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Post n°1981 pubblicato il 28 Febbraio 2019 da blogtecaolivelli
17 ottobre 2017 Memorie di massa a base di polimeri L'uso di lunghe catene polimeriche come mezzo di archiviazione delle informazioni permetterebbe di ridurre di cento volte le dimensioni dei supporti di memoria rispetto agli attuali dischi rigidi, ma finora non era stato trovato un modo efficiente per poter leggere i dati archiviati con questa tecnica. Un gruppo di ricerca ha ora mostrato come sia possibile superare l'ostacolo(red) La strada per usare i polimeri come supporto di memorizzazione dei dati è stata aperta da ricercatori dell'Institut Charles Sadron a Strasburgo e dell'Università di Aix-Marseille, in Francia, che firmano un articolo pubblicato su "Nature Communications". Rispetto ai dischi rigidi attuali la tecnologia a polimeri, lunghe catene di molecole caratterizzate dalla ripetizione di unità strutturali dette monomeri, permetterebbe una riduzione delle dimensioni di circa 100 volte. (Cortesia Jean-François Lutz, Institut Charles Sadron, CNRS) Da diversi anni i ricercatori studiano la possibilità di registrare informazioni usando come singole celle di memoria i monomeri che compongono i polimeri. Di recente è stato dimostrato che è possibile costruire catene polimeriche in cui ogni singola unità monomerica rappresenta un bit. In questo modo diventa possibile scrivere una quantità impressionante di dati in uno spazio molto piccolo: basti pensare al DNA di una cellula, che è appunto una molecola polimerica, in cui sono archiviate tutte informazioni necessarie alla creazione e al funzionamento di un organismo. informazioni si è però finora scontrata con una difficoltà: leggere i bit, ovvero le unità di base che codificano le informazioni espresso sotto forma di valori binari, 0 o 1, che in precedenza erano stati scritti nel polimero. Ora Jean-François Lutz e colleghi hanno dimostrato che, usando particolari molecole polimeriche, è possibile leggere i dati con una tecnica standard di spettrometria di massa. due differenti tipi di gruppi fosfato, che rappresentano rispettivamente i bit 0 e 1, intervallati ogni otto unità monomeriche, corrispondenti a un byte, da una molecola che instaura un legame fragile con il byte successivo. La rottura di questo legame permette poi di procedere alla lettura del byte con uno spettrometro di massa. e letto in un polimero la parola "Sequence" in codice ASCII, che assegna a ogni sequenza di otto bit una lettera o un segno di punteggiatura. Anche se la procedura manuale usata dai ricercatori per compiere queste operazioni di scrittura e lettura richiede qualche ora, sviluppando un apposito programma per il controllo di questa attività dovrebbe essere possibile ridurre il tempo necessario a pochi millisecondi. |
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