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Post n°3303 pubblicato il 07 Novembre 2020 da blogtecaolivelli
Fontamara (libro), parte 2. Commento Il narratore è interno, rappresentato da una famiglia di "cafoni" i cui membri (gli zii di Elvira) sono Matalè, il marito Giuvà e il loro figlio che hanno ormai raggiunto in esilio l'autore e si alternano a raccontare, in un lungo flashback, ciascuno le proprie esperienze. I personaggi I "cafoni" sono i miseri poverelli contadini meridionali proprietari al massimo di un asino o di un mulo, non hanno mezzi per difendersi e vivono in una perpetua ignoranza di cui approfitta persino colui che è considerato "l'amico del popolo", Don Circostanza, che rappresenta insieme la difesa e la rovina dei fontamaresi; la loro vita si ripete uguale di generazione in generazione segnata dal lavoro e dalla fatica. Essi sono consapevoli della disperata condizione in cui vivono, come spiegano ad un forestiero... nel brano ci sono dei personaggi insoliti.
Il nome Fontamara racchiude in sé già un destino di sventure e sofferenze, inventato appunto dall'autore per rispecchiare meglio la realtà del paese. Quasi tutti i nomi dei personaggi del romanzo non sono casuali: Don Circostanza, infatti si adegua alle diverse situazioni tenendo prima la parte dei contadini, quindi quella degli agiati cittadini, cercando sempre un tornaconto personale; Don Abbacchio il prete, richiama il verbo "abbacchiare" infatti egli non farà altro che deprimere i poveri abitanti della Marsica, ignorando persino il suicidio di Teofilo, sacrestano della chiesa di Fontamara; Don Carlo Magna è il ricco proprietario terriero; l'Impresario, il podestà abile a speculare su alcuni terreni acquistati da don Carlo Magna a poco prezzo e sui quali farà deviare l'acqua del ruscello di Fontamara riducendo alla miseria i cafoni; Innocenzo La Legge, il messo incaricato di portare i nuovi ordinamenti dalla città. Berardo Viola, protagonista maschile del romanzo, è l'eroe del paese, violento ma altruista è il primo a sacrificarsi tra i cafoni per il bene della collettività: i cafoni infatti erano stati raggirati di continuo ed ogni appello ai notabili del paese risultava inutile poiché questi difendevano sempre gli interessi del ricco podestà, si ritrovavano così sempre più poveri ma ognuno non aveva pensato che al proprio appezzamento di terra, a sé stesso. Attraverso il suo personaggio Silone sembra sottolineare il bisogno che qualcuno muova all'azione, ponga fine alla total e indifferenza dei "cafoni", sempre più sfruttati e tenuti nell'ignoranza dal nuovo regime che li induce lavorare in modo duro ed estenuante. I cafoni non avevano mai rappresentato una vera minaccia per i gerarchi della potente città, da cui erano sempre stati osteggiati grazie alla cultura ed all'ingegno ma, nel momento in cui provano anche questi ad avvicinarsi al mondo scritto, sentiti come una forte minaccia vengono rapidamente fatti scomparire. Lo stile Si noti che Silone scrive in maniera molto leggibile, narrando l'azione in maniera umile, questo perché, come teorizza Dante Alighieri, lo stile deve adattarsi all'argomento, e se si parla del mondo agricolo, allora anche la forma sarà umile. Sul piano linguistico prevale una costruzione paratattica del periodo con un linguaggio piuttosto semplice e colloquiale che rispecchia l'ignoranza in cui vivono i contadini, mentre i cittadini più istruiti ed importanti si esprimono in una forma più ricercata e arricchita anche da citazioni e vocaboli latini. Una sottile ironia diffusa attenua, talvolta, la tragicità di alcuni momenti. Ciò avviene ad esempio quando si riportano le riflessioni dei Fontamaresi, gli scherzi, gli abusi, che evidenziano l'ingenuità dei protagonisti. Rispetto a Il segreto di Luca la denuncia nei confronti dell'ingiustizia diventa più ampia, da un singolo individuo ad un intero paese, alle ingiustizie che i suoi abitanti sono costretti a subire. Vicende editoriali A causa del contenuto sgradito al regime fascista, Fontamara non fu pubblicato in Italia fino al 1945. La prima pubblicazione avvenne in Svizzera in lingua tedesca, tradotto da Nettie Sutro, nel 1933. La prima edizione in italiano apparve nel 1934, pubblicata a spese dell'autore a Parigi, sotto la sigla fittizia di N.E.I. (Nuove edizioni italiane, Zurigo-Parigi). Sempre nel 1934 venne pubblicata la prima versione in inglese. Nel 1935 Fontamara fu pubblicato in Unione Sovietica nella traduzione in russo di E. A. Chanevskoj per la casa editrice statale Chudožestvennaja Literatura (Letteratura d'Arte). Nel 1945 il romanzo fu pubblicato dapprima a puntate, con parecchi errori e refusi, su una rivista italiana, dove Silone operò ingenti modifiche e correzioni. Nel 1947 uscì, con altre importanti modifiche, la prima edizione in volume, dall'Editore Faro di Roma. Ancora una volta insoddisfatto del testo, Silone si rivolse a Mondadori, che stampò il libro con ulteriori modifiche, e che da allora divenne il suo editore storico. Avvenne quindi che il testo di Fontamara approntato per i lettori italiani fu sensibilmente differente rispetto al testo diffuso negli anni Trenta. L'edizione in esperanto venne pubblicata nel 1939 nei Paesi Bassi. Trasposizioni La torre di Aielli (AQ) Cinema Dal romanzo è stato tratto il film omonimo del 1980 con la regia di Carlo Lizzani. Televisione Su Raiuno, dal 23 al 26 febbraio 1983, l'opera di Lizzani venne trasmessa nella versione televisiva, sceneggiata in quattro puntate. Arte Ad Aielli (AQ), l'opera è stata trascritta integralmente sul muro di un edificio situato a ridosso della torre medievale del borgo marsicano.
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