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Messaggio N° 2288 27-06-2007 - 17:19

GIUSTIZIA TARDIVA

E' una notizia di ieri data dall' ansa: la norma Anti-Caselli, voluta fortemente dal centro destra nel 2005, è stata dichiarata illegittima costituzionalmente. A causa di questa disposizione, al magistrato Caselli fu impedito di partecipare al concorso per la direzione della procura nazionale antimafia.
Oggi voglio riproporre alla vostra attenzione un post da me scritto nell'aprile scorso e vi invito a leggerlo con attenzione, affinchè certi episodi non siano dimenticati. Mai.

***

L'episodio che sto per raccontarvi fa parte della storia recente del nostro paese, storia di processi, magistrati sotto attacco, collusione tra mafia e politica, nonchè un sistema mediatico orientato all'insabbiamento di scomode verità.
Ci sono notizie che, infatti, spesso e volentieri, passano inosservate, o si vuol far passare, volutamente, sottobanco, questioni che la stampa affronta da lontano, le televisioni volutamente evitano di parlarne, in una sorta di tendenza, a porre nel dimenticatoio, importanti decisioni e sentenze, relative a famosi uomini politici, che hanno fatto la storia della politica italiana.
Peggio ancora è, se sussistono conati latenti per liquidare e disperdere, nelle stanze buie della memoria, disposizioni punitive ingiuste, ai danni di illustri magistrati.
Immanuel Kant, filosofo tedesco, diceva che " le calunnie non vivono a lungo e che la verità è figlia del tempo " , quella stessa verità che " Uomini di Stato " cercano di perseguire attraverso l'attuazione del proprio dovere, giudici, che si ritrovano isolati, solo per aver soffiato sulla sabbia di nefandezze e di imposture, alla scoperta della verità. Uomini Di Stato, dunque, quelli " con la schiena dritta ", parafrasando un'espressione di uno dei protagonisti dell'episodio che sto per narrarvi.
Ma, è sufficiente avere un occhio critico ed una mente attenta, per rendersi conto di trovarsi dinanzi ad una vera polemica "togata", fatta di colpi e contraccolpi.
Il 18 aprile, sul quotidiano " LaStampa ", è apparso un articolo che illustrava un'intervista all'attuale PNA, procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, illustre magistrato, dalla carriera indiscutibilmente ammirevole.
Intervista che potete leggere qui.
Come si può notare, il PNA, fa alcuni riferimenti ad un altro importante ed illustre esponente del mondo giudiziario italiano, Giancarlo Caselli, il quale, dopo aver letto l'articolo pubblicato, decide di rispondere a tono, con una lettera al direttore del quotidiano, che sarà pubblicata il 20 aprile successivo. Questo, il link della risposta.
Una vera polemica in perfetto italian style. Una polemica giusta. Laddove non si può sempre tacere, ma giusto diventa il confrontarsi.
Ma qual'è il motivo principale di questa querelle a distanza?
Il giudice Caselli, già noto per la riuscita del riassetto dell'ufficio che era stato di Giovanni Falcone, a Palermo, nel 2005 decide di partecipare al concorso, che di lì a poco si sarebbe svolto per ricoprire la carica di PNA, in vista della fine del mandato del giudice Vigna. Una buona parte di esponenti politici, dell'allora maggioranza governativa di centro-destra, riuscì a trovare un vero e proprio escamotage, per impedirgli di prendere parte al concorso. All'interno del libro " Un magistrato fuori legge ", dello stesso Caselli, viene spiegato esattamente l' iter procedurale che venne creato appositamente da " quella " maggioranza per tagliarlo fuori da quel ruolo. Prima col decreto Vigna, che prorogava insolitamente il mandato del giudice uscente e, poi, con l'emendamento Bobbio, uomo politico di AN. ( cliccando sul link è possibile leggere l'orrore che fu creato ). Il libro, su citato, è ricco di episodi verificatisi tra il giudice Caselli e buona parte di parlamentari di Forza Italia, lettura vivamente consigliata ( in particolare l' episodio con V. Sgarbi, p. 27, in seguito al quale ricevette una sentenza di condanna per diffamazione ).
Contro il magistrato, dunque, fu creata dal nulla, " a partita iniziata " , una legge contra personam, la prima volta nella storia del nostro paese. Qui, il parere di Marco Travaglio, giornalista e scrittore, sulle leggi vergogna.
Ma vi chiederete il motivo di così tanto accanimento contro il giudice Caselli.
Bene.
Il giudice Caselli era stato il promotore del famosissimo processo, contro l'attuale senatore a vita, G. Andreotti.
A pag. 35, del testo, il giudice Caselli, parafrasando Giovanni Falcone, scrive:
" Se è vero, com’è vero, che una delle cause principali, se non la principale, dell’attuale strapotere della criminalità mafiosa risiede negli inquietanti suoi rapporti col mondo della politica e con centri di potere extra-istituzionale, potrebbe sorgere il sospetto, nella perdurante inerzia nell’affrontare i problemi del pentitismo, che in realtà non si voglia far luce sui troppo inquietanti misteri di matrice politicomafiosa per evitare di rimanervi coinvolti ".
Cosa fu stabilito da quel processo ?
Si legge a pag.37 :
" fino al 1980 il senatore Andreotti è stato riconosciuto responsabile del reato di associazione a delinquere (l’associazione mafiosa, il 416 bis, è stata introdotta solo dopo i fatti contestati). Per le accuse successive alla primavera del 1980, la Corte d’Appello conferma l’assoluzione ai sensi dell’articolo 530, secondo comma, del Codice di procedura pena-le, che ricalca la vecchia insufficienza di prove. Questa sentenza della Corte d’Appello sarà confermata, in via definitiva ed irrevocabile, dalla Corte di cassazione il 15 ottobre 2004 " .
Dalla sentenza si evince, dunque, la responsabilità dell'imputato fino al 1980, ma essa non è di condanna perchè prende atto della prescrizione di quel delitto.
All'indomani di quel processo, due furono i fenomeni che si sono verificati: la santificazione del senatore e l'operazione denigratoria ai danni del giudice Caselli.
A pag. 4, il giudice scrive:
" Autorevoli esponenti del centrodestra hanno chiarito pubblicamente che la mia esclusione era da intendersi come un "risarcimento" al senatore a vita Giulio Andreotti, da me ingiustamente "perseguitato" con l’inchiesta aperta nei suoi confronti quando ero Procuratore capo a Palermo " .
Questo l'articolo apparso su Repubblica, all'indomani della sentenza, all'interno del quale Andreotti afferma: " è soprattutto l'ex procuratore ad avere subito un danno dalla sentenza di ieri ".
Il tempo ci ha fatto capire cosa volesse intendere.
Questi i fatti, cari signori, questo il racconto.
Questa l' Italia, di nani e ballerine, di poeti improvvisati, di giudici " assasinati ", di informazione massificata, di disinformazione appositamente diffusa e volutamente denigratoria.
A voi, il grave compito morale, di tirar le somme.
scritto da:julia974



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