«Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici;
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi»
Forti e incisivi questi famosi versi di Primo Levi ci obbligano a ricordare
e a riflettere su posizioni e azioni da cui possono scaturire conseguenze analoghe
a quelle della dittatura nazista, ma anche sovietica. Non ha tutti i torti chi
legge nel 1900 uno dei secoli più terribili: paesi sconvolti dalle due
guerre mondiali, ideologie fanatiche, i ampi di sterminio e il genocidio, scontri
tribali e pulizie etniche hanno consumato sacrifici umani.
Un'eredità di violenza pesa sul nuovo millennio e troppe etnie si contrano
ancora per eliminarsi a vicenda, mentre i mezzi di distruzione sono diventati
ben più potenti di quelli utilizzati da Hitler o da Stalin.
Primo Levi, deportato e sopravvisuuto ad Auschvitz, racconta, nel suo diario
di prigionia, la vita e la morte nel lager. Ma la sua testimonianza (come quella
di tanti, come quelle struggenti appena lette in questa ML) costituisce soprattutto
la vittoria morale di un prigioniero sui suoi stessi aguzzini. A noi il dovere
della "memoria", quale antidoto alla violenza e soprattutto all'indifferenza.
Perchè non può esistere "memoria", se non c'è
sete di valori!
«…Emersero invece nella luce dei fanali due drappelli di strani
individui. Camminavano inquadrati, per tre, con un curioso passo impacciato,
il capo spenzolato in avanti e le braccia rigide. In capo avevano un buffo berrettino,
ed erano vestiti di una lunga palandrana a righe, che anche di notte e di lontano
si indovinava sudicia e stracciata. Descrissero un ampio cerchio attorno a noi,
in modo da non avvicinarci, e, in silenzio, si diedero ad armeggiare coi nostri
bagagli, e a salire e scendere dai vagoni vuoti.
Noi ci guardavamo senza parola. Tutto era incomprensibile e folle. Ma una cosa
avevamo capito. Questa era la metamorfosi che ci attendeva. Domani anche noi
saremmo diventati così.»
da Se questo è un uomo, Opere, Einaudi
«In lager si entrava nudi…La giornata del Lager era costellata di
innumerevoli spogliazioni vessatorie: per il controllo dei pidocchi, per le
perquisizioni degli abiti, per la visita della scabbia, per la lavatura mattutina;
ed inoltre per le selezioni periodiche, in cui una "commissione" decideva
chi era ancora atto al lavoro e chi invece era destinato all'eliminazione. Ora,
un uomo nudo e scalzo si sente i nervi e i tendini recisi: è una preda
inerme. Gli abiti, anche quelli immondi che venivano distribuiti, anche le scarpacce
dalla suola di legno, sono una difesa tenue ma indispensabile. Chi non li ha
non percepisce più se stesso come un essere umano, bensì come
un lombrico: nudo, lento, ignobile, prono al suolo. Sa che potrà essere
schiacciato ad ogni momento.»
da I sommersi e i salvati, Opere, Einaudi
«Ci siamo accorti subito, fin dai primi contatti con gli uomini sprezzanti
dalle mostrine nere, che il sapere o no il tedesco era uno spartiacque. Con
chi li capiva, e rispondeva in modo articolato, si instaurava una parvenza di
rapporto umano. Con chi non li capiva, i neri reagivano in un modo che ci stupì
e spaventò: l'ordine che era stato pronunciato con la voce tranquilla
di chi sa che verrà obbedito, veniva ripetuto identico a voce alta e
rabbiosa, poi urlato a squarciagola, come si farebbe con un sordo, o meglio
con un animale domestico, più sensibile al tono che al contenuto del
messaggio.
Se qualcuno esitava (esitavano tutti, perché non capivano ed erano terrorizzati)
arrivavano i colpi, ed era evidente che si trattavi di una variante dello stesso
linguaggio: l'uso della parola per comunicare il pensiero, questo meccanismo
necessario e sufficiente affinchè l'uomo sia uomo, era caduto in disuso.
Era un segnale: per quegli altri, uomini non eravamo più […] »
da I sommersi e i salvati, Opere, Einaudi
«Così morì Emilia, che aveva tre anni; poiché ai
tedeschi appariva palese la necessità storica di mettere a morte i bambini
degli ebrei. Emilia, figlia dell'ingegner Aldo Levi di Milano, che era una bambina
curiosa, ambiziosa, allegra e intelligente; alla quale, durante il viaggio nel
vagone gremito, il padre e la madre erano riusciti a fare il bagno in un mastello
di zinco, in acqua tiepida che il degenere macchinista tedesco aveva acconsentito
a spillare dalla locomotiva che ci trascinava tutti alla morte.
Scomparvero così, in un istante, a tradimento, le nostre donne, i nostri
genitori, i nostri figli… Li vedemmo un po' di tempo come una massa oscura
all'altra estremità dalla banchina, pio non vedemmo più nulla».
Da Se questo è un uomo, Opere, Einaudi
Articolo pubblicato da: Mariantonietta (14dgl)
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