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Messaggio N° 1541
09/05/2005 - 18:46:29

In memoria di Peppino Impastato

Digiland vi segnala il Blog
"
radiout"
per dire la vostra su questo argomento!


Cinisi, paesino della provincia di Palermo, poche anime, molto verde attorno e un aeroporto internazionale in zona, dedicato a due grandi magistrati, Falcone e Borsellino. Di Cinisi fanno parte molte persone semplici, che vivono alla giornata, che si accontentano di ciò che gli viene concesso e che hanno imparato a vivere in funzione delle opere di mafia, abbassando il capo e proseguendo per la loro vita. Si porta rispetto a un boss, si ringrazia la mafia per il lavoro che concede, ci si fa la propria strada quando si vede anche solo per caso azioni malavitose. Fortunatamente però esistono delle minuscole gocce nel mare che cercano di ribellarsi, di non accettare le ingiustizie, di far alzare lo sguardo anche a chi ha paura di farlo. Questo è quello che è accaduto a Cinisi. Anche Cinisi aveva la sua piccola goccia, chiara e lucente che si voleva ribellare. Giuseppe Impastato, conosciuto da tutti come "Peppino", giovane del paese che non ammette più le ingiustizie che lo circondano. La sua rabbia e la sua voglia di riscatto riesce a coinvolgere chi lo circonda: amici, la madre, il fratello. Poche persone che amandolo gli stanno accanto anche in silenzio. La madre sembra essere l'esempio ad hoc per questo, perché stare accanto al figlio e seguirlo significava distruggere la propria famiglia, già, perché Peppino non è il ragazzino di provincia che cerca di fare l'eroe, Peppino è il ragazzo di provincia che si avvicina alla politica con i pochi mezzi che quella realtà gli permette e che ha la forza di dire a voce alta che la mafia non è un fenomeno positivo. Mettersi contro la mafia non è però un gioco, specie in una terra come la Sicilia. Per Peppino mettersi contro la mafia era ancora più pesante, significava mettersi contro i signori del paese e ancora di più, mettersi contro il proprio padre. Già, il padre. Il padre di Peppino non era un uomo qualunque. Era un uomo al servizio della mafia, uno dei tanti burattini che la mafia manovra a suo piacimento. Peppino comincia interminabili lotte contro il padre, denuncia fatti, azioni, pensieri che nessuno aveva mai avuto il coraggio di dire. Attiva una radio, "Radio Out" per dar voce ai suoi pensieri, schernisce i boss di quella realtà, li prende in giro, si mette contro di loro anche alle elezioni del paese. Comincia a essere un uomo scomodo quel ragazzo e se gli era stato permesso per un po' di dire e fare, quello che voleva dire e fare, adesso era arrivato il tempo di fargli capire che non era più tempo di giocare. Ma la mafia non ama molto le parole, il ragionare, i compromessi, l'arrivare a un punto comune, la mafia preferisce agire, in maniera forte, in maniera da dare una lezione anche a chi lontanamente potesse avere il pensiero di agire contro questa. Era il 9 maggio 1978, Peppino muore. Una scarica di esplosivo lo fa saltare in aria.


Avrei potuto fare un mucchio di soldi con una storia del genere. Avvincente, emozionante, ma soprattutto vera. Già, vera! La realtà infatti molti anni fa mi ha strappato l'idea! Questa infatti non è il frutto di una fantasia, ma di un fatto realmente accaduto. In memoria di quella vita dilaniata 27 anni fa, stroncata dalla mafia per punire un giovane e per dare un insegnamento a chi avesse voluto seguire le sue orme. La sua morte forse non ha avuto una risonanza nazionale, quell'importanza che, invece, a parer mio, si meritava, ma fortunatamente rimane chi lo ha sempre seguito, chi si è avvicinato al forum sociale che in suo onore è nato e continua ad aver vita proprio a Cinisi, chi ha conosciuto la storia attraverso il film "I cento passi"; tutta gente che non ha reso vana la sua morte.


A volte si va alla ricerca dei mezzi giusti per diventare eroi, Peppino lo è diventato senza volerlo e neanche saperlo.


A Peppino Impastato, all'uomo che ha detto ciò che gli molti altri hanno paura di dire, perché, LA MAFIA UCCIDE, MA IL SILENZIO PURE!


nalya


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Articolo pubblicato da: nalya

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