Molte note multinazionali non sono solo i marchi più venduti al mondo, ma perfino le parole più globalmente note. Una ricchezza e una notorietà che sono pagate a caro prezzo, spesso a danno dei lavoratori, dell’ambiente e degli stessi consumatori. Lo sfruttamento delle persone più povere del pianeta, nonché i colossali danni all’ambiente che sempre più ci si stanno ritorcendo contro, dovrebbero suscitare indignazione. Eppure questi fatti sono abilmente celati da colossali e martellanti campagne pubblicitarie capaci di trasformare macchine del profitto in aziende amichevoli, accattivanti, perfino caritatevoli. Le più note e potenti multinazionali infatti hanno la loro buona fondazione che aiuta orfanelli nel mondo: quale migliore pubblicità, quale migliore modesto investimento per far fronte, nell’opinione pubblica che muove i denari, alle critiche mosse da associazioni di consumatori informati? Una delle multinazionali a cui si fa riferimento, è accusata in Colombia di violazione dei diritti umani per essere la mandante di 8 assassinii, oltre che di innumerevoli sequestri, false denuncie e intimidazioni nei confronti dei lavoratori. Si pensi che tra tutti i sindacalisti fatti fuori nel mondo, l’80% viene assassinato in Colombia. A partire dagli anni 90 il ricorso al terrore è finalizzato a espellere la popolazione da territori strategici ( risorse naturali, settore minerario, sfruttamento degli idrocarburi) e ad annientare qualsiasi forma di opposizione sociale a beneficio del profitto delle multinazionali. La politica delle multinazionali è di assumere meno personale possibile, ricorrendo al lavoro di ditte appaltatrici. A queste impone pessime condizioni. Ad esempio il salario dei lavoratori, in Colombia il 90% dei quali sono interinali, è pari a 80 euro al mese. Alla vigilia del campionato mondiale di Francia 98 il “Corriere della sera” ha rivelato che palloni distribuiti a scopo pubblicitario da una di queste multinazionali, erano cuciti a mano in India e Pakistan da bambini. Le foto di alcune bambine di 11 anni che incollavano e cucivano i palloni hanno fatto il giro del mondo. Promuovendo la vendita di bevande in lattina e plastica, le multinazionali contribuiscono alla produzione di migliaia di tonnellate di rifiuti e stimola il consumo di alluminio che ha conseguenze devastanti nei luoghi di estrazione. La produzione di una nota bevanda richiede inoltre molta acqua e il rilascio di sostanze inquinanti che finiscono poi nelle falde acquifere. Nel 2002 la popolazione di Plachimada è insorta perché gli impianti di una multinazionale stavano prosciugando i pozzi e contaminando le falde acquifere della zona, nel dicembre dell’anno successivo il tribunale locale ha intimato l’azienda di fermarne l’abuso nel prelievo dell’acqua; l’azienda ha prodotto scarti, poi rivenduti ai contadini come fertilizzanti, che i test hanno dichiarato tossici, l’azienda vi ha posto rimedio solo dopo che le agenzie governative le hanno ordinato di farlo, nel frattempo i contadini della zona, destinatari degli scarti, hanno subito danni a lungo termine per la salute, e nel novembre 2002 la Corte Suprema Indiana aveva condannato la stessa azienda per aver deturpato le rocce dell’Himalaya con scritte pubblicitarie che hanno compromesso l’eco sistema. E i danni alla salute del consumatore? Le bevande di produzione industriale per lo più contengono coloranti e conservanti, zucchero saccarioso, aromi “naturali” e questa dicitura in Italia significa artificiali, ecc. L’aspartame, sostanza utilizzata nei prodotti dietetici, può causare danni al cervello in particolare ai bambini, l’altro consumo di bevande gassate e zuccherate, indotto dalla pubblicità soprattutto negli adolescenti ma non solo, può favorire l’insorgere di diabete e obesità. E se vi siete detti non sta succedendo niente…. se avete preso per buone le "verità" della televisione….. convinti che fosse un gioco a cui avremmo giocato poco provate pure a credevi assolti siete lo stesso coinvolti. ( liberamente tratto da Canzone del maggio, De Andrè)
di: miladylady
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