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Messaggio N° 1461 05-03-2005 - 17:39

L'Italia e Kyoto

Digiland vi segnala il Forum
"
Pianeta Terra: Allarme rosso"
per discutere di questo argomento!


Le emissioni di anidride carbonica invece di diminuire aumentano, e Bruxelles potrebbe multarci per un miliardo di euro. Avvertiti anche Spagna, Portogallo e Danimarca.

Il 6 febbraio è entrato in vigore il protocollo di Kyoto, e già dal 1 marzo l'Unione Europea comincerà a mettere in pratica il protocollo in vista degli obiettivi di riduzione dei gas serra previsti per il 2008. Il programma applicativo europeo si chiama Emissions Trading, e regolamenta il triennio precedente all'obbligo di rispettare i parametri di Kyoto(2005-2007). Si tratta di un sistema obbligatorio che stabilisce le quote di emissione e riguarda circa 12 mila impianti, che producono quasi la metà delle emissioni di anidride carbonica in Europa.

Gli obiettivi di Kyoto consistono in una riduzione delle emissioni di gas terra dell'8% entro il 2012, ma già si evidenziano le prime spine nel fianco. In particolare tali spine sarebbero identificabili in Spagna, Portogallo, Danimarca e, appunto, l'Italia. Al nostro paese sono stati dati obiettivi di riduzione delle emissioni del 6,5% sui valori del 1990, anno assunto come base, e dovrà quindi portare le nostre emissioni annuali a 480 milioni di tonnellate. Ma dal '90 a oggi le emissioni invece di diminuire sono aumentate di circa il 13%. Ciò significa che dovremmo ridurre le emissioni di gas terra di circa il 19,5%, il che tradotto significa 80-90 milioni di tonnellate sulle 560-570 prodotto ogni anno, quasi un miracolo.

Il costo stimato dal ministero dell'Ambiente per questa operazione si aggira sui 3 miliardi di euro da qui al 2012, ma le stime del Rie (Ricerche industriali ed energetiche) di Bologna parlano di 4 miliardi. Costi che inevitabilmente ricadranno sui consumatori con rincari della bolletta elettrica di circa il 5-10% secondo le stime dell'Autorità dell'energia. Ma forse questo non è neanche l'aspetto più preoccupante, visto che corriamo il rischio di incorrere nelle multe di Bruxelles che potrebbero arrivare anche a un miliardo all'anno tra il 2008 e il 2012.

Certo c'è chi sta peggio di noi. La Danimarca ha obiettivi di riduzione del 21% e oggi si trova già a +12%. Spagna e Portogallo, a causa della loro particolare situazione economica, hanno invece avuto il permesso di inquinare del 15% e del 27%. Nonostante questo si trovano già oltre queste quote, rispettivamente al 30% e al 25%. C'è anche chi però è riuscito a rimboccarsi le maniche e effettuare i cambiamenti strutturali necessari a una riduzione delle emissioni come stabiliti dal trattato. Gran Bretagna ha già superato l'obiettivo del 2008 con un taglio del 14,5% rispetto ai livelli del '90 a fronte di un obiettivo di 12,2%. La Germania è molto vicina all'obiettivo, con una riduzione del 18,6% su un 21% stabilito. E così altri paesi come Svezia e Francia.

Come ridurre? Il protocollo ha previsto una serie di criteri che impongono un tetto massimo di fumi per Paese e per settore, al quale ogni Stato doveva adeguarsi fornendo un piano di allocazione delle emissioni per impianto. Italia, Grecia, Polonia e Repubblica Ceca sono gli unici paesi "ritardatari" nel presentare il piano. Le 1.300 imprese italiano hanno ottenuto in extremis l'autorizzazione a produrre, senza la quale l'economia del nostro paese si sarebbe fermata. Entro la fine del mese il nostro paese dovrebbe provvedere a colmare la lacuna. Da quel giorno la Commissione avrà tempo tre mesi per pronunciarsi.

Quale sarebbe il rischio a questo punto? Il piano Emissions Trading, prevede l'istituzione di una Borsa europea dei fumi, che probabilmente avrà sede a Lipsia. Il rischio è quello di restare fuori dal mercato e trovare prezzi per le quote di anidride carbonica lievitati rispetto all'attuale 8 euro per tonnellata.

Le conseguenze sarebbero diverse. Innanzitutto i paesi più ligi nel rispetto dei termini del trattato entrerebbero nel mercato dei fumi come creditori, mentre il nostro paese resterebbe alla finestra. L'Europa potrebbe arrivare alla fatidica data del 2012 con uno o due punti in meno rispetto al previsto, con l'inevitabile ricorso ai meccanismi flessibile del protocollo (commercio di emissioni e foreste "aspiratrici" di gas serra). Questo però non potrebbe che segnare il fallimento di un progetto di salvaguardia del globo tanto ambizioso.

mikhaya

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Articolo pubblicato da: mikhaya



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