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Messaggio N° 1506
06/04/2005 - 21:37:04

Il romanzo rosa: Come le palme al sole, seconda puntata

Digiland vi segnala il Forum
"
L'ultimo libro che ho letto..."
per discutere di questo argomento!



A Lovely Place l’aereo era ancora un puntino nel cielo.
Mentre il pilota iniziava le lunghe procedure per l’atterraggio, nella cucina della villa era in corso una febbrile attività.
Juliette, la fedele cuoca di casa De Saint Martin, si arrabattava tra i fornelli brontolando; poco distante Anne-Sophie riordinava i coperti delle grandi occasioni, che nella pratica venivano utilizzati ogni volta che Gustave ritornava a casa.
Per fortuna, era un lavoro poco impegnativo e mentre i preziosi bicchieri di cristallo venivano a poco a poco allineati sul grande tavolo di noce, Anne-Sophie si perdeva nell’inquietante silenzio dei suoi pensieri.
«Mia cara, ti prego.. un po’ di energia!», sbottò bonariamente Juliette, temendo che la meticolosa disposizione della ragazza potesse rallentare il lavoro ancora da fare. «Insomma", insistette, «che cos’hai quest’oggi? Non hai voglia di parlare, rispondi a monosillabi, hai una espressione così triste! Su, racconta alla tua vecchia amica cosa ti passa nel cuore.»
«Dai Juliette, è una storia lunga, noiosa e soprattutto inutile», tentò di tagliare corto Anne-Sophie. «E’ che sono stanca, ecco. E poi questa sera non ho nessuna voglia di lavorare fino a tardi per accontentare Madame e Gustave. Questa sua abitudine di passare a Lovely Place tutti i weekend sta diventando veramente faticosa per me.» E alzando le braccia in un gesto di insofferenza, Anne-Sophie ne approfittò per afferrare dal cassetto i tovaglioli di finissima fiandra e spostarsi verso la sala da pranzo.
Ma non era la cena di quella sera che la amareggiava, e neppure l’aumento del lavoro che la presenza settimanale di Gustave a Lovely Place comportava, a metterla in quello stato di agitazione.
La settimana seguente Anne-Sophie avrebbe compiuto 27 anni e l’avvicinarsi di questa data la costringeva al periodico bilancio del tempo trascorso e dei risultati ottenuti. I piatti del suo personale equilibrio non erano allineati come quegli scintillanti bicchieri di cristallo che si apprestava a disporre sulla tavola.
‘Non ho niente di cui lamentarmi’, meditava tra sé e sé cercando di analizzare obiettivamente i fatti. Era nata in una casa signorile - anzi un vero palazzo - e aveva avuto due genitori affettuosi.
Ma la mamma se ne era andata troppo presto durante un autunno particolarmente freddo e piovoso e Jacques Montel, primo maggiordomo di casa De Saint Martin e babbo adorato, l’aveva lasciata già da due anni.
‘Io debbo assolutamente smettere di compatirmi’, si ripeté Anne-Sophie disponendo i coperti sulla tavola in geometriche simmetrie. Si impose di allontanare dai suoi pensieri anche l’aitante figura di Gustave, ma non ci riuscì. Lui doveva ancora atterrare, ma in realtà, anche quel giorno, in quel momento, era già lì con lei.
Era sempre stato lì ed ora pulsava nel suo cuore quanto il sangue alle tempie. Anne-Sophie si portò le mani alla testa, nel tentativo di scacciarlo ancora una volta da lei.
«Perché» sussurrò, «perché sta scritto che noi non potremo mai amarci?»
Si girò bruscamente verso la grande specchiera alle sue spalle e si osservò freddamente: i fini capelli biondi, eredità degli antenati normanni dell’adorato babbo, le incorniciavano il viso delicato che, sempre più raramente purtroppo, si apriva in un sorriso carico di ingenua sensualità.
Poi Anne-Sophie passò all’esame anche il resto di se stessa: nonostante l’austerità della divisa da cameriera, il suo giovane corpo flessuoso ammiccava ai quadri corrucciati degli avi Saint Martin appesi al muro, con inconsapevole malizia.
Peccato che ciò che Anne vedeva di sé nello specchio non fosse sufficiente a rincuorarla né a rassicurarla. ‘Io sono solo una domestica’, concluse tristemente.
Gustave - anzi Monsieur Gustave - era così lontano da lei da non sembrare nemmeno reale. Anne-Sophie girò definitivamente le spalle allo specchio e uscì velocemente dalla sala da pranzo per ritornare in cucina.
«Perché Sabrina e Humphrey Bogart esistono solo nei film?!», strillò spalancando la porta addosso all’attonita Juliette.
«Bene, mia cara, vedo che hai ritrovato un po’ di vita», commentò la cuoca. «Perché, abbiamo un bel problema da risolvere!» proseguì «Corri subito da Boris e digli di venirsi a riprendere immediatamente la sua bestiaccia! Non posso certo lavorare con quella belva affamata nella mia cucina!»
Anne-Sophie guardò con diffidenza il grande cane corso di Boris che come al solito era entrato dalla porta sul retro e stava brontolando minacciosamente in un angolo. Quasi felice del diversivo, tornò a girarsi sui suoi passi e si mise a correre nel grande parco verso il cottage del giovane intendente.


suede68


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Articolo pubblicato da: suede68

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