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Arrestato Nisticò, ex gestore del Peter Pan di Riccione

L'ex gestore del Peter Pan di Riccione, Gianni Nisticò è stato arrestato per traffico di cocaina, nell'inchiesta che aveva portato in carcere altri 14 personaggi delle notte, tra imprenditori e ristoratori della Perla Verde. Nisticò è considerato uno dei principali reponsabili del traffico di sostanze dalla Puglia alla riviera riminese - All'appello mancava solo lui, Giovanni Nisticò, ex proprietario del Peter Pan, storico animatore delle notti in riviera. I carabinieri del Ros di Bologna l’hanno arrestato l’altra mattina, all’aeroporto di Bologna, appena sceso da un volo proveniente dall’Ungheria, per trasferirlo nel carcere della Dozza. L’accusa è quella che il 20 novembre scorso ha fatto scattare le manette ai polsi di ristoratori e camerieri riccionesi: detenzione e spaccio di cocaina.



Una marea di droga riversata sulle discoteche della costa dalla criminalità pugliese, più precisamente dal clan ‘Coletta-Ridente’, attivo nel quartiere Libertà di Bari e che,secondo gli investigatori, aveva messo solide radici anche qui. E per gli inquirenti, proprio il locale all’epoca (nel 2003) gestito da Nisticò (a sua volta consumatore), era uno dei centri privilegiati dello smercio di quella cocaina che andava a ‘caricare’ i cultori della notte ad oltranza.



Un padrone che viaggiava in ‘tandem’ con uno dei suoi collaboratori-animatori più gettonati, quel Nicola Chieti, meglio conosciuto come ‘Nicolas’, anche lui finito in carcere. Il quale ha già ammesso di essere stato un consumatore di cocaina, ma che ha giurato di avere rifornito soltanto gli amici e i vip che gravitavano intorno al locale, e ai quali non si poteva dire di no.



Altro personaggio chiave, Tommaso Lampugnano, 31 anni, originario di Barletta e gestore del ‘Revolution’, di viale Dante. L’unico del gruppo che davanti al giudice per le indagini preliminari, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il suo ristorante, dicono, era il vero centro smistamento della cocaina destinata dai pugliesi alla riviera riminese.



Nell’appartamento sopra il locale, nel novembre del 2006, era stato arrestato Alberto Guarino (altro protagonista dell’inchiesta), con 5 chili di cocaina e 200 grammi di hashish. Insieme a Lampugnano, sono finiti in carcere anche due dei suoi dipendenti, Valerio Tota e Giuseppe Alfonso, entrambi baresi. Gli unici ai quali erano stati concessi invece gli arresti domiciliari, erano stati Erio Spadoni, il morcianese titolare del ristorante-pizzeria ‘Tattoo’, di via Bellini, e il suo cameriere, Sabino Franco.



Secondo l’accusa, erano loro due a rifornire ‘Nicolas’, attraverso ordinazioni all’alba di pizza e vino che gli venivano recapitati a domicilio. Per i carabinieri, erano solo parole in codice. Per Spadoni e Franco, invece, esattamente quello che sembravano. Davanti al giudice, entrambi hanno respinto ogni accusa, sostenendo che davvero si limitavano a fornire pizza a domicilio, senza aggiunta di alcunchè.



Quella che i Ros battezzarono poi ‘Operazione Pistoia 2’, aveva preso le mosse dalle indagini sulla latitanza del capo mafia Bernardo Provenzano. Al centro di tutto, un pentito palermitano che aveva svelato i legami che univa i mafiosi alla riviera. Lo stesso che accusa ‘Nicolas’ e Nisticò.

Alessandra Nanni DA iL RESTO DEL CARLINO DI RIMINI
p.s.
viene da chiedersi su quale clientela si basa la strategia della nuova gestione...