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Il poema del mio CID

Post n°1894 pubblicato il 05 Febbraio 2019 da blogtecaolivelli

fonte: Biblioteca Olivelli

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

è un poema epico anonimo risalente al 1140 circa ed è stato perIl Poema del mio Cid (in spagnolo Poema o Cantar de mio Cid)

molto tempo considerato impropriamente il primo documento

letterario in spagnolo.Racconta le gesta del condottiero Rodrigo

Díaz de Vivar, meglio conosciuto come El Cid. Fu diffuso da giullari 

e poeti erranti che si spostavano di luogo in luogo.

Il poema si conserva in un unico manoscritto del XIV secolo 

custodito attualmente a Madrid nella Biblioteca Nacional de España,

nel quale compare la data del 1207, che potrebbe essere quella del

manoscritto originale, e il nome di Per Abbat.

Ipotesi sull'origine

Le incertezze sull'identità del suo autore hanno dato vita ad

una vasta letteratura sulle origini del poema. Tra le varie ipotesi

succedutesi nel tempo si distinguono tre linee di pensiero

principali, di cui le prime due sono state avanzate in scritti

diversi da Ramón Menéndez Pidal, autore della prima edizione

critica del poema:

secondo la prima, la composizione risalirebbe a un periodo 

tra la fine del XII secolo e l'inizio del XIII per mano di un 

unico autore, forse un poeta colto, che potrebbe essere stato

un ecclesiastico originario della località di Burgos;

in base alla seconda, il Cantar sarebbe stato composto nel 

XII secolo da due anonimi giullari;

secondo i recenti studi di Dolores Oliver Pérez, il poema

risalirebbe al 1095 e sarebbe l'opera di propaganda politica

di un poeta ed esperto di diritto islamico,Abu l-Walid al-Waqqasi 

originario di Tolosa, appartenente alla corte valenciana.

Sul ruolo di Per Abbat si distinguono le ipotesi degli "individualisti",

secondo cui egli sarebbe l'autore originale del poema, e quelle dei

"neotradizionalisti", secondo cui sarebbe un semplice amanuense 

che ha copiato uno scritto dell'autore originale.

Tuttavia l'ipotesi ritenuta più probabile è che le gesta storiche

di Rodrigo Díaz de Vivar, soprannominato Cid Campeador nel

poema, e morto il 10 giugno del 1099, sarebbero state rielaborate

da giullari e poeti erranti tramutandosi in leggende, e che un primo

breve nucleo del poema si sia stato reso più corposo nel tempo

dalla tradizione orale fino a essere messo per iscritto nel 1207 da

Per Abbat, Nel Poema di Almería scritto tra il 1147 e il 1157,

si infatti parla di Rodrigo Díaz chiamandolo "Mio Cidi", il che

indica che già era vivo il racconto epico delle sue imprese.

Nel poema inoltre appare un verso, il 3726, che fa un riferimento

abbastanza preciso alla data della sua morte, parlando del giorno

"de Çinquaeesma", corrispondente alla fine di maggio: ciò ne fissa

con certezza l'origine a dopo il 1099.

Struttura e trama del poema

Il poema è composto da 3733 versi e manca di un foglio all'inizio e

di due fogli al centro. La trama si sviluppa attorno alle vicende del

Cid, al secolo Rodrigo Díaz de Vivar, un nobile castigliano che

conquistò Valencia nel 1094. È diviso in tre parti: l'esilio, le nozze

e l'oltraggio.

Il canto dell'esilio

«Il Cid volgeva il capo, lagrimando fortissimamente degli occhi,

e contemplava. Vide le porte delle sue case smantellate e gli usci

senza stanga e le pertiche da uccelli senza più falchi e astori di

muda e senza più le pelli e i manti per la caccia. E poiché aveva

un molto profondo dolore, il Cid sospirò.

"Il canto dell'esilio", dove sono raccontate le avventure dell'eroe

durante il periodo del suo esilio, in cui si ritrova obbligato ad

abbandonare la moglie e le figlie nel monastero di San Pedro per

dedicarsi alla battaglia contro i Mori e il conte di Barcellona.

Don Rodrigo Díaz viene accusato ingiustamente di essersi

appropriato dei tributi dovuti ad Alfonso VI re di Spagna e da

questi viene quindi inviato in esilio. Lasciata la sua terra e la sua

casa, il Cid parte con dolore insieme ad alcuni fidati compagni.

Arrivato a Burgos, dove non riesce ad ottenere ospitalità perché

tutti temono le rappresaglie del sovrano, il Cid si accampa presso

il torrente Arlanzón circondato da un gruppo di uomini decisi a

seguirlo. Per ottenere denaro egli invia un suo messo, Martin

Antolínez, da due ebrei che gli concedono il prestito in cambio di

due cofani che il Cid dichiara essere pieni d'oro come garanzia, ma

che sono invece pieni di sabbia.

Prosegue quindi il viaggio e si reca al monastero di San Pedro de Cardeña 

dove sono rifugiate, con la protezione dell'abate, la moglie Jimena e le figlie

Elvira e Sol. Congedatosi poi da loro con grande sofferenza, varca il

confine e comincia a guerreggiare contro i Mori conquistando moltissimi

territori da Teruel a Saragozza. Ottenuto un ricco bottino egli manda

al re la parte legittima "trenta cavalli tutti con sella e con bei finimenti

e con una spada ad ogni arcione". Il re accetta e, pur non revocando l

a condanna, consente che "i sudditi buoni e valorosi del regno che

volessero andare in aiuto al Cid vadano...". Il Cid continua la sua

marcia e, arrivato a Barcellona,dopo aver combattuto e vinto il Conte 

della città, lo fa prigioniero ma in seguito lo rimette cavallerescamente

in libertà

Il canto delle nozze

"Il canto delle nozze" che racconta la conquista di Valencia per merito

delle truppe del Cid e le nozze delle figlie con i principi di León, i

quali accettano la proposta del re Alfonso VI solo per arricchirsi con

i possedimenti del Cid, poiché le promesse spose non appartenevano

ad un alto rango sociale ma a una classe media, composta da "infanzones" o

"hidalgos".

Il Cid continua le sue conquiste e dopo aver sottomesso Valencia invia al re

una gran parte del bottino ottenuto chiedendogli di inviargli la moglie

Jimena con le figlie e il re accetta.

Grande è la gioia del Cid nell'avere con sé le sue donne alle quali mostra

orgoglioso, dall'alto dell'Alcazar, tutto il territorio conquistato.

Per riconoscenza egli dona duecento cavalli al re che accetta non potendo

fare a meno di ammirare le virtù del Cid.

Ma alla corte di Alfonso i Conti Don Diego e Don Fernando, infanti di

Carrion, e il Conte Don García, acerrimo nemico del Cid, provano una

grande invidia e molto rancore. Per poter ottenere fama e ricchezza, i due

infanti manifestano al re Alfonso il loro desiderio di sposare le figlie del Cid.

Il re approva e fissa un incontro con il Cid sulle rive del Tago per discutere.

Il Cid, pur non essendo molto convinto dei due pretendenti, per non

dispiacere al re concede la mano delle figlie che presto si sposano con

una grande cerimonia.

Il canto dell'oltraggio

"Il canto dell'affronto" inizia con l'episodio centrale del poema: i principi,

che si ritrovano ridicolizzati a Valencia a causa della loro codardia, del

disprezzo che provano nei confronti del Cid e delle sue figlie, arrivano

al punto di maltrattare e abbandonare le loro spose, dando l'ultima

dimostrazione della loro cattiveria e avidità. Il Cid si vendica di loro

vincendo un processo effettuato nella corte, ottiene l'annullamento dei

matrimoni e nuove nozze per le figlie con i re di Navarra eAragona.

In questo modo, l'eroe che parte da una situazione pessima a causa di

un esilio che lo disonorava, arriva ad essere famoso e ricco recuperando

l'onore perduto.

Alla corte del Cid, dove regna il valore del coraggio, i due conti, derisi

per la vigliaccheria dimostrata in varie situazioni, si rodono dalla rabbia

e meditano vendetta. Fingendo di voler far vedere i loro possedimenti

si mettono in viaggio con le loro spose per Carrion, ma, giunti in un

fitto bosco, le flagellano a sangue e le abbandonano seminude.

Grazie all'aiuto di un nipote del Cid, Felez Muñoz, esse riescono

a ritornare presso il padre che, addolorato e offeso, chiede giustizia

al re. Don Alfonso allora convoca le Cortes a Toledo e ordina che

abbia inizio il processo. Per prima cosa viene ordinato che i due

infanti restituiscano tutto quello che hanno ricevuto in regalo e in

dote dal Cid. Vengono in seguito ascoltate le accuse e alla fine

avviene il duello fra tre valorosi compagni del Cid da una parte e i

due infanti e Asur Gonzales, che si era presentato come il loro

campione, dall'altra. Il duello è vinto dai campioni del Cid con

grande umiliazione degli infanti.

Dopo il duello si presentano davanti alle Cortes due sconosciuti

cavalieri che chiedono per i loro signori, il principe di Navarra e il

principe di Aragona, la mano delle figlie del Cid. Il Cid accetta e

avviene così un nuovo matrimonio che fa di donna Elvira e donna

Sol due regine.

Poetica

Il poema ha un carattere realista che era poco comune nei poemi

epici: ad esempio, vengono citate le cifre dei morti in battaglia, una

caratteristica più da cronaca storica che da epica. Si riflette la necessità

di guadagnarsi la vita ogni giorno, non ci sono gli elementi magici tipici

della tradizione cavalleresca europea e solamente in una occasione

interviene la divinità. Si può notare anche un ritratto psicologico dei

personaggi, soprattutto per quel che riguarda il protagonista e i suoi

avversari, i principi di León, che appaiono sempre uniti.

Il Cid è un vassallo leale che incarna il massimo grado di civiltà nella

società del suo tempo, è generoso ed è un buon padre di famiglia.

Quest'ultimo aspetto di vita familiare gli conferisce un lato umano

che completa il suo ritratto e permette ai lettori d'identificarsi in lui.

Inoltre il tema principale del Poema del mio Cid è la Reconquista.

Stile e lingua

Il poema, primo eccezionale documento della letteratura spagnola,

testimonia la nascita di una nuova lingua romanza in Spagna,

all'epoca formata da un miscuglio di catalano, di galiziano-portoghese e

di castigliano, oltre che dell'epopea del popolo che combatte per la

patria e per la religione.

Esso venne pubblicato per la prima volta nel 1779 da

Tomás Antonio Sánchez, che ne scoprì il manoscritto.

L'edizione critica del manoscritto fu poi allestita da 

Ramón Menéndez Pidal nel 1908-1911.

Il Poema del mio Cid, insieme alla Chanson de Roland, testimoniano

la profonda differenza di cultura e civiltà in Europa tra le popolazioni

di derivazione latina e quelle di origine germanica. In contrapposizione

allo spirito barbarico dei Nibelunghi, ilCantar de mio Cid esprime i valori

cristiani della Castiglia del X secolo[senza fonte]. Il protagonista denota

la sua originecristiana e latina che si esprime nella fede in Dio, nella

devozione al proprio Signore, nell'affetto per la famiglia e in quei

sentimenti di giustizia e perseverante pazienza che gli fanno

affrontare stoicamente le difficoltà.

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