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Dal Giappone

Post n°3487 pubblicato il 08 Luglio 2022 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

In pellegrinaggio sulle montagne Kii in Giappone

Un osservatore privilegiato scruta il Patrimonio mondiale

Uno scatto delle foreste del Monte OmineUno scatto delle foreste del Monte Omine

FRANCESCO BANDARIN | 25 giugno 2022  | Montagne Kii

Il sito sacro delle montagne Kii si trova nella regione centrale

del Giappone, nelle Prefetture di Nara, Wakayama e Mei, in

una zona che sovrasta l'Oceano Pacifico, caratterizzata da aspri

rilievi alti fino a 2mila metri, coperti da dense foreste pluviali

ricche di torrenti, fiumi e cascate.

Questo sito di grande bellezza, probabilmente venerato come

luogo sacro fin da epoca preistorica, è da oltre mille anni

un'importante meta di pellegrinaggio religioso, che ancora oggi

svolge un ruolo importantissimo nella vita spirituale del Giappone,

attirando non meno di 15 milioni di visitatori ogni anno.

A partire dal II e III secolo d.C., con l'introduzione della

coltivazione del riso in Giappone e lo sviluppo di insediamenti

nelle zone di pianura, la religione tradizionale Shinto, nella quale

gli elementi naturali come le montagne, le foreste e le rocce

erano venerati come divinità, ebbe un forte sviluppo, rafforzando

il legame tra la vita nelle città e la vita tradizionale nelle aree di

montagna.

Secondo la religione Shinto, gli dei delle montagne controllavano

l'acqua, essenziale per la crescita del riso, e l'oro, necessario per

lo sviluppo delle città.

Per questi motivi, si credeva che fosse stato un dio delle montagne

a guidare il primo imperatore nella costruzione della prima capitale,

Nara.

L'importazione del buddhismo dalla Cina e dalla Corea, attorno

alla metà del VI secolo, corrispose in Giappone a un cambiamento

del sistema di potere, che divenne molto più centralizzato e basato

su un sistema di leggi imposte dall'alto.

La religione tradizionale Shinto e il buddhismo si fusero in una

unica religione, il shinbutsu-shugo, promossa dal potere centrale

a partire dall'VIII secolo, che per oltre mille anni fu la religione

ufficiale del Paese.

Nel IX secolo le Montagne Kii divennero la sede di un movimento

religioso buddhista esoterico, la setta Shingon (Shingon-shu).

Nel X e XI secolo sorse un'altra setta buddhista, lo Shugendo,

che combinava elementi prebuddhisti, di buddhismo esoterico

(il Mikkyo) e anche taoisti di provenienza cinese, fondata sulla

ricerca di poteri soprannaturali attraverso pratiche di meditazione

nelle montagne.

A partire da questo periodo le Montagne Kii furono viste come una

«Terra Pura» dove si credeva che abitassero le divinità buddhiste

e dove avveniva la reincarnazione dei defunti.

In questa visione, il vicino Mare meridionale venne identificato

con il paradiso, chiamato Fudaraku-Jodo. Nel XII secolo, le

Montagne Kii furono ufficialmente designate come il principale

sito sacro in Giappone, e divennero meta di un vasto movimento

di pellegrini, che richiese la costruzione di numerosi itinerari,

sentieri, templi, santuari e ospizi.

La chiusura dei rapporti con la Cina avvenuta in quel periodo

permise lo sviluppo di pratiche rituali buddhiste tipicamente

giapponesi, sostenute da tutti i sovrani che si succedettero nel

corso della complessa vicenda storica del Giappone, che vide

il trasferimento della corte imperiale a Kyoto e successivament

e il suo indebolimento per una serie di lotte intestine (dal XIV

al XVI secolo) e infine la nascita del potere militare degli Shogun

con sede a Edo (l'odierna Tokyo).
Il tempio Kongobu con il suo giardino di rocceIl tempio Kongobu con il suo giardino di rocce
Quando, nel 1868, l'imperatore riprese il potere abolendo lo shogunato

e trasferendo la capitale a Tokyo, si decise la separazione delle due

religioni, con la proibizione di rituali comuni e la rimozione delle

statue del Buddha dai santuari Shinto. Nonostante questo, e grazie

al grande sostegno popolare, i santuari delle Montagne Kii

sopravvissero nelle forme tradizionali.

Il sito, iscritto nel 2004 nella Lista del Patrimonio mondiale, è

costituito da tre principali luoghi sacri: Yoshino e Omine, Kumano

Sanzan e Koya-san e dalla rete di itinerari di pellegrinaggio

costruita nel corso dei secoli nelle montagne.

Lungo ognuno di questi itinerari si incontrano elaborate

architetture tradizionali, con templi, statue, stupa, costruiti in legno,

che vengono continuamente ricostruiti nel tempo. Il sito di Yoshino

e Omine, situato nella parte più settentrionale dell'area, è il luogo

sacro dello Shugendo, i cui seguaci, chiamati «yamabushi»

(monaci delle montagne), vivono ritirati in eremi, isolati dal

mondo, nelle foreste del Monte Omine.

Il tempio principale è lo Kinpusen-ji conosciuto nella storia

giapponese per la visita che gli rese nel 1594 il celebre samurai

Toyotomi Hideyoshi (1536-98), il «daimyo» (signore feudale

) considerato come il secondo grande «unificatore» del Giappone

, e per i rituali di confessione dei peccati che vi si svolgono.

Kumano Sanzan è il nome di una serie di santuari situati nel

sudest della penisola Kii (il Santuario Hongu Taisha a Kumano),

chiamati «Sohonsha», che distano 30-40 chilometri tra di loro

e sono collegati da itinerari costruiti nella foresta, conosciuti

come Kumano Kodo. Il monte Koya (Koya-san) è il quartier

generale della setta buddhista Shingon.

La cittadina sviluppatasi attorno al monastero, Koya,

conosciuta per i suoi 120 templi, è il luogo di origine dell'itinerario

di pellegrinaggio Shikoku, che interessa 88 santuari nell'isola

omonima. A Koya, il tempio più famoso è il Kongobu-ji, costruito

dal monaco buddhista Kukai (774-835) nell'anno 816, che ha il

più grande «banryutei» (giardino di rocce) del Giappone, con oltre

140 rocce di granito disposte in modo da sembrare dragoni che

proteggono il tempio.

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