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Messaggio N° 1859
01/06/2006 - 20:51:39

2 Giugno Cuori in Divisa

 

Il 26 ottobre 1860, termina l'avventura di Garibaldi che a Teano consegna a Vittorio Emanuele II il Regno delle Due Sicilie e lo saluta "Re d'Italia", era servito il sacrificio di tanti uomini e donne che indossando una divisa e con l'ardire e la passione di chi voleva un paese unito aveva versato sangue e perso tutto per un ideale.

Da quella data in poi il susseguirsi degli eventi videro sempre uomini e donne indossare una divisa per difendere questo paese, drammatiche e sanguinarie le due grandi guerre mondiali che di fatto portarono uomini umili e uomini di rango a consumare le loro vite su immensi campi di battaglia.

Ma quanti civili inermi persero la vita i loro sogni le loro famiglie in queste idilliache guerre di potere, tra i tanti caduti sotto i bombardamenti indiscriminati , chi deportato nelle fabbriche della morte in Germania, chi per un ideale, chi perche costretto o chi solo per una misera paga con la quale poter dare da vivere alla propria famiglia.

Ma ecco finalmente l'ultima guerra ha fine, l'ultima Grande Guerra è finita, per le strade donne e uomini si abbracciano ed esultano, festeggiano soldati che spesso hanno un accento straniero, tra "cioccolata signorina?" e chewing-gum lanciato a branchi di bimbi scalzi.

Era ancora una divisa che portava l'idea della libertà della pace e la fine dei dolori.

Nel 2 giugno 1946, a seguito dei risultati del "Referendum Istituzionale" indetto per scegliere fra Monarchia e Repubblica, l'Italia diveniva una Repubblica.

E riecco nel 1948, per la prima volta, gli Italiani rivedono il loro l'esercito sfilare in una parata per la via dei Fori Imperiali di Roma, questi ragazzi con un moschetto tra le mani impettiti e orgogliosi della divisa che indossavano,porgere il loro tributo militare in onore della Repubblica, tra loro anche chi una divisa nn l'aveva ma che aveva un copioso tributo di sangue versato per la Repubblica, gli uomini e le donne della resistenza, anche loro con la bandiera del Tricolore piena di medaglie che era unita a quelle dei ragazzi dell'Esercito Italiano, a simboleggiare che era la migliore dimostrazione di agregazione nazionale.

Sotto un sole splendido quei CUORI IN DIVISA marciavano tra sventolare di bandiere e urla gioiose di ragazze e gli occhi increduli e felici dei bambini affascinati da quei mezzi cosi particolari e le lacrime di chi come Doriana , Alberto, Lucia e tanti altri avevano perso i loro affetti, cuori di mamme di sorelle di papà di fidanzate e giovani spose spezzati dal dolore di quelle perdite immense ma orgolgliosi di vedere in quelle bandiere in quei vessilli in quelle uniformi rivivere il volto dei loro cari.

Medaglie che nel loro splendore avevano un triste ricordo, il ricordo di soldati italiani che avevano combattuto per questa Italia e che erano stati trucidati a Cefalonia caduti in Africa e sfortunati ad El Alamain e di uomini e donne della resistenza caduti sotto il fuoco di un esercito nemico.

Oggi abbiamo perso il ricordo di quei valori il ricordo di tanto dolore e del dolore dei familiari di chi ha donato la sua vita per questa Italia, per becere e insulse teorie di chi indegnamente e senza alcun consapevolezza ma solo per meri interessi di poltrona e fomentando idee anarchiche e asociali che vorrebbero cancellato il valore delle nostre Forze Armate, il valore di questi CUORI IN DIVISA che accorrono ovunque ci sia bisogno di loro dal Belice all'Irpinia dal Vajont al terremoto del Friuli, senza mai risparmiarsi ma donando oggi come all'ora tutto la loro abnegazione il loro coraggio la loro umiltà e forza di carattere.

Si è arrivati al punto di dimenticare la stessa festa della Repubblica al punto che c'è voluta la legge 20 novembre 2000, n. 336 "Ripristino della festivita' nazionale del 2 giugno, data di fondazione della Repubblica" a decorrere dal 2001 la celebrazione della festa nazionale della Repubblica ha nuovamente luogo il 2 giugno di ciascun anno, che pertanto viene ripristinato come giorno festivo, e con una motivazione leggittima e realmente super partis "la parata è nuovamente di consuetudine su via dei Fori Imperiali e costituisce inequivocabile simbolo di aggregazione Nazionale, come indicato dal Presidente della Repubblica, dott. Carlo Azeglio Ciampi".

Oggi 2 giugno 2006 è la festa della Repubblica e delle Forze Armate, della Repubblica per l'alto valore che lo stesso concetto di libertà e democrazia è sventolato dal nostro Tricolore, ed è la festa di quei CUORI in DIVISA che oggi come in passato portano il loro coraggio le loro vite in tutte le parti del mondo in cui a tutt'oggi nn hanno ancora festeggiato il loro 2 giugno del 1948.

E come era scritto sulle bandiere del 1948 io oggi grido: W LA REPUBBLICA... W LE FORZE ARMATE...... W L'ITALIA!

di:
il.corsaro.nero

Inviato da: il_giornalaio Trackback: 7 - Commenti: 3



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>> SI SI su Movimento Ecologista
Ricevuto in data 02/06/06 @ 00:11
Direi che il corsaro ha proprio ragione anche se nn la pensiamo sempre allo stesso modo :-) (continua)
 
>> Messaggio N. 203 su Pace
Ricevuto in data 02/06/06 @ 09:50
Repubblica e diritti Il 2 giugno è la festa della Repubblica, del ritorno alle urne dopo 18anni, ... (continua)
 
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Ricevuto in data 14/06/06 @ 13:36
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Inviato da jjamas il 01/06/06 @ 21:16 via WEB
E W anche la lingua Italiana: questa sconosciuta. Belle idee, buoni sentimenti, belle parole dettate da uno spirito nazionalistico molto forte, almeno in apparenza, ma pensieri disconnessi, spesso e volentieri, fra di loro. Potresti rileggere gli scritti prima di mandarli. Il bello di internet è che ci si improvvisa tutti giornalisti, scrittori, nonchè oratori mancati. E, intanto, la punteggiatura svanisce fra le pagine virtuali. Si. Viva la Repubblica. Viva l'Italia. Ma quanta ipocrisia c'è fra queste parole ??? E leggo di cotanto amore verso una divisa. Stranamente quell'amore per la divisa oggi è dettato da forti interessi economici. Non prenderla come qualcosa di personale, ma in certi momenti, leggendoti, ho riso. In certi passi rasenti il ridicolo. Wiva l'Italia, Wiva gli italiani. W gli spaghetti on the road !!!!
(Rispondi)

 
 
Inviato da doppiorum0 il 02/06/06 @ 12:27 via WEB
Tutte belle parole e bei sentimenti. Mio padre era un Sott' Ufficiale di carriera dell'Esercito. Di parate ne ho seguite molte da giovane. Ora dopo quello che è successo quest'inverno, vedo le cose un pò diversamente. Le Forze dell'ordine vengono purtroppo usate per scopi che nulla hanno a che vedere con gli ideali del 2 giugno (giorno del mio compleanno). Se non vi disturba troppo leggete questi miei appunti. La notte più lunga Arrivo a Venaus alle ore 2,30 senza incontrare blocchi o incrociare luci blu; nei pressi del presidio non un furgone delle agenzie televisive o giornalistiche, i Carabinieri si sono trasferiti più in su, all’incrocio vicino al Pilone, strano… Attraverso il prato a fianco del cantiere Aem e, tra tende e bivacchi raggiungo un gruppo di amici attorno al bidone che funge da stufa. “Salve, come và?”. “Tutto tranquillo”; mi rispondono mentre attizzano il fuoco. Passa un’ora circa. “C’è del movimento alla barricata Sol Levante; pare che stia per arrivare una draga. Ci sono delle luci blu della Polizia”. “Ma quanti sono?”. “Lanciamo l’allarme?” “No, aspettiamo, se poi è come l’altra volta? Li abbiamo fatti venire per nulla!”. “Parlate più piano! Volete mettere in allerta anche i finanzieri? Guarda quelli dietro al fosso: sono lì, rilassati a scaldarsi le mani!”. “Non mi fido, io vado a controllare al Presidio”. Partiamo in 3 o 4, un’altra decina si avvia attraverso i campi sulla provinciale per controllare meglio. C’è un’atmosfera irreale, silenziosa e calma. Dentro le tende si continua a sonnecchiare: con questo freddo chi riesce a dormire veramente? Arriviamo alla baracca NOTAV: “Novità?”. “Forse è ora!”. Sopraggiunge un ragazzo: “Ci siamo!”. Un attimo dopo troviamo dinanzi, nel prato antistante il presidio, una schiera di poliziotti in assetto da guerriglia: 40? 60? ne arrivano altri ancora. “ATTACCANO!” grida qualcuno con la speranza che giungano rinforzi, ma è troppo tardi! Ci schieriamo in fretta ai margini della strada per dare un senso alla nostra presenza: lì, sulla nostra terra a portare avanti una causa, una convinzione, un diritto maturati in tanti anni; sapendo che sarebbe stata una battaglia impari e sproporzionata, per venti persone senza armi. E’ successo tutto in due lunghissimi minuti. All’inizio imbastiamo un po’ di resistenza, poi ognuno pensa solo a non buscarle troppo. Il mio vicino, il più alto e ben piantato del gruppo li sfida immobile tenendo le braccia alzate; si ritroverà poi con lividi in tutto il corpo. M’inciampo e cado per terra, un poliziotto mi aiuta ad alzarmi per non essere travolto, ma mi arriva una manganellata sulla spalla. Poi mi trovo circondato tra cinque di loro: “Entra dentro!”. “Lasciatemi passare allora!”, un altro colpo sulla schiena. Riesco ad infilarmi tra due poliziotti ed entro nella baracca. Mi tremano le gambe, me la sono vista brutta! Dentro c’è già una decina di persone. Qualcuno sanguina, altri sono seduti per terra doloranti. Il volontario che fino a cinque minuti prima era il cuoco del presidio che ci preparava caffè, panini, crocchette con marmellata o nutella, si improvvisa infermiere ed offre le prime cure, un ragazzo lo ringrazia di cuore. “Chiamate un’ Autoambulanza! anzi due! Presto!” Arriverà una ventina di minuti dopo con difficoltà. La stufa intanto si mette a fumare abbondantemente: incominciano a lacrimare gli occhi e si tossisce. “Hanno tappato il tubo da fuori! Aprite le finestre! Spegnetela!” Nel frattempo, scortati dalle forze dell’ordine, un po’ alla volta arrivano anche gli altri presidianti. “Che cosa è successo da voi?” Non hanno molta voglia di parlare, le loro risposte non sono consolanti e nemmeno i loro sguardi. Raccontano che stavano dormendo in tenda e sono stati trascinati fuori; qualcuno è riuscito a scappare, altri hanno assaggiato il manganello: “Sembravano impazziti. Hanno spaccato tutto, si sono perfino accaniti sui bancali rompendoli!” Una ragazza ha la faccia in sangue, un’altra sviene. Arriva un fotografo che zoppicante è sorretto dalla giornalista, alcuni hanno bernoccoli in fronte, altri il fiatone. Entra nella baracca un anziano con una folta barba, ha il passo affaticato, è affranto, gli offriamo un bicchiere d’acqua. La sua giacca vento rossa che la neve ha imbiancato per le centinaia di volte in cui è salito in montagne di tutto il mondo, ora è coperta di fango. Io continuo a rimanere nella baracca ma fuori ci sono ancora urla e colpi, i militari hanno radunato altra gente che ostinatamente vuole fare entrare nella baracca che ormai è strapiena. Picchiano, spingono e li premono contro la parete “Entrate tutti dentro” urlano. “Fermi che cosa fate!| Non vedete che non è una porta? E’ una finestra! Basta, li state schiacciando!”, gridiamo noi da dentro. Apriamo allora le finestre ed aggrappando sotto le spalle chi era contro la finestra, sollevandolo lo tiriamo dentro, per sottrarlo ai colpi di manganello. Ritorna un po’ di calma e il cordone delle forze dell’ordine si allarga un po’ per contenerci tutti: non siamo più di 50, tra dentro e fuori la baracca Notav. I poliziotti tutti schierati, immobili, impassibili, non una parola, ci scrutano con occhi di ghiaccio. Quattro o cinque degli assediati intonano sommessamente un canto di montagna: d’improvviso mi ritorna in mente tutta la parte da “secondo”; sono ormai 30 anni che non la canto e mi unisco a loro con la voce che mi esce a tratti rotta dall’emozione e dalla tensione di quei momenti: “Lassù in montagna nel cuor delle Alpi, venga il nemico se ha del coraggio, e se qualcuno gli lascia il passaggio, noialtri Alpini fermarlo saprem.” A più di un compagno di sventura viene un groppo alla gola. Ha gli occhi lucidi per il magone per quanto è accaduto. Un’ora prima quel Presidio era il nostro orgoglio e la nostra casa da difendere e preservare, simbolo della nostra lotta. Ora assieme ai nostri ideali è stato abbattuto ed umiliato, ma lo sento, sono convinto che saremo sempre di più, uniti e risoluti, pronti a ricominciare! Un presidiante Venaus, 6/12/2005
(Rispondi)

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Inviato da il.corsaro.nero il 02/06/06 @ 12:37 via WEB
sai, doppiorum0, la differenza è che voi eravate li per bloccare l'espansione dell'Italia riempiti di testa da politici con l'unico scopo di riportarci ancora una volta all'età della pietra in maniera tale che si diventi gestibili sotto uno statalismo leniniano, mentre quei ragazzi che tu presenti solo come manganelli in divisa difendevano l'ITALIA.
(Rispondi)



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