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Altre opere modernissime

Post n°2413 pubblicato il 30 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

Altre opere modernissime che vale

la pena di leggere o, quantomeno,

da considerare nella scelta dei libri

da leggere, in quanto meritano

davvero.

Orfani bianchi

L'inferno sono gli altri

sembra volerci dire

Antonio Manzini.

Anche quando gli altri

siamo noi.Danilo Di

Termini, Danilo Di Termini,

Radio DueLe rinunce e i

traumi di chi, ogni giorno,

«bada» a una parte delle

nostre vite.

Abbiamo sempre evitato

di pensarci.

Dopo questo libro, per

fortuna, non è più possibile

Enrica Brocardo, Enrica Brocardo, "Vanity Fair

"Attraverso la storia bellissima e commovente

di una relazione troppo distante tra una madre

e un figlio, "Orfani bianchi" offre lo spaccato

spietato di una società che ha perso la capacità

profonda del "generare".Eleonora Mazzoni,

Eleonora MazzoniAntonio Manzini ribalta stereotipi

e luoghi comuni spostando al centro chi sta ai

margini della storia. Un romanzo potente e

bellissimo.T

eresa Ciabatti, Teresa CiabattiCon "Orfani

bianchi" Manzini dà voce agli invisibili, emoziona

e scuote la coscienzaManuela Sasso, Manuela

Sasso, "Diva e Donna"Manzini ci consegna una

storia dura, senza dimenticare la tenerezza.

Descrive la disperazione e il coraggio e con la

sua ironia non rinuncia a strapparci, oltre ad

una lacrima, qualche sorriso!Barbara Sardella,

Barbara Sardella, Responsabile Eventi Librerie

UbikÈ una grande storia d'amore, struggente.

Che tiene il lettore inchiodato alle pagine.

Dario Paladini, Dario Paladini, "Redattore

Sociale""Orfani bianchi" romanzo sconcertante

e fuori dalle righe. Antonio Manzini affronta un

tema aspro con garbo, disinvoltura e un pizzico

di temerarietà.Massimo Lugli, Massimo Lugli,

"il Venerdì di Repubblica""Orfani bianchi" è

stupefacente, lontano dai suoi precedenti, un

altro Manzini; il risultato è un romanzo bellissimo,

duro, crudo, senza concessioni al lettore.

Alessandro Ferrucci, Alessandro Ferrucci,

"Il Fatto Quotidiano"Antonio Manzini, in questo

romanzo teso e terribile, non fa sconti a nessuno.

Qui non siamo dalle parti della capanna dello

zio Tom, ma da quelle di Germinal.Bruno

Gambarotta, Bruno Gambarotta, "Ttl"Mirta è

la quintessenza di una femminilità ancestrale,

del tutto smarrita dalle donne garantite, che

oscillano fra shopping, palestre, sovralimenta-

zione e diete, prive della densità indimenticabile

di questa ninfa del dolore.Enzo Verrengia,

Enzo Verrengia, "La Gazzetta del Mezzogiorno"

È il racconto di uno strazio quotidiano, ma

anche di una speranza incrollabile, di un allenamento

alla durezza.Annalena Benini,

"Il Foglio"LEGGI TUTTO"

Volevo misurarmi con un personaggio femminile.

Una donna unica con una vita difficile che per tro-

vare un angolo di serenità è pronta a sacrifici im-

mensi. Mia nonna stava morendo, io guardavo

Maria che le faceva compagnia e veniva da un

paesino della Romania. E mi domandavo:

quanto costa rinunciare alla propria famiglia

per badare a quella degli altri?"

Antonio Manzini

Mirta è una giovane donna moldava trapiantata a Roma

in cerca di lavoro. Alle spalle si è lasciata un mondo di

miseria e sofferenza, e soprattutto Ilie, il suo bambino,

tutto quello che ha di bello e le dà sostegno in questa vita

di nuovi sacrifici e umiliazioni. Per primo Nunzio, poi la

signora Mazzanti, "che si era spenta una notte di dicembre,

sotto Natale, ma la famiglia non aveva rinunciato all'albero,

ai regali e al panettone", poi Olivia e adesso Eleonora.

Tutte persone vinte dall'esistenza e dagli anni, spesso

abbandonate dai loro stessi familiari. Ad accudirli c'è lei,

Mirta, che non li conosce ma li accompagna alla morte

condividendo con loro un'intimità fatta di cure e piccole

attenzioni quotidiane.

Ecco quello che siamo, sembra dirci Manzini in questo

romanzo sorprendente e rivelatore con al centro un

personaggio femminile di grande forza e bellezza, in lotta

contro un destino spietato, il suo, che non le dà tregua, e

quello delle persone che deve accudire, sole e votate alla fine.

"Nella disperazione siamo uguali" dice Eleonora, ricca e

con alle spalle una vita di bellezza, a Mirta, protesa con

tutte le energie di cui dispone a costruirsi un futuro di

serenità per sé e per il figlio, nell'ultimo, intenso e

contraddittorio rapporto fra due donne che, sole e in

fondo al barile, finiscono per somigliarsi.
Dagli occhi e dalle parole di Mirta il ritratto di una

società che sembra non conoscere più la tenerezza.

Una storia contemporanea, commovente e vera,

comune a tante famiglie italiane raccontata da Manzini

con sapienza narrativa non senza una vena di grottesco

e di ironia, quella che già conosciamo, e che riesce a

strapparci, anche questa volta, il sorriso. 

Antonio Manzini ha lavorato come attore in teatro, al

cinema e in televisione, e ha curato la sceneggiatura deifilm

"Il siero della vanità" (regia di Alex Infascelli del 2004) e

"Come Dio comanda" (regia di Gabriele Salvatores del 2008).

Con Sellerio ha pubblicato racconti e romanzi gialli con

protagonista il vicequestore Rocco Schiavone, poliziotto

fuori dagli schemi, poco attento al potere e alle forme:

"Pista Nera" (2013), "La costola di Adamo" (2014),

"Non è stagione" (2015), "Era di maggio" (2015) e il

recente "7.7.2007" (2016), per settimane in testa alle

classifiche dei libri più venduti. Sempre nel 2016 ha

pubblicato l'antologia "Cinque indagini romane per

Rocco Schiavone" e il racconto satirico "Sull'orlo del

precipizio" (Sellerio). Suoi racconti sono presenti nelle

antologie poliziesche "Turisti in giallo", "Il calcio in giallo",

"Capodanno in giallo", "Ferragosto in giallo", "Regalo di Natale",

"Carnevale in giallo" e "La crisi in giallo", tutte pubblicate

da Sellerio. 

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