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« I vaccini sono important...Catrame come colla. »

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Post n°2435 pubblicato il 11 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte:Internet

In caso di pandemia: tutti in Australia!

O in Nuova Zelanda oppure, alla peggio, in Islanda... uno studio

spulcia la mappa delle terre emerse per trovare i rifugi più adatti

alle ultime sacche di umanità. Il bunker ideale è un'isola ricca,

tecnologicamente avanzata e il più possibile autonoma nelle risorse.

australia-tuttiTutti in Australia (se ci fanno entrare). | SHUTTERSTOCK

Uno studio da poco commissionato dall'OMS non lascia spazio a

dubbi: il mondo non è pronto per fronteggiare una pandemia.

Che la minaccia arrivi da un virus influenzale aggressivo come

quello della Spagnola, da un patogeno subdolo e letale come Ebola,

da un'arma biologica sfuggita a un laboratorio o - ben più probabile

dall'antibiotico-resistenza, vi sono tutte le condizioni per favorire

la diffusione di infezioni su larga scala. In una simile circostanza,

se volessimo fuggire, dove potremmo andare?


CRITERI STRINGENTI. I ricercatori dell'Università di Otago,

Wellington (Nuova Zelanda) hanno cercato di capire dove gli ultimi

scampoli di umanità potrebbero trovare riparo, nella speranza di

sfuggire al contagio e ripristinare la civiltà. In uno studio pubblicato

su Risk Analysis, hanno messo a punto un sistema di punteggi da

assegnare alle località considerate più sicure in caso di una futura

pandemia: nazioni insulari che abbiano riserve e sistemi di produ-

zione di cibo ed energia, una popolazione sufficientemente numerosa,

un territorio adatto e strutture socio-politiche abbastanza solide

da supportare quel che resta dell'umanità fino a tempi migliori.

Anche se alcuni sparuti gruppi umani potrebbero sopravvivere

in habitat remoti, sarebbe impossibile ricreare una società evoluta

senza risorse umane e tecnologiche sufficientemente diversificate.

Per queste ragioni, gli scienziati hanno preso in considerazione

soltanto stati sovrani indipendenti riconosciuti dalle Nazioni Unite

e con una popolazione minima di 250.000 abitanti.

SI SALVI CHI PUÒ. «Una catastrofica pandemia probabilmente

stravolgerebbe agricoltura e industria di tutto il Pianeta - scrivono

i ricercatori - a causa della decimazione della forza lavoro e delle

interruzioni della catena logistica.

Ma se una popolazione umana solida dal punto di vista agricolo e

industriale potesse essere separata dal resto del mondo, vi sarebbero

buone prospettive di recupero post catastrofe.»

Dopo aver cercato Paesi con questi attributi, gli scienziati hanno stilato

una lista di 20 luoghi con le caratteristiche adatte a trasformarsi in

isole-rifugio.

Tre in particolare spiccano quanto a punteggio, calcolato in un

intervallo compreso 0 a 1: AustraliaNuova Zelanda e Islanda 

(con ranking rispettivi di 0,71, 0,68, e 0,64).

Fatta eccezione per questi tre Paesi, tutti gli altri ipotetici rifugi

nella top 20 hanno ottenuto punteggi inferiori a 0,50: peccato

insomma per Giappone, Malta, Capo Verde, Barbados, Cuba,

Fiji, Jamaica, Trinidad - comunque, siamo onesti: difficilmente

ci sarebbe stato posto per tutti.

ADATTE, MA NON TROPPO. «Non sorprende che siano

nazioni con un alto prodotto interno lordo, autosufficienti in fatto

di cibo e produzione energetica e collocate in località remote, a

risultare le più alte in classifica», spiegano gli autori.

Figurare ai piani alti del ranking non equivale alla perfezione.

Alcuni Paesi dovrebbero migliorare l'autosufficienza alimentare

(vero, Islanda?) o quella energetica, altri potrebbero rivelarsi delle

trappole per l'instabilità politica o l'esposizione a minacce

climatiche. E a quel punto, sarebbe complicato scappare di

nuovo.

«Per ricostruire la civiltà occorreranno mobilità, risorse e una

popolazione consistente che si possa di nuovo diffondere nel

globo.

Molte delle nazioni insulari esaminate non hanno risorse indipendenti,

riserve energetiche, capitale sociale e stabilità politica per consentire

un'efficace cooperazione post-catastrofe».

Non ci resta che sperare che, se pandemia dev'essere, succeda il più

tardi possibile, magari dopo avere colonizzato Marte.

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