Agosto 2009 da bioantroponoosfera
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Ratzinger cita Teilhard e tutti gridano alla riabilitazione

 

 

Poco più di un mese fa,  ad Aosta Papa Benedetto XVI ha, bontà sua, citato Teilhard de Chardin nell’ambito di una omelia per i Vespri. Due importanti giornali  di opinione (la Stampa e il Corriere della Sera) passavano due pezzi ( che potete leggere su Internet) dei loro inviati in cui traspariva un notevole ottimismo per questa breve citazione.

Il giornalista Vecchi e il giornalista Galeazzi hanno scritto che il papa riabilitava Teilhard de Chardin che come ricorderete era stato colpito da un Monitum del Santo Ufficio, ai tempi del Card. Ottaviani (noto mastino della tradizione cattolica)

Ma lasciatemi gridare a gran voce, soprattutto in faccia a quanti hanno salutato quella brevissima citazione papale (che tra l’altro è brevissima rispetto ad altre citazioni fatte da Giovanni Paolo II e da Paolo VI ) che ci vuole ben atro per riabilitare il gesuita francese!

Vorrei anche ricordarvi che l’attuale Papa è stato responsabile del Santo Uffizio per tantissimi anni e non ha mai mosso un dito  magari solo per auspicare lo studio dell’opera di Teilhard nei Seminari. Ma soprattutto non dimentichiamo quello che Ratzinger ha  detto a Messori. Questo riferimento lo trovate nella lettera di Mantovani più sotto.

 I giornalisti,  che hanno poco in comune con la vicenda drammatica che ha opposto e continua ad opporre il Magistero della Chiesa a Teilhard de Chardin e alla sua opera,  citano la parole del papa come una riabilitazione tout court di Padre Teilhard.  Non dimentichiamoci la vicenda del Card. Casaroli che si permise di inviare una lettera di plauso per i cento anni della nascita di Teilhard e qualche giorno dopo si ebbe un “frustata” da parte dell’Osservatore Romano che sottolineò che quella lettera non era affatto un riabilitazione del gesuita francese. E mutatis mutandi qui è lo stesso.  Con due parole dette in una omelia non si guariscono settanta anni di ostracismo infido e violento da parte del Magistero Ecclesiastico verso l’umile gesuita.

Anhce perché chi legge con attenzione le poche e scarne parole di Ratzinger e conosce il pensiero di Teilhard non può che constatare il divario immenso che esiste tra la visione liturgica e cosmica citata dal papa che è legata ad una visione teologica fissista e quella di Teilhard de Chardin che ci parla di una visione liturgica e cosmica evolutiva.  Noi non dobbiamo preparare niente, perché è già tutto intorno a noi, dietro e davanti a noi rivelato da Cristo e “noi dobbiamo solo vedere e rendere testimonianza del Regno di Dio che è già tra noi ma noi non lo vediamo ancora”

Agli articoli pubblicati  sul Corriere della Sera a firma di G.G.  Vecchi e sulla Stampa a firma di Galeazzi  sulla riabilitazione di Teilhard risponde a tono, senza polemica e senza astio, ma centrando definitivamente l’argomento, il Prof. Fabio Mantovani, profondo conoscitore dell’opera del gesuita.

Sarebbe ora che anche la stampa cosiddetta di opinione cominciasse a parlare della vicenda di Teilhad in termini giusti.  E inutile continuare a dire che scienza e fede vanno  d’accordo se non si chiariscono su che cosa sono d’accordo!  Visto che la fede e la teologia vogliono imporre alla scienza  il loro punto di vista a volte anche con prosopopea e presunzione.

La lettera che pubblichiamo è stata inviata   ai due  giornalisti, ma nessuno dei due si è sentito in dovere di dare una pur flebile risposta.  Sempre questa lettera à stata inviata anche al blog di Raffaella su papa Ratzinger.

 Noi volentieri  pubblichiamo  la puntualizzazione del Prof. Mantovani affinchè i lettori non vengano illusi da ottimismo di facciata. Fosse anche di Papa Benedetto XVI

Giovanni Fois

Centro di  Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo- Roma

 

 

Gentilissimo dott……….
ho letto con grande interesse l'articolo  ( qui Mantovani cita i titoli dei due articoli. N.d.r.), sforzandomi di interpretare il discorso di Benedetto XVI nel senso piuttosto ottimistico da Lei espresso. 

Come autore del "Dizionario delle opere di Teilhard de Chardin", traduttore per la Querinana dei due capolavori di Teilhard (Il fenomeno umano ,  L'ambiente divino) e per anni Presidente dell'Associazione Italiana TdC, sono molto cauto nell'intravedere delle significative novità da parte del Magistero nei confronti del cosiddetto "gesuita proibito" o "Darwin cattolico" (appellativo che, fra l'altro, irritava molto TdC).

Come lei sa bene, la prospettiva teilhardiana implica essenzialmente: (1) un
moto evolutivo ascendente e (2) un moto divino discendente, per sovra-umanizzare l'Uomo e per consentire all'Umanità di elevarsi sino al Punto Omega.
Si potrebbe parlare (seppur impropriamente) di "riabilitazione" di Teilhard se il Magistero ammettesse questa sua prospettiva evolutivo-teologica.
Ma da questa posizione il Magistero è assolutamente lontano in quanto dovrebbe:
a. "spiegare" in altro modo l'origine del Male, perché l'evoluzione ascendente  è in
totale antitesi con il dogma del Peccato orginale commesso da una coppia realmente esistita.  (Da notare che i guai per Teilhard cominciarono nel 1922 proprio con lo scritto "Nota su alcune rappresentazioni storiche possibili del Peccato originale");
b.
ridefinire il senso dell'Incarnazione e della Redenzione. 

Quand'era card., Ratzinger precisò infatti con chiarezza che  l'accettazione della prospettiva teilhardiana
capovolgerebbe la struttura del cristianesimo
(p 6 del doc.
http://www.biosferanoosfera.it/scritti/SCIENZA%20%20FEDE.pdf  e http://www.biosferanoosfera.it/scritti/PECCATO%20ORIGINALE%20E%20UOMO%20PRIMITIVO%20%20BIS.pdf  ).

E allora perché Benedetto XVI ha menzionato Teilhard de Chardin?
Perché la visione teilhardiana viene ogni tanto smontata in pezzi al fine di "recuperare" ciò che può servire.  Ma va da sé che
il senso delle parti utilizzate non è più quello che avevano nel loro contesto originale:  è come se fossero tasselli distaccati da un unico, coerente mosaico.

Mi spiace di averLe fatto perdere un po' di tempo, non per contraddirla polemicamente, ma per cercare di mettere a fuoco il "vero" problema che Teilhard pone al Magistero:
la necessità di un aggiornamento dottrinale da troppo tempo rinviato.
Cordialissimi saluti.
Fabio Mantovani
(da Verona 045 7501133)


 

 
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UN ARTICOLO SCOMPARSO !

Post n°202 pubblicato il 23 Agosto 2009 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

Dopo la citazione del papa di un concetto di Teilhard de Chardin (vedi il post precedente) il Prof. Carlo Cardia avceva scritto per il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana, Avvenire, un breve articolo di commento.

Ci sembra che alcune cose scritte dal Prof. Cardia potrebbero essere opinabili e discusse per un miglior approfondimento del pensiero di Teilhard.  A questo proposito rileggetevi la lettera del prof. Fabio Mantovani ai giornalisti Vecchi e Giacovazzo.

Ma lo scopo di pubblicare questo "articolo fantasma" è di far conoscere come la chiesa intende "riabilitare Teilhard. Non parlandone  o se per caso qualche pezzo giornalistico scappa alla redazione dell'Avvenire lo si fa sparire dal sito del quotidiano cattolico e non c'è verso di rintracciarlo.

Abbiamo qnche visitato molti siti cattolici, compreso quello intitolato papa ratzinger blog, ma nessuna traccia dell'articolo in questione.

Vi dirò di pù: io sono un utente registrato ad Avvenire on-line ma neanche a me è concesso di leggere il pezzo.

E' veramente strano che Avvenire censuri se stesso!  Abbiamo proprio raggiunto il fondo. Eppure, come leggerete l'articolo di Cardia non era pericoloso per il magistero.  Ma dobbiamo constatare ancora una volta che la politica antiteilhardiana del Card. Ottaviani continua imperterrita la propria strada. Eppure moltissimi teologi, anche più recenti, sono piùavanti rispetto a Teilhard.  Allora dobbiamo pensare che questa politica di ostruzione vale solo per questo gesuita che sfortunato lui porta il nome di Teilhard de Chardin.

Eccovi allora l'articolo che Avvenire non vuole che si legga e che si stampi.

La liturgia cosmica di Teilhard de Chardin

di Carlo Cardia

(Avvenire, 1 agosto 2009

 

 Grazie a uno sguardo in anticipo sui tempi, il teologo-scienziato ha sottolineato la capacità della fede di trasformare progressivamente l’uomo e l’universo 
 

 

 Con una bella espressione, parlando ad Aosta venerdì scorso, Benedetto XVI ha ricordato il grande teologo-scienziato Pierre Teilhard de Chardin. Dopo aver auspicato che «il mondo stesso diventi ostia vivente, diventi liturgia», il Papa ha aggiunto: «È la grande visione che ha avuto anche Teilhard de Chardin: alla fine avremo una vera liturgia cosmica ». Non si tratta di una citazione estemporanea, un omaggio occasionale, perché il filo conduttore della riflessione del Papa è stata l’opera di Dio per cambiare il mondo da un oceano di male in un oceano di bene. L’intervento di Dio nel mondo è diretto a trasformarlo «perché ci sia un fiume di bene più grande di tutto il male che può mai esistere».
  Teilhard de Chardin, che vive la prima parte del secolo scorso, apre la teologia alle scienze naturali e fisiche (compresa l’astronomia), ed elabora una concezione fondata sulla crescita della dimensione spirituale nella vita dell’uomo e dell’universo, sul ruolo cen- trale che Cristo svolge nella rigenerazione della coscienza e nella storia, sulle difficoltà da superare perché il bene affronti il male e lo sconfigga. Il teologo-scienziato muove dalla convinzione che «dalle origini del mondo sino a Lui, la costituzione del Pleroma si rivela necessariamente alla nostra mente attraverso una progressiva marcia dello spirito». E se la trasformazione non avviene d’un tratto ciò è «solo perché siamo finora incapaci, in forza dello stadio evolutivo attuale dell’Universo, di maggiore organizzazione e di più luce». Teilhard de Chardin vede in anticipo sui tempi, come avviene di frequente nella storia del pensiero, propone una visione cosmica della fede sottolineando la sua capacità di trasformare progressivamente l’uomo e l’universo. Non mancano nelle scritture riferimenti al cosmo, alla sua creazione, al suo destino ultimo, a cominciare dal celebre passo di Paolo per il quale «tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo» (Rm, 8,22). Teilhard approfondisce il suo spiritualismo studiando la natura, le tracce del passato più lontano, le varie fasi della vita sulla terra, scrutando le incipienti conoscenze delle profondità del cosmo. Dovunque egli guarda, in ogni novità scientifica che studia, trova conferma della forza dello spirito che riempie la creazione, la anima, la dirige al bene, in un processo lungo e veloce al tempo stesso, con al centro l’avvento di Cristo.
  Qualcuno ha accostato il pensiero di Teilhard de Chardin all’evoluzionismo scientista, dimenticando che Teilhard de Chardin è esattamente l’opposto di Darwin . L’evoluzione del gesuita francese è una evoluzione spirituale, e nella storia cristiana questo concetto è iscritto sin dall’inizi, a cominciare dal fatto che Dio si è rivelato all’uomo per gradi, con una Bibbia scritta (e compresa) in tappe successive. Per il Concilio Vaticano II «Dio è ispiratore dei libri dell’uno e dell’altro Testamento. Egli ha sapientemente disposto che il Nuovo fosse nascosto nell’Antico e l’Antico diventasse chiaro nel Nuovo» (Dei Verbum, 15-16). Per la Chiesa l’uomo è un essere in cammino, al quale Dio svela poco per volta la verità su se stesso e la creazione, con un Libro scritto (e compreso) in progressione di tempo, L’uomo, chiuso nelle tenebre degli inizi, intravede la luce poco per volta, apprende le verità essenziali, perfeziona la sua percezione di Dio. Teilhard de Chardin ha incontrato incomprensioni nella Chiesa che per la verità sono state superate nel tempo, ed è stato oggetto di un Monitum del Sant’Uffizio del 1962. Anche per questo le parole del Papa assumono un valore speciale, esprimono la volontà di sanare una incomprensione della sostanza del pensiero teilhardiano quando mette Cristo al centro della storia della creazione, inizio e fine di un cammino che è in pieno svolgimento. Per Teilhard de Chardin Gesù è il cuore della lotta tra il bene e il male, e la «croce assume una gravità ed una bellezza nuova, proprio quelle che possono maggiormente sedurci», perché il significato completo e definitivo della Redenzione non è solamente espiare, ma anche vincere il male. È un concetto vicino a quello espresso da Benedetto XVI ad Aosta quando ha ricordato che «nelle nostre sofferenze non siamo mai lasciati soli. Dio, nel suo Figlio, prima ha sofferto ed è vicino a noi nelle nostre sofferenze».

 

 

 

 
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Un pensiero di Teilhard

Post n°203 pubblicato il 28 Agosto 2009 da bioantroponoosfera
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Da pochi giorni il papa ha indetto per il 2009-2010 un anno dedicato al sacerdozio.

Teilhard de Chardin ha dedicato pagine  stupende alla figura del sacerdote e in un prossimo post ne riproporremo alcune pagine.

Per ora vorrei citare  alla vostra attenzione una bellissima frase del gesuita francese che interpreta in modo mistico  la funzione sacerdotale:

"Non sono, ne posso, ne voglio essere un maestro.  Prendete di me ciò che vi aggrada e costruite il vostro edificio.  Non ambisco che di essere gettato nelle fondamenta di qualcosa che cresce.  Il futuro appartiene a coloro che trasmettono alla prossima generazione motivi per sperare"

Pierre Teilhard de Chardin s.j.

(la fotografia, che mostra Teilhard che celebra l'Eucaristia, per i suoi commilitoni prima di una battaglia, è stata scattata, durante la Grande Guerra, in una piccola grotta adattata a chiesa.

 
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UNA PREGHIERA ATTRIBUITA A TEILHARD

Post n°204 pubblicato il 30 Agosto 2009 da bioantroponoosfera
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ADORA  y  CONFIA

 Negli  scritti religiosi e spirituali di padre Pierre Teilhard de Chardin si trovano delle pagine di straordinaria potenza mistica,  che  estrapolate dal testo possono diventare vere e proprie preghiere.

Padre Teilhard, a quanto mi risulta,  non ha mai scritto preghiere a se stanti ed ha   sempre preferito scrivere i propri  sentimenti mistici e religiosi all’interno dei vari testi.

Non solo nella sua opera fondamentale “ L’Ambiente Divino” molte pagine di straordinaria bellezza e profondità spirituale possono essere  riadattate a forma di preghiera, ma anche in altre opere come La Via Cosmica, La Messa sul Mondo,  Il Cuore della Materia, il Cristico, Inno alla materia, Inno dell’universo, e in tante altre opere minori le pagine che possono trasformarsi in delicate ed amorevoli preghiere sono molte.  Leggerle si rimane coinvolti in una esperienza mistica che non si dimentica facilmente.

 Anche nelle lettere indirizzate a familiari, amici scienziati e confratelli religiosi, raccolte negli epistolari ,  ci sono concetti,  esortazioni, pensieri di carità e di amore verso Dio e verso gli uomini, che possono  essere  estrapolati  e  diventare vere e proprie preghiere. (Per una migliore documentazione vi invito a leggere: Fabio Mantovani, Dizionario delle Opere di Teilhard de Chardin, Gabrielli Editori).

Per questo  quando  mi sono imbattuto in questo  testo, per la verità molto bello e mistico, attribuito a Teilhard de Chardin, sono rimasto sorpreso.Dal 2005, su  decine di  siti di lingua spagnola, circola una preghiera in tre o quattro stesure leggermente  diverse, intitolata ADORA y CONFIA e attribuita a Teilhard de Chardin:

Non è un falso, ma è un modo di trasformare uno scritto di Teilhard in forma di preghiera.

La pagina che riproduciamo più sotto è apparsa sulla rivista dei gesuiti spagnoli, Jesuitas, in occasione del 50° anniversario della morte del gesuita francese.

 E  l’autore che ha composto questa esortazione ha estrapolato alcuni  concetti ,comunque stupendi, di Teilhard., componendone una lode religiosa.

Rimaneva la curiosità di stabilire la provenienza di tali concetti. Attraverso la competenza del Prof. Fabio Mantovani in tema di opere e pensiero di Teilhard siamo riusciti a capire da dove erano stati presi quei concetti e quelle parole   per farne una esortazione stupenda che riflette la passione di Teilhard per i drammi dell’uomo.

Buona parte del testo della preghiera ADORA Y CONFIA viene da una lettera che Teilhard scrisse il 22 agosto 1915 alla cugina Marguerite. All’epoca dello scritto Teilhard era in una tricea  dell’Yser  ( parliamo della Grande Guerra) e aveva trovato un attimo di respiro dopo un violento attacco  tedesco che seminò morti e feriti nelle trincee francesi.

Teilhard scriveva alla cugina Margherita una lettera stupenda.  Dopo le preliminari notizie della guerra Teilhard affronta un discorso personale con la cugina probabilmente preoccupata della situazione.

Dice Teilhard  Non preoccuparti del valore della vita,  delle sue anomalie, delle delusioni, dell’avvenire più o meno oscuro e cupo.  Tu fai ciò che Dio vuole.  Gli offri, pur tra turbamenti e insoddisfazioni, il sacrificio d’un’anima umiliata che, nonostante tutto, s’inchina a una Provvidenza austera.”

E poi continua  ancora Teilhard “ Quando  sei triste, paralizzata, te ne prego, adora e affidati.  Adora offrendo a Dio la tua vita che ti sembra rovinata dalle circostanze…Confidati, perditi ciecamente nella fede del Signore, che vuole renderti degna di Lui e vi riuscirà, anche se tu resterai fino all’ultimo sfiduciata::: Lascia da parte ogni preoccupazione….ogni snervante analisi… l’essenziale è d’aver trovato il centro di unificazione, Dio”

Più sotto troverete la pagina originale della rivista Juseitas in cui è riprodotta la preghiera in lingua spagnola  e, ancora di seguito, la traduzione nella nostra lingua realizzata dal nostro amico Francesco Ortolani.

 Giovanni Fois

Centro di documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo - Roma

(segue)                                                                                                                                                   

 

 

 

 

 
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UNA PREGHIERA ATTRIBUITA A TEILHARD (2)

Post n°208 pubblicato il 13 Settembre 2009 da bioantroponoosfera
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(segue dal post precedente)

E' questo il testo in lingua spagnola pubblicata sulla Rivista Jusuitas in ricordo del 50° anniversario della  morte di Teilhard de Chardin della preghiera attribuita al gesuita francese

Adora y confía


No te inquietes por las dificultades de la vida,
por sus altibajos, por sus decepciones,
por su porvenir más o menos sombrío.
Quiere lo que Dios quiere.

Ofrécele en medio de inquietudes y dificultades
el sacrificio de tu alma sencilla que, pese a todo,
acepta los designios de su providencia.

Poco importa que te consideres  frustrado
si Dios te considera plenamente realizado;
a su gusto.
Piérdete confiado ciegamente en ese Dios
que te quiere para sí.
Y que llegará hasta ti, aunque jamás le veas.

Piensa que estás en sus manos,
tanto más fuertemente  asido,
cuanto más decaído y triste te encuentres.

Vive feliz. Te lo suplico.
Vive en paz.
Que nada te altere.
Que nada sea capaz de  arrebatarte  tu paz.
Ni la fatiga psíquica. Ni tus faitas morales.
Haz que brote, y conserva siempre sobre tu rostro
una dulce sonrisa, reflejo de la que el Señor
continuamente te dirige.

Y en el fondo de tu alma coloca, antes que nada,
como fuente de energía y criterio de verdad,
todo aquello que te llene de la paz de Dios.

Recuerda: 
cuanto te reprima e inquiete es falso.
Te lo aseguro en nombre de las leyes de la vida
y de las promesas de Dios.
Por eso, cuando te sientas 
apesadumbrado,
triste,
adora y confía...

P. TEILHARD DE CHARDIN

(segue)

 

 
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UNA PREGHIERA ATTRIBUITA A TEILHARD (3)

Post n°209 pubblicato il 13 Settembre 2009 da bioantroponoosfera
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(segue dal post precedente)

Ed ecco la traduzione in italiano  fatta dal nostro amico Francesco Ortolani, della preghiera, comunque molto bella, attribuita a Teilhard de Chardin

PREGA  E  ABBI  FEDE

 

NON TI AGITARE PER LE DIFFICOLTA' DELLA VITA,

PER I SUOI ALTI E BASSI, PER LE SUE DELUSIONI,

PER IL FUTURO PIU’ O MENO CHIARO.

 

DESIDERA QUELLO CHE DIO VUOLE.

DONA IN MEZZO AI DUBBI E ALLE DIFFICOLTA'

IL SACRIFICIO DELLLA TUA ANIMA SEMPLICE CHE, NONOSTANTE TUTTO,

ACCETTA IL DISEGNO DELLA PROVVIDENZA.

 

POCO IMPORTA CHE TI CONSIDERI UN FALLITO,

SE DIO TI CONSIDERA PIENAMENTE REALIZZATO, A MODO SUO.

CONFIDA CIECAMENTE IN QUESTO DIO CHE TI VUOLE PER LUI

E CHE ARRIVERA' A TE, ANCHE SE NON LO VEDRAI MAI.

 

PENSA CHE SEI NELLE SUE MANI,

TANTO PIU' SICURO,

QUANDO PIU' TRISTE TI SENTI.

 

VIVI FELICEMENTE. TI PREGO. VIVI IN PACE.

CHE NIENTE TI DISTURBI.

CHE NIENTE SIA CAPACE DI TOGLIERTI LA TUA SERENITA'.

NE' LA FATICA FISICA. NE' I TUOI PECCATI MORALI.

FAI CHE NASCA E SI CONSERVI SUL TUO VISO

UN DOLCE SORRISO, RIFLESSO DI QUELLO CHE IL SIGNORE

CONTINUAMENTE FA A TE.

 

E NEL FONDO DELLA TUA ANIMA METTI, PRIMA DI TUTTO,

COME FONTE DI ENERGIA E CRITERIO DI VERITA',

TUTTO QUELLO CHE TI RIEMPIA DELLA PACE DI DIO.

RICORDA: TUTTO QUELLO CHE TI BLOCCA E TI INNERVOSISCE E' FALSO.

TE LO ASSICURO IN NOME DELLA LEGGE DELLA VITA

E DELLE PROMESSE DI DIO.

PER QUESTO, QUANDO TI SENTI APPESANTITO, TRISTE,

PREGA E ABBI FEDE.

(Traduzione dallo spagnolo di Francesco Ortolani)

 
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Appunti sul pensiero straordinario di un teologo scienziato

Post n°210 pubblicato il 22 Settembre 2009 da bioantroponoosfera
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Teilhard de Chardin, evoluzione e fede in dialogo

 

 

La  scorsa  settimana  ho  provato  ad  appuntare  alcune  riflessioni  sul  rapporto tra  evoluzionismo  ed  intelligenza della fede. Oggi vorrei scrivere qualche riga su una straordinaria figura che del dibattito  sull’evoluzione  è  stato  protagonista:  Teilhard  de  Chardin  (1881-1955),  gesuita,  teologo,  filosofo,  paleontologo e mistico, tra i pi. grandi del XX secolo se consideriamo la qualit.à e la quantità. degli  scritti  che  ci  ha  lasciato.  Nonostante  la  grandezza  e  lungimiranza  delle  sue  intuizioni,  nonostante

l’ispirazione che diede al Concilio Vaticano II, il suo pensiero è stato spesso trascurato ed una parte  significativa delle lettere e dei diari attende ancora di essere studiata e approfondita. Anche stavolta  riconosco  che  mi  è  possibile  solo  brevemente  accennare  ad  alcuni  punti  del  suo  pensiero,  tanto  vasto e complesso. 

Mi  pare  che  una  considerazione  profonda  si  intreccia  sin  dagli  inizi  con  la  sua  opera:  il  mondo  moderno  va  accolto  in  tutta  la  sua  bontà,  con  i  suoi  limiti  ma  anche  con  le  sue  potenzialità.  La  Chiesa è chiamata a riconciliarsi con il mondo e con la scienza, riteneva Teilhard tanti anni prima  del Concilio Vaticano II. Egli, come detto, fu paleontologo e svolse sempre la sua attività. scientifica  come un privilegio altissimo attribuito all’uomo, un compito mediante il quale lo scienziato non si  limitava  ad  una  descrizione  distaccata  o  disinteressata  del  mondo,  ma  si  poneva  al  servizio

dell’intera  umanità..  Proprio  dalla  scoperta  degli  ominidi  del  Pleistocene,  che  studi.  a  lungo  nei  deserti  dell’Asia,  capì  che  occorreva  trovare  nel  presente  le  linee  di  sviluppo  dell’umanità.  Solo  l’uomo,  non  frutto  del  caso,  dell’azzardo,  può  infatti  spiegare  la  natura  delle  cose  perchè  la  sua  coscienza regge  il cosmo: ecco un  altro punto importante che  il  suo pensiero impose nel dibattito  furioso tra creazionisti ed evoluzionisti nella prima metà del Novecento.

L’evoluzione dell’uomo raccontava per lui una natura che si faceva lentamente più complessa lungo  tutta la storia, storia incessante di un muoversi verso – così lui definiva la legge evolutiva. Capì che  era possibile constatare un’evoluzione verso forme sempre pi. complesse, e poi, dopo la comparsa  della vita, verso forme sempre più dotate di coscienza. Un'altra intuizione straordinaria fu quella di  non  fissare  l’uomo  al  centro  del  cosmo:  l’antropocentrismo  di  Teilhard  è  infatti  dinamico perchè  l’uomo è parte del divenire delle cose, anzi, è responsabile di questa stessa evoluzione. La centralità

dell’uomo  che  Galileo  aveva  messo  da  parte  collocando  la  Terra  in  orbita  intorno  al  sole,  che  Darwin  sembrava  mettere  da  parte  facendo  derivare  l’uomo  dalla  scimmia,  che  Freud  sembrava  aver  messo da  parte  legando  la  libertà  dell’uomo  a  pulsioni  del  suo  io  più  profondo,  si  recupera  attraverso  quest’idea:  l’uomo  non  più come centro  fisico  ma come centro  spirituale  dell’universo  perchè  sulla  Terra  nasce  la  coscienza  riflessa,  nasce  l’essere  pensante, capace  di  rispondere  all’alleanza con Dio. Scrive Teilhard ne Il fenomeno umano: “Il Cristo si ammanta organicamente

nella maestà della sua creazione. E, per questo motivo, l’uomo si rivela, senza metafora, capace di  subire e di scoprire il suo Dio mediante tutta la lunghezza, tutto lo spessore, tutta la profondità del  mondo in movimento. Poter dire letteralmente a Dio che lo si ama, non soltanto con tutto il corpo,  con  tutto  il  cuore,  con  tutta  l’anima,  ma  con  tutto  l’universo  in  via  di  unificazione,  ecco una  preghiera che si può fare solo nello spazio-tempo”. 

Teilhard era scienziato esploratore sì, ma gesuita. E quando gli chiesero la sua opinione sulla teoria  del  peccato  originale  e  sulla  perfezione  perduta  della  natura,  dopo  anni  di  studi  sui  fossili  e  pubblicazioni  scientifiche,  rispose  che  il  racconto  della  Bibbia  indicava  come  la  sofferenza,  il  dolore e la morte non entrassero nel mondo in conseguenza del peccato. Esse facevano parte della  stoffa  stessa  dell’universo  e  bisognava  cambiare  il  modo  di  vedere  il  giardino  dell’Eden  e  il

progetto di Dio sull’uomo: esiste la sofferenza perchè l’universo non è ordinato fin dall’inizio e la  creazione non può avere una perfezione originaria perchè la materia in quanto tale ha sempre delle  imperfezioni,  delle  difficoltà  ad  organizzarsi.  L’ordine  appartiene  al  futuro.  Allora  il  giardino  dell’Eden  non  è  un  punto  di  nostalgia,  di  un  passato  irreparabilmente  alterato  e  inaccessibile  per  l’uomo, è invece il punto a cui tendere nel futuro. L’imperfezione della natura è un invito all’uomo  per  costruire  un  ordine  del  futuro  cui  la  libertà  della  creatura,  di  ciascuno  di  noi,  è  chiamata  a

tendere.

Questo è un aspetto bellissimo della sua teologia. Il Dio non è più l’orologiaio di Newton o il dio di  Leibniz, un Dio che, azionato l’orologio dell’evoluzione, si disinteressa delle sorti dell’uomo. Il Dio  di Teilhard scommette sulla  libertà della creatura, sulla sua possibilità di  costruire  la Terra e sulla  volontà  di  preparare  il  suo  futuro,  proponendogli  un’alleanza,  una  salvezza,  una  redenzione.

(segue)

 

TIZIANO TORRESI

 
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Appunti sul pensiero straordinario di un teologo scienziato

Post n°211 pubblicato il 22 Settembre 2009 da bioantroponoosfera
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Teilhard de Chardin, evoluzione e fede in dialogo

 

(segue precedente post)

 

L’uomo può  scegliere di accettare questo progetto ma anche rifiutarsi distruggendo  la  creazione e  ignorandone  l’evoluzione.    Il  progetto  formulato da  Teilhard  de  Chardin  diventa  così  un  progetto  che non solo ci riconcilia con l’evoluzione ma che ci mostra fino in fondo il progetto di Dio grazie  all’evoluzione,  la  storia  che  prende  tutto  l’universo,  che  non  si  ferma  con  l’uomo  ma  procede  nell’alleanza  fino  a  giungere  alla  prospettiva  finale,  quella  del  punto  Omega,  il  momento  della  seconda venuta di Cristo.

Prendere in mano i suoi scritti e approfondire le sue intuizioni, credo, ci può offrire uno strumento  prezioso per meglio comprendere il dibattito su evoluzione e creazione. Al tempo stesso molte delle  sue  intuizioni  possono  aiutarci in  quella  mai  interrotta  ricerca  del  progetto  scritto  da  Dio  nella  nostra vita di credenti.

Vorrei  infine  annotare  una  delle  sue  pagine  mistiche  più  belle.  Una  domenica,  mentre  è  in  una  spedizione scientifica nel deserto dell’Asia, Teilhard resta senza pane e vino per l’eucaristia. Offre  allora a Dio la natura, le ansie e le fatiche del mondo come comunione sacramentale. Ne nasce La messa sul mondo,  una  meditazione  altissima  sul  creato.  Mentre  la  liturgia  ci  fa  contemplare  il  Signore tentato da Satana nel deserto e ci invita a ritirarci anche noi nel deserto della solitudine, del  silenzio  e  della  meditazione  con  Lui,  ascoltiamo  le  sue  parole  cos.  suggestive  in  questa  prima

domenica di Quaresima: “Poichè, ancora una volta, Signore, nelle steppe dell’Asia, non ho nè pane, nè vino,    altare,  mi  eleverò  al  di  sopra  dei  simboli  fino  alla  pura  maestà  del  Reale,  e  io,  tuo  sacerdote,  ti  offrirò  sull’altare  di  tutta  la  Terra  il  lavoro  e  la  pena  del  Mondo.  Il  sole  ha  appena  illuminato laggiù  la  frangia  estrema del primo Oriente. Una volta ancora, sotto la tovaglia  mobile  dei  suoi  fuochi,  la  superficie  vivente  della  Terra si  sveglia,  freme,  e  ricomincia  la  sua  spaventosa  fatica. Io metterò. sulla  mia patena,  mio Dio,  l’atteso raccolto di questo nuovo sforzo. Verserò. nel

mio calice il succo di ciascun frutto che oggi verrà. spremuto. Il mio calice e la mia patena, queste  sono le profondità. di un’anima largamente aperta a tutte le forze che, in un istante, si innalzeranno  da tutti i punti del Globo e convergeranno verso ciò che si muove all’interno della materia oscura – perchè, irrimediabilmente, riconosco in me ben più di un bambino del Cielo, un figlio della Terra – questa  mattina  io  volerò  col  pensiero  sui  luoghi  elevati,  carichi  di  speranza  e  di  miserie  di  mia madre; e lì – forte di un sacerdozio che Tu solo, io lo credo, mi hai donato – su tutto ciò che,nella

Carne umana, si appresta a nascere o a morire sotto il sole che sorge, io invocherò il Fuoco”.

 

.Tiziano TORRESI

 
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Un attento articolo del Prof. Formenti

Post n°212 pubblicato il 27 Settembre 2009 da bioantroponoosfera
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San Teilhard de Chardin
Gesuita, paleontologo e patrono della rete

 

 

Che io sappia, finora nessuno ha fatto nomi per eleggere un Santo Patrono della Rete. Ma, ammettendo che esistano candidature a me ignote, mi permetto ugualmente d’avanzare la mia proposta: suggerisco che l’onore spetti a Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955) gesuita, paleontologo ed autore d’una imponente opera filosofica sul rapporto fra scienza e teologia. Sono sicuro che il suggerimento otterrebbe, per ragioni che spiegherò oltre, l’entusiastica accoglienza degli ambienti "cyberculturali" (soprattutto francesi e americani). Entusiasmo che, purtroppo, incontrerebbe due ostacoli insormontabili: il primo è che la Chiesa non ha beatificato Teilhard de Chardin, il secondo – ben più serio – è che non ha nessuna intenzione di farlo. Di lui, infatti, ha sempre pensato che, nel tentativo di conciliare teologia cristiana e teoria dell’evoluzione, si sia sbilanciato a favore della seconda al punto da sconfinare nell’eresia. Così al povero Teilhard de Chardin venne proibito di divulgare le proprie idee, tanto che molte opere furono pubblicate postume.

Né, una volta pubblicate, ebbero migliore accoglienza da parte degli scienziati, ma per motivi opposti: Teilhard de Chardin ha infatti coltivato l’imbarazzante talento di evidenziare la latente vocazione "religiosa" della scienza. Ma che cos’ha scritto di così "scandaloso" il nostro gesuita, che ha tuttora il potere di irritare teologi e scienziati? E perché sta invece vivendo un grande successo postumo nei circoli più sofisticati della cultura "wired"? Sarebbe bello poter placare la vostra curiosità con ampie citazioni bibliografiche e abbondanti estratti. Ma da noi, purtroppo, la "riscoperta" di Teilhard de Chardin non è ancora iniziata, per cui le sue opere, quasi tutte pubblicate molti anni fa dal Saggiatore, sono quasi introvabili. Perciò possiamo offrirvi solo un brano de "L’energia umana", che l’editore Pratiche ha ristampato nel 1997. Per fortuna viene in soccorso la Rete, mettendoci a disposizione un ampio compendio d’un testo fondamentale come "Il fenomeno umano" (si tratta d’una pagina del sito francese "Teilhard de Chardin Study Group" creato

 

 

dall’Accademia di Caen, in Normandia, che organizza sei incontri annuali sul pensiero del filosofo e mette una parte dei relativi materiali a disposizione del navigatore, oltre a raccogliere contributi da parte di scienziati, filosofi e teologi).

 

A chi voglia approfondire ulteriormente le idee di questo libro, suggeriamo inoltre un articolo del teologo americano Philip Cunningham, ospitato da CMC Magazine.

Ma cerchiamo a nostra volta di riassumere le tesi che Teilhard de Chardin elaborò in quell’opera. L’idea centrale è che, generando la specie umana, l’evoluzione abbia creato una sorta di "cervello" del pianeta: noi non saremmo altro che un "organo" della Terra la quale, attraverso di noi, sta divenendo un’entità dotata di auto consapevolezza (un’immagine ricorre: con la comparsa della vita cosciente il mondo "estroflette un occhio per guardarsi"). Ma se il processo evolutivo diviene consapevole di sé, esso può anche "scegliere" dove andare. E secondo Teilhard de Chardin, non abbiamo che due alternative: opporci all’unificazione della coscienza planetaria, nel qual caso ci voteremmo all’estinzione, oppure assecondarlo e accelerarlo. Verso che cosa? Finora siamo stati "granuli di pensiero", cellule nervose sparse sul corpo del pianeta, ma negli ultimi secoli la "massa pensante" ha furiosamente accelerata la propria crescita, e soprattutto ha generato la Noosfera, termine con cui il filosofo definisce l’insieme di tecnologie, codici e sistemi di comunicazione che ricoprono il mondo come un immenso sistema pensante artificiale (Teilhard de Chardin scriveva mezzo secolo prima di Internet, ma ebbe folgoranti intuizioni sul futuro dei calcolatori, che emettevano allora i primi vagiti). L’interazione fra Noosfera e massa pensante può trascinarci fino a un punto critico, il Punto Omega, in cui il cervello della Terra non sarà più la sommatoria di tanti piccoli sé, ma un’unica immane "sfera pensante". Visione mistica certo ma, sebbene Teilhard de Chardin dicesse che "Cristo si realizza nell’Evoluzione", palesemente eretica: la salvezza non riguarda gli individui, destinati a "tornare polvere", ma il loro sparire nella trascendenza dell’Impersonale; la salvezza è "Amore", inteso però come consapevolezza d’essere parti di un unico Spirito in cerca di Sé Stesso. Un Amore ricco di implicazioni politiche (fine dell’Era delle Nazioni, riassorbite nella Pace universale) ed ecologiche (i figli della Terra pronti a rientrare in grembo alla Madre che essi stessi hanno risvegliata).

Credo non vi siano più dubbi sui motivi della diffidenza che Chiesa e Scienza manifestano nei confronti di questo autore. Anche se va detto che, da quando cibernetica, termodinamica dei sistemi aperti, neuroscienze e altre discipline hanno imboccato la via della complessità, sul secondo fronte il muro di ostilità e silenzio mostra qualche crepa. E, dopo che il premio Nobel Ilya Prigogine ha rivalutato la filosofia evoluzionista di Henri Bergson (non meno "mistica" di quella di Teilhard de Chardin), non pochi hanno creduto di cogliere analogie fra le idee del nostro gesuita e quelle d’un epistemologo "laico" come Edgar Morin.

 

Troviamo echi di questo dibattito in altri due siti francesi di stile serio e "ufficiale": quello della "Fondation Teilhard de Chardin", ospitato dal Museo di Storia Naturale di Parigi e suddiviso in tre sezioni: le prime due ospitano materiali su vita e opere del filosofo, la terza informazioni sulle iniziative della Fondazione; e quello della "Association des Amis de Teilhard de Chardin", che offre gli atti dei convegni annuali organizzati dall’Associazione ed estratti da un suo Bollettino cartaceo. Interessante la pagina dei link: i siti ai quali rinvia sono pochi ma "certificati"

Diversa la ricezione di Teilhard de Chardin in America, dove il filosofo francese viene celebrato dall’ala più snob e "tecnofila" della cultura New Age come un guru. Una breve esplorazione di quest’area può partire da un articolo di Anodea Judith che mette in risalto come il concetto di Terra pensante di Teilhard de Chardin anticipi di decenni la Teoria di Gaia del biofisico James Lovelock (Cfr. "Le nuove età di Gaia", Bollati Boringhieri, Torino 1991). Di più: secondo Judith, le idee di Teilhard de Chardin sono in grado di integrare e assorbire quelle di Lovelock: se il secondo descrive il pianeta come un superorganismo che trascende l’opposizione fra materia inorganica e materia vivente, il primo regala un cervello a Gaia. E i concetti di Noosfera e Punto Omega sono una geniale anticipazione di Internet e dell’integrazione fra sistemi naturali e artificiali in una sorta di Megarete ecologica. L’articolo si trova in "Gaia Mind"; una specie di "sito-catalogo" di New Age, con sezioni dedicate a meditazione, astrologia e vari tipi di profezie millenariste.

 

Più sobrio, anche se non privo di bizzarrie, il sito "Provenzano & Sons", raccomandato dai tre siti francesi "ufficiali" citati in precedenza. Si tratta di pagine curate da Joe e Dan Provenzano, padre e figlio ed entrambi ricercatori in fisica, i quali, partendo da Teilhard de Chardin, elaborano una concezione che definiscono "Filosofia dell’Energia Cosciente", con l’intento di "proiettarsi" al di là dell’insensata contrapposizione fra materialismo e spiritualismo.

 

Infine segnalo una pagina che, pur non essendo americana (è inserita nel magazine olandese Mediamatic), è ugualmente preziosa per capire come la cultura di cui stiamo parlando stia colonizzato l’immaginario d’Oltreoceano anche grazie ad Hollywood: mi riferisco al lungo e interessante articolo di Paul Groot che si occupa dell’influenza di Teilhard de Chardin e di altri autori sulle visioni "tecnognostiche" che alcuni registi americani diffondono attraverso i loro kolossal fantascientifici.

Carlo Formenti


 

 

 

 

 

 

 


 

 
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Un articolo dal sito ikonovel di Antonio Massara

Post n°213 pubblicato il 27 Settembre 2009 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

Amore = Energia Pierre Teilhard e “il fenomeno umano”

 

L’uomo è un fenomeno osservabile. E’ un essere vivente, fase terminale di un processo evolutivo “guidato” da un campo energetico tanto invisibile quanto efficace, all’interno di una configurazione frattale dell’universo (e della terra) che si “curva su se stessa”. Questi due elementi determinano la nascita di una “terra pensante”, con un processo di socializzazione esponenziale, elevato nel pensiero a tali livelli da generare l’Umanizzazione del Pianeta e infine l’unificazione del Tutto.
E tutto ciò è descritto in un unico volume: “Il fenomeno Umano”.
Pierre Teilhard de Cardin è stato un paleontologo gesuita francese. Wikipedia riporta una sua biografia stringata in cui ci fa sapere quel che serve per capire che: era uno scienziato tanto quanto un sacerdote. Nato nel 1881, è nel 1926, dopo aver espresso delle opinioni scientifiche che la Chiesa francese ritenne poco ortodosse, che viene spedito in Cina, dove rimane per ben venti anni, facendo ricerche di paleontologia.
Quando torna in Francia ha in valigia il suo libro più famoso, “Il Fenomeno Umano”, ultimato a Pechino nel giugno del 1940.
Già probabilmente molto noto nella ristretta cerchia dei liberi pensatori cristiani della Chiesa, i suoi scritti furono pubblicati postumi, nel 1955, dopo la sua morte.
I primi due terzi del libro mi sono sembrati (ma tenete sempre a mente la mia abissale ignoranza!) un buon esercizio di come dimostrare nel 1940, cioè quindici anni prima della scoperta del Dna, che qualcosa deve aver provocato l’aggregazione di macromolecole in fasi successive, in tale varietà e forma da dare origine alla vita sulla terra. Il paleontologo Teilhard si sforza di dimostrare, a filo di logica, che dev’esserci da qualche parte, all’interno della materia, una forma di energia aggregante (radiante) verso forme di “coscienza” via via superiori. In primo luogo tali da fornire una spinta all’aggregazione, di atomi in molecole, poi in grosse molecole, infine in agglomerati di mega molecole, antesignane del Dna (ma lui non poteva saperlo).
Curioso che un esperimento di meccanica quantistica del 1955 abbia mostrato che, poste due lamelle di metallo all’interno di uno spazio vuoto e schermato da influenze esterne, tra le due lamelle si abbia un’alterazione delle funzioni d’onda quantiche e che, soprattutto, le lamelle siano attratte una verso l’altra, indipendentemente da forze di gravità quasi nulle.
Tornando a Pierre Teilhard, da paleontologo dichiara che l’unica motivazione per cui l’uomo può essere dichiarato “superiore” a tutto il resto della vita sulla terra è per il fenomeno centrale della “Riflessione”, ossia del pensiero rivolto all’interno, capace di prendere possesso mentale del proprio essere, come di un oggetto dotato di propria consistenza. Il Pensiero si avvolge su di sè e genera comprensione. Questo fenomeno si sviluppa di pari passo con l’umanità che si espande fino a conquistare tutta la terra. L’umanizzazione della terra per Teilhard si può intendere come lo sviluppo di un ulteriore strato della sua essenza, chiamata Noosfera, ovvero sfera del pensiero. In pratica per lui la presenza di un numero crescente di uomini pensanti e riflessivi genera una sorta di ulteriore livello energetico del pianeta che, come tale, non può più rimaner sè stesso.
Ed infatti cambia. Comprimendo la storia degli ultimi cinquemila anni, alla fine del xviii secolo (rivoluzione francese e inizio dell’industrializzazione) ci sono cambiamenti esplosivi: demografici, economici (dinamizzazione del denaro, nascita del capitale, della divisione del lavoro etc), e sociali. Nascono infatti le “masse”, conseguenza diretta del ripiegamento (ancora una volta) dell’umanità su sè stessa, poichè sulla terra, infine, l’uomo è così a stretto contatto in spazi limitati (nazioni) che lo stato psichico deve divenire in qualche modo comune.
La scienza a questo punto compie un passo da gigante e mostra all’Uomo la coerenza irreversibile di tutto ciò che esiste. .. Il Tempo e lo Spazio si congiungono organicamente per tessere, tutti e due assieme, la Stoffa dell’Universo.

A questo punto vorrei introdurre un’apparente digressione. In tutto il suo testo Teilhard fa spesso riferimento ad una stoffa dell’universo. Intorno al 1940, per gli scienziati più attivi, nell’universo si era stabilita la nuova dimensione della teoria della relatività, con i suoi legami spazio temporali, e dell’energia, fattasi luce e pietra di paragone. Gli sviluppi della meccanica quantistica si erano bloccati di fronte ad una serie di incomprensibilità. Oggi sappiamo che quell’universo, che ancora per molti era un vacuum da riempire, si è trasformato appunto in una stoffa, la cui trama probabilmente multidimensionale è immersa nella radiazione elettromagnetica primordiale, cioè energia (che si vuole fossile e arcaica ma che non lo è affatto), e che nello strato delle dimensioni impercettibili sembra prescindere dallo spazio e dal tempo, dalla differenziazione, facendosi trama d’energia. Lo so, sembra anche a me poesia più che pensiero, ma tant’è! Oggi i più spassionati scrittori di testi di divulgazione scientifica affermano negli incipit di dover narrare di fatti e idee che farebbero la felicità di astrologi e maghi, fattucchiere e cartomanti. Devo a tal proposito ricordare che le più recenti teorie quantistiche (non confermate sperimentalmente) prevedono dimensioni dell’universo ulteriori e non visibili (le dimensioni totali sarebbero undici, di cui credo due inesplorabili) ma pur tuttavia esistenti e confermate matematicamente.

Teilhard si slancia poi in un passo nodale: è la nuova concezione dell’umanità come parte di un’evoluzione necessaria dell’universo che rende moderno l’uomo, e come tale soggetto di ulteriori passi in avanti. Si apre in lui la prospettiva non solo dello Spazio e del Tempo, ma della Durata (che è funzione dell’Evoluzione). E’ ovvio che è il paleontologo che urla qui la sintesi del suo pensiero. Ma Teilhard non si ferma, il passo successivo è che nel pensiero umano la Durata si piega su se stessa, nel perpetuarsi della crescita a spirale dell’evoluzione. L’Evoluzione guarda sè stessa, ed è quindi libera di disporre di sè, di donarsi o di rifiutarsi.
Teilhard è cosciente che questa prospettiva può far perdere gli uomini di fronte ad immensità paurose, abissi sconfinati, apparente disumanizzazione della complessità della realtà nascente dalle scoperte scientifiche.
E da questo sentimento che nasce, secondo Teilhard, la vera inquietudine dell’uomo moderno. Abbagliamento nell’uscire da un ambito oscuro. Emozione nell’emergere bruscamente sulla sommità di una torre. Vertigine e disorientamento.
Insomma, Paura.
E conseguente negazione dell’Evoluzione che guarda se stessa, con l’affermazione: nulla muta sotto il sole, da qui Disperazione. Maggiore per quegli esseri che, intuendo che Teilhard potrebbe aver ragione, vedono attorno a sè solo un brulicare di uomini autotrasformatisi in bruchi avidi di mangiarsi l’un l’altro. Un ritorno alla preistoria.
Scrive Teilhard: “Donde la situazione singolare che la nostra mente, per il fatto stesso di poter scoprire davanti a sè orizzonti illimitati, non può più avanzare se non mossa dalla speranza di raggiungere, mediante una parte di se stessa, una consumazione suprema, in mancanza della quale essa si sentirebbe giustamente mutilata, fallita, ingannata. Per la natura dell’opera, e correlativamente per l’esigenza dell’artefice, una Morte totale, un Muro invalicabile … sono <<in-compossibili>> con il meccanismo dell’attività riflessa (ne spezzerebbero subito la molla). Più l’Uomo diventerà Uomo, meno accetterà di muoversi eccetto che verso una meta incessantemente e ineliminabilmente nuova. Un qualche <<assoluto>> si trova implicato nel gioco stesso del suo operare.
Nasce da qui l’esigenza e la certezza di una Supervita, che sarà scoperta muovendoci nella direzione in cui l’Evoluzione già prodotta ha la massima coerenza. Che sarebbe poi il manuale etico dell’azione propria.
E cioè, evitare l’isolamento, con i suoi corollari: nazismo, fascismo, imperialismo, preservazione della razza, particolarismo, religioni particolaristiche, campanilismi, egoismi, egocentrismi e rifugio in droghe, circoli, comunità eccetera eccetera.
Infatti, per Teilhard, quali sono le azioni coerenti con l’evoluzione? La Coalescenza, ossia l’aggregazione intima fra singoli individui, che su questo piano potrà avvenire a livello psichico. L’esito del mondo sarà solo con un movimento tutti insieme (tutti i popoli) verso un rinnovamento spirituale della terra, cioè lo Spirito della Terra (e non soltanto quindi dell’uomo), innanzitutto attraverso la realizzazione vera e concreta dell’Umanità.
Umanità non più come concetto astratto, come parola che indica un insieme vago, ma come vero e proprio corpo che acquisisce fisicità.

E oggi, a che punto siamo?
Ormai in occidente siamo come particelle di un unico corpo immenso, in cui scorrono fluidi (petrolio, acqua, ossigeno) ed energie copiose (denaro), legati in modo indissolubile gli uni agli altri. Particelle, a formare membra, organi di senso, di digestione, di respirazione. Certo altri meglio di me potrebbero analizzare la situazione presente. A me sembra che, seguendo questo quadro, negli ultimi cento e soprattutto dieci anni un fondamentale aspetto della funzione organica si sia sviluppato, anzi è letteralmente esploso con crescite esponenziali: il sistema nervoso. Sul mio desktop stamane con skype erano collegati 8,5 milioni di persone, ed eravamo solo alle 07,00 ora di Greenwich. Lasciando perdere le capacità di elaborazione della rete di computer che si va sviluppando a livello planetario, quanto meno le connessioni tra di essere, e cioè il cd world wide web, costituisce una rete nervosa in cui lo scambio di Pensiero e capacità di elaborazione sono e saranno difficilmente immaginabili.
Ancora nel 1940 non c’era la televisione. E’ essa un sistema nervoso? No, perchè non prevede il feedback.

Teilhard parla delle moderne lamentele per la disoccupazione. Questa per lui è il normale effetto della meccanizzazione e della co-azione di moltitudini crescenti, è un’occasione unica per crescere nell’umanizzazione del mondo, liberando le sue cellule dalla schiavitù del lavoro per parteciparle alla velocizzazione del processo. Pensiamo al monte ore per la redazione di blog, siti, scambio di mail, volontariato etc. Miliardi di ore. Trilioni di messaggi scritti, letti e memorizzati. Miliardi di terabit. Centinaia di milioni di uomini che insieme pensano e scambiano informazioni.
Siamo dove pensava Teilhard?
Diciamo che certamente ci avviciniamo. A velocità sorprendenti.

Tornando a Teilhard, si finisce con l’individuare nell’energia radiale che ha iniziato milioni di anni fa il processo evolutivo la vera essenza dell’energia che è Amore, nel suo senso primario di tensione all’Unione. Solo che trattandosi di una tale emergenza all’unione di pensiero umano, l’unione si sprigiona nella sua forma più totale, e cioè in vero amore.
L’amore, nelle sue varie sfumature, non è altro, e non è nulla di meno, della traccia più o meno diretta segnata nel cuore dell’elemento dalla Convergenza psichica dell’Universo in se stesso.
Vogliamo obiettare? E lui risponde: Quale via abbiamo seguito fino ad oggi per unificarci? Una situazione materiale da difendere, un nuovo settore industriale da aprire, come diremmo noi “uno sviluppo economico finanziario basato sulla circolazione del denaro” alla ricerca di una crescita del PIL, che ormai, com’è evidente è bloccato da anni, nell’impossibilità di un suo concreto avanzamento. Abbiamo tutto. Ingrassiamo, ci disperiamo, ci affliggiamo guardando la pubblicità che ci obbliga a volere di più, sempre di più, per ingrassare e ucciderci ancora di più.
Si può dargli torto? Diciamo che è un po’ difficile, oggettivamente.
E allora, propone l’Amore, unica energia capace di unificare la vera essenza di ogni singolo uomo. Teilhard stesso sente già gli oppositori dell’utopia farsi avanti. Il materialismo deve fare le sue vittime. Lui stesso, forse, penserebbe che ne è ancora il tempo.

Qui vorrei fermarmi. Non voglio svelarvi cosa Teilhard indica come vertice del tutto, il Punto Omega. Ognuno, se vuole, potrà leggerlo da sè. E per la verità ve lo consiglio vivamente.

Tipler e Teilhard, T&T, due scienziati, un uomo di chiesa e un mistico scettico, vanno di pari passo. Tipler individua nell’energia radiale, manifestazione di Dio nel corso dell’Evoluzione, una funzione d’onda quantistica che permea, come un tessuto, l’Universo intero, “tirandolo” con vari gradi di libertà e autodeterminazione, verso l’unificazione finale, in DIO.
E’ possibile? Alla scienza la parola.
Teilhard evoca la scienza, logica e il senso comune per volgerci indietro, comprimere l’Evoluzione, e dirci che: vogliamo veramente credere che tutto ciò sia solo un gioco?

T&T, due visionari?
Intanto due fuoriusciti, due esclusi, due espulsi, due di noi, che contro tutto e tutti hanno determinato di dire la loro. E certamente dobbiamo ringraziarli, almeno di questo

 

 

 

 

 

 

 
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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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