Teilhard de Chardin
Incontro con Teilhard de Chardin attraverso varie testimonianzeMessaggi di Ottobre 2009
Rappresentazioni moderne dell’Apocalisse
Una delle rappresentazioni moderne dell’apocalisse è per esempio quella che emerge dagli scritti del padre gesuita Pierre Teilhard de Chardin molto più vicini al tipico discorso scientifico e evoluzionista che al discorso svolto totalmente nel linguaggio teologico.
Il suo discorso, in qualche modo profetico sull’avvento dell’Homo noeticus che rappresenta un salto evolutivo rispetto all’attuale Homo Sapiens Sapiens, non è indolore come molti interpreti di questa nuova figura umana ritengono. Per quest’ultimi infatti la nuova umanità viene rappresentata come il baluardo estremo della difesa della specie e del pianeta Terra, della democrazia e soprattutto dell’insieme del patrimonio spirituale accumulatosi lungo il divenire storico dell’umanità che lo piega ai legittimi interessi tattici e strategici dei nuovi movimenti emergenti, talora anche radicali, di stampo ecologista, salutista ecc… Questa lettura è sicuramente significativa e i movimenti non violenti, pacifisti, ambientalisti che talora la supportano sono certamente l’incarnazione sintomatica di una storia che giunge al termine, ma la lettura che il “gesuita proibito” dà dell’avvento dell’Homo Noeticus è ben altra e soprattutto ben più radicale: non è una figura di difesa dello status quo prima che le cose peggiorino irrimediabilmente ma una figura di attacco per far dire alla storia della salvezza: “tutto è compiuto”. Ci troviamo infatti di fronte ad una vera e propria “fine del mondo”. Esso, l’Homo Noeticus rappresenta infatti per così dire lo sprint finale della convergenza di tutta la nostra galassia nel “punto Omega” a forte potenza gravitazionale, rappresentato dal “Cristo evolutore” che attrae tutto a sé e in cui tutto collassa e implode nell’abbraccio finale tra il creatore e la creatura.
Pubblicato il 13 luglio 2009 sul sito “ IKONE”
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TEILHARD E LA SOCIALIZZAZIONE UMANA (O DEL SOCIALISMO)
La socializzazione è un fatto costituito dall'insieme delle interdipendenze economiche. sociali, politiche, giuridiche e culturali degli uomini e delle nazioni. Come tale, essa ha avuto inizio con lo comparsa dell'uomo, e il suo studio si confonde con lo studio delle diverse forme di società: clan, regioni. nazioni, ecc... Nel secolo XlX, dopo l'avvento della rivoluzione industriale, la socializzazione si è intensificata e generalizzata. Si è intensificata: le interdipendenze sono diventate sempre più numerose e necessitanti. Si è generalizzata: costatiamo infatti che, in campo internazionale, si stringono tra gli uomini rapporti sempre più stretti. La sociallzzazione riguarda non solamente le persone di una medesima nazione, ma le nazioni stesse.
La socializzazione è dunque un fenomeno che si costata. si descrive e si analizza. 11 socialismo invece è una dottrina o, più esattamente. un insieme di dottrine. tanto che sarebbe più esatto parlare di socialismi anziché di socialismo. Se i socialismi concordano nel mettere l'accento sul Tutto (per usare la terminologia di Tei/bard). differiscono profondamente gli uni dagli altri: il laburismo inglese. ad esempio. è lontano dal comunismo russo.
Qual è stato l'atteggiamento di T ei/hard in merito alla socializzazione e al socialismo? Teilhard non ha approfondito le dottrine socialiste, se non per cercarvi le prime soluzioni, ancora incerte e imperfeue, ai problemi posti dalla socializzazione attuale, e per denunciarne le insufficienze e le deviazioni. Prima di tutto e soprattutto si è interessato al fenomeno della socializzazlone, che ha minutamente descritto e analizzato. Ecco perché è più esatto e ovvio parlare di Teilhard e la socializzazione.
Afavore del titolo «T eilhard e il socialismo N militano però due ragioni.
La prima si desume dal modo con cui Teilhard affronta il fenomeno della socializzazione. Per T eilhard lo socializzazione è un insieme di fatti costatabili. Il suo studio però è qualcosa di più di una pura e semplice costatazione. T eilhard col/oca questo fenomeno in tutta lo storia dell'universo, e ne deduce:
I) Che la socializzazione non è una fase momentanea dell'umanità, dovuta al/o sviluppo rapido della tecnica, ma una sua situazione fondamentale.
2) Che s'inserisce in un grande movimento di convergenza dell'universo, assumendo significato individuale.
3) Che è un valore positivo. il movimento di socializzazione è per Teilhard un movimento di personalizzazione.
T eilbard ricorda con insistenza le condizioni di riuscita della socializzazione: salvare il Tutto senza trasformare le persone in automi, salvare la persona senza cadere nell'individualismo, salvare tutte le persone senza sacrificare quelle di oggi alle persone di domani.
T eilbard non ha dunque affrontato questo fenomeno da semplice sociologo: ne ha ricercato il significato, ne traccia le condizioni di riuscita. Certo: molti sono i sistemi concreti di realizzazione che possono soddisfare le condizioni da lui enunciate, e ripetiamo anzi che Tei/hard non si è schierato per nessun sistema politico, sociale od economico. Rimane comunque vero che, per Teilbard, la socializzazione non è un epijenomeno, qualcosa di accidentale per l'umanità, «un temporale che dobbiamo attraversare », bensì un qualcosa che appartiene alt' essere stesso della persona. T eilhard ritiene che questo processo non possa fare a meno di intensificarsi: ci invita pertanto a non [renarlo, ma piuttosto ad impegnarvici e a dirigerlo, in modo tale che il movimento di socialtzzazione diventi effettivamente un movimento di personalizzazione. L'accento posto sul valore del Tutto lo avvicina pertanto allo spirito comune a tutti i socialismi. Non dimentichiamo però che esistono differenze profonde.
La seconda ragione nasce dalle stesse correnti socialiste. A cominciare dal secolo XIX esse hanno subito una notevole evoluzione e si evolveranno ancora. Sorrette al-
l'inizio da ideologie razionaliste, laiciste o marxiste, alcune cominciano a liberarsi dalla filosofia che le ispirava, e si trasformano in sistemi di organizzazione della società, capaci di accogliere i valori ai quali noi non possiamo rinunciare. La Pacem in terris ha sottolineato quest'evoluzione, già avvenuta, o prossima a verificarsi: «Non si possono identificare fa/se teorie filosofiche sulla natura, l'origine, e il destino dell'universo e dell'uomo, con movimenti storici a finalttà economiche, sociali, culturali e politiche, anche se questi movimenti sono stati originati da quelle dottrine e da esse hanno tratto e traggono tuttora ispirazione. Giacché le dottrine, una volta elaborate e definite, rimangono sempre le stesse, mentre i movimenti suddetti, agendo sulle situazioni storiche incessantemente evolventesi, non possono non subire può negare che in quei movimenti, nella misura in cui sono conformi ai dettami della retta ragione e si fanno interpreti delle giuste aspirazioni della natura umana, vi siano elementi positivi e meritevoli di approvazione? ».
Conscie della loro evoluzione, alcune correnti socialiste sembrano oggi cercare vie nuove.
Non potrebbe Teilbard de Chardin colmare le loro lacune? Ecco perché riteniamo giusto il titolo: «T eilhard de Chardin e il socialismo».
ROBERT COFFY
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Teilhard de Chardin sempre più presente nel WEB
L’attività del Centro di Documentazione Teilhard de Chardin cambia veste e la sua attività si allarga sempre di più per dare maggiori possibilità a quanti vogliono approfondire il pensiero e l’opera del padre gesuita.
Il Centro ha ampliato la sua attività aprendo la ricerca di articoli, documenti, tesi, relazioni e altro verso il versante scientifico-futuribile dell’opera teilhardiana.
Al Centro sono cominciati ad affluire documenti sulla noosfera, sulla sistemica, sulla complessità e la socializzazione dell’attività umana, sulla mondializzazione, sulla teoria quantica applicata alla coscienza religiosa e tanto altro.
Unitamente a tutto il materiale già presente nel Centro la copertura “olistica” del pensiero teilhardiano dovrebbe essere in via di completezza. Per questo il nuovo nome del Centro sarà: Centro di Documnazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo.
Ai supporti cartacei del Centro si sta collegando un programma di digitalizzazione, ormai quasi ultimato, di tutto questo materiale che renderà più facile la ricerca. Nel Centro sono presenti a tutt’oggi oltre settemila documenti, centinaia di libri, supporti audio-video che anche se sono divisi secondo un titolario compilato ad hoc non sono di facile ricerca.
Al Centro si affiancano anche altri strumenti di consultazione.
Li eleenco per facilità:
a) il blog: http://blog.libero.it/bionoogenesi che state leggendo in questo momento;
b) il sito: http://sites.google.com/site/pellegrinodellavvenire che raccoglie e pubblica argomenti di elevato contenuto scientifico-religioso. Vi ricordo che una volta entratri nel sito andata su Mappa del sito, apritelo e eventualemte, per vedere tutti gli argomenti aprite il bottone Espandi tutto e vi appariranno tutti i titolo pubblicati.
c) i Quaderni trimestrali dedicati alla presentazione di studi e commenti di alto livello per studiosi. Fino ad oggi sono usciti cinque quaderni totalmente esauriti. Stiano preparando un nuova serie, che uscirà a partire dal gennaio 2010 e che raccoglierà tutti gli atti del Simpostio Intrnazionale tenutosi a Parigi nel 1981. Atti mai pubblicati e che sono una fonte di studio notevole perché presentarono all’epoca commenti di scienziati e professori indiani, cinesi, africani e arabi sul pensiero del Gesuita. Il secondo quaderno della nuova serie sarà dedicato alla scienza quantica e alla coscientizzazione religiosa
d) per chi volesse approfondire il pensiero di Teilhard legato alla realtà olistica del mondo in cui viviamo può collegarsi con il sito: http://biosferanoosfera.it curato dal Prof. Fabio Mantovani, profondo conoscitore del pensiero del padre ed estensore dell’ormai noto “Dizionario della Opere di Teilhard de Chardin” edito da I Gabrielli.
Spero che questi nuovi impegni favoriranno l’avvicinamento e la lettura del pensiero di Padre Teilhard de Chardin s.j., un uomo che con il suo profondo impegno di scienziato e di religioso ha tracciato nuove strade che oggi, a dispetto di tanti suoi confratelli e del magistero ecclesiastico sono state imboccate da scienziati, da biologi, da fisici, da teologi e da quanti hanno a cuore lo sviluppo del cristianesimo in una società che sembra aver perso il gusto di vivere.
Giovanni Fois
Centro di Documentazione Teilhard de Chardin sul futuro dell’Uomo
Teil 338 8048262
e/mail giovannifois2003@libero.it
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Il filosofo Romano Guardini ha scritto un bellissimo testo che riporta alcune lettere teologiche inviate ad un amico. Tra le lettere, che trattano vari argomenti, Guardini ne invia una in cui scrive di Pierre Teilhard de Chardin.
La lettera è la numero sei ed è del 20 giugno 1964 ed ha come titolo:
“TEILHARD DE CHARDIN COME SINTOMO”
Le lettere sono pubblicate nel volume: Sul limite della vita. Lettere teologiche ad un amico, Vita e Pensiero edizioni.
In questi giorni ho avuto una intuizione: essa si collega con il nome di Teilhard de Chardin.
Finora sono stato, nei suoi confronti, in un atteggiamento di grande diffidenza, soprattutto perché è diventato tanto di moda. Ho sempre considerato tali improvvisi favori della moda come dei pretesti per osteggiare qualche idea o qualche persona. Ma adesso il nome di Teilhard de Chardin è divenuto molto importante per me.
Nel libro di Helmut de Terra, Men Weg mit Teilhard de Chardin (1962) si afferma che Teilhard è stato influenzato da Bergson. Allora ho capito perché egli è stato accolto con tanto favore,m anzi con tanto entusiasmo, e voglio tentare di chiarire meglio questo fatto.
Il cristiano cattolico ha – se così si può dire, con una grossa semplificazione – considerato il mondo come lo spazio, più o meno stabilmente definito, in cui si svolge il destino dell’uomo: creazione del cosmo e dell’uomo, peccato, redenzione, restaurazione e giudizio.
Questo mondo era così importante come opera di Dio, come luogo dell’esistenza cristiana e del suo dramma, ma aveva in definitiva solo la funzione di scena per il veramente-Importante, e – non bisogna dimenticarlo – era un pericolo sempre incombente su quest’ultimo. In sé e per sé, non aveva alcun interesse per il cristiano. Non entrava neppure nel vero e proprio divenire.
Tutta la concezione di ciò che significa essere cristiano aveva anche, nel suo rapporto con il mondo, qualche cosa di singolarmente limitato, quasi meschino. Il mondo in cui il credente professava la sua fede e la viveva e il modo in cui l’uomo moderno sperimenta, domina e plasma il mondo, divergono. Nel senso moderno della vita tutto è in movimento e precisamente in un movimento creativo, da cui promana di continuo un elemento nuovo e così assicura la fede nel progresso – più elevato.
Questo movimento si compie a partire da un passato remotissimo ed è diretto verso il futuro, altrettanto lontano. Immenso è lo spazio in cui avviene il movimento stesso. Ciò che è in moto sono masse, energie enormi. Il concetto del cosmico si dilata in una grandezza sempre più imponente e, corrispettivamente, il cosmo si riduce a una piccolezza sempre più esigua.
Tutto ciò non è solo un “luogo” in cui l’uomo vive, ma l’uomo è essenzialmente partecipe al suo continuo divenire. Anch’egli “diviene” e il modo del divenire del mondo costituisce per lui un problema esistenziale, una questione che riguarda il suo destino.
Per il cristiano cattolico moderno i due “capi”, se così si può dire, cioè divenire del mondo e decisione della salvezza, divenire del cristiano, sono disgiunti. In questo consiste ciò che mi è venuto in mente: si tratta dunque di comprendere il messaggio cristiano nel suo rapporto con il mondo. Il lavoro di Teilhard ne costituisce una prima espressione, che forse definisce un’epoca.
Il mondo, e il suo divenire, è importante per Dio e importante per l’uomo come cristiano. Il messaggio del vangelo non può più assolutamente essere inteso in un senso pietistico e limitato, distaccato dal mondo. Come si compia il divenire del mondo e se questo realizzi le possibilità insite in esso, è pure, in un senso ancora da definirsi, una questione salvifica. E vedere e sviluppare ciò dovrebbe costituire un compito del pensiero teologico.
Teilhard si serve per questo del concetto di “Logos”, desunto dalla teologia greca. Logos significa, prima di tutto, il Figlio eterno del Padre, in cui si attua la divina forma primordiale, la forma della vita divina. Ma designa anche il modo in cui questa forma primordiale viene posta dal Creatore alla base del mondo.
Nel Nuovo Testamento l’idea trova un’espreessione sempre molto significativa. Anzitutto si afferma genericamente che il Logos ha creato il mondo. Inoltre dichiara che il Logos, divenuto uomo, ha redento il mondo decaduto..
In altri termini, si afferma che la forma dell’Uomo-Dio glorificato, come principio formale interiore, come energia operante, costituisce l’“uomo nuovo”, che anzi, come Chiesa, questa destinazione si estende, al di là degli individui, a tutto il complesso umano, anzi, addirittura al di là dell’umano, nel cosmo, e produce “il nuovo cielo e la nuova terra” e innalza l’intera creazione sino a Dio nel simbolo della Gerusalemme celeste.
Contro tutto questo sorge un’obiezione. E’ lecito applicare anche al mondo naturale, cosmico, quell’’attività divina, di cui è espressione il Figlio di Dio incarnato, e che sta nella categoria della grazia (spesso, equivocamente, in quella del soprannaturale) ? E’ ciò che fa manifestamente Teilhard e costituisce, a quanto mi pare, l’obiezione più forte contro di lui.
Ma non dobbiamo dimenticare che i grandiosi abbozzi delle lettere agli Efesini e ai Colossesi, come anche l’immagine della “nuova Gerusalemme”, fanno parte della Rivelazione. Non dobbiamo neanche dimenticare che il concetto di soprannaturale, separabile dal naturale, è di data più recente e proviene dal bisogno della teologia di operare distinzioni.
Sembra che Agostino non compia ancora questa distinzione, ma parli base al tranquillo possesso del credente, che, nello stesso tempo, è l’uomo creato naturale. In lui manca l’aspetto materialistico del fenomeno, ma c’è quello storico. La storia della “civitas Dei” è, per lui, semplicemente la storia.
Adesso sembra che, analogamente, il concetto del “mondo nuovo” debba essere riassunto in quello del mondo in genere. E cioè in maniera che ci sia solo quel mondo che è diretto verso la Gerusalemme celeste. Naturalmente il pericolo che questo processo porti ad un miscuglio panteistico e che le categoria del vangelo siano naturalizzate, secolarizzate, è grande.
Tuttavia il compito rimane, e viene proposto alla teologia futura come alla coscienza cristiana in divenire.
ROMANO GUARDINI
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Spulciando tra i libri sulla bancarella
In una delle mie solite visite al bancarellaro dei libri ho ritrovato un vecchio volume di Theodore Monod dal titolo : L’avventura umna, Bollati Boringhieri , Torino 2004
In alcune pagine del volume si accenna a Teilhard de Chardin. Vi ripropongo queste brevi considerazioni di Monod ( da pag. 37 e segg.)
Da: THEODORE MONOD, L’AVVUNTURA UMANA
Oggi tutti sanno che è ormai impossibile e, d'altra parte, impensabile, considerare l'universo e la sua storia (poiché ne ha una) al di fuori del concetto di evoluzione, dunque di trasformazione e di divenire. Il cosmo aristotelico, stabile, immutabile, eternamente immobile, ha fatto posto a un universo non compiuto, ma in un continuo farsi, come diceva Bergson e a cui faceva eco il biologo Vandel: «Il cambiamento non è un accidente, è la legge stessa del mondo. Conviene sostituire la filosofia dell'immutabile con quella del cambiamento».
Di conseguenza, all'interno del cosmo tutto si tiene. Potranno esservi transizioni, soglie, livelli d'evoluzione, stasi, ma la catena resta, da un capo all'altro, senza soluzioni di continuità. Attraverso un unico filo passerà una formidabile corrente ascendente d'energia, di coscienza, il vitalismo della materia e l'ominazione della vita.
Nessuno ha descritto, si potrebbe dire cantato, con più eloquenza e fervore di Teilhard de Chardin questa lenta epopea della diversificazione all'interno del continuum dell'universo. Per Teilhard, l'unità delle cose e degli esseri è assiomatica: «Il seme di vita poi il seme di pensiero succederanno al seme di materia», essendo quest'ultima sin dall'origine in stato di genesi, con un movimento ascensionale verso uno stato superiore e, giunto il momento, verso lo spirituale. Il cosmo tutt'intero ha una storia in cui, afferma Teilhard, «materia e spirito sarebbero inglobati in una stessa spiegazione coerente e omogenea del mondo». «Per ogni spirito moderno - aggiunge - la coscienza è sempre risultata da un movimento universale, assolutamente specifico, in virtù del quale la totalità delle cose, dall'alto in basso, si sposta solidalmente e senza discontinuità, non solo nello spazio e nel tempo, ma in uno spazio-tempo la cui particolare curvatura renderà ciò che vi si muove sempre più organizzato».
Materia e spirito dunque non sarebbero altro che le due facce di uno stesso oggetto. Non esistono due compartimenti stagni: il dominio della materia e quello della vita, il mondo atomico delle molecole e il mondo cellulare delle piante e degli animali, bensì una realtà unica, tanto che Teilhard si spingerà a ipotizzare che la materia stessa possa contenere già un germe di coscienza.
Analogamente, secondo Vandel, è inconcepibile mettere in dubbio l'origine comune della materia inanimata e della sostanza vivente. La vita ha due volti, i cui limiti restano impossibili da precisare.
Ciò ammesso, la gigantesca traiettoria dell'evoluzione si svolgerà senza grandi fratture, e attraverso crescenti stadi di complessità, dagli aggregati di materia alla cellula vivente, dai reticoli dei cristalli ai mammiferi, ai primati e all'uomo, testimoniando così la lenta ascensione di una coscienza, di uno spirito e, di conseguenza, di un'autonomia e infine di una libertà morale.
………………..
Ma il flusso dell'evoluzione organica ammette pulsazioni,livelli successivi che non interessano soltanto le trasformazioni morfologiche. Analogamente, i grandi temi della storia biologica passano, nel corso del loro sviluppo, attraverso stadi di crescente complessità. La sessualità, per esempio, ancora gametica tra gli unicellulari, diverrà somatica, psichica, sino talvolta a sfociare, per una sorta di sublimazione, nelle religioni.
Si è creduto a lungo che l'evoluzione fosse una specie di asse unico, che saliva verticalmente sviluppandosi gradualmente; in seguito, ci si è resi conto, e Teilhard de Chardin vi ha molto contribuito, che nella realtà ciò avviene per avvicendamenti. Non con un movimento lineare, bensì tramite un'espansione paragonabile a quella di cespugli che sbocciano l'uno dopo l'altro diramando in diverse direzioni i loro virgulti, molti dei quali non attecchiranno.
Mi accade spesso di paragonare l'evoluzione a una muraglia formata da mattoni e giunti. La si vede rimanere più o meno stabile o dotarsi di elementi accessori che influiscono modestamente sulla struttura del phylum in questione, e poi di colpo qualcosa riesce a infilarsi tra due mattoni per raggiungere il livello superiore. Così, una tappa viene superata. Poi le fioriture riprendono, sino al momento in cui un altro pezzo di phylum trova il modo di attraversare una seconda fessura e risalire di una tacca. Questa ascensione per occasioni successive è davvero un fenomeno molto singolare.
Un gran numero di «tentativi» viene abbandonato, e pur non essendo condannati a sparire restano inalterati; conosciamo infatti nell'attuale natura animali immutati dal cambriano come alcuni brachiopodi, dal siluriano come gli scorpioni o dal carbonifero come gli scarafaggi. Per converso, assistiamo a molte innovazioni. Nuove forme appaiono poiché l'insieme si è mosso. Le varietà che oggi vediamo sono spesso assai specializzate, esistono da molto tempo e hanno dietro di sé un considerevole retaggio.
Se ancora abbiamo tanta difficoltà ad accettare e concepire questa realtà dell'evoluzione, dipende dal fatto che siamo impreparati ad acquisire la coscienza della durata. Lo spessore del tempo è prodigioso. Già Lamarque affermava: «Con il tempo, tutto diviene possibile». Aggiungendo: «E alla natura il tempo non manca mai». Va detto che quando ci si destreggia con miliardi d'anni, durata totalmente aliena alla nostra vita normale, molte cose che ci apparivano impossibili o difficili da credere diventano invece possibili, probabili o addirittura reali.
Non si è mai visto, e non lo si vedrà mai, un pesce uscire dall'acqua e trasformarsi in batrace, ma bisogna credere che ciò è avvenuto. Così come non si è mai visto un batrace diventare rettile, né un rettile mutarsi in uccello o in mammifero. E tuttavia è successo; disponiamo di fasi fossili intermedie come l' Archaeopterix, organismo metà rettile e metà uccello, che ci consentono di accertare l'oggettività dei processi di trasformazione.
Non si ricorderà mai abbastanza che la storia naturale, termine oggi troppo denigrato, ignorato e considerato sorpassato dai sostenitori delle scienze alla moda, resta fondamentalmente una storia, con la sua cronologia, i suoi molti fallimenti, i suoi tentativi mancati, i suoi successi incompleti, le sue false partenze, ma anche con la tendenza a un ordine gerarchizzato indice di una direzione, di una traiettoria che il solo ricorso al caso non potrebbe mai spiegare.
………………..
Dopo la morfologia, molti altri caratteri definiranno l'umanità nascente. La sua diffusione geografica che, partendo dai focolai africani, coprirà l'intero pianeta, l'uso dell'utensile, fabbricato ed esterno al corpo, la crescita in complessità di connessioni sui generis tra membri di una stessa collettività. Abbiamo dunque raggiunto la soglia dove l'uomo potrà passare da un'evoluzione subita a un'evoluzione pensata e diretta, con la comparsa, attorno alla biosfera, di un involucro concentrico: la noosfera teilhardiana. Franz Leenhardt lo spiega chiaramente: attraverso la facoltà di scelta e le possibilità di analisi e riflessione che l'accompagnano e ne sono le condizioni psicologiche, la creatura che dice «io» diventa il fattore di un nuovo ordine nella creazione.
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" La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto. Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori? Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva. E' una distinzione illusoria. La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente, la Verità "
"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.
Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno... Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)
" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando... E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto... Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro. Manovra impossibile e fatale. La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide. Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936)
Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio. "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)
" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.
Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.
Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?
Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)
" Nel Cuore della Materia.
Un Cuore del Mondo,
Il Cuore d' un Dio"
(da Le Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)