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Post n°1957 pubblicato il 26 Febbraio 2019 da blogtecaolivelli
Questo suo atteggiamento ha, dunque, una ragione più profonda. Sperelli ha vissuto la separazione dei genitori, la madre ha anteposto l'amante al figlio e il padre lo ha spinto verso l'arte, l'estetica e gli amori e le avventure facili. È forse per questa infanzia che Andrea passa da una storia all'altra, senza nessun rimpianto o amarezza, che studia cinicamente e accuratamente ciò che dovrà dire ad una donna per sedurla ed ottenere da lei quello che lui vuole. Andrea è, d'altronde, segnato nel suo intimo da una duplicità, che è il cuore stesso del romanzo: di fronte alla precarietà e instabilità del reale, anche il carattere del protagonista risulterà mutevole e cangiante. Egli è abituato a scindersi tra ciò che è e ciò che deve apparire, pensa che la vita sia artificio, e per questo motivo fonda la sua esistenza sulla doppiezza e sulla menzogna. Ma proprio questo atteggiamento sarà la causa della sua sconfitta intellettuale, morale e sentimentale. Abituato a considerare solo il valore simbolico e non quello fattuale delle cose, a «metaforizzare il reale», Andrea finisce per essere travolto dalla sovrapposizione di realtà e finzione, rappresentata dalla sovrapposizione delle due donne, Elena e Maria. Questo personaggio, che è tipico della letteratura decadente e simbolista, segue l'ideologia ùdannunziana, non solo per quello che concerneù l'estetismo, ma soprattutto perché denuncia la ùcrisi dei valori e degli ideali aristocratici di fronte ùalla meschinità del mondo borghese. Il protagonista e il narratore Una certa ambiguità è ravvisabile anche nell'atteggiamento che l'autore-narratore D'Annunzio ha nei confronti del suo personaggio. Se non è possibile dire, semplicisticamente, che Andrea Sperelli sia l'alter ego del poeta, è però senz'altro vero che l'autore si immedesima nel protagonista: Andrea è ciò che D'Annunzio è e che vorrebbe essere, impersona le sue esperienze effettive e quelle aspirate, è nobile e ricco, intellettuale e seduttore, timido come Cherubino e cinico come Don Giovanni, accede facilmente ai ritrovi mondani e ai salotti della nobiltà.In più, quasi a saldare questo legame, D'Annunzio pone se stesso tra gli artisti prediletti dal giovane dandy. Da un lato, quindi, Andrea Sperelli è un ritratto del D'Annunzio-autore, ma dall'altro egli è oggetto di critiche da parte del narratore, che ne condanna il cinismo e la perversione. La sua debolezza morale e la grandiosità delle sue opere, unite insieme, conferiscono fascino al personaggio e rimarcano, ancora una volta, la duplicità e l'ambiguità insite in lui: cinico e sensibile, falso eppure sentimentale, egoista ma anche amorevole, Andrea Sperelli si erge per le sue doti di esteta e artista, e allo stesso tempo decade, si decompone, rivelandosi insieme un inetto e un superuomo ante tempus. Andrea Sperelli in quanto esteta non condivide la cultura di massa che considera causa dell'imbarbarimento delle raffinate tradizioni artistico - culturali:" Sotto il grigio diluvio democratico odierno, che molte belle cose e rare sommerge miseramente, va anche a poco a poco scomparendo quella special classe di antica nobiltà italica, in cui era tenuta viva di generazione in generazione una certa tradizion familiare d'eletta cultura, d'eleganza e di arte." (Cap. II). Elena Muti e Maria Ferres La duplicità già descritta si incontra anche nei personaggi femminili, che non a caso sono due. L'immaginario della donna nel Piacere si lega a quello del Decadentismo: oscilla tra la sensualità sottile, metamorfica e finemente viziosa, e l'immagine, descritta in maniera vellutata e prettamentepreraffaelita, della donna delicata ed eterea, anche se entrambe estremizzate e molte volte mescolate. Tale immaginario si sdoppia tra la seduzione sessuale e passionale di Elena Muti, esponente di una cultura mediocre, dell'eros, dell'istinto carnale, espressione di piacere e lascivia, che ricorre spesso ai versi di Goethe (poeta sensuale), e la sanità spirituale e quasi mistica di Maria Ferres, colta, intelligente e sensibile all'arte e alla musica, legata alla famiglia e in particolare alla figlia Delfina, molto religiosa, che nel corso del romanzo assume una natura quasi misteriosa, passionale, inafferrabile, ricorrendo ai versi di un poeta malinconico quale Shelley La contrapposizione tra le due si fa emblematica anche nel nome: la prima ricorda colei che fece scoppiare la guerra di Troia, la seconda la Tuttavia, anche le due donne sono sottoposte alla legge dello scambio che caratterizza il Piacere. Ciò diventa evidente nella mistione cerebrale che Andrea fa delle due: è un processo di identificazione, che conduce dapprima a una sovrapposizione sentimentale, e poi allo scambio dell'una con l'altra. |
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