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LA PERMACOLTURA NEL MONDO

Post n°1749 pubblicato il 28 Novembre 2018 da blogtecaolivelli

Stato attuale

Il metodo della permacoltura si è diffuso in tutto il mondo a partire dagli anni ottanta.
Ad oggi esiste più di una dozzina di libri e manuali che trattano di permacultura sulla base del lavoro originale di Mollison e Holmgren. Nonostante questo, non ci sono mai state sostanziali aggiunte o variazioni al metodo sviluppato alla fine degli anni settanta.
Nel 2002 si stima che siano state formate alla progettazione in permacoltura oltre 100000 persone in tutto il mondo. La formazione prevede generalmente un corso intensivo teorico/pratico di due settimane dove, oltre ai fondamenti comuni del metodo, vengono insegnate le tecniche più adatte agli ecosistemi locali
Nonostante questo la permacoltura fatica ancora ad avere una diffusione di massa. Holmgren afferma che i motivi sono principalmente da ricercarsi nel prevalere di una cultura scientifica del riduzionismo, e quindi un approccio cauto se non ostile a metodi di natura più olistica, nel dominio di una cultura del consumismo creata da una visione puramente economica della salute e del progresso e la paura da parte delle autorità politiche globali e locali di perdere la loro influenza e potere se la popolazione seguisse pratiche volte all'autosufficienza e all'autonomia locale.
La permacultura è stata la base su cui nei primi anni del 2000 Rob Hopkins ha basato il concetto di città di transizione.

Etica

Tutti i progetti di permacultura differiscono nelle tecniche adottate ma hanno in comune una base etica e delle linee guida comuni.

  • Cura della terra, ovvero riconoscere il valore dei sistemi naturali nella loro complessità. Gli interventi umani saranno quindi volti a non danneggiare o ripristinare gli equilibri ambientali. Secondo Holmgren il miglior modo per prendersi cura della terra è ridurre i propri consumi.
  • Cura degli esseri umani, anche se rappresentano una minima parte nella totalità dei sistemi viventi. Viene valutato di fondamentale importanza soddisfare bisogni fondamentali quali cibo, abitazione, istruzione, lavoro soddisfacente e rapporti sociali senza ricorso a pratiche distruttive su larga scala.
  • Limitando il consumo ai bisogni fondamentali è possibile condividere le risorse in eccesso in modo equo con tutti.

Principi

David Holmgren sintetizza i principi alla base della permacultura in dodici punti.

  1. Osserva e interagisci (la bellezza è negli occhi di chi guarda) Osservare il paesaggio e i processi naturali che lo trasformano è fondamentale per ottimizzare l'efficienza di un intervento umano e minimizzare l'uso di risorse non rinnovabili e tecnologia. L'osservazione deve essere accompagnata dall'interazione personale.
  2. Raccogli e conserva l'energia (prepara il fieno finché c'è il sole) Raccogliere e conservare l'energia è alla base di tutte le culture umane e non. Per energia si intende tutto ciò che può essere immagazzinato e/o mantenuto in buono stato e che è fondamentale per la sopravvivenza di una comunità/cultura. Esempi: cibo, alberi, semi.
  3. Assicurati un raccolto (non si può lavorare a stomaco vuoto) Assicurarsi che ogni elemento del progetto porti una ricompensa utile.
  4. Applica l'autoregolazione e accetta il feedback (i peccati dei padri ricadono sui figli fino alla settima generazione) Applicare l'autoregolazione per evitare che controllori di livello superiore siano costretti ad intervenire per riequilibrare una crescita incontrollata. Impara a riconoscere e accettare il feedback fornito dalla comunità o, più in generale, dalla natura.
  5. Usa e valorizza risorse e servizi rinnovabili (lascia che la natura faccia il suo corso) Gestire le risorse che si rinnovano e rigenerano in modo continuo senza un apporto esterno in modo che assicurino una continua resa. Allo stesso modo valorizzare i cosiddetti servizi rinnovabili, ovvero i servizi apportati da piante, animali, suolo e acqua senza che questi siano consumati nel processo.
  6. Non produrre rifiuti (Il risparmio è il miglior guadagno) (Un punto in tempo ne salva cento) Assicurarsi che i sistemi presenti nel progetto non producano niente che non sia utilizzabile e utile ad un altro sistema.
  7. Progetta dal modello al dettaglio (gli alberi non sono la foresta) Bisogna imparare a dare uno sguardo d'insieme prima d'immergersi nel dettaglio. Utilizzare soluzioni progettuali derivate da modelli osservati in natura.
  8. Integra invece di separare (molte mani rendono il lavoro più leggero) Integrare ogni elemento progettuale all'interno del sistema in modo che si sostenga a vicenda con gli altri elementi.
  9. Piccolo e lento è bello (più sono grandi e più fanno rumore cadendo) Sistemi piccoli e lenti sono più facili da mantenere di quelli grossi e veloci, fanno un miglior uso delle risorse e producono in maniera più sostenibile.
  10. Usa e valorizza la diversità (non mettere tutte le uova in una sola cesta) Valorizzare la diversità animale e vegetale. La diversità riduce i rischi derivanti dalla gran parte delle minacce: l'ammalarsi di una specie di pianta non è la fine del raccolto. Inoltre la diversità aiuta a beneficiare dell'unicità di ogni territorio.
  11. Usa e valorizza il margine (non pensare di essere sulla giusta traccia solo perché è un sentiero molto battuto) Progettare le forme delle zone di confine in modo da sfruttarne il più possibile le caratteristiche: il limite tra due sistemi diversi è il posto dove accadono le cose più interessanti. Queste zone sono spesso le più produttive in quanto possono utilizzare le caratteristiche di sistemi diversi. Un esempio dello sfruttamento dei margini è rappresentato dal sistema di canali argini "chinampa", utilizzato tradizionalmente in Messico e Thailandia.
  12. Reagisci ai cambiamenti e usali in modo creativo (bisogna vedere le cose non solo per come sono ma anche per come saranno) Sfruttare i cambiamenti a proprio favore; questo presuppone l'osservare attentamente i segni che li precedono e intervenire in tempo.
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