Il 19 luglio di quindici anni fa, l' Italia subisce il secondo
grave colpo inflitto dalla mafia, un altro colpo di morte, al cuore delle
istituzioni, la fine della Prima Repubblica. Il
silenzio. Paolo Borsellino viene ucciso dalla mafia 56 giorni
dopo l'assassinio del giudice Falcone. In via D'Amelio, muoiono anche
altri 5 agenti di polizia. La sua scorta.
E' lo sbando più totale. La vittoria della mafia sullo
Stato.
Dei poteri occulti. Dei mandanti nascosti. Una
morte ampiamente annunciata, quella di Borsellino, consapevole
lui stesso, nei giorni successivi alla Strage
di Capaci, che sarebbe, poi, toccato a lui. Un clima
surreale, lo poneva al centro delle attenzioni della politica e della
magistratura tutta.
Presentata, contro la sua stessa volontà, la sua candidatura a
Presidente della Repubblica, conclusasi dopo 16 scrutinii con l'elezione di
Scalfaro. Presentata la sua cadidatura come il sostituto naturale di
Falcone alla Superprocura.
Quanto è stato fatto per evitare la sua morte annunciata?
Quanta verità è rimasta celata sulle due stragi ? Che fine ha fatto l'agenda
rossa di Borsellino su cui annotava i suoi appunti ? Perchè la sua borsa era
stata prelevata dall'auto dopo l'esplosione e subito dopo rimessa al suo
interno, come intatta, ma senza più l'agenda ?
Tante domande che, forse, resteranno sempre senza
risposte. Tante domande che, forse, celano esse stesse le risposte e
la Verità. Una verità irripetibile.
Ma parole indimenticabili resteranno nella memoria incise per
sempre
" il fresco profumo di libertà che
fa rifiutare il puzzo del compromesso morale "
!
La gente fa il
tifo per noi, diceva Falcone al suo amico collega. E' così ancora oggi,
ancora dopo 15 anni, perchè le coscienze sono state smosse, annientate e nella
coscienza resterà il ricordo di due uomini di Stato. Quelli dalla schiena
dritta. 19 luglio
2007.