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Messaggio N° 1570
11/06/2005 - 10:47:05

Dossier droga

"Droga" è un termine molto generico, che comprende una vasta gamma di sostanze; in pratica tutte quelle che possono provocare una modificazione delle attività psichiche. Quindi non so­lo gli allucinogeni, gli stupefacenti o i barbiturici, più o meno legali, ma tutti quei prodotti, regolarmente in commercio, che vanno dai sonniferi ai tranquillanti, dai liquori al tabacco, fino al tè, al caffè, ecc. Tutte le cose, insomma, naturali o di sintesi, che usiamo ogni giorno per sentirci più in forma, per tenerci su. In fondo può essere considerata droga qualsiasi sostanza, perfino la più innocua, se ci si abitua ad assumerla e non se ne può più fare a meno. I danni che le droghe possono causare al nostro organismo sono di vario genere, psichici e fisici, in relazione al tipo di sostanza e dall'uso che se ne fa; evidentemente nei diversi individui possono rivelarsi più o meno gravi, essendo estremamente personali i livelli di tolleranza. Limiteremo ora il discorso alle sostanze che possono generare, in chi ne fa uso, una forte dipendenza fisica o psichica. Di solito si usa classificarle in due gruppi:

  • leggere;
  • pesanti.

Delle leggere si sospetta la capacità di produrre dipendenza psichica (non per tutte è ancora provata); le altre, in tempi brevi o lunghi, portano chi le consuma a non poterne più fare a meno, e sospenderne l'uso significa affrontare gravi sofferenze fisiche. Vediamo a quali livelli il buon funzionamento dell'organismo può essere compromesso dall'uso di queste sostanze. Si definisce:

  • consumatore, chi assume la droga in modo saltuario, e non ha alcun problema a privarsene;
  • farmaco-dipendente, chi ha l'abitudine (si tratta in genere di dipenden­za psichica) di fare uso regolare di droga, ma può smettere, sia pure con qualche sforzo;
  • tossicomane, l'individuo in cui il grado di intossicazione è tale da spin­gere a procurarsi la droga a tutti i costi, trascurando qualsiasi altro interesse ed ogni considerazione di natura etica o morale. Come si diventa tossicomani? Si comincia con l'abitudine, viene poi la tolleranza, cioè la necessità di aumentare continuamente la dose per otte­nere lo stesso effetto; infine 1'assuefazione vera e propria, quello stato di dipendenza fisica che rende impossibile sospendere l'assunzione della dro­ga, pena una serie di disturbi anche gravi, che culminano nella sindrome da astinenza.

Esaminiamo ora le sostanze che a maggior ragione possono essere definite droghe, iniziando dalle più leggere per arrivare a quelle pesanti.


Tabacco
II principio attivo del tabacco, la nicotina, è uno stimolante del sistema nervoso centrale, ma a forti dosi l'azione anziché eccitante diventa depres­siva. La tolleranza è grande e non è stata ancora accertata con precisione l'entità della dipendenza fisica, mentre quella psichica è sicuramente mol­to alta, analoga e forse superiore a quella generata dagli oppiacei.
La tossicità del fumo di tabacco è elevata e si manifesta a lunga scadenza e non è dovuta solamente agli effetti della nicotina. L'intossicazione acuta provoca disturbi lievi (nausea, aumento della frequenza cardiaca, mal di testa, inappetenza); quella cronica provoca danni molto gravi: l'abuso di nicotina è responsabile soprattutto di malattie cardiovascolari, mentre il catrame e gli altri componenti che si aspirano con il fumo del tabacco provo­cano danni all'apparato respiratorio, in particolare bronchi e polmoni.


Alcol
È la droga più conosciuta, la più antica e diffusa del mondo, nonostante la sua elevata tossicità. Il vasto ruolo che la produzione e il consumo di bevande alcoliche hanno nell'economia e nella vita di molti paesi (e anche il nostro), non possono farci dimenticare che l'alcolismo è un problema più rilevante di tutte le altre forme di tossicomanie messe insieme.
La tolleranza è inferiore a quella degli oppiacei e si sviluppa più lentamen­te. La dipendenza fisica è presente solo nei consumatori cronici ma la dipendenza psichica è molto forte.
L'intossicazione acuta, nei casi più gravi, può portare alla perdita della coscienza e alla morte per collasso. L'intossicazione cronica provoca lesio­ni neurologiche irreversibili e atrofia cerebrale, oltre a disturbi al fegato e all'apparato digerente. Oltre il 65% dei casi di morte per cirrosi epatica si hanno fra gli alcolisti.


Derivati della Cannabis
La Cannabis sativa, varietà indica, è una delle piante coltivate nei paesi tropicali e di clima temperato fin dall'antichità per ricavarne delle fibre, ma anche a scopo terapeutico e come droga.
Si tratta di una pianta che contiene dei princìpi psicoattivi (Thc), che si ritrovano poi nell'hashish, nella marijuana e nell'olio di hashish, in diver­so grado.
La marijuana è costituita da miscele in varie proporzioni di foglie e di infiorescenze di Cannabis. L'hashish è, invece, la resina relativamente pura che fuoriesce spontaneamente dalle infiorescenze ed ha un colore scuro. La marijuana può essere inalata o fumata; l'hashish può essere inalato, ma soprattutto è fumato. È più potente di almeno 5 volte rispetto alla marijuana, perché contiene una percentuale di Thc più elevata. L'olio di hashish è, infine, una preparazione particolare caratterizzata da un'alta percentuale di Thc. Si presenta come una sostanza liquida molto densa e viene fumato con una pipa o con una sigaretta impregnata o anche assunto con cibi e bevande.
Gli effetti della Cannabis assunta a dosi medio-basse sono: ilarità immoti­vata, euforia, crescente senso di benessere, loquacità e aumentata sociali­tà, distorsione delle sensazioni, deterioramento delle capacità critiche e della memoria, confusione mentale, irritabilità, grande appetito, sonno­lenza. Dopo ripetute assunzioni si possono verificare: abbassamento della soglia acustica e ottica, migliore valutazione della musica e della pittura, allucinazioni, ansia, aggressività, disturbi del sonno. Sul piano fisico, l'intossicazione può comportare un aumento della fre­quenza del polso, arrossamento della congiuntiva, riduzione della saliva­zione e della pressione dei fluidi oculari, disturbi polmonari. Non dà di­pendenza fisica né sindrome da astinenza, ma può verificarsi una certa assuefazione per cui diventa necessario aumentare le dosi. Un'espressione efficace considera la canapa come l'erba "che cresce alle porte dell'inferno".


Allucinogeni
Per gli aztechi erano il "cibo degli dei"; per gli hippies degli anni '60 erano "la via della felicità"; oggi, in netto declino, sono considerati per quello che realmente sono: droghe ad altissimo rischio perché hanno effetti im­prevedibili.
Sono sostanze naturali o sintetiche che modificano le percezioni della realtà oggettiva distorcendole e provocano talvolta delle allucinazioni. I principali allucinogeni sono: l’ LSD (un derivato dall'acido lisergico, presente in natura nella segale cornuta), il peyoti, un fungo messicano, la mescalina, la psilocibina, ed altri meno noti.
Sono anche dette sostanze psichideliche, cioè rivelatrici della mente, in quanto eccitano il sistema nervoso centrale con alterazioni dell'umore, provocando euforia, ma anche profonda depressione. Sotto l'azione degli allucinogeni la nozione del tempo, dello spazio e dell'orientamento viene persa o modificata. Dal loro uso qualcuno trae anche qualche beneficio (intuito e conoscenza più immediati), ma, allo stato attuale delle cono­scenze, i rischi sono di gran lunga superiori. Il pericolo più comune è l'indebolimento delle capacità critiche, con conseguenti decisioni sconsi­derate e disgrazie. In alcuni casi i fenomeni di spersonalizzazione e di depressione sono così acuti che è possibile anche il suicidio. Finché l'effet­to non svanisce, si ha un acuto senso di ansia e di panico dovuto al rifiuto di accettare le modifiche del proprio io, agitazione e insonnia. L'uso conti­nuo produce assuefazione e questo spinge a far ricorso a quantità sempre maggiori, per ottenere gli stessi effetti.
Quando si sospende il consumo della droga non si manifesta una vera e propria sindrome da astinenza, ma l'abuso tende a produrre una dipen­denza psicologica che varia secondo il tipo di droga, delle condizioni del soggetto, dell'ambiente in cui la droga viene presa.


Barbiturici e tranquillanti
Sono farmaci di diversa composizione chimica, che riducono l'ansia e la tensione, senza effetti collaterali sulla coscienza e sulla percezione della realtà oggettiva. I barbiturici sono usati nella terapia delle malattie menta­li gravi. I tranquillanti, definiti anche sedativi o ansiolitici, chimicamente appartengono ai meprobamati ed alle benzodiazepine. L'abuso di tranquillanti è piuttosto comune nel nostro paese, e spesso sconfina in una farmaco-dipendenza, mentre la tossicomania è assai rara. La tolleranza è notevole; molti ammettono la dipendenza fisica; la dipen­denza psichica è comunque forte. Sono tranquillanti anche i barbiturici derivati dall'acido omonimo, utilizzati per altro anche come ipnotici (per indurre il sonno), antiepilettici e analgesici. La tossicodipendenza da barbiturici sarebbe in aumento fra i giovani, soprattutto al di sotto dei 25 anni, probabilmente a causa della facile disponibilità e del costo contenuto. Gli effetti dei barbiturici sono simili a quelli dell'alcol. Ingeriti in dosi elevate, i barbiturici provocano un rallentamento dei riflessi, disturbi nella coordinazione, indebolimento del­le funzioni mentali. Sono anche la causa di molti incidenti stradali. In certi casi determinano un aumento dell'aggressività, ma più spesso sono causa di depressione e suicidio.
La tolleranza è notevole, ma non ne è tollerata la tossicità, il che porta facilmente alla dose mortale. La dipendenza fisica, che s'instaura dopo un uso prolungato, è molto forte, con crisi di astinenza spesso mortali. Anche la dipendenza psichica è notevole. Ai barbiturici si ascrive il 70% dei suicidi nel mondo. Tra le tossicomanie è la più distruttiva della personalità e, non a caso, si ritiene ci sia un collegamento barbiturici-comportamento criminale.


Anfetamine
Si tratta di un gruppo di farmaci ad azione eccitante, cui appartengono metedrina, benzedrina, simpamina ed altri prodotti usati nella cura delle malattie nervose ma anche, troppo spesso, a sproposito, per facilitare le diete in quanto frenano l'appetito.
Sono sostanze che rendono possibile uno sforzo prolungato, in quanto cancellano i segni della fatica, ma questo, in qualche caso, si è rivelato addirittura letale (atleti sono morti nel corso della gara). Le anfetamine sono molto diffuse fra i giovani, ad esempio per vincere il sonno durante la preparazione di un esame; se usate per via orale non fanno correre grandi rischi, ma iniettate in vena hanno spesso effetti cata­strofici. La tolleranza è forte, e induce all'assunzione di dosi sempre più alte. Fra un'assunzione e l'altra sono necessari dei periodi di riposo e spesso si è indotti ad usare calmanti, barbiturici od oppiacei per limitarne gli effetti. Oggi si ritiene che l'associazione di questi diversi tipi di droga possa essere una spinta verso il consumo di eroina. La dipendenza psichica è molto forte, come lo è la loro tossicità. L'intossicazione acuta da ipertensione, e può essere anche mortale; l'in­tossicazione cronica è frequente e grave, e si manifesta con disturbi cardia­ci e circolatori, associati a psicosi.


Oppiacei
Sono oppiacei l'oppio, la morfina e la codeina. In senso lato si può considera­re un oppiaceo anche l'eroina, che è un derivato chimico della morfina.
L'oppio viene ottenuto dall'incisione delle capsule non ancora mature del Papaver somniferum e viene usato in medicina come analgesico (mitiga o abolisce il dolore, agendo sul sistema nervoso centrale). È fra le droghe più antiche. Uno dei componenti attivi dell'oppio è la morfina, prodotta sinteticamen­te e usata in medicina come analgesico ad azione centrale. La codeina è un derivato semisintetico dell'oppio, usata soprattutto per calmare la tosse e oggi anche per curare la tossicomania da morfina.
L'eroina è un composto organico che deriva dalla morfina, l'alcaloide naturale dell'oppio, per preparazione semisintetica. Come tale, infatti, l'eroina non esiste in natura, ma si prepara artificialmente. Allo stato puro è una polvere bianca, finissima, ma l'eroina "da strada" viene tagliata con altre sostanze, con il duplice scopo di dare volume alla polvere (che per essere iniettata deve venire preventivamente disciolta) e per incrementare alcuni effetti che il consumatore si aspetta.
Poiché alcune delle sostanze da taglio sono farmacologicamente attive, ne deriva che l'eroina da strada è in realtà una droga multipla e, pertanto, il suo effetto deriva dalla combinazione delle diverse molecole presenti. All'effettiva percentuale di eroina pura presente nella miscela si legano alcuni fenomeni significativi del consumo di eroina come la morte da overdose. La dose mortale di eroina pura per un adulto di 70 kg è di 20 milligrammi. Questa dose, però, varia notevolmente in relazione alla tol­leranza. Se un consumatore si inietta una quantità di eroina da strada con una percentuale di eroina pura superiore al grado di tolleranza che egli ha raggiunto, sopravviene la morte per overdose. L'eroina viene più comune­mente assunta per via parenterale (sia sottocutanea sia endovena); può essere assorbita anche per via inalatoria, mentre la somministrazione per via orale si è dimostrata priva di effetti significativi. Gli effetti dell'eroina variano notevolmente secondo la quantità di eroina pura presente nella dose, le sostanze da taglio (inquinanti farmacologici) presenti nella miscela assunta, la via di assunzione e il ritmo con cui viene assorbita dall'organismo. Non bisogna dimenticare anche che l'eroina da strada è ricca di batteri e virus contaminanti ed infettanti, dovuti sia alla modalità di preparazione, ai tagli, alle condizioni settiche di somministra­zione, per cui si aggiunge il rischio di iniettare germi patogeni nell'organi­smo: l'epatite B, ad esempio, è assai comune tra i tossicomani, che rappre­sentano anche una categoria a rischio per l'AIDS. Tenuto conto di tutto questo, più che ricordare un elenco di sintomi che non hanno nulla di specifico e la cui intensità può essere tanto variabile da renderli scarsa­mente significativi, è più opportuno parlare del comportamento dell'eroi­nomane.
In chi diventa consumatore di eroina inizia un processo patologico che, all'instaurarsi della dipendenza, sfocia in una vera e propria malattia (ma­lattia da eroina). L'eroina diventa progressivamente il perno intorno al quale ruota tutta l'esistenza del consumatore, senza il quale si sente per­duto. Tutto il futuro di un eroinomane è il prossimo "buco". E quando questo si realizza, il futuro si allunga fino al buco che segue e l'universo si riduce all'eroina della dose successiva.


Cocaina
La cocaina è un alcaloide che si ricava dalle foglie dell'arbusto Erythroxylon coca, originario delle regioni andine di Perù, Cile e Bolivia. Gli indios di quelle regioni usano masticare dei boli formati da foglie di coca, calce o cenere, per attenuare i sintomi della fame o della fatica. Considerata in passato droga "da ricchi" per il suo costo, la cocaina è ora ampiamente diffusa in tutti gli strati sociali, tendendo addirittura a soppiantare l'eroina nelle preferenze dei tossicomani, anche a causa della falsa convinzione che il suo uso non comporti alcun pericolo. La cocaina causa uno stato di ebrezza euforica, offre sensazioni di energia fisica e intellettuale, causa allucinazioni e talvolta delirio. L'intossicazione cronica comporta però un rapido deterioramento psicofisico, che in molti casi rende il cocainomane pericoloso per sé stesso e per gli altri.


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