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Messaggio N° 1524
28/04/2005 - 10:36:01

Il romanzo rosa: Come le palme al sole, terza puntata

Digiland vi segnala il Forum
"
L'ultimo libro che ho letto..."
per discutere di questo argomento!



Dopo aver corso per qualche minuto, Anne raggiunse il cottage, ma Boris non era lì.
Anne si guardò intorno con fare interrogativo finché non vide in lontananza la sagoma dell'amico. Rimase a fissarlo e dopo essersi avvicinata senza farsi sentire, notò che Boris con il corpo era presente, ma la mente sua non c’era. Anne-Sophie rimase impietrita come se non volesse, con la sola sua presenza, disturbare il meditare dell’uomo.
Boris era seduto sul molo con un ginocchio piegato a sorreggergli il mento, con l’altra gamba nell’acqua e con mille pensieri che passavano nella sua mente, così come l’acqua che gli stava davanti. Era passato circa un anno da quando Laure, la sua Laure, era morta, ma era come se il tempo si fosse fermato in quel preciso momento.
Boris Aristov era forestiero, non era di Lovely Place, veniva da Vladivostok, da quella parte di Russia sperduta dove tutto è lontano, tutto è misterioso, tutto è calmo. E Boris non si discostava per niente da questo modo di essere. Il gigante biondo con gli occhi azzurri portava dentro di sé questo modus vivendi: ragazzo calmo, misterioso, se vogliamo anche indecifrabile... ma ragazzo vero.
Boris era arrivato a Lovely Place quando aveva 19 anni e, nonostante ne fossero passati dieci, era come se fosse ancora in Russia. Lui era rimasto uguale, non aveva preso la piega di chi, come Gustave, privilegiava l’apparire rispetto all’essere.
Anne-Sophie lo aveva subito capito che era così... ed era forse per questo che considerava Boris come una sorta di fratello maggiore, un confidente, sempre disposto ad ascoltarla... insomma il suo migliore amico.
Boris era contento di questa amicizia perchè in fondo Anne non era molto diversa da lui, non apparteneva a quel mondo, e soprattutto gli ricordava la sua Laure.
Boris si allungò sul molo e voltandosi da un lato vide le sue due barchette attraccate un po’ più in là. Con la più grande, la Laure, usciva tutte le mattine per andare a pesca, mentre con quella più piccola, la Vladivostock, portava residenti e non, in giro per le coste dell’isola. Era proprio grazie a quest’ultima che l’aveva conosciuta: Laure era una delle tante persone che aveva portato in giro per l’isola. Si erano piaciuti subito, e a nessuno dei due importava della differente classe sociale. Si piacquero e basta, con buona pace del resto del mondo.
Un rumore lo riportò sulla terra, un aereo stava passando sulla sua testa e sui suoi pensieri: fece un sospiro, balzò in piedi e dopo aver dato una controllata per l’ultima volta agli ormeggi delle sue barchette fece per andarsene a casa. A quel punto vide Anne che stava  impalata e con fare paterno le chiese: «Questa volta cosa ha fatto il piccolo Igor?»
«Piccolo?» rispose Anne-Sophie. «Il tuo cane è più grande di me e tu osi definirlo piccolo?!» gridò Anne.
«Giornata storta, eh?!» E nel frattempo presero a camminare in direzione della villa.
«Lasciamo stare Boris... oggi il tuo cane è stata la cosa più bella che abbia visto!»
«E’ ancora lì seduto in un angolo a terrorizzare Juliette?» Chiese il russo con fare un po’ distaccato, evidentemente non aveva ancora del tutto abbandonato i suoi precedenti pensieri.
«Sì, Boris... solo che la povera Juliette non riesce a capire che Igor non le farebbe mai del male.» Dopo aver attraversato il parco, raggiunsero la cucina della tenuta. Entrarono e videro la povera Juliette in piedi su uno sgabello mentre Igor stava seduto vicino con la testa piegata su un lato, la lingua penzoloni e la coda scodinzolante.
Boris si avvicinò alla cuoca, la aiutò a scendere e le disse: «Porgi la tua mano al cane.» Da distanza siderale sentirono Juliette rispondere: «Ma sei pazzo? Guarda che le mani mi servono tutte e due per lavorare!»
Quindi il russo, con fare deciso, afferrò l’avambraccio della cuoca e le disse «Apri questa benedetta mano e guarda che succede.» Questa volta Juliette non osò contraddirlo. Aprì la mano e vide che il cane vi posava sopra la sua zampa.
«Quante mani hai Juliette?»
La cuoca non rispose... era troppo impegnata a guardare la reazione del cane; Boris con fare bonario si piegò sulle ginocchia e con la mano libera accarezzò la testa di Igor e il cane parve esserne felice.
Anne era stupita. Boris con la sua dolce fermezza era riuscito a vincere la diffidenza della donna verso il cane. Ma il tempo dei giochi era finito. Il campanello della porta aveva suonato... Gustave era già lì!


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Articolo pubblicato da: maryintown, Padrino1979, salote, suede68

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