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La chirurgia degli Inca.

Post n°2663 pubblicato il 28 Marzo 2020 da blogtecaolivelli

 

Le sorprendenti capacità chirurgiche degli Inca

La sorprendente percentuale di successo delle operazioni

di perforazione cranica in epoca Inca.

chirurgia-cranica_aperturaMolti teschi rinvenuti in Perù nel corso degli anni

mostrano segni di interventi di trapanazione cranica. |

 UNIVERSITY OF MIAMI  

Vi sottoporreste a un intervento chirurgico di trapanazione

cranica senza anestesia e senza antibiotici? Tranquilli,

non c'è chirurgo al mondo che ve lo proporrebbe, oggi,

ma in passato le cose andavano diversamente, e non due

o trecento anni fa: dagli Inca alla Grecia antica, era una

pratica più diffusa di quanto si credesse finora - e in certi

periodi con ottimi risultati.

Al tempo di quelle antiche civiltà molti sono stati sottoposti

a simili interventi e, lo dimostrano i reperti, molti sono

sopravvissuti per mesi e anni.

Oggi si conoscono centinaia di casi di trapanazioni eseguite

dai "medici" Inca con percentuali di successo sorprendentemente

alte, fino all'80-90 per cento - un tasso di sopravvivenza

di molto superiore ad analoghi interventi eseguiti, per esempio,

durante la Guerra Civile americana, circa 400 anni dopo, che

non ha mai superato il 50 per cento.


trapanazione del cranio, medicina Inca, cervello, membrana del cervello, storia della medicina

Reperti conservati al museo Inca di Cusco.

 

| MUSEO INCA CUSCO

FINO AL 91%! David Kushner (neurologo, Università di

Miami), John Verano (bioarcheologo, Tulane University, New

Orleans) e Anne Titelbaum (bioarcheologa, Università

dell'Arizona) hanno condotto una ricerca - pubblicata su

World Neurosurgery (sommario, in inglese) - sul tasso di

successo della chirurgia cranica lungo culture e periodi

storici diversi.

Spiega Kushner: «È possibile che le trapanazioni siano

state inizialmente pensate per ripulire fratture craniche

e alleviare la pressione del sangue sul cervello dopo i

colpi alla testa», tuttavia non tutti i crani trapanati esaminati

dal team mostrano segni di ferite, quindi è possibile che

l'intervento chirurgico sia stato utilizzato anche per trattare

particolari malattie, come i mal di testa cronici e le malattie

mentali.

Teschi con vari tipi di trapanazione sono stati rinvenuti in

tutto il mondo,

ma il Perù, con il suo clima secco e le eccellenti condizioni di

conservazione, ne vanta centinaia.

Il gruppo di ricercatori ha esaminato 59 teschi provenienti

dalla costa meridionale del Perù, datati tra il 400 e il 200 a.C.

(I gruppo), 421 reperti provenienti dagli altopiani centrali

del Perù, datati dal 1000 al 1400 d.C. (II gruppo), e 160

teschi provenienti dagli altopiani di Cusco, la capitale

dell'impero Inca, datati tra gli inizi del 1400 d.C. e la metà

del 1500 d.C. (III gruppo).

 

trapanazione del cranio, medicina Inca, cervello, membrana del cervello, storia della medicina

Una serie di fori prodotti probabilmente per ridurre

un'infezione: in questo caso lo stato delle ossa

suggerisce che il paziente sopravvisse. 

DANIELLE KURIN

I SOPRAVVISSUTI. 

L'indizio sul successo o meno dell'intervento lo dà

lo stato dell'osso attorno alla trapanazione: se non

ci sono evidenti segni di guarigione, il paziente deve

essere morto durante o poco dopo l'intervento.

Al contrario, un perimetro liscio attorno all'apertura

dimostra che il paziente è sopravvissuto per mesi o

anni dopo l'intervento.

I risultati dello studio sono sorprendenti: solo il 40 per

cento del primo gruppo è sopravvissuto all'intervento,

ma poi si passa al 53 per cento per il secondo gruppo e

all'83 per cento durante il periodo Inca (III gruppo).

C'è poi un sorprendente 91 per cento di pazienti soprav-

vissuti in un altro campione, per la verità piccolo, di nove

crani provenienti dagli altopiani settentrionali, datati tra

il 1000 e il 1300 d.C.

 

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Perforazioni su un cranio del periodo Inca.

 | DANIELLE KURIN

SEMPRE MEGLIO. Stando ai ricercatori le tecniche sono

migliorare nel tempo: fori più piccoli e meno invasivi,

evidentemente per ridurre il rischio di danneggiare la

membrana protettiva del cervello.

«Abbiamo potuto "vedere" un progressivo affinamento

nei metodi di trapanazione in un processo durato un

migliaio di anni: quei chirurghi non erano semplicemente

fortunati, erano davvero abili! Diversi pazienti sembrano

essere sopravvissuti anche a trapanazioni multiple: un

cranio di epoca Inca mostra addirittura cinque interventi

chirurgici guariti», afferma il ricercatore.


SEMPRE PEGGIO.

 Kushner e Verano hanno poi confrontato i risultati conseguiti

dalla medicina Inca con interventi cranici eseguiti con metodi

simili sui soldati durante la Guerra Civile americana.

Anche i chirurghi di quei campi di battaglia hanno curato le

ferite alla testa tagliando le ossa mentre cercavano di non

perforare la delicata membrana del cervello.

Stando alle cartelle cliniche dell'epoca, però, dal 46 al 56

per cento dei pazienti sono deceduti, rispetto al 17-25

per cento dei pazienti Inca.

 

Storia dell'anestesia: dal colpo in testa ai narcotici. |

«Queste differenze sono in parte giustificate dalla natura

delle lesioni: sui campi di battaglia della Guerra Civile i

traumi dovevano essere ben diversi da quelli collezionati al

tempo degli Inca», afferma Emanuela Binello, neurochirurgo

(Università di Boston), che ha condotto analoghi studi sulle

tecniche di trapanazione nell'antica Cina.

Molti soldati della Guerra Civile hanno sofferto di ferite da

arma da fuoco e da palle di cannone e sono stati trattati

in ospedali affollati e drammaticamente sporchi, cosa che

ha certamente favorito le infezioni, «ma il tasso di soprav-

vivenza alle trapanazioni in Perù ha comunque dell'incredibile»,

conclude Binello.

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