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Post n°2853 pubblicato il 02 Maggio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet La malattia era inspiegabile e ci furono vari modi in cui essa si abbatté sui singoli individui, con troppa violenza perché la natura umana potesse sopportarla... Non è il resoconto della pandemia da Covid19, ma della prima cronaca di un virus devastante. Era il 430 avanti Cristo, ad Atene, e Tucidide descrisse così il flagello che si abbatté sulla città. La storia è costellata di epidemie, e di questo viaggio tra virus devastanti e contagi di massa si scrive sul numero 162 di Focus Storia (in edicola e in digitale), nell'articolo "Travolti da morbi e bubboni", che vi proponiamo in PDF in versione integrale. | FOCUS STORIA L'influenza spagnola fornisce un importante contesto storico anche per quanto riguarda la quarantena. Questa, che definisce un intervallo di tempo di quaranta giorni, venne impiegata per la prima volta a metà del XIV secolo per contenere la peste bubbonica, evitando che si diffondesse dalle navi in arrivo dall'Oriente e dalla Via delle Spezie. Alcuni anni fa (2007), ricercatori coordinati da Howard Markel (Soria della medicina, University of Michigan) hanno pubblicato uno studio che valuta l'efficacia della quarantena utilizzando i dati ricavati dall'epidemia di influenza spagnola del 1918. Secondo la ricerca, per fermare un'epidemia è necessario agire presto, combinando anche misure come la chiusura delle scuole e la proibizione dei raduni pubblici. Nel caso del coronavirus, le autorità cinesi hanno messo Wuhan e più di una dozzina di altre città in quarantena, isolando completamente circa 50 milioni di persone dal resto del mondo e rinchiudendo i malati con i sani: lo sforzo più grande che si sia mai visto nella storia, definito, da uno storico della medicina, "la madre di tutte le quarantene". Le preoccupazioni erano diverse, da come rifornire di cibo, acqua e altri prodotti chi era in isolamento, ad altre considerazioni pratiche: come sarebbe stato possibile recarsi al lavoro? Le famiglie sarebbero state separate? Sarebbe stata chiusa ogni strada? Come se non bastasse, gli ufficiali locali di Wuhan non si sono mossi in tempo, come accade spesso in quell'intervallo di tempo tra le prime indicazioni di epidemia e una conferma sicura. Inizialmente hanno ignorato le scoperte scientifiche e permesso grandi raduni di persone, per poi mettere in atto la quarantena otto ore dopo averla annunciata, lasciando oltre cinque milioni di persone libere di abbandonare la città dopo l'inizio dell'epidemia e prima dell'inizio dell'isolamento. Markel, sul New York Times, ha definito la drastica quarantena cinese "troppo esagerata, e troppo tardi". CHE COSA CI INSEGNA IL VAIOLO. Mentre un editoriale del Wall Street Journal invoca uno sfortunato cliché storico riferendosi alla Cina come al "malato dell'Asia" (rifacendosi a quando l'Impero Ottomano era chiamato "malato d'Europa"): uno dei popolari articoli sulla storia delle zoonosi offre delle valide lezioni imparate dal vaiolo, lasciando spazio a un po' di ottimismo. L'articolo sottolinea che il vaiolo potrebbe essere stato la causa della morte del 20 per cento della popolazione di Atene, nel 430 a.C., un evento che testimoniò e succes- sivamente narrò lo storico Tucidide. Nel corso del XX secolo, si stima che il vaiolo fu responsabile di 300 milioni di morti. Tuttavia, dal 1966 al 1977, l'Organizzazione Mondiale della Sanità iniziò una campagna di vaccinazione internazionale che riuscì a debellare la malattia, divenendo uno dei successi più sostanziali della sanità pubblica globale del XX secolo. Il programma di eradicamento funzionò per il modo improvvisato e non convenzionale con cui il team dell'OMS gestì gli straordinari ostacoli burocratici, tecnici e fisici che si trovò ad affrontare. Gli articoli pubblicati nel 1975 dall'OMS sul Journal of Clinical Pathology raccontano di operatori sanitari, in prima linea contro il vaiolo nei luoghi più remoti del mondo, rapiti e tenuti in ostaggio o minacciati di morte, o che camminano per centinaia di miglia per visitare i loro pazienti, e che si rifiutano di abbandonare le zone a cui sono stati assegnati. La cooperazione globale per contenere oggi il coronavirus richiederà sforzi simili. Come nel caso del cambiamento climatico, minacce che riguardano la storia del mondo richiedono livelli di cooperazione che siano anche storia del mondo. Cina e Stati Uniti dovranno lavorare vicini, accanto ai governi locali, alle aziende private e alle organiz- zazioni non governative, per fermare la diffusione del virus. LA STORIA SI RIPETE. «Se il passato recente può insegnarci qualcosa, che si tratti di SARS, MERS o COVID-19, è che bisogna affrontare queste epidemie in modo proattivo, dando maggiore importanza alla prevenzione», afferma Peter Daszak, esperto in ecologia delle malattie, in un articolo pubblicato di recente sul New York Times. Le società moderne trattano le pandemie come catastrofi, aspettando che si presentino e poi reagendo e sperando di trovare presto un vaccino. Questo, sostiene Daszak, è un approccio sbagliato. Per quanto riguarda quello che ognuno di noi può fare per fronteggiare l'attuale epidemia, le misure migliori da adottare sono lavarsi spesso le mani e non toccarsi la faccia... Questo non è solo ciò che gli esperti di sanità pubblica raccomandano, ma quello che la storia insegna. Durante la guerra di Crimea, Florence Nightingale era convinta che il problema principale fosse costituito dall'alimentazione, dalla sporcizia e dalle fogne: portò al fronte cibo più sano (almeno per l'epoca) e ripulì cucine e reparti ospedalieri. La Nightingale ci ricorda, allora come ora, gli eroi sconosciuti, gli operatori sanitari in prima linea nel contenere la diffusione di un patogeno. Gli altri eroi sono (oggi) quelli che ai primi sintomi si sono messi in quarantena volontaria: decidere di isolarsi, anche solo per prevenire la diffusione del patogeno, allevierà il peso che grava sulla sanità pubblica. Un altro caso emblematico è quello del colera nella Londra vittoriana: tra le bufale che circolavano vi erano quelle che attribuivano la malattia all'aria malsana e ai miasmi. In altre occasioni si è data la colpa agli ebrei... Le bufale di oggi, col coronavirus, danno la colpa a laboratori clandestini o a qualche improbabile fondazione. Quello che ognuno di noi può fare per combattere il virus... è cominciare a sfatare i miti virali che si diffondono, oggi come centinaia di anni fa.
Articolo tratto dal Bulletin of the Atomic Scientists (thebulletin.org): Black plague, Spanish flu, smallpox: All hold lessons for coronavirus, di Ibrahim Al-Marashi. Traduzione e adattamento per Focus.it di Chiara Guzzonato.
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