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Post n°1097 pubblicato il 25 Giugno 2016 da blogtecaolivelli
Scavi archeologici di Pompei Flag of UNESCO.svg Bene protetto dall'UNESCO Il sito di Pompei, che nel primo decennio del nuovo millennio è stato visitato costantemente da oltre due milioni di persone all'anno, è risultato essere nel 2014 il secondo sito italiano per numero di visitatori, con 2.621.803 persone e un introito lordo totale di 21.076.994,55 Euro (preceduto solamente dal sistema museale che comprende Colosseo, Foro Romano e Palatino). Nel 1997, per preservarne l'integrità e sottolinearne l'importanza, le rovine, gestite oggi dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia, insieme a quelle di Ercolano ed Oplonti, sono entrate a far parte della lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Pompei antica. Cenni sugli scavi archeologici Litografia degli scavi nel 1850 Con il ritorno dei Borbone a Napoli, gli scavi vissero un periodo di stasi: se si esclude Francesco I, con Ferdinando II e Francesco II, le rovine furono usate soltanto come posto da far visitare agli ospiti di corte. A seguito dell'unità d'Italia e soprattutto grazie a maggiori disponibilità economiche, sotto la guida di Giuseppe Fiorelli, si assistette ad una veloce ripresa delle indagini, in modo ordinato, con la prima divisione della città in regiones ed insulae; nel 1863 venne introdotta la tecnica dei calchi, mentre, tra il 1870 ed il 1885, fu redatta la prima mappa dell'intera area pompeiana. Durante il XX secolo, con Vittorio Spinazzola prima e Amedeo Maiuri dopo, furono completati la maggior parte degli scavi nei pressi di Porta Ercolano, della zona meridionale della città e di Villa dei Misteri, mentre si intrapresero importanti sessioni d'indagine lungo Via dell'Abbondanza. A partire dagli anni sessanta si resero necessari lavori di restauro per gli edifici esistenti, che hanno di molto rallentato nuovi scavi, anche a causa di problemi di natura economica. Nel 1980 il sito fu gravemente danneggiato dal violento terremoto dell'Irpinia. Tra gli anni novanta e gli anni '10 del nuovo millennio, i nuovi scavi si concentrarono nella zona della IX regio, anche se molti fondi furono dirottati sulla conservazione ed il restauro dei monumenti già scavati; nel 1997 l'area archeologica entrò a far parte del patrimonio dell'umanità dell'UNESCO. A seguito della mancanza di un piano di restauro dell'intero sito, accentuato dal crollo della Casa dei Gladiatori nel 2010, l'Unione europea stanziò un finanziamento per la salvaguardia degli scavi: tuttavia, durante lo svolgimento dei lavori di ristrutturazione, che presero il nome di "Grande Progetto Pompei", si verificarono altri crolli, riguardanti per lo più parti di muratura, travature dei tetti o pezzi di intonaco. Ville Mosaico proveniente dalla Villa di Cicerone La Villa dei Misteri è situata poco fuori porta Ercolano e la sua costruzione risale al II secolo a.C.: fu esplorata tra il 1909 ed il 1910 ed in seguito tra il 1929 ed il 1930; deve il suo nome ad una serie di affreschi presenti nel triclinio, con figure a grandezza naturale, tecnica chiamata megalographia, che rappresentano o uno spettacolo di mimi, o momenti di un rito, oppure i preparativi per un matrimonio. La villa, a due piani, presentava sia ambienti rustici, come il forno, le cucine ed il torchio, sia residenziali, come l'atrio, una veranda ed il quartiere termale.
La Villa Imperiale si trova invece nei pressi di porta Marina e fu scoperta nel 1943: si tratta di una grossa struttura, costruita abusivamente alla fine del I secolo a.C., nei pressi del tempio di Venere: fu notevolmente danneggiata dal terremoto del 62 e in seguito restaurata. La costruzione è preceduta da un lungo portico, ricco di edicole, lungo circa 90 metri, mentre il triclinio è il più grande rinvenuto a Pompei e presenta dei cicli pittorici in quarto stile, anche se non mancano esempi di pittura in terzo stile, che gli artisti mantennero durante i lavori di ristrutturazione. La Villa di Giulia Felice, situata nei pressi di Porta Sarno, fu esplorata tra il 1755 e il 1757 e poi nuovamente tra il 1953 e il 1953. La casa, che a seguito del terremoto del 62 fu data in parte in affitto, è formata da un doppio atrio, un peristilio con al centro una peschiera ed un altare dedicato ad Iside ed un triclinio che aveva la funzione di grotta, dalla quale sgorgava acqua che attraverso un sistema di cascate terminava nell'ampio giardino. Di altre ville si conosce l'esistenza perché esplorate durante il periodo borbonico, per essere depredate degli oggetti e pitture, o ritrovate accidentalmente, ma poi successivamente riseppellite: sono di esempio la Villa di Cicerone, la Villa di Titus Siminius Stephanus e l'Edifizio dei Triclini. La Villa di Cicerone, posta poco fuori porta Ercolano, fu scavata nel 1763 e vennero recuperati diversi affreschi e due mosaici, realizzati da Dioskourides di Samo, in opus vermiculatum; la Villa di Titus Siminius Stephanus, nei pressi di porta Vesuvio, restituì il mosaico raffigurante l'Accademia di Platone; l'Edificio dei Tricilini, scoperto in località Moregine nel 2000, a quasi un chilometro da porta Stabia, durante i lavori di ampliamento dell'autostrada Napoli - Salerno, era caratterizzato da tre triclini ed un ampio peristilio con giardino e piscina. Case L'impluvium della Casa del Fauno La Casa del Citarista, dal nome di statua raffigurante Apollo Citarista, deve il suo aspetto attuale al I secolo a.C., a seguito di numerose ristrutturazioni, frutto delle aggiunte di altre piccole case circostanti: di proprietà dei Popidii, come testimoniato da insegne elettorali, presenta due peristili con sculture di animali in bronzo, ambienti termali ed un'area commerciale adibita a panificio, pasticceria e taverna.La Casa del Menandro, di proprietà dei Poppaei, risale al III secolo a.C. ed ha subito poi numerosi rifacimenti che hanno incentrato la costruzione attorno al peristilio: presenta un atrio tuscanico con pitture in quarto stile, un salone con la raffigurazione umoristica delle nozze di Ippodamia ed un mosaico rappresentate scene nilotiche ed un quartiere termale con il calidarium adornato con mosaico con scene di animali marini.La Casa di Ottavio Quartione, che deve il nome al proprietario di cui è stato ritrovato il sigillo, è anche chiamata di Loreio Tiburtino e fu costruita nel II secolo a.C. e successivamente ampliata, soprattutto a seguito del terremoto del 62: la maggior parte della struttura si sviluppa attorno all'atrio; di notevole interesse è il sistema di vasche: quella superiore era decorata con statue di divinità egizie, mentre quella inferiore, che attraversa il giardino, è divisa in tre scomparti, probabilmente per ospitare pesci; tra la vasca superiore e quella inferiore era posto il sacello. L'atrio della Casa di Pansa La Casa del Fauno risale al II secolo a.C. anche se fu notevolmente ampliata nel secolo successivo: ha una superficie di circa tremila metri quadrati ed è così denominata per il ritrovamento di una statua in bronzo raffigurante un fauno, al centro dell'impluvium. Sicuramente una delle maggiori dimore di Pompei, ha due giardini con peristilio e due atri ed era decorata con affreschi in primo stile e pavimentata con mosaici, tra cui quello dell'esedra, raffigurante la battaglia tra Dario e Alessandro, oggi al museo archeologico nazionale di Napoli. La Casa dei Vettii deve il suo nome alla famiglia a cui apparteneva, i Vettii appunto, come testimoniato da diverse iscrizioni elettorali e sigilli: l'abitazione, imperniata intorno al peristilio, fu ristrutturata nel I secolo. All'ingresso è l'affresco di Priapo ed il larario mentre nella cucina sono state ritrovate numerose pentole; la maggior parte della casa presenta affreschi in quarto stile, con pannelli colorati nel caratteristico rosso pompeiano. La Casa del Centenario è così chiamata in quanto esplorata nel 1879 a diciotto secoli di distanza dall'eruzione del Vesuvio ed è una delle case più grandi di Pompei, frutto dell'unione di tre abitazioni: l'atrio è in stile tuscanico con pavimento a mosaico e pitture a soggetto teatrale, mentre il tablino dà l'accesso al peristilio porticato; al centro del giardino è la piscina, mentre sul fondo un piccolo ninfeo: la casa è dotata anche di un secondo quartiere più piccolo, con atrio centrale, circondato da stanze.La Casa dei Dioscuri fu costruita nell'ultima fase di Pompei e venne esplorata tra il 1828 ed il 1829: la costruzione presenta un atrio corinzio con dodici colonne in tufo e le pitture sono tutte in quarto stile, tra cui quella dei dioscuri Castore e Polluce; finemente decorato anche il peristilio con elementi architettonici e nature morte. Una casa adibita anche a taberna La Casa del Chirurgo è una delle più antiche di Pompei, risale infatti al III secolo a.C., anche se poi nel corso degli anni ha subito due grossi interventi di restauro ed è così chiamata per il ritrovamento di numerosi oggetti medici, come sonde e bisturi: i muri interni sono costruiti a opera a telaio, mentre le uniche opere decorative ancora presenti sono una serie di affreschi in un ambiente finestrato, nei pressi del giardino, in primo ed in quarto stile. La Casa del Forno risale al II secolo a.C. e fu ristrutturata a seguito del terremoto del 62: al momento dell'eruzione i lavori non erano ancora terminati; proprio a seguito dell'evento sismico, la zona residenziale fu spostata al piano superiore, mentre quello inferiore fu trasformato in panificio: è infatti presente il forno, le macine e la cucina. La casa presenta inoltre un giardino, dove era posta anche una stalla, nella quale fu probabilmente ritrovato lo scheletro di un mulo. La Casa del Poeta Tragico fu scavata tra il 1824 ed il 1825 ed ha delle dimensioni ridotte rispetto alle altre grandi case di Pompei: All'ingresso è collocato un mosaico che reca la scritta: |
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