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Post n°1977 pubblicato il 28 Febbraio 2019 da blogtecaolivelli
13 aprile 2017 Il primo microprocessore bidimensionale Cortesia Kansas State University Per la prima volta è stato realizzato un microprocessore basato sui materiali bidimensionali. Una dimostrazione del fatto che è possibile creare circuiti complessi anche con questo tipo di strutture, grazie a cui superare la tecnologia sl silicio(red) materialicomputer sciencenanotecnologie È costituito da 115 transistor e occupa una superficie di 0,6 millimetri quadrati il primo microprocessore bidimensionale, realizzato da ricercatori del Politecnico di Vienna. In particolare, gli scienziati hanno usato una pellicola di disolfuro di molibdeno dello spessore di soli tre atomi. Anche se il nuovo microprocessore ha la capacità di eseguire solo programmi semplici, rappresenta un progresso tecnologico significativo per il passaggio dall'elettronica basata sul silicio alla nanoelettronica basata sui materiali bidimensionali. La ricerca è descritta in un articolo pubblicato su "Nature Communications". produzione dei microprocessori si sta lentamente ma inesorabilmente avvicinando ai suoi limiti fisici di miniaturizzazione, uno dei fattori chiave del miglioramento delle prestazioni. Per poter continuare la corsa al miglioramento delle prestazioni dei computer e delle apparecchiature elettroniche in generale, fisici e ingegneri stanno quindi testando la possibilità di ricorrere ad altri materiali, e in particolare ai cosiddetti materiali bidimensionali, il cui spessore varia da uno a pochissimi strati atomici. Illustrazione di uno strato di disolfuro di molibdeno fra due strati di grafene (azzurro).(Cortesia Kansas State University) La pellicola triatomica di disolfuro di molibdeno sperimentata al Politecnico di Vienna non solo appartiene a questa classe di materiali, ma è anche un semiconduttore, una proprietà essenziale per il funzionamento dei transistor che il grafene - il capostipite dei materiali bidimensionali, scoperto nel 2004 - non ha.
di questi materiali permette di sfuggire a una serie di limiti intrinseci della tradizionale tecnologia al silicio, ma a sua volta complica per altri versi la progettazione di un processore che per le proprie connessioni interne non può sfruttare la terza dimensione. Per questo finora non si era riusciti a creare strutture che comprendessero più di una manciata di transistor. Mueller, che ha diretto la ricerca, "siamo stati molto attenti alle dimensioni dei singoli transistor. I rapporti esatti tra le geometrie dei transistor nei componenti di base del circuito sono un fattore critico per riuscire a creare unità più complesse a cascata." avrà bisogno di ulteriori perfezionamenti per permettere la creazione di circuiti con migliaia o addirittura milioni di transistor, la dimostrazione di principio della loro fattibilità è ormai acquisita. |
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