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Il cimitero di un'antica abbazia racconta mille anni di epidemie

Post n°2259 pubblicato il 27 Giugno 2019 da blogtecaolivelli

 

Fonte: Le Scienze

13 dicembre 2013

Il cimitero di un'antica abbazia racconta

mille anni di epidemie

Vaiolo, morbillo, tubercolosi, tifo, colera e

soprattutto peste: sono le malattie infettive

che si diffondevano lungo l'Italia con gli

spostamenti di pellegrini e soldati lungo la Via

Francigena.

Molte nuove informazioni su questi agenti patogeni

potranno essere ottenute grazie alla scoperta di un

cimitero nell'antica abbazia di S. Pietro a Badia

Pozzeveri, in provincia di Lucca, che raccoglie gli

scheletri di pellegrini morti lungo il cammino nell'arco

di circa mille anni(red)

storiaepidemiologiaarcheologia

Erano sepolti in un cimitero finora sconosciuto

dell'Abbazia camaldolese di S. Pietro a Badia Pozzeveri,

in provincia di Lucca, gli scheletri che consentiranno

di aprire una finestra inattesa su salute e malattia  in

Europa, nel corso dei secoli, rivelando importanti

informazioni su eventi epocali come la peste nera del

1300 o l'epidemia di colera del 1800.

Un articolo apparso su "Science" a firma della giornalista 

Ann Gibbons racconta l'eccezionale scoperta fatta da

Giuseppe Vercellotti e Clark Larsen, dell'Ohio State

University, e da Hendrik Poinar, della McMaster University,

che da tre anni conducono una meticolosa campagna di scavi

per riportare alla luce i reperti, per poi studiarli con diverse

tecniche, dall'analisi degli isotopi radioattivi alle scansioni

di tomografia computerizzata tridimensionale.

L'abbazia si trova lungo la Via Francigena, che dal centro

dell'Europa, e in particolare dalla Francia, portava a Roma.

Il cammino poi proseguiva poi fino al sud d'Italia, e una

volta attraversato il mare, in Terrasanta.

La Via Francigena era percorsa da cavalieri, monaci e

contadini e, con loro, anche da gravi malattie infettive. 

Il cimitero di un'antica abbazia racconta mille anni di epidemie

L'Abbazia di S. Pietro a Badia Pozzeveri, in provincia

di Lucca, dove da tre anni proseguono gli scavi

(Wikimedia Commons)
 I reperti di Badia Pozzeveri consentono di confrontare

resti fossili e genomi di individui appartenenti a classi

sociali diverse e a diverse epoche storiche e di capire in

che modo vivevano e morivano dal Medioevo in poi.

Il confronto tra i vari genomi può aiutare inoltre a

comprendere in che modo si sono evoluti gli organismi

patogeni nelle varie condizioni, dalla carestia alla guerra,

presenti durante i viaggi dei pellegrini, ma anche delle

truppe che si spostavano lungo la penisola.

La lebbra, per esempio, arrivò probabilmente dal

Medio Oriente con i soldati di ritorno dalle Crociate.

I primi focolai si registrarono infatti in Toscana nel

XXII secolo, quando sorsero nella regione ben tre lebbrosari. 

I pellegrini probabilmente sono stati il veicolo di

diffusione di vaiolo, morbillo, tubercolosi, tifo, colera

e soprattutto della peste.

Una specifica zona di scavi probabilmente ospita

infatti le vittime della terribile epidemia, la cosiddetta

Morte Nera, che uccise metà della popolazione

europea tra il 1348 e il 1350.

Una ricerca condotta nel 2011 su resti dell'epoca,

ritrovati a Londra dal gruppo dello stesso Poinar, ha

confermato che a causare la Morte Nera fu Yersinia pestis,

il batterio che causa la peste, escludendo altri

possibili agenti patogeni.

Il cimitero di un'antica abbazia racconta mille anni di epidemie

Immagine elaborata al computer di Yersinia pestis 

(© Science Picture Co./Corbis)

Questi nuovi campioni dell'Abbazia di San Pietro

consentiranno di affrontare questioni rilevanti sulla

virulenza di Y. pestis.

Il batterio è infatti ancora presente negli Stati Uniti

sud occidentali, in Asia e in Africa, e colpisce da 1000

a 3000 persone all'anno, ma si trasmette molto lentamente

da uomo a uomo. I ricercatori vogliono dunque scoprire

perché il batterio è molto meno virulento oggi di quanto

fosse centinaia di anni fa. 

Altri capitoli importanti per lo studio delle antiche malattie

riguardano poi la malaria, e la sua presenza nella Toscana

del 1300, oppure le malattie a trasmissione sessuale come

la sifilide tra il 1400 e il 1500, o ancora la pandemia di

colera che colpì l'Italia nel 1855. 

I resti dell'abbazia di San Pietro, conclude Gibbons, hanno

appena iniziato a svelare i segreti di quasi mille anni di

storia sanitaria dell'Italia e dell'intera Europa.

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