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La natura vulcanica del Canale di Sicilia.

Post n°2508 pubblicato il 18 Febbraio 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: Geo, articolo riportato dall'internet

10 dicembre 2019Comunicato stampa

Uno studio rivela la morfologia di un'area

vulcanica sottomarina nel Canale di Sicilia

Fonte: Ingv©Agf/Copernicus Sentinel data (2018)/ESA 

Un team di ricerca dell'INGV ha identificato

e caratterizzato morfologicamente due campi

vulcanici sottomarini situati a poche decine

di chilometri dalle coste di Sciacca, nel Canale

di Sicilia, con l'obiettivo di migliorare la stima

della pericolosità vulcanica.

Uno studio recentemente pubblicato sulla

rivista "Frontiers in Earth Science" ha permes-

so di migliorare le conoscenze del Graham

Volcanic Field, un'area vulcanica attiva finora

poco conosciuta situata nel Canale di Sicilia,

circa 40-50 chilometri a largo di Sciacca (AG).

La ricerca, curata da Danilo Cavallaro e Mauro

Coltelli, ricercatori dell'Osservatorio Etneo

dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanolo-

gia (OE-INGV), ha consentito di indagare un

campo vulcanico situato relativamente vicino

alla costa e in un braccio di mare molto frequen-

tato dal traffico marittimo, con l'obiettivo di

contribuire ad affinare la stima della pericolosità

vulcanica che impatta sulla costa e sulla sicurezza

della navigazione.

"La nostra ricerca", spiega il ricercatore

Danilo Cavallaro, "è incentrata su uno studio

morfo-batimetrico di dettaglio del Graham

Volcanic Field. Si tratta di un campo vulcanico

formato da una decina di piccoli edifici vulcanici,

di cui fa parte anche il conetto che rappresenta

ciò che resta dell'effimera Isola Ferdinandea,

formatasi durante la ben documentata eruzione

di tipo surtseyano del 1831".

Lo studio è basato su dati batimetrici

multibeam ad alta risoluzione e video ROV

(Remotely Operated Vehicle) grazie ai quali

è stato possibile realizzare un'analisi morfo-

logica degli elementi vulcanici, erosivi e

deposizionali che caratterizzano il campo

vulcanico.

I conetti giacciono su un fondale la cui

profondità varia tra 150 e 250 metri e mostrano

altezze variabili tra 100 e 150 metri, arrivando

fino -9 metri sotto il livello del mare nel conetto

dell'ex Isola Ferdinandea.

Sono costituiti da materiale piroclastico poco

consolidato, ad eccezione di guglie appuntite

presenti sulla sommità di alcuni conetti,

costituite da basalti massivi che rappresentano

ciò che resta dei condotti d'alimentazione.

L'analisi dei parametri morfometrici dei coni,

unitamente a quella degli elementi erosivi e

deposizionali e messa in relazione con le

variazioni del livello marino, ci ha permesso di

confinare l'età del vulcanismo cha ha originato

il campo vulcanico Graham a circa 20.000

anni fa.

"La distribuzione spaziale e la forma degli

edifici vulcanici sottomarini che costituiscono

il Graham Volcanic Field", aggiunge il ricercatore

Mauro Coltelli, "hanno permesso di avvalorare

l'interazione tra tettonica e attività vulcanica

nella formazione di questo campo vulcanico,

poiché i conetti sono situati lungo allineamenti

orientati da Nord-Ovest verso Sud-Est e da

Nord a Sud, corrispondenti alle principali direttrici

tettoniche del Canale di Sicilia".

La ricerca ha inoltre permesso di identificare

e caratterizzare morfologicamente anche un

altro campo vulcanico, denominato Terribile

Volcanic Field, costituito da una trentina di

piccoli conetti di età probabilmente maggiore

rispetto a quelli del Graham.
La correlazione tra i processi vulcanici sotto-

marini e la forma dei conetti ha confermato la

natura del vulcanismo che ha originato i campi

vulcanici.

Tale vulcanismo rappresenta una peculiarità

perché si è impostato in corrispondenza di

una fascia trascorrente che interessa una crosta

continentale, e quindi in un ambiente geo-

dinamico diverso da quelli tipici degli altri campi

vulcanici, come ad esempio le zone di subdu-

zione o le dorsali oceaniche.

Inoltre, lo studio morfo-batimetrico ha

individuato numerosi depositi di frana sottomarina

e depressioni causate dall'emissione violenta

di gas (pockmarks) nei pressi dei due campi

vulcanici studiati, suggerendo la presenza di

fenomeni di frane sottomarine e diffusi rilasci

di gas accumulato nel sottosuolo.

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