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Messaggi del 29/03/2006

Messaggio N° 1804 29-03-2006 - 13:50

FORUM! Immensi muri virtuali

Dopo aver letto l'ennesima demonizzazione di internet, delle chat, dei forum, mi sono messa ragionare, se proprio noi che facciamo parte di questo mondo, non possiamo fare qualcosa, qualcosa di concreto con le nostre testimonianze, visto che abbiamo a disposizione un mezzo, il magazine per far sentire la nostra voce.

Le persone che frequentano le chat e i forum, non sono alieni che vivono su marte e da li si collegano, ma siamo io, te...siamo il mondo, le stesse persone che incrociamo ogni giorno per strada, quelle con cui lavoriamo, la società nel suo insieme, accanirsi contro un mezzo è forse più semplice che analizzare e ammettere che la nostra società vive un momento di degrado, di solitudine diffusa, di indifferenza quasi palpabile.

Nessuno racconta mai, che gli spazi come i forum, permettono alle persone di esprimere i propri pensieri, i propri sogni, di approfondire un interesse, nessuno racconta che alcuni forum di interesse sociale e umano ma non solo, aiutano effettivamente le persone, ad abbattere quei muri di solitudine dietro ai quali vivono, o li relega proprio la tanto osannata realtà, anche se poi cosa ci sta di più reale delle idee che si incontrano?


Un esempio piccolo, ma forse grandissimo, l'ho vissuto personalmente, io lavoro in una cooperativa sociale, che impiega persone diversamente abili non solo fisicamente ma anche mentalmente, donne e uomini che si trovano in comunità di recupero per svariati problemi.

In segreteria abbiamo una ragazza che soffre di problemi alimentari (anoressia) e più di una volta ha raccontato quanto fosse difficile per lei parlare di questa sua condizione. Non sapevo come fare per indicargli il forum che si occupa di questo, e ho iniziato a buttare mezze
parole, gli ho fatto vedere i forum gestiti da me ed è stata lei stessa a chiedermi di volerlo vedere.

Non sta ancora scrivendo, ma stamattina mi ha detto che legge tutti i giorni, che ora che deve lasciare la comunità per vivere da sola leggere l'aiuta ad avere più forza. Mi ha detto che presto scriverà anche lei...perchè si sente quasi pronta a partecipare.

Allora il demone dove sta? Sta nei forum o è in chi guarda da fuori e giudica, ma non si degna di salutare il suo vicino? O forse le idee che si incontrano fanno paura, la gente che vuole condividere qualcosa è sinergia, è forza,e forse fa più comodo una popolazione di persone silenziose che parlano con i loro pensieri.

Come quei ragazzi che scrivono sui muri "Dio c'è" noi siamo scrittori e pittori di graffiti, imbrattatori di muri virtuali, ma il grido silenzioso che lanciamo è " IO CI SONO...anzi CI SIAMO"

scritto da: sissunchi

Messaggio N° 1803 29-03-2006 - 10:44

Il libraio di Selinunte di Roberto Vecchioni


Nel regalarmi questa breve favola di Roberto Vecchioni, mia sorella mi ha scritto di non lasciarmi scoraggiare da qualche banalità che serpeggia tra le sue righe perché girata pagina c’è una sequenza di parole che restituisce alla memoria immagini “semplicemente” belle.

 “Il libraio di Selinunte” è proprio questo.

In una sessantina di pagine, Vecchioni ci racconta di un paesino siciliano spazzato spesso dal vento, che insieme a profumi tipici della macchia mediterranea (salvia, menta, olivo e rosmarino) reca anche un’atmosfera di quiete, di fatata immobilità del tempo, che fanno sembrare Selinunte “un angolo di mondo senza male”. La verità è invece diversa perché l’animo umano è spesso “indifferente, ipocrita ed egoista”.

E’ in questa atmosfera che compare, come portato dal vento tanta è leggera la sua figura, uno strano e buffo libraio che non vende libri ma li legge ad una platea inesistente. Questo finchè, pur nel proprio timore, un piccolo ascoltatore si lascerà affascinare da quella voce narrante che propone pagine di Pessoa, Manzoni, Sofocle, Tolstoj ed altri. 

Nicolino (il piccolo ascoltatore) sarà l’unico che “sopravvivrà” alla scomparsa delle parole (da intendersi anche come “memoria” e come “conoscenza”) da Selinunte, fatto che costringerà tutti a adottare forme nuove di comunicazione alla riscoperta di un’immaginazione tanto emarginata in precedenza.


Si può vivere senza parole? Sembrerebbe di no! Tuttavia nel registrare questa sentenza ognuno verrà invitato a farsi questa domanda e trovare una propria risposta. Una di queste risposte potrebbe anche essere il silenzio. 


Il silenzio non è poi tanto male. Dentro un silenzio spesso si nascondono milioni di parole e di intenzioni.


La verità è che siamo abituati alle parole. Questo è dovuto all'esigenza di appurare, di trovare conferme. Tante sensazioni che esprimiamo in linguaggio dovrebbero, invece, essere affidate alla comprensione altrui attraverso il silenzio. Le parole, infatti, spesso non sono solo inutili ma anche corrotte. Siamo noi uomini che le abbiamo rese tali. Siamo noi uomini che abbiamo sublimato la menzogna. Noi uomini che abbiamo imparato a mentire anche nei gesti.


Nel silenzio si nasconde una possibile verità. Come la verità, del resto, il silenzio non è mai univoco. Non si tratta, però, di un baluardo di ambiguità. Ambigua può essere solo l'interpretazione altrui. L'interpretazione è tuttavia una consapevolezza personale. Non si dovrebbe mai provare ad interpretare gli altri.


E’ opportuno non fare del silenzio una via di fuga (come spesso si usa fare anche con l’uso smodato delle parole) e provare a renderlo un "puro" mezzo di comunicazione, perchè il silenzio ha una sua purezza che nulla può sporcare. Vecchioni non me ne vorrà se pur apprezzando la sua favola e riconoscendo il valore della parola, attribuisco un profondo valore nel silenzio che, come cantavano ad un San Remo gli "Aeroplani Italiani", è d'oro.


Un libro da non perdere, dalla penna di un immenso cantautore italiano.


Welch

 


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