Creato da: franco_rovati il 03/03/2009
Come stiamo cambiando.

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"La democrazia è cancerogena e gli uffici sono il suo cancro"

W. Burroughs

"La parola 'democrazia' mi destava una insofferenza fisica, come l'odore stantio dei vecchi cassetti; sentivo nell'aria un odore di muffa, di umida miseria, un odore di cavoli lessi nelle scale della nuova società come in certe vecchie portinerie, un odore di farisei."

Leo Longanesi

“[An upside down flag is] an international distress signal. It means ‘we’re in a whole lot of trouble, so come save our ass b’cause we don’t have a prayer in hell of saving ourselves.’” - Sgt Hank Deerfield, from In the Valley of Elah.

 

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Baranzini: “Siamo tornati indietro di tre o quattro anni”

Post n°32 pubblicato il 07 Aprile 2009 da franco_rovati
 
Tag: crisi

MAURO BARANZINI Docente, economista, decano della Facoltà di scienze economiche all'Usi

“Non finirà presto, o meglio non durerà nove mesi come tanti hanno previsto. Almeno questa è la mia previsione”. Il professor Mauro Baranzini, decano e docente della facoltà di Scienze economiche dell’Usi, smorza gli entusiasmi: “Questa è una brutta crisi e in Ticino la sua faccia vera non l’abbiano ancora vista. Rischiamo di tornare indietro di tre-quattro anni? “Se continua così...”.

Perché questo pessimismo? “Non sono pessimista, sono realista. Parlo con i colleghi di altre università e registro i dati. Per esempio, mi ha recentemente impressionato quello delle esportazioni in Giappone: meno 59%. È indicativo”.

Molti suoi colleghi tuttavia fissano una data: giugno 2009. Da qui, anche in Ticino, dovrebbe partire una inversione di tendenza. È d’accordo? “Io non ci credo. E poi cosa vuol dire inversione di tendenza? Che si ridurrà il numero di disoccupati, che si creeranno nuovi posti, che il Pil riprenderà a salire? Magari potrebbe anche capitare che uno di questi indicatori segni un segno più, ma se gli altri resteranno negativi la ripresa non partirà affatto”.

In che fase siamo della crisi? “Quasi a metà strada. In Ticino s’è fatta sentire meno perché qui tutto arriva in ritardo rispetto alla Svizzera, dove tutto arriva in ritardo rispetto all’Europa e dove tutto arriva in ritardo rispetto agli Stati Uniti”.

Però molti settori stanno tenendo, almeno qui in Ticino. Non crede? “La nostra è una piccola economia ben organizzata. Ciò ci sta consentendo di tenere posizioni”.

Molte imprese negli scorsi anni hanno segnato utili importanti, in una situazione di difficoltà partono in vantaggio? “Sicuro. Chi ha riserve può nuotare in apnea”.

Chi vede meglio e chi peggio? “Vedo in pericolo le imprese legate alle esportazioni, e sono tante. Penso al settore metalmeccanico, alla meccanica di precisione (guardiamo a cosa è successo alla Agie), a quello della componentistica d’auto che vivono di riflesso la crisi”.

Chi va meglio? “Beh, intanto l’edilizia che ha ancora riserve di lavoro. Poi la farmaceutica e il settore delle biotecnologie, la scuola e la formazione. Senza dimenticare i servizi pubblici. Insomma, tutti quelli non legati strettamente alle esportazioni”.

Un primo bilancio della crisi e una proiezione sino a giugno? “Si potrebbe arrivare a 12 mila disoccupati, la disoccupazione segue l’evoluzione congiunturale (ndr. ma le stime del Cantone sono inferiori) Poi, bisognerà rimboccarsi le maniche e ripartire appena sarà passata la bufera”.

Fonte: caffe.ch

 
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