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Messaggio N° 2653 29-10-2009 - 19:39

libertà, diritto, abuso!!!

Dare una risposta univoca alla domanda “Che cos’è un abuso?” è un compito assai arduo. C’è chi abusa sessualmente delle donne e (abuso sessuale propriamente detto), e/o dei bambini (atto pedofilico) ma anche chi compie abusi di potere, su beni materiali ed economici (esempio: abuso edilizio) e, perché no, abusi sugli animali, ecc.., ecc.. Un unico termine apparentemente così piccolo racchiude in se una varietà di atti/fenomeni davvero gigantesca la cui omologazione sarebbe a dir poco inappropriata!!! Ovviamente, anche se le origini così come le conseguenze cambiano da caso a caso, ciò che può creare comun denominatore è il fatto che una persona arreca un danno ad un altro essere vivente incidendo negativamente sulla sua vita.

Il primo principio che và chiarito è quello della “libertà”, termine che spesso è frainteso o addirittura confuso con quello di “anarchia”.

E’ chiaro che il primo impone i famosi “diritti e doveri”, mentre il secondo esclude qualsivoglia regolamentazione posta in essere tra individui appartenenti alla stessa società evolutiva.

In una società evoluta esistono delle regole, ovvero una stato di diritto: cos’è il “diritto”?

Ancora oggi, definire il diritto è cosa ardua, scuole di pensiero differenti lo specificano in maniera diversa, comunque sempre basandosi su un pensiero filosofico, concezione madre a cui ogni studioso fa capo, considerando, oltremodo che, il diritto, non ha una definizione unica  per via dei diversi modelli presi ad esame.

Occorre, parlando di abusi, cercare una buona definizione del diritto, o almeno, quella più comune.

Ho sempre ritenuto il “diritto naturale” quale fonte primaria da cui sia poi nato il c.d. diritto positivo che ha trasformato quei principi naturali in norme che poi regolano la vita degli individui appartenenti ad una società evolutiva e quindi soggetto, obbligatoriamente, ad un’evoluzione ampliativa stessa delle sue regole, pur tenendo sempre in riferimento proprio quel diritto naturale da cui prende vita.

Stando a questo pensiero il legislatore adotta un metodo deduttivo , dai principi universali si deducono e/o si ricavano le norme particolari.

Il problema nasce, e da qui gli abusi, in mancanza di un potere autoritario super partes, quando le Chiese, fautrici del diritto naturale ricavato da Bibbia, Corano, ecc.,  si scontrano contro il pensiero laico che è basato su equità, giustizia, popolo, ecc. Non essendoci un accordo sul concetto di diritto naturale esso stesso viene a cadere.

Dopo l’800 il positivismo giuridico prende piede contrastando in pieno quello naturale, quindi nulla più di trascendentale ma un diritto basato su di un diritto effettivamente posto,  diritto positivo.

Alla fine il diritto è inteso come un insieme di norme che regolano la vita degli individui facenti parte di una società, con lo scopo di garantirne una pacifica convivenza.

Dividiamo il diritto in due diverse branchie: il diritto oggettivo e quello soggettivo.

Oggettivo è l’insieme delle norme, quindi, i codici.

Soggettivo  è l’utilizzo particolare di quelle norme esistenti, unitariamente, nel diritto oggettivo;  quando spesso diciamo “ io ho diritto a…, è stato leso un mio diritto, il diritto di…”, noi facciamo riferimento ad un diritto soggettivo che ha come fine quello di un potere che agisce per soddisfare un interesse tutelato dalle norme giuridiche.

Chiariamo meglio il diritto soggettivo, dalla cattiva interpretazione e uso dello stesso potremo chiarire, in seguito, il concetto di abuso.

I diritti soggettivi assoluti comprendono due categorie, una “naturale “ a cui fanno capo i diritti fondamentali dell’uomo, quali: la vita, l’onore, la privacy ecc, e i diritti patrimoniali: il diritto sulle cose, il più famoso quello sulla proprietà, la nostra casa, l’orticello, la macchina ecc., diritto che garantisce il godimento e l’utilità ricavabile dal bene stesso nel pieni e obbligati limiti stabiliti dalla legge.

Quando parliamo di abuso del diritto, in realtà, poniamo, di facto, un limite all’esercizio del diritto soggettivo che, in modo diverso, sarebbe illimitato e la persona che andrebbe ad esercitarlo rivestirebbe una duplice figura, di libertà e di forza.

L’abuso, dal latino “ab-uti”, è quindi un uso anormale del diritto, raffigurante un soggetto che, in piena libertà e con forza,   impone ad altro un comportamento fuori dal diritto soggettivo,  ponendosi  in contrasto con gli scopi etici e sociali per il cui diritto stesso è riconosciuto e tutelato dall’ordinamento giuridico. Pertanto un comportamento simile raffigura un illecito punito dalla legge.

Oggi si sono consolidati ed ampliati quegli organismi che  hanno un importanza essenziale contro l’abuso, l’Antitrast, la lotta contro la pedofilia, il Garante per la Privacy, le associazioni di Consumatori,  contro la violenza sulle donne, ecc., figure che intervengono a tutela delle persone che subiscono un abuso.

Questi organismi oltre ad avere il “pregio” di tutelare e offrire consulenze su aspetti tecnico- legali possono davvero contribuire alla positiva “risoluzione” (sempre che di risoluzione si possa parlare?!?!) dell’abuso avvenuto. E’ ormai noto che ognuno di noi interpreta in maniera propria e indipendente un accaduto e che di conseguenza esperisce, di conseguenza vissuti emotivi e non come unici; ciò non toglie che poter condividere l’esperienza aiuta a elaborare, interiorizzare e capire quanto accaduto. Anche se in maniera proporzionale al tipo di abuso subito, quella rabbia, quella tristezza e quella delusione che accompagnano comunque ogni abuso, quando possono trovare onesta comprensione e/o sfogo, anche se resteranno un grosso bagaglio, saranno almeno più facili da sopportare….

L’abuso spesso nasce da un retaggio culturale di diverse nature, non sempre basato su ignoranza, i casi studiati parlano anche di un elevato stato culturale che però ha un’applicazione troppo naturale e poco laica (rif. diritto naturale e diritto positivo), come in determinate religioni, o, in casi di violenza sessuale, dovuti ad uno stato psicologico fortemente inadeguato.

Esistono fenomeni di carattere sociale (come ad esempio gruppi antiraziali) che possono costituire un forte “input” per l’abuso e, da un punto di vista prettamente psicologico, fattori sociali che possono predisporre all’atto abusatorio come il sesso e/o l’età. Se consideriamo, tuttavia, che un abuso può non avere età, sesso, razza o religione ciò è da attribuire al fatto che, al di là di questi aspetti sociali, incidono fattori di natura più prettamente personale. Possono essere “semplici” caratteristiche personologiche – magari accentuate o ipersviluppate - come ad esempio la propensione ad andare oltre le norme socialmente accettate (abbastanza tipica di chi commette abusi edilizi o sulle proprietà altrui) ma anche vere e proprie  caratteristiche devianti/patologiche di personalità come spesso accade nei casi delle violenze sessuali.

In ultima analisi è da considerare anche la buona fede che, in alcuni casi, ci porta a compiere abusi all’interno del corretto utilizzo della norma, la libertà è definita,graficamente, da piccoli cerchi proprio per evidenziare che il superamento di quella circonferenza rappresenta un abuso.

 

Scritto da: zizzola1 e il.corsaro.nero

Venerdì 30 ottobre, alle ore 21.30, nella stanza "faccia a faccia", in collaborazione con Chiacchiere Libere, parleremo di abusi...



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