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COVID-19

Post n°2661 pubblicato il 28 Marzo 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

COVID-19:

perché così pochi casi in Russia e Africa?Trasporti, controlli,

clima, mancanza di trasparenza: tutte le possibili ragioni

dell'apparente bassa diffusione della COVID-19 in Russia

e in altri Paesi.

covid-19-diffusione-nel-mondoLa COVID-19 non conosce confini: perché allora alcune aree

geografiche sembrano esserne immuni, o quasi? Vedi anche

: la mappa della diffusione del nuovo coronavirus nel tempo | 

SHUTTERSTOCK  

Come mai diversi Paesi che hanno intense relazioni commerciali

o turistiche con la Cina riportano ancora pochissimi casi di

COVID-19? Perché in Africa la diffusione del nuovo coronavirus

sembra essere per il momento limitata? E quanto è attendibile il

dato di soli 63 casi in Russia al 17 marzo? La domanda e le possibili

risposte sono al centro di un articolo pubblicato su 

I CONTI NON TORNANO. Anche in caso di pandemia, è normale che

alcune aree geografiche siano raggiunte più lentamente dall'onda

dei contagi.

Tuttavia, la Russia non è meno legata alla Cina di altri Paesi (come

Giappone, Corea del Sud e Stati Uniti) che sono ora alle prese con

elevati livelli di trasmissione comunitaria del nuovo coronavirus.

Un altro dato significativo è che nei 15 Paesi che confinano via

terra o via mare con la Cina, sono stati riportati in totale soltanto

310 casi: solo l'India ne ha dichiarati più di 100, e dieci Paesi ne

registrano meno di 5.

Inoltre, mentre gli epidemiologi di tutto il mondo temono la diffusione

della COVID-19 in Africa, i 54 Paesi africani riferiscono appena 253

casi degli oltre 167 mila mondiali (dati aggiornati al 17 marzo).

Perché questi numeri così contenuti?

SILENZI IRRESPONSABILI.

 La prima ragione che viene in mente - e anche la più pericolosa -

è la mancanza di test ai casi sospetti, o la scarsa trasparenza nel

riferirli.

In molti Paesi sono sottoposti a tampone solo i cittadini con una storia

di viaggio nelle aree più colpite, o quelli che accusano sintomi già

gravi.

Ciò determina una sottostima dei casi di contagio destinata a

prolungare i tempi di lotta alla pandemia, come ha di recente ricordato

l'OMS.

In alcuni Paesi mancano le risorse per affrontare campagne di test

su larga scala; altri temono le ripercussioni economiche associate

alla denuncia dei casi (come la contrazione del turismo) o non

vogliono attirare l'attenzione del mondo su sistemi sanitari

impreparati all'urto della COVID-19.

Questa opacità rischia di creare degli hotspot in cui il nuovo

coronavirus continuerà a proliferare anche quando saremo usciti

dalla fase più critica.


SCAMBI RIDOTTI

Alcuni dei Paesi con meno contagi hanno effettivamente scambi molto

ridotti con la Cina, amplificati dalle restrizioni introdotte dal Paese

con lo scoppio dell'epidemia, che potrebbero aver ritardato la diffu-

sione della COVID-19.

Se questo fosse vero, i contagi in questi luoghi aumenteranno

purtroppo nelle prossime settimane, visti gli elevati contatti con

l'Europa, nuovo epicentro dell'epidemia. 

C'è poi il caso di Paesi come il Giappone o Singapore, che mantengono

un intenso scambio di merci e persone con la Cina e nei quali però

la COVID-19 sembra procedere più lentamente.

Controlli più stringenti alle frontiere nelle prime fasi dell'emergenza

potrebbero aver tenuto a bada la trasmissione locale (senza contare

il fattore Olimpiadi, che potrebbe riportarci al paragrafo precedente).

Se l'ipotesi di una sorveglianza più attiva si rivelasse fondata, quest

i Paesi dovrebbero registrare un andamento più lento nella crescita

dei contagi.


IL FATTORE GEOGRAFICO.

 La maggior parte dei casi si registra oggi sopra il Tropico del Cancro.

A sud di esso si riportano, mentre scriviamo, solo 2.025 casi d

i COVID-19.

Nei Paesi tropicali o dell'emisfero australe sono concentrati solo

l'1,29% dei casi globali.

Questo dato potrebbe essere un riflesso di più scarsi legami con la

Cina, o piuttosto del tipo di clima preferito dal coronavirus SARS-CoV-2;

ma è anche possibile che le altre infezioni diffuse in queste aree

geografiche mascherino le infezioni da COVID-19, scambiate per

altre malattie.

Se la causa fossero i limitati contatti con la Cina (discorso che non

tiene, per l'Africa), allora anche in queste zone i casi dovrebbero

aumentare nelle prossime due settimane, portati dall'Europa.

Se dipende dal clima, dovremmo vedere un cambiamento della

situazione con l'estate (nostra) e l'inverno australe; se infine c'entrano

le altre infezioni (o i farmaci già presi per arginarle: 

come gli antimalarici, sperimentati anche contro la COVID-19)

il numero di nuovi casi dovrebbe rimanere contenuto.

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