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Messaggio N° 1562
05/06/2005 - 17:25:24

Il romanzo rosa: Come le palme al sole, settima puntata

Digiland vi segnala il Forum
"
L'ultimo libro che ho letto..."
per discutere di questo argomento!


«Io? io stavo cambiandomi per andare a letto. Ecco quello che stavo facendo!»
«Anne-Sophie, ti prego, non essere arrabbiata con me.»
«Ma per carità, niente di personale Gustave! Sarei arrabbiata con chiunque mi prelevasse e mi portasse ad un oceano di distanza e mi sorprendesse solo con la lingerie addosso in un albergo dove non vedo una stanza per me!»
«Effettivamente tu non eri nei miei piani fino a qualche ora fa, ma non ci sono problemi: il divano è comodo e ti cederò il letto. Ora però rivestiti, ti prego?»
«Non gli piaccio. E si è pentito di avermi portata con lui» fu la conclusione di Anne-Sophie precipitatasi ad afferrare un abitino nero che si era portata con sé.
«Dio, come è bella e desiderabile. Se non si coprirà immediatamente non riuscirò a rispondere di me?» rifletté Gustave che prudentemente tornò ad arretrare verso la stanza da letto.
«Bentornato Monsieur Gustave, cosa desidera mangiare questa sera? Posso consigliare a Mademoiselle il nostro Coquillage Royal?»
«Eccellente, Serge. Credo che Mademoiselle sarà d?accordo. E faccia portare subito una bottiglia del mio solito millesimato ben fresco.»
Per quanto intimorita dall?ambiente e piuttosto incerta sull?adeguatezza della sua mise, Anne-Sophie si gustò la cena e l?atmosfera eccezionale di quella serata. Lo champagne gelato che il maître personalmente provvedeva a rinnovare nel suo calice le dava una piacevole sensazione di sicurezza.
«E? meraviglioso, Gustave. Grazie» Anne-Sophie allungò la mano e strinse quella del giovane in un gesto di gratitudine. Gustave guardò attentamente la ragazza negli occhi: anche se il suo abito e i suoi capelli non erano certamente all?altezza dei couturiers e dei coiffeurs parigini, Anne-Sophie emanava un fascino semplice, pulito e così diretto da sollevare l?invidia di chiunque li stesse osservando. A sua volta le strinse la mano e se la avvicinò al viso.
«Non andare via, te ne prego.»
«Ma dove vuoi che vada Gustave?» gli sorrise Anne.
«Anne, ascoltami, devi sapere che?»
«Un po? di Sauterne per concludere, Monsieur?»
«No, grazie Serge, basta così. Mademoiselle ed io ce ne andiamo.»
Deliziosa nel suo abitino nero ravvivato da una piccola collana di perle rosate, Anne-Sophie guardò fuori dal ristorante cercando l?auto che li avrebbe riportati al Ritz.
«E? una bellissima serata. Ti andrebbe invece di passeggiare un po??»
Parigi non aveva più sorprese o misteri per Gustave ma quella sera, chiacchierando con Anne alla luce dei lampioni e ascoltando i suoi passi ticchettare accanto a lui, la città si trasformò e lo accolse stupito, emozionato e febbrile.
Quel giorno e quella sera sembravano non avere mai fine. Gustave si ritrovò a parlarle della sua vita, del suo lavoro, si rilassò confidandole piccoli e grandi episodi che non aveva avuto mai la possibilità di raccontare.
I Quai di Parigi ospitarono il loro vagabondare che sembrava non dover mai arrivare ad una meta.
Non si sentivano stanchi. Anne-Sophie, rinfrancata dalle attenzioni di Gustave camminava leggera al suo passo e cominciava a chiedersi, ma senza più angoscia, quale e come sarebbe stato l?epilogo di tanti avvenimenti.
L?alba stava già rischiarando la notte di Parigi quando si ritrovarono davanti al portone del Ritz.
«Gustave, sarebbe meglio andare a riposarsi un po?.»
«Hai ragione, piccola. Vieni, saliremo nella mia suite e concluderemo con un bicchiere questa lunghissima notte.»
Anne-Sophie si sentiva già sufficientemente brilla per il bicchiere della staffa; Gustave si allentò la cravatta e si versò un abbondante dose di Laphroaig liscio.
Di nuovo, ancora una volta i loro occhi si incontrarono. Ma non c?erano ristoranti, autisti, segretarie tra di loro. Un piacevole brivido fece emettere ad Anne-Sophie un piccolo gemito. Gustave si avvicinava sempre di più: Anne sentiva l?odore di whisky e di colonia inglese.. ma anche il profumo dell?uomo che stava per chiederle di essere sua.
«Gustave, ho paura...»
«Shh? Non temere? non temere Anne, resta vicina a me?»
L?abitino nero e le scarpette finirono sulla moquette insieme alla giacca e alla camicia di Gustave.
La luce dell?aurora parigina definì i contorni dei giovani corpi sulle lenzuola di seta stropicciate, i colombi sul davanzale della finestra annuirono ai sospiri di piacere di Anne. Il telefono squillò inutilmente dal salone della suite: Gustave stringeva Anne sotto di sé e sentiva la vita fluire dal proprio corpo al suo.

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Articolo pubblicato da: maryintown, Padrino1979, salote, suede68

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