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Messaggio N° 1605
01/08/2005 - 10:38:38

I giovani e il fumo: un rapporto assiduo ma rischioso

Tante volte sentiamo parlare di storie di persone, per la maggior parte ragazzi e ragazze giovani, che per vari motivi (disagio, problemi famigliari, o anche semplice curiosità…) finiscono nel giro della droga o del fumo. Di recente, vagando per le stanze della nostra chat, ho conosciuto un ragazzo che ha vissuto in prima persona questa esperienza. Mi ha raccontato la sua storia perché vuole farla conoscere con lo scopo di persuadere molti suoi coetanei (e non) a non iniziare la strada che ha abbandonato lui in tempo.


Mauro ha iniziato a fumare a 14 anni per gioco, infatti aveva fatto un favore ad un amico più grande di lui e per ricambiare costui gli ha offerto la prima "canna".
Dopo un po' il fumo diventa un'abitudine e questo avviene per due motivi principalmente: innanzitutto perché fumando lui poteva stare in compagnia dei ragazzi più grandi senza sentirsi a disagio; inoltre se si considera che vivere in un paesino di periferia per i giovani è sinonimo di mancanza di divertimenti, la sua compagnia si ritrova a passare interi pomeriggi a fumare.


Come ogni cosa il fumo ha un costo, quindi per pagarlo Mauro utilizza l'intera paghetta di 5 euro al giorno. Il padre di Mauro non sa nulla del nuovo "hobbie" del figlio, ma la madre lo scopre e si mostra abbastanza comprensiva limitandosi a fargli una predica sull'errore che stava commettendo. Tutti possiamo ben immaginare gli effetti della predica… Mauro continua a fumare come prima, ma per precauzione, ora prima di rientrare in casa si mette il collirio per evitare di mostrarsi alla madre con gli occhi troppo rossi. Naturalmente non ci si può limitare alle canne, così quando ci si reca alle feste o ai rave-party si consumano anche pasticche o cocaina. A queste feste solitamente partecipano una ventina di persone dai 14 ai 30 anni circa, si ascolta musica elettronica trasmessa a volume fortissimo, si balla, si beve, si chiacchiera e ci si impasticca.


Quando si è agli inizi, dopo aver fumato di solito ci si sente allegri, si agisce senza riflettere, si è istintivi, si parla senza pensare. Dopo le canne Mauro vuole provare altre cose più forti, la prima pasticca gli viene regalata dagli amici in occasione del 16° compleanno. Con quelle dice di provare un senso di pace, ha la sensazione di poter fare tutto ciò che vuole, avendo una marcia in più sia nella mente che nelle gambe.


Ad un tratto Mauro si accorge che qualcosa cambia in lui, o meglio, cambiano le sensazioni che prova dopo aver fumato; inizia ad aver paura di non riuscire più a tornare ad essere quello di tutti i giorni, o addirittura ad aver paura di morire a causa del fumo e della droga. Dopo 4 anni dalla prima "canna" arriva al punto di doversi guardare allo specchio per capire che era lui stesso. Da quel momento Mauro evita sia le pasticche che le fumate in compagnia perché sa che poi si sarebbe sentito male; inizia a preoccuparsi seriamente, parla con tutti gli amici e con la fidanzata di questa cosa, e alla madre dice di esser convinto di avere un tumore al cervello (dagli esami poi risulterà che è tutto regolare e che non vi è alcuna malattia). Le reazioni sono diverse: la madre è contenta perché il figlio sta decidendo di smettere, gli amici invece non lo capiscono. Essi credono che si sta lasciando influenzare dai genitori, vogliono che riprende a fumare con loro e continuano a offrirgli canne. Mauro però non vuole più frequentarli, si accorge che la vita è troppo bella per essere bruciata così, stando a fumare in casa o nei boschi per non essere colti sul fatto dalla polizia. Inizia a sentire il bisogno di contatti umani, uscire, stare con le ragazze…, chiude con ogni tipo di droga.


Ripensando al passato Mauro è convinto di aver fatto delle belle esperienze che non vuole cancellare. La cosa più bella secondo lui è il senso di fratellanza che si prova verso gli amici quando si fuma, ovviamente questo senso non si prova solo fumando, il fumo aiuta solo ad essere più spigliati, socievoli e senza inibizioni. Mauro infatti è convinto tutt'ora che lo sbaglio non è entrare nel giro del fumo, ma è nel non uscirci mai.


Per concludere ecco le sue parole: " Spero che la mia esperienza possa servire per far cambiare idea a qualcuno, o perlomeno far capire che il non saper come passare i pomeriggi in un triste paesello di periferia, non deve essere la causa che conduce a fare esperienze rischiose".


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Articolo pubblicato da: massiottantadue

Inviato da: Blog_Magazine Commenti: 0



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