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Messaggio N° 2086
25/01/2007 - 22:06:25

Pecoraro detta le sue condizioni a Prodi. O così o niente voti per l'Afghanistan!

Il leader dei verdi – sole che ride detta le condizioni a Prodi. Se vuole i nostri voti , dice Pecoraro, le condizioni sono queste:
- Aumento dell’impegno civile in Afghanistan rispetto a quello militare;
- Maggior contrasto alla produzione ed al traffico d’oppio;
- Indire, ad ottobre, una Conferenza di pace.

- Secondo il ministro occorre stanziare più fondi alla cooperazione al fine di poter dar vita ad interventi di tipo civile sul territorio Afgano. Rimane il problema della sicurezza dei tanti operatori di pace che questa sinistra vorrebbe schierare in teatri poco sicuri. Chi li difenderà? O sono convinti che nessuno mai potrebbe attaccare queste persone che agiscono in nome e per conto della pace? Siamo di fronte alla solita demagogia e al solito populismo di persone che si professano pacifiste ma che non hanno idea di cosa significhi operare in ambienti ostili. E del resto c’è da capirli. Loro sono abituati a manifestare dove, in effetti non ce ne sarebbe bisogno. Perché prima di dettare condizioni al Governo, il Ministro non organizza una bella marcia pacifista a Kabul? Paura, eh?

- Ancora, sempre secondo il ministro, occorre contrastare la produzione e il traffico di oppio. In linea di principio non possiamo dargli torto, anzi. C’è un piccolo particolare che però deve essergli sfuggito, ovvero l’inefficacia delle precedenti azioni in tal senso. L’oppio, in Afghanistan, è la maggiore fonte di reddito per gran parte della popolazione oltre che per i talebani e quindi è normale che vi siano forti resistenze all’eliminazione delle coltivazioni di oppio. Riconvertire un’economia non è questione da poco, ci vogliono anni ma, purtroppo, le persone devono mangiare tutti i giorni. Cosa propone il ministro? Una politica di riconversione o una politica assistenzialista? O entrambe? Questo bisogna saperlo. Non capisco perché gli intervistatori non scendano mai sullo specifico e si accontentino di risposte scontate e vaghe. Forse per non mettere in difficoltà l’interlocutore?

- E infine, come una ciliegina sulla torta, ecco la terza richiesta: Una bella conferenza di pace. “In quella sede - spiega il ministro - si potranno stabilire le condizioni per il disarmo dei talebani e il calendario per il progressivo ritiro dei militari dall'Afghanistan”. La prima domanda è ovvia: chi parteciperà alla conferenza? Le autorità legittimamente elette? I Paesi delle forze schierate nel territorio? l’ONU? I Talebani? Diciamo che i primi tre li diamo per scontati ma gli ultimi saranno invitati? Del resto si sta parlando del loro disarmo, o no? E visto il garantismo che contraddistingue una parte dell’attuale maggioranza di governo, invitarli parrebbe doveroso. Per quanto riguarda il ritiro delle truppe mi chiedo come si possa calendarizzare ciò se ancora si è lontani dalla pacificazione del luogo. Lo so, il ministro pensa molto alle truppe e soffre a vederle operare lontano da casa. Per questo vuole che si ritirino dall’Afghanistan ma non solo. L’Italia non deve avere truppe fuori dal territorio nazionale, magari neanche presso le ambasciate. Ma allora, perché non rinunciare ad avere un esercito? Pensa quanti soldi si risparmierebbero. Ma allora, perché non rinunciare ai ministri? Pensa quanti risparmi!
Altro che Padoa-Schipppa e Visco, l’uomo giusto per il dicastero economico era lui: Pecoraro Scanio!
Ora capisco perché nel simbolo dei Verdi c’è il sole che ride!
Mala tempora…

Scritto da: unamicoincomune




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