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Messaggi del 14/04/2006

Messaggio N° 1816 14-04-2006 - 16:19

Femminismo



“ Per quanto riguarda l’aborto, ritengo anch’io che non si tratti né di una bandiera, né di una conquista. (…) Una sconfitta storica, bruciante e terribile che si esprime in un gesto brutale contro se stesse e il figlio che è stato concepito.E’ un progetto di vita che s’interrompe.”
(Dacia Maraini-“HO SOGNATO UN STAZIONE conversazione con Paolo Di Paolo”-Editori Laterza)

Dacia Maraini, per chi non lo sapesse, è una figura di spicco del femminismo, da sempre tesa, nella vita e nelle opere, verso l’affermazione della donna nella società e la rottura di quella “sudditanza civile e politica che durava da secoli”(v.s.). Nella vita e nelle opere concepisce una donna mai come “un uomo con la gonna”, ma sempre ne esalta la globalità fatta di raffinata istintività, vivace intelletto, caparbietà, competitività e, a volte, rabbia.
Detto questo, è stata per me una bella scoperta vedere come questa sorta di”suffragetta letterata” si pronunci in maniera così dura riguardo la legge sull’ aborto, da sempre considerata una vittoria del movimento femminista e la cui disamina, avvenuta negli ultimi tempi, ha sollevato nugoli di femmine indignate a difesa di ciò che definirebbero un diritto, un fondamento della libertà individuale.
Ma ancor più gratificante è stato comprendere come un ideologia, qualora venga innestata in un “cervello pensante”, possa essere accolta ed acquisita in maniera critica: analizzata fino a discernere gli aspetti validi, fondamento della liceità di una dottrina, da quelli fallaci, segno di decadimento morale o culturale della teoria stessa.

Non condivido l’ideale femminista (non so nemmeno se ad oggi ancora questo termine possa avere un senso), è ovvio che trovo giusto il fatto che ad un certo punto della nostra storia dovessero venir riconosciuti alcuni diritti fondamentali , e che il divario sociale tra i sessi dovesse essere colmato. Ma non posso approvare quel senso di rabbiosa rivalsa che impregna tutto il percorso storico del movimento e che ,se aveva ragione d’essere agli albori,quando il cosiddetto sesso debole si doveva effettivamente riscattare da una posizione di inferiorità , è poi trascesa nel volgare e nel disdicevole. Si è venuta così a creare una figura di donna che, nel tentativo di equiparare i due sessi, nega i fondamenti della femminilità rinunciando così in nome della “lotta” a quelle che sono le sue armi più efficaci. Il nostro modo di pensare, di agire, di considerare le cose, proprio perché divergente da quello maschile, ci distingue e viene a rappresentare un punto di forza inappuntabile, perché porta ad affrontare la vita con una visione nuova e spesso meno superficiale. Non è né un caso né un luogo comune ( la storia ci insegna) che “ogni grande uomo avesse dietro una grande femmina”.

Quello che condanno del femminismo è proprio l’incapacità di mettere in luce una “Donna” prettamente tale e assolutamente in grado di primeggiare in ogni campo d’azione, proprio grazie a doti che le sono innate. Al contrario, dagli stravolgimenti degli anni 60 e 70 è venuto fuori un modello femminile plasmato su canoni maschili, abbrutito e carente di qualsivoglia virtù, ne è la prova proprio la legge sull’aborto, ignominia in uno stato civile e offesa al nostro imprescindibile ruolo di datrici di vita. Difendere la pratica dell’ interruzione di gravidanza vuol dire ledere i diritti della più debole delle creature, quella priva di parola e di opinioni, quella che secondo alcuni, blasfemi, è un semplice ammasso di cellule, ma che in realtà è un individuo, la cui unica disgrazia è di essere completamente in balia di chi lo porta in grembo. Non può essere considerata una vittoria. Per nessuno.

Penso che una effettiva equiparazione dei sessi sia difficilmente raggiungibile con queste premesse, e forse neanche auspicabile. L’uomo e la donna sono biologicamente diversi , non lo si può ignorare, differiscono per finalità, modalità, concezioni, attitudini. Il mondo sarà sempre in versione “mascolina” se non ci decideremo ad accettare ciò che ci distingue e a farlo valere. Ma non con slogan e cortei. Anche quelli, lasciamoli ai maschi, e sfruttiamo il nostro intelletto per trovare alternative. Dovremmo prendere esempio proprio da persone come Dacia Maraini, che nei suoi personaggi e nella sua esistenza ci dimostra più volte come si possa essere forti e risolutive senza dover eguagliare quell’ottusa necessità di predominio distintiva del maschio.

di: gb00053

Messaggio N° 1815 14-04-2006 - 16:05

V for Vendetta



Titolo e credits:

V per Vendetta (V for Vendetta) 2006 - Regia: James McTeigue. Interpreti: Hugo Weaving, Natalie Portman, Stephen Fry, John Hurt. Dal fumetto omonimo di Alan Moore. Scritto e prodotto da Andy e Larry Wachowski.

Trama:

La Germania, vincitrice della II Guerra Mondiale, ha trasferito il suo credo politico alla Gran Bretagna, facendone una nazione nazista e spietata. V, misterioso vendicatore mascherato che prende a modello Guy Fawks (che, nel 1605, tentò di far saltare in aria la Camera dei Lords inglese), si oppone strenuamente al regime. Salvando la giovane Evey, la rende sua adepta. Ella proseguirà nell'impresa iniziata da V.

Commento al film:

Diretto da James McTeigue, ma osservando bene, più dai Wachowsky Brothers (quelli di Matrix, per chi non lo ricordasse) e interpretato da Hugo Weaving (il gelido Mr.Smith sempre da Matrix), V for Vendetta è un film totalmente atipico se confrontato con altre pellicole dedicate a più o meno conosciuti supereroi.

V, eroe celato dietro una maschera e un abbigliamento ripresi dallo stile di Guy Fawks, coltiva il desiderio di rendere di nuovo libera la Gran Bretagna, che i nazisti hanno politicamente colonizzato alla fine della II Guerra. Egli si ispira ai grandi ideali del passato (Fawks per primo), guardando a ciclo pressochè continuo "Il conte di Montecristo" film del '34 di R.V.Lee con Robert Donat come protagonista; ne conosce a memoria le battute e si commuove immancabilmente al finale (scopriremo in seguito anche perchè il personaggio di Montecristo lo ispiri tanto..). Potrebbe sembrare un eroe di mezza tacca, un illuso della democrazia, ma....bhe, V non è assolutamente così. Meno "ingombrante" (e, di sicuro, meno american-style) di Superman, di Batman, di Capitan America o altri, V è una sorta di estremista liberale che si esprime con frasi leggiadre prese da Shakespeare, poeti e pensatori. Questo fa di lui una sorta di finissimo affabulatore, che porta strenuamente avanti la propria crociata contro l'oppressione del popolo.

E' un finissimo spadaccino, usa i coltelli come fossero penne da inchiostro, facendo strage di nemici. Ma non si limita all'azione fisica: diffondendo via etere musica e parole, incita il popolo alla rivolta, non pretendendo di essere il solo artefice della liberazione.

Nella sua dìimora-cripta segreta, accumula tesori d'Arte di ogni genere (quei tesori che il governo oppressore considera "immorali" e quindi da distruggere), fra i quali spicca uno stupendo Van Eyck, ma anche la locandina di "White Heat", noir di culto diretto da Raoul Walsh nel '49.

Gradualmente, V ci coinvolge nella sua lotta, votandoci ai suoi ideali (violenti ma, per così dire, "necessari"), "coadiuvato" (involotariamente) in questo dalla spietata ferocia del dittatore Sutler (uno strepitoso John Hurt, che si ispira, in parte, al ruolo che fu di Richard Burton in "1984"), fino al fantasmagorico e pirotecnico finale.

V non ci mostrera' mai il volto (a discapito del suo interprete, che si vede costretto a fondare tutto sulla dialettica), bensì sarà il popolo ad assumerne le sembianze.

Osannato o denigrato a morte dalla critica, V for Vendetta è invece (e semplicemente) un bel film che punta soprattutto sull'interpretazione degli attori (in special modo su quelli "secondari", che hanno le facce e la superba maestria, oltre che del succitato Hurt, di Stephen Fry, Sinead Cusack, John Standing, fra i più noti), più che su centinaia di duelli ed effettoni a go-go (tranquilli, è pur sempre un Wachowski-film...)

Non commento ulteriormente la presenza di Natalie Portman, pur discreta (specialmente in bellezza) per il semplice fatto di essere ancora traumatizzata dalla sua interpretazione della Regina Padme in Star Wars. Il complesso personaggio di Evey, a mio giudizio (specialmente nelle scene della sua"indottrinazione"), richiedeva una interprete di maggior spessore (ricerca che, ai tempi attuali, non è impresa di poco conto...)

di: LaPanceraRosa

Messaggio N° 1814 14-04-2006 - 16:00

L'innamoramento

Lui appoggiato su un lato della macchina stretto in un paio di jeans che fanno notare un sedere da urlo, io appiccicata a lui in preda a una sensazione di inebriatezza che mi rende leggera come una piuma, le mie labbra che hanno sete del suo calore , sentire le sue mani appoggiate sopra le mie natiche che mi attirano a lui mi fanno impazzire. E’ tardi, devo rientrare, anzi sono decisamente molto in ritardo ma “non me ne può fregar de meno”, cosa mi sta succedendo, non riesco a staccarmi da lui , c’è qualcosa che non avevo mai sentito prima che mi tiene incatenata alle sue labbra. Finalmente ragiono per un attimo e mi stacco a malincuore dal suo corpo, faccio qualche passo e noto un qualcosa di strano, sto volando…


Sto guidando la mia auto in preda a una rabbia sorda che mi martella dentro e mi sembra di scoppiare, finalmente sono davanti a casa sua, entro senza farmi vedere, la soddisfazione di fargli una sgradita sorpresa non me la può togliere nessuno, voglio riprendere le mie cose e non lasciargli nulla che gli possa ricordare un dolce momento vissuto assieme, non se lo merita proprio. Apro la porta e me lo trovo di fronte, lui è attonito, non sa come reagire, noto in lui un atteggiamento d’attesa, come se aspettasse un mio gesto per capire l’atteggiamento da tenere, io naturalmente non lascio dubbi, mi faccio strada dopo averlo informato che sono venuta a riprendere le mie cose, l’offesa che ho dovuto subire mi ha ferito profondamente e ho rotto il rapporto in modo definitivo. Dopo vari screzi e addirittura un paio di ceffoni e calci dati in momenti molto concitati e nervosi ci avviciniamo per osservare le foto che lui custodisce ancora nel suo cellulare e che io sono determinata a fargli cancellare ma malgrado la situazione drammatica succede qualcosa di molto strano e inspiegabile: avvicino la mia spalla alla sua, inclino la mia testa vicino alla sua per osservare il piccolo monitor del cellulare e comincio a sentire dentro una sensazione di formicolio che cerco prontamente di controllare e ignorare, visto che l’operazione richiedeva più tempo del previsto lui mi chiede di sederci quindi ci avviamo verso la cucina dove lui siede a capotavola e io al lato vicino. Siamo vicini, ancora più di prima, la sua gamba tocca la mia e noto sbigottita che provo un piacere inebriante, sento prepotentemente il magnetismo che il suo corpo esercita sul mio, sentire il suo fiato mi manda leggermente in estasi e si sta facendo strada dentro di me un formicolio misto a tremore incontrollabile, la mia mente lo vuole prendere a sberle… il mio corpo lo desidera con tutta la passione di cui sono capace.


Questi sono solo due esempi di cosa sia capace madre natura. Perché l’istinto ha sempre la prerogativa sulla ragione? Sono stati fatti studi approfonditi e ne è risultato che l’animale che c’è in noi non conosce regole, ognuno di noi ha un proprio “odore” impercettibile, quando sentiamo parlare di sensazioni a pelle, si intende proprio questo, ognuno di noi ha i propri gusti, ma non solo visivi, le sensazioni che una persona più di un’altra ci da sono dettate proprio dal nostro corpo che sente quella che dovrebbe essere la sua dolce metà. E’ proprio il caso di dire “ AL CUORE NON SI COMANDA”. Chi ha avuto un’ingegnosità così intelligente nel renderci così impotenti per la sopravvivenza della specie?

di: stella112


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