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Occhi di cane azzurro

Post n°1935 pubblicato il 19 Febbraio 2019 da blogtecaolivelli

 


Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Occhi di cane azzurro è una raccolta di racconti

dello scrittore colombianoGabriel García Márquez

Premio Nobel per la letteratura 1982.

Pubblicata per la prima volta in lingua originale

Rosario (Argentina), la raccolta comprende

tutti i racconti giovanili scritti a Bogotà

Cartagena de Indias e Barranquilla tra il

1947 e il 1955.

RaccontiLa terza rassegnazione

Un bambino morto all'età di 7 anni

continua a crescere

per altri 18 nel feretro che la madre gli

ha fatto costruire

su misure da adulto, disteso su un tavolo in una

stanza di casa.

Immobile, il bambino è in grado di percepire

quanto accade intorno a sé; giunto però all'età

di 25 anni, arrestatasi la crescita cellulare,

si rende conto che la sua finta vita è al termine,

e comincia a sentire odore di putrefazione.

Si tratta del primo racconto di Gabriel García Márquez,

pubblicato all'età di 20 anni sul supplemento

letterario di un quotidiano di Bogotá, mentre è

studente della facoltà di Legge all'università della

capitale.Influenzato dalla lettura di La metamorfosi

di Kafka, si cimenta immediatamente nella stesura

su una macchina da scrivere portatile di un racconto

sulla falsariga di quello dello scrittore ceco, che per

lui è la storia di un "cadavere cosciente".

Per qualche giorno si astiene persino dal frequentare

l'università per timore di perdere l'ispirazione,

poi legge sull'autorevole supplemento letterario 

Fin de semana del quotidiano El Espectador un

intervento del direttore Eduardo Zalamea Borda

(pseudonimo "Ulisse") il quale lamenta che la

nuova generazione di scrittori colombiani sia

priva di nomi da ricordare.

Senza far leggere il racconto a nessuno dei

compagni di corso, lo corregge "fino alla

spossatezza" e lo mette dentro una busta

insieme a due righe per Eduardo Zalamea, che

consegna nella portineria del giornale.

Due settimane dopo vide il titolo del suo

racconto su tutta la pagina di El Espectador 

in uno dei caffè che frequenta, e siccome non

possiede neppure i 5 centesimi necessari a

acquistarlo deve farsi regalare il giornale da

un signore che scende dal taxi tenendolo in

mano.

L'altra costola della morte
  • La otra costilla de la muerte, prima pubblicazione:
  •  supplemento al n. 23 di El Espectador, Bogotá, 
  • 25 luglio 1948

Il protagonista si sveglia spaventato per aver

sognato il fratello gemello appena morto di cancro.

Rievoca l'agonia, identificandosi a causa della

vicinanza empatica tipica dei gemelli monozigoti,

e immagina cosa provi il defunto nella sua tomba,

faticando a distinguere se stesso dall'altro.

Lo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa, in un

saggio dedicato al García Márquez rileva come i

primi racconti dello scrittore colombiano possano

essere divisi in due periodi: una prima serie nella

quale si sente forte l'influenza di Kafka, che

comprende i testi scritti a Bogotá, e una seconda

ispirata alla scrittura di Faulkner.

Per quanto riguarda il primo periodo, dal '47 al '49,

parla di uno schema narrativo "metafisico-masturbatorio":

in effetti in tutti i primi testi di questa antologia

abbiamo un protagonista nevrotico e solitario

disteso in un letto, che si tortura con pensieri di

morte o quantomeno di disintegrazione ontologica.

Eva sta dentro il suo gattoEva está dentro de su gato, prima pubblicazione: supplemento al n. 86 di El Espectador, Bogotá, 25 ottobre 1947

Immobile nel suo letto, una bambina pensa forse

al fratello/doppio morto e sepolto in giardino; la

sua ipersensibilità la porta a rendersi conto di

essere uscita con la coscienza dal proprio corpo,

e l'improvvisa voglia di assaggiare un'arancia,

forse una citazione biblica come lascia supporre

il suo nome desunto dal titolo del racconto, la

spinge a guardarsi in torno per vedere se il suo

spirito possa incarnarsi in un essere vivente.

L'unico presente in casa è il gatto, ma le dà r

ipugnanza la possibilità che possa cacciare e

nutrirsi di un animale immondo come un topo.

Eva si rende conto improvvisamente che sono

passati già tremila anni di vagabondaggio nella

casa abbandonata da quando ha provato il primo

desiderio di arancia.

Secondo racconto in assoluto pubblicato da

García Márquez, segue di poche settimane il primo,

sempre su El Espectador, dove apparve il 25 ottobre

1947. Galvanizzato dall'essere arrivato sulla rivista,

il giovane studente universitario si domanda quali

siano i difetti del suo primo racconto, e li individua

nella goffaggine della scrittura e nell'ignoranza del

cuore umano. Si impone perciò per la sua seconda

prova di chiamare alla memoria una situazione

reale, e ricorda che una delle donne più belle

che avesse conosciuto da bambino gli aveva

confidato di voler essere nel gatto che teneva

in grembo.

Pochi giorni dopo, "Ulisse" Eduardo Zalamea

pubblicò sulla rivista un intervento che terminava

con le parole: "Con García Márquez nasce un

nuovo e importante scrittore."

Amarezza per tre sonnambuli

 n. 90 di El Espectador, Bogotá, 13 novembre 1949

Racconto di difficile comprensione a causa del

punto di vista della voce narrante. Tre fratelli

osservano, forse, la madre perseguitata dal

sonnambulismo, che hanno ospitato in casa.

La donna decide da un momento all'altro di

non sorridere più per il resto della sua vita

e di rimanere seduta nel patio, per porre

termine alle inquietudini notturne.

Questo racconto e il seguente vengono scritti

a Cartagena; sebbene si noti un alleggerimento

del linguaggio retorico rispetto ai precedenti,si

possono a buon diritto considerare entrambi 

appartenenti alla fase "Kafka-Bogotá".

Dialogo dello specchio
  • Diálogo del espejo, prima pubblicazione:
  •  supplemento al n. 48 di El Espectador
  • Bogotá, 23 gennaio 1949

È un altro acconto sul doppio; un uomo al

risveglio si guarda allo specchio mentre si rade,

ricorda il fratello gemello morto e non riesce a

richiamare alla memoria l'espressione "vaso di

Pandora".

Tutti i primi racconti pubblicati risentono

dell'atmosfera claustrofobica in cui l'autore

visse il periodo di studi passato nelle capitale,

conclusosi con l'assassinio del candidato liberale

 Jorge Eliécer Gaitán il 9 aprile 1948 e la sollevazione

di piazza conosciuta come Bogotazo.

Occhi di cane azzurro
  • Ojos de perro azul, prima pubblicazione: 
  • supplemento al n. 119 di El Espectador
  • Bogotá, 18 giugno 1950

È il resoconto di un sogno. Nel vedere la bellezza

degli occhi grigi di una donna chiusa in una stanza,

sola con lui, un uomo dice: "Occhi di cane azzurro",

e ricorda che non è la prima volta che si incontrano i

n questa situazione. Infatti, ogni notte entrambi

sognano la medesima situazione, la stanza e le

parole d'amore; poi di giorno lei gira per la città

con quelle parole sulle labbra, "Occhi di cane

azzurro", nel disperato tentativo di ritrovare

nella realtà l'uomo del sogno.

Però ogni notte lei non ricorda quale sia il nome

della città, e ogni giorno lui non ricorda il sogno,

così che la situazione si riproduce all'infinito, notte

dopo notte.

Questo racconto con la sua incursione nel

 fantastico rappresenta un momento di snodo

tra il periodo "kafkiano" e metafisico di Bogotá

e il successivo, i racconti scritti sulla costa

caraibica. Mario Vargas Llosa ravvisa l'influenza

del raccontoErostrato di Jean-Paul Sartre;

entrambi infatti presentano la medesima situazione,

una donna che si spoglia davanti a un uomo in una

camera d'albergo; inoltre un passaggio di García

Márquez risulterebbe difficilmente spiegabile

senza il precedente di Sartre:

La donna che arrivava alle seiLa mujer que llegaba a las seis, prima 

pubblicazione: Crónica n. 9, Barranquilla, 24 giugno 1950

Ogni giorno una donna non più giovane

entra alle 6 in punto del pomeriggio nel

bar di José, mangia un piatto che lui non le

fa pagare, quindi se ne va ogni volta con un

uomo diverso. Oggi però insiste di essere

arrivata un quarto d'ora prima, e chiede a José

se sarebbe disposto a dire questa bugia di 15

minuti per lei. Il barista dice per scherzo che

ucciderebbe gli uomini che si allontanano con lei,

allora la donna gli confessa che si vedono per

l'ultima volta perché andrà lontano per sempre.

In una lettera che accompagna la ripubblicazione

di La donna che arrivava alle sei su El Espectador,

due anni dopo la prima comparsa, l'autore

spiega che l'idea originale era di scrivere un

racconto poliziesco, ma il carattere dei

personaggi ha preso il sopravvento.

Il secondo gruppo di racconti presente nell'antologia,

scritto tra Barranquilla e Cartagena dopo l'allontanamento

dalla capitale a causa dei sanguinosi disordini,

rappresenta una schiarita nella prima fase della

produzione di García Márquez.L'influenza letteraria

predominante è William Faulkner, i testi godono

di una maggiore leggibilità.

Nabo, il negro che fece aspettare gli angeli
  • Nabo, el negro que hizo esperar a los ángeles,
  •  prima pubblicazione: supplemento al n. 157 
  • di El Espectador, Bogotá, 18 marzo 1951

Un giovane manovale nero che ha l'incarico di badare

ai cavalli del padrone, e di manovrare il grammofono

per la bambina autistica di casa, riceve un violento

calcio in fronte da un cavallo. Perde il senno e il senso

della realtà, viene rinchiuso dai padroni e non si rende

conto del passare degli anni. Il sassofonista nero che

lui andava sempre a sentire in piazza al termine del

lavoro torna nel suo delirio come un angelo venuto

per portarlo con sé, ma Nabo lo fa attendere anni

e anni perché nella sua percezione ha ricevuto il

colpo in fronte appena il giorno prima.

Questo è senz'altro il racconto in cui si sente di più

l'influenza della lettura di Faulkner; si alternano

due punti di vista: un narratore onnisciente e

una seconda voce che usa la forma grammaticale

della prima persona plurale; il secondo tenta di

esprimere una narrazione oggettiva che frustra

il fantastico del racconto, cioè le conversazioni

di Nabo con l'angelo.

Qualcuno scompiglia queste rose
  • Alguien desordena estas rosas, prima 
  • pubblicazione: Crónica n. 32, Barranquilla, 
  • 2 dicembre 1950

Il fantasma di un bambino morto continua a

frequentare la casa dove visse, e dove nel

frattempo è tornata a abitare la sua compagna

di giochi di quarant'anni fa; la donna è convinta

che a scompigliare le rose che tiene in casa

sia il vento, in realtà è il bambino che vorrebbe

portarle sulla propria tomba.

All'inizio della propria carriera García Márquez

sembra negare la propria esperienza di vita, il

ricco mondo colorato che diventerà la base della

parte più famosa della sua opera, all'inseguimento

di demoni letterari legati all'estetica naturalistica;

 Se ne libererà soltanto con quello che Vargas

Llosa ha definito "deicidio", nel senso che ogni

atto di creazione letteraria è una ribellione contro

quella creazione di Dio che è la realtà.

Questo avviene con la visita in compagnia della

madre a Aracataca per mettere in vendita la

casa di famiglia, momento di svolta nella sua

vita a partire dal quale abbandona il realismo

per creare una poetica propria.

Il racconto viene scritto in fretta e furia quando

l'autore, redattore del giornale Crónica di

Barranquilla, deve sostituire all'ultimo momento

il pezzo dell'opinionista politico colpito da un

grave infarto; rileggendolo quando già è in stampa,

si rende conto che è l'ennesimo esempio di "dramma

statico" nella sua produzione.

La notte dei pivieri
  • La noche de los alcaravanes, prima pubblicazione: 
  • Crónica n. 14, Barranquilla, 29 luglio 1950

Tre uomini ciechi si trovano in una casa dove sentono

la voce e la presenza di una donna, alla quale

raccontano che i pivieri hanno strappato i loro occhi

perché mentre erano ubriachi hanno tentato di fare

il verso al loro canto.

La donna chiede al figlio di accompagnarli a casa

ma il bambino è riluttante perché sostiene che

nessuno crederebbe alla storia degli uccelli che

cavano gli occhi.

All'origine del racconto c'è una leggenda popolare

della costa atlantica secondo la quale il piviere

(alcaraván), uccello che segna l'ora con il suo

canto, strappa gli occhi a chi prova a imitarlo

con la voce. Il testo fu scritto di getto a Barranquilla,

dalle quattro del mattino del 28 luglio 1950 alle

otto del giorno seguente, dopo che García

Márquez seppe della leggenda dei pivieri:

attendendo in una casa d'appuntamenti che

cuocesse un sancocho con quattro carni i cui

odori selvatici avevano attirato gli uccelli,

vide un cliente del bordello afferrare un piviere

e gettarlo a bollire vivo nella pentola.

La tenutaria, la quasi centenaria Negra Eufemia,

apostrofò gli ospiti, dicendo che i pivieri

avrebbero cavato loro gli occhi.

Monologo di Isabel mentrevede piovere su Macondo
  • Monólogo de Isabel viendo llover en Macondo
  • prima pubblicazione: Mito anno I n. 4, Bogotá, 
  • ottobre-novembre 1955

La giovane sposa Isabel, in attesa di un bambino,

assiste all'arrivo dell'inverno (che ai Caraibi è la

stagione delle piogge) dalla veranda della casa

familiare. L'abitazione si allaga, i contadini sono

impotenti contro la forza degli elementi. La sua

ipersensibilità la porta a immaginare che il tempo

si muova al contrario quando è convinta che sia

venerdì, mentre la madre le rivela che è

soltanto giovedì.

Il Monologo di Isabel riprende con poche variazioni

un precedente racconto intitolato El invierno

 apparso il 24 dicembre 1952 su El Heraldo n. 24,

Barranquilla, e mai più antologizzato.

Si tratta di una costola del primo romanzo

pubblicato da García Márquez, Foglie morte;

personaggi e situazioni possono essere

compresi in pieno solo alla luce del testo

più lungo. Deluso dal rifiuto che il dattiloscritto

aveva ricevuto dalla casa editrice Losada di

Buenos Aires, l'autore opera una profonda

revisione del testo eliminandone un lungo

episodio, che diventa appunto il Monologo di

Isabel,che malgrado l'ammirazione per l

'Ulisse di James Joyce non ha nulla a che

vedere con il Monologo di Molly Bloom e la 

stream of consciousness.

Il racconto è un vero e proprio "atto fondatore"

perché per la prima volta si nomina Macondo,

la città del Caribe intorno alla quale ruoterà

negli anni successivi la produzione letteraria

più conosciuta del premio Nobel, da Foglie morte 

fino a L'amore ai tempi del colera; non solo:

è anche il momento dell'emancipazione della

realtà fantastica dall'oggettivo, in un certo

senso "la prima pagina dell'opera di Gabriel

García Márquez".

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