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Notizie da Proxima Centauri.

Post n°2916 pubblicato il 15 Maggio 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

22 aprile 2020
La prima (probabile) immagine di un esopianeta vicino
di Jonathan O'Callaghan/Scientific American

© Digitized Sky Survey 2/Davide

De Martin/Mahdi Zamani
Un gruppo italiano di astronomi ha annunciato di aver

ottenuto le immagini di Proxima c, un probabile pianeta

extrasolare che orbita intorno alla stella più vicina al

nostro Sole.

La scoperta, accolta con molta cautela dalla comunità

scientifica, sarà verificata appena torneranno operativi

gli osservatori attualmente chiusi per l'emergenza COVID-19

Ci sono poche cose più allettanti della prospettiva di

vedere mondi alieni intorno ad altre stelle - e forse un

giorno anche di studiarne da vicino l'atmosfera e di

mapparne la superficie.

Si tratta di osservazioni estremamente difficili, naturalmente.

Anche se sono ormai noti più di 4000 esopianeti, la stragrande

maggioranza è troppo lontana e tenue perché i nostri

migliori telescopi riescano a discernere il bagliore della

stella intorno a cui orbitano.

Gli esopianeti vicino al sistema solare offrono però migliori

opportunità di acquisizione di immagini.

E nessun mondo è più vicino a noi di quelli in orbita intorno

alla fredda e debole nana rossa Proxima Centauri, la stella

più vicina al Sole, a 4,2 anni luce di distanza da noi.

Nel 2016 gli astronomi hanno scoperto il primo pianeta

conosciuto di questo sistema: Proxima b, approssimativa-

mente delle dimensioni della Terra. Tuttavia, a causa della

sua orbita stellare di 11 giorni intorno a Proxima Centauri,

Proxima b è un candidato scadente per ottenere immagini.

Proxima c, invece, offre possibilità decisamente migliori.

La sua scoperta è stata annunciata nel 2019 sulla base di

prove alquanto circostanziali, e il pianeta non è ancora stato

confermato.

Se fosse reale, secondo le stime sarebbe diverse volte più

massiccio della Terra - cioè sarebbe una super Terra o un

mini Nettuno - e orbiterebbe intorno a Proxima Centauri a

circa 1,5 volte la distanza tra la Terra e il Sole.

Le sue dimensioni e la distanza dalla sua stella rendono il

pianeta un obiettivo allettante per progetti che mirano a

ottenere immagini degli esopianeti attuali e del prossimo futuro.

Ora, in un nuovo articolo di preprint accettato per la pubblica-

zione sulla rivista "Astronomy & Astrophysics", alcuni astronomi

affermano di essere riusciti a vedere Proxima c per la prima volta.

Questa immagine del cielo intorno alla brllante stella Alpha

Centauri AB mostra anche la nana rossa molto più debole,

Proxima Centauri, che è la stella più vicina al nostro sistema

solare.

L'immagine è stata creata a partire da immagini della Digital

Sky Survey 2. L'alone blu intorno ad Alpha Centauri AB è un

artefatto del processo fotografico, in realtà la stella è di colore

giallo pallido come il Sole (© Digitized Sky Survey 2/Davide

De Martin/Mahdi Zamani)

"Questo pianeta è estremamente interessante perché Proxima

è una stella molto vicina al Sole", dice Raffaele Gratton,

dell'Osservatorio Astronomico di Padova, autore principale

dello studio.

"L'idea era che, essendo il pianeta lontano dalla stella, è

possibile che sia rilevabile in immagini dirette.

Abbiamo trovato un candidato ragionevole e sembra che

abbiamo davvero osservato il pianeta".

L'anno scorso, Gratton e il suo team erano stato avvertiti

per la prima volta della possibilità di ottenere immagini

del pianeta da Mario Damasso, dell'Osservatorio Astrofisico

di Torino, l'autore principale dell'articolo originale sulla

possibile scoperta di Proxima c.

Damasso e colleghi avevano presentato le prove dell'esistenza

di Proxima c sulla base dell'oscillazione della sua stella che,

secondo loro, era stata causata dall'attrazione di un pianeta

orbitante invisibile.

Per confermare l'esistenza di un pianeta in questo modo è

necessario che la stessa oscillazione si verifichi ripetutamente,

in un processo che spesso richiede molti mesi o addirittura anni.

Damasso si chiedeva se ci fosse un altro modo.

Così ha chiesto a Gratton e al suo gruppo di esaminare i dati

dello strumento SPHERE (Spectro-Polarimetric High-Contrast

Exoplanet Research) del Very Large Telescope (VLT)

dell'European Southern Observatory, in Cile, per capire se

potessero effettivamente vedere il pianeta.

"Appena il nostro articolo su Proxima c è stato preso in

considerazione per la pubblicazione, ho contattato Gratton

per discutere la possibilità di spingere SPHERE ai suoi limiti",

dice Damasso.

"Il sistema planetario è potenzialmente così interessante che

vale la pena di provare con altre tecniche".

Se strizzi un po' gli occhi mentre fissi i dati di SPHERE,

un'immagine del misterioso pianeta sembra apparire alla vista.

Concentrandosi sulla posizione prevista di Proxima c e sulla

separazione dalla sua stella all'interno di molteplici immagini

a infrarossi sovrapposte di SPHERE, Gratton e colleghi sono

stati in grado di individuare 19 potenziali apparizioni del pianeta

nel corso di diversi anni di osservazioni di routine.

Tra queste supposte rilevazioni, una si è rivelata particolarmente

interessante: nelle immagini è apparsa circa sei volte più

luminosa del "rumore", cioè della luce naturale proveniente

da artefatti o da stelle di sfondo.

"È una possibile candidata che ha una bassa probabilità di

essere un falso allarme", dice Emily Rickman dell'Osservatorio

di Ginevra, coautore dell'articolo.

Se la rilevazione è autentica, pone questioni affascinanti.

L'oggetto che si ritiene essere il pianeta avrebbe una massa

almeno sette volte superiore a quella della Terra, abbastanza

grande da collocarlo decisamente oltre la categoria delle

super-Terre.

Sarebbe sicuramente una specie di mini Nettuno", dice Sara

Seager, professoressa di scienze planetarie del Massachusetts

Institute of Technology, che non era coinvolta nel nuovo articolo.

L'oggetto sembra anche da 10 a 100 volte più luminoso di quanto

dovrebbe essere un pianeta della sua massa.

Questa luminosità, sostengono gli autori dello studio, potrebbe

derivare da una grande quantità di polvere che lo circonda,

forse in un vasto anello planetario da tre a quattro volte più

grande di quello di Saturno.

Ad alcuni, questa sembra una situazione troppo strana per

essere vera.

"Si tratterebbe di un enorme anello planetario intorno a una

stella relativamente vecchia", dice l'astrofisico Bruce Macintosh

dell'Università di Stanford, che ha partecipato al lavoro.

"È certamente possibile che cose del genere esistano".

Ma per avere la prima scoperta di una cosa simile, per avere

quell'anello planetario massiccio, si dovrebbe postulare un

universo in cui la maggior parte dei pianeti delle dimensioni

di Nettuno ha anelli planetari enormi, decisamente più grandi

di quelli di Saturno. E questo sembra un universo improbabile".

Se fosse autentica, questa rilevazione - questa immagine -

avrebbe profonde implicazioni per la nostra comprensione

del sistema planetario più vicino.

Darebbe la prova definitiva dell'esistenza di Proxima c e anche

l'inclinazione dell'orbita del pianeta intorno alla sua stella,

rispetto al nostro piano orbitale, un dato che la semplice

osservazione delle oscillazioni di una stella non è in grado di dare.

La rilevazione ci permetterebbe anche di studiare presto

l'atmosfera del pianeta con una nuova generazione di potenti

osservatori, come gli imminenti European Extremely Large

Telescope (E-ELT) e Wide-Field Infrared Survey Telescope

(WFIRST) della NASA.

Forse, cosa ancora più importante, l'individuazione di Proxima c

rivelerebbe probabilmente anche l'inclinazione orbitale di Proxima b,

perché ci si aspetta che i pianeti orbitino tutti nello stesso piano,

come quelli del sistema solare.

Questa informazione, unita alle oscillazioni provocate da Proxima b

sulla sua stella, indicherebbe che il pianeta deve avere una massa

compresa tra 1,5 e 1,8 volte la massa della Terra, il che consentireb-

be di perfezionare le teorie sulle sue caratteristiche.

Una massa tale "indicherebbe decisamente che Proxima b è

di tipo roccioso", dice Elizabeth Tasker, esperta di esopianeti

della Japan Aerospace Exploration Agency, che non era coinvolta

nello studio.

Oltre al fatto che Proxima b orbita nella zona abitabile della sua

stella, dove possono esistere l'acqua liquida e quindi la vita come

la conosciamo, la prova che il pianeta è roccioso lo catapulterebbe

in cima alla lista degli esopianeti promettenti di qualsiasi

astrobiologo.

Queste spettacolari possibilità, tuttavia, richiedono uno scetticismo

spietato.

In effetti, gli autori del nuovo articolo riconoscono che c'è una

discreta possibilità che la loro immagine non sia affatto un pianeta,

ma solo un rumore casuale nei dati.

E osservano anche che il moto apparente del presunto pianeta è in

conflitto con le precedenti stime della posizione di Proxima c, basate

sulle osservazioni della sua stella effettuate dalla navicella spaziale

Gaia dell'Agenzia spaziale europea.

Di conseguenza, altri astronomi stanno trattando la potenziale

scoperta con una notevole dose di cautela.

"Per me è difficile concludere che questo è un riscontro decisivo",

commenta Thayne Currie, esperto di esopianeti dell'Ames Research

Center della NASA, che non ha preso parte al lavoro.

Panoramica di VLT al Cerro Paranal, nel deserto cileno di Atacama.

Le attività scientifiche del sito sono attualmente sospese fino

al prossimo 3 maggio (© ESO/José Francisco Salgado)

Purtroppo, l'attuale chiusura globale dovuta alla pandemia di

COVID-19 non permette per il momento di verificare il risultato,

poiché la maggior parte degli osservatori del mondo - compreso VLT

- non è operativa.

"Potrebbe essere confermato o smentito domani, ma gli osservatori

sono fermi", spiega l'astronomo Guillem Anglada-Escudé, che ha

guidato la scoperta di Proxima b nel 2016 e non era coinvolto nel

nuovo studio.

Ma per fare un controllo immediato, il tempo stringe: a luglio

Proxima Centauri passerà dietro il Sole e sarà fuori dalla visuale

fino a febbraio 2021.

Quindi, per ora, la prospettiva che Proxima c sia stato visto per la

prima volta rimane una possibilità allettante ma sfuggente.

Ma anche se si rivelerà un miraggio - un falso allarme astronomico

- questa presunta rilevazione non potrà smorzare l'entusiasmo

per ulteriori studi.

Altri gruppi riproveranno con i prossimi strumenti, più avanzati di

SPHERE, operativi su telescopi di grandi dimensioni come l'E-ELT.

Ma se la rilevazione fosse reale, cosa di cui Gratton dice di essere

fiducioso "per due terzi", si tratterebbe del primo, storico sguardo

su un pianeta che orbita intorno alla stella più vicina alla nostra.

"Se fosse vero, sarebbe molto emozionante", dice Anglada-Escudé.

(L'originale di questo articolo è stato pubblicato su "Scientific

American" il 21 aprile 2020. Traduzione ed editing a cura di Le

Scienze. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.

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