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A proposito dei “Project” riguardanti il lungomare. Si rinnova il dibattito sui progetti che riguardano la marina, come sempre a condurre le danze sono le lobby interessate all’affare che protestano difronte all’eventualità che i progetti presentati non abbiano seguito. Il potere amministrativo sembra temporeggiare, forse percepisce un cambiamento nei sentimenti della popolazione riguardanti le grandi opere finanziate dai privati. Come prima osservazione occorre dire che il metodo del cosiddetto “project financing” porta ad un conflitto palese fra interesse pubblico e privato, per cui i termini della decisione diventano oggettivamente opachi. Infatti la Pubblica Amministrazione si trova davanti al solita alternativa: o si fanno questi investimenti o “ noi ce ne andiamo”. Ma da un metodo errato non può che sfociare un progetto errato. Si vuole costruire un simbolo ex novo per la città e questo dovrebbe essere con molte probabilità un grattacielo bitorzoluto che dovrebbe fungere, secondo le aspettative, da grande attrazione mediatica per la città. Per smontare questa pretesa che nasce invece da esigenze speculative (dato che con i proventi della vendita degli appartamenti si dovranno ripagare l’intervento complessivo) basta rileggere l’intervista del grande architetto Daniel Libenskind su “La Repubblica” di domenica 6 febbraio:”… l’icona nasce da un percorso profondo, da basi forti, non può essere semplicemente inventata come un’astrazione . Deve essere reale, inserita nella storia , nel tempo e nello spazio, nella luce , nella proporzione, e poi se sei fortunato viene fuori il simbolo, qualcosa che avrà risonanza nell’immaginario e nel futuro”. Ci troviamo invece in una situazione diametralmente opposta. Si produrrà, per la spinta di esigenze per lo più economiche, una simbologia degradata fatta di immagini obsolete prima ancora di venire alla luce; una immagine che rimanda ad una ulteriore cementificazione della nostra marina già così provata. Certo ogni città ha bisogno di simboli per potersi identificare e questo di solito si concretizza in una grande operazione urbanistica. Non c’è chi non veda che il lungomare ha bisogno di tutto questo, ma per farlo come afferma Libenskid ci vogliono idee e sentimenti, capacità di ascolto da parte di chi è chiamato a rappresentarci e molta partecipazione dei cittadini (i veri destinatari). La disponibilità di milioni di euro non è sufficiente. Lidano Arcangeli

Pero' guardacaso dove si è proceduto speditamente nello stesso modo (vedi darsena) tutta l'area è stata riqualificata. Invece di farsi tante seghe mentali bisogna procedere a tutti i project.