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Messaggi di Aprile 2018

La poetica di Pascoli

Post n°1627 pubblicato il 28 Aprile 2018 da blogtecaolivelli

 


La poetica di Pascolidalla tesina "Peter Pan" esame di stato 2011di Angela Maraggia

La poetica

Il carattere dominante della poesia di Pascoli è costituito dall'evasione della realtà per rifugiarsi nel mondo dell'infanzia, un mondo rassicurante, dove l'individuo si sente isolato ma tranquillo rispetto ad una realtà che non capisce e quindi teme. Pascoli esprime questa sua poetica in uno scritto che intitola "Il fanciullino".

Egli afferma che in tutti noi c'è un fanciullo che durante l'infanzia fa sentire la sua voce, che si confonde con la nostra, mentre in età adulta la lotta per la vita impedisce di sentire la voce del fanciullo, per cui il momento veramente poetico è in definitiva quello dell'infanzia. Di fatti il fanciullo vede tutto per la prima volta, quindi con meraviglia; scopre la poesia che c'è nelle cose, queste stesse gli rivelano il loro sorriso, le loro lacrime, per cui il poeta non ha bisogno di creare nulla di nuovo, ma scopre quello che già c'è in natura.

La poesia si presenta quindi con un carattere non razionale, ma intuitivo. L'atteggiamento del fanciullo gli permette di penetrare nel mistero della realtà, mistero colto non attraverso la logica, ma attraverso l'intuizione ed espresso con linguaggio non razionale ma fondato sull'analogia e sul simbolo.

La funzione del simbolo è proprio quella di far comprendere il senso riposto nella realtà, per mezzo di collegamenti apparentemente logici fra oggetti diversi, attraverso l'associazione di colori, profumi, suoni di cui si può percepire la misteriosa affinità, attraverso la scelta delle parole non per il loro significato concreto ed oggettivo, ma per le suggestioni che sono in grado di evocare. La poesia quindi può avere una grande utilità morale e sociale; il sentimento poetico che è in tutti gli uomini li rende fratelli nel comune dolore.

Da un lato egli concepisce la poesia come ispiratrice di amore umano, le assegna il compito di rendere gli uomini più buoni, ma il poeta non deve proporselo come fine, perché non è un oratore o un predicatore, ma ha unicamente il dono di pronunciare la parola nella quale tutti gli altri uomini si riconoscono. In definitiva il poeta è l'individuo eccezionale che, pur essendo cresciuto, riesce ancora a dare voce al quel fanciullo che c'è in ogni uomo.

La situazione tipica della poesia pascoliana è quella del poeta solitario, immerso nella campagna vasta e silenziosa ed inteso a descrivere le rivelazioni delle cose. Di fatti gli eventi tragici della vita del Pascoli ne condizionano la vita stessa ed anche la poesia, creando vari miti; tra questi vediamo il "nido", che rappresenta la famiglia , che lo preserva dalla vita violenta e difficile da affrontare, solo nel nido può trovare tranquillità e serenità. Al di là del nido troviamo la "siepe", che recinge uno spazio che dà autarchia. Con il simbolo della siepe Pascoli rappresenta la situazione o il desiderio della piccola borghesia contadina che mira ad una vita indipendente dall'esterno e quindi autarchica. Oltre la siepe vi troviamo il "campo santo": una strada dritta porta dal podere al campo santo, ove giacciono i morti, presenze costanti nella vita del Pascoli e che ritornano continuamente confondendosi con i vivi. A questi tre elementi di fondo il Pascoli circoscrive tutta quanta la sua esistenza.

 

Il linguaggio utilizzato da Pascoli fu completamente nuovo, soprattutto per la letteratura italiana, in cui persiste ancora la tradizione classica. Qui la frase si spezza; il soggetto è spesso da solo, senza bisogno di un verbo che lo specifichi. Il tutto è affidato a parole che riproducono suoni (frequentissime sono le onomatopee) oppure a immagini che evocano sentimenti. Possiamo quindi definirlo un linguaggio completamente innovativo nella letteratura italiana, è qualcosa di istintivo, che risponde perfettamente al suo modo di esprimersi e alla sua visione della vita.

 

Il poeta, infatti, tende a difendere costantemente il proprio mondo d'affetti e d'esperienze ma anche la sua famiglia (che comprende i vivi ma soprattutto i morti, sempre tenacemente presenti); assidua è la memoria dell'infanzia e dei lutti che hanno colpito il nucleo familiare, disperdendolo. Questo tema è evidente anche ne "La cavallina storna" in cui Pascoli racconta il rientro del carro del padre la sera della sua morte, che giunge guidato unicamente dalla cavalla.

Per Pascoli, inoltre, tutto quello che è al di fuori del "nido", della famiglia è guardato con diffidenza, come una possibile minaccia per la famiglia stessa: da quest'angusto orizzonte sono esclusi soprattutto gli aspetti amorosi, infatti, questo motivo è quasi completamente assente dalla poesia (e dalla vita) di Pascoli, entrandovi al più come minaccia alla sicurezza del "nido".

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Quasimodo

Post n°1626 pubblicato il 28 Aprile 2018 da blogtecaolivelli

fonte: Internet

Salvatore Quasimodo (Modica, 20 agosto 1901 - Napoli, 14 giugno 1968) è stato un poeta italiano, esponente di rilievo dell'ermetismo. Ha contribuito alla traduzione di vari componimenti dell'età classica, soprattutto liriche greche, ma anche di opere teatrali di Molière e William Shakespeare. È stato vincitore del premio Nobel per la letteratura.

Salvatore Quasimodo nacque il 20 agosto 1901 da Gaetano Quasimodo e Clotilde Ragusa a Modica, dove il padre era stato assegnato come capostazione.

A pochi giorni dalla sua nascita, la madre Clotilde insieme al piccolo Salvatore e il primogenito Vincenzo (1899) si trasferì dai nonni paterni, nella più sicura casa di Roccalumera. Il padre Gaetano non poté abbandonare il luogo di lavoro per seguirla.

Salvatore fu battezzato a Roccalumera, nella Chiesa della Madonna Bambina, l'11 settembre 1901. A Roccalumera il poeta trascorrerà tutta la sua infanzia e giovinezza. A Roccalumera Quasimodo tornava da grande per trovare i genitori e la famiglia. Dopo circa due mesi dalla sua nascita, il padre Gaetano fu trasferito. Nel 1908 a Gela iniziò a frequentare le scuole elementari.
Nel gennaio del 1909 il padre venne incaricato della riorganizzazione del traffico ferroviario nella stazione di Messina colpita da un disastroso terremoto e successivo maremoto il 28 dicembre 1908. In quel periodo vissero in un carro merci parcheggiato su un binario morto della stazione. Quegli anni resteranno impressi nella memoria del poeta, che li evocherà nella poesia Al Padre, inserita nella raccolta La terra impareggiabile, scritta in occasione dei 90 anni del padre e dei 50 anni dal disastroso terremoto di Messina.

Nel 1916 si iscrisse all'Istituto Tecnico Matematico-Fisico di Palermo per poi trasferirsi a Messina. nel 1917 e continuare gli studi presso l'Istituto "A. M. Jaci", dove conseguì il diploma nel 1919. Durante la permanenza in questa città conobbe il giurista Salvatore Pugliatti e il futuro sindaco di Firenze Giorgio La Pira, con i quali strinse un'amicizia destinata a durare negli anni. Insieme ad essi fondò nel 1917 il «Nuovo Giornale Letterario», mensile sul quale pubblicò le sue prime poesie. La tabaccheria di uno zio di La Pira, unico rivenditore della rivista, divenne luogo di ritrovo per giovani letterati.

Nel 1919 si trasferì a Roma dove pensava di terminare gli studi di ingegneria ma, subentrate precarie condizioni economiche, dovette abbandonarli per impiegarsi in più umili attività: disegnatore tecnico presso un'impresa edile, e in seguito impiegato presso un grande magazzino. Nel frattempo collaborò ad alcuni periodici e iniziò lo studio del greco e del latino con la guida di monsignor Mariano Rampolla del Tindaro, pronipote omonimo del più famoso cardinale Rampolla del Tindaro, Segretario di Stato di Papa Leone XIII. Collaborò ad alcuni periodici e studiò il greco e il latino dedicandosi ai classici, che divennero per lui una grande fonte di ispirazione.
Le precarie condizioni economiche di questo periodo romano terminarono nel 1926, quando venne assunto dal Ministero dei lavori pubblici e assegnato come geometra al Genio Civile di Reggio Calabria. Qui strinse amicizia con i fratelli Enzo Misefari e Bruno Misefari, entrambi esponenti (il primo comunista, il secondo anarchico) del movimento antifascista di Reggio Calabria.

Nello stesso anno sposò Bice Donetti, una donna di otto anni più grande, con la quale aveva precedentemente convissuto e a cui dedicherà una poesia dopo la sua morte, avvenuta nel 1946:
« Con gli occhi alla pioggia e agli elfi della notte,è là, nel campo quindici a Musocco,la donna emiliana da me amatanel tempo triste della giovinezza. ... »(Salvatore Quasimodo, Epitaffio per Bice Donetti)

Nel 1948, due anni dopo la morte della prima moglie, si risposerà con la ballerina Maria Cumani, da cui avrà il figlio Alessandro Quasimodo.

Nel periodo di Reggio Calabria nacque la nota lirica Vento a Tindari, dedicata alla storica località presso Patti:
« Tindari, mite ti sofra larghi colli pensile sull'acquedell'isole dolci del dio,oggi m'assalie ti chini in cuore. ... »(Salvatore Quasimodo, Vento a Tindari)

Il padre andò in pensione nel 1927 e dopo una breve permanenza a Firenze si ritirò definitivamente nella sua casa di Roccalumera, dove visse con due sorelle che non si erano sposate.

Molti anni dopo il poeta emigrato si raffigurerà con questi versi:
« ... quel ragazzo che fuggì di notte con un mantello cortoe alcuni versi in tasca. ... »(Salvatore Quasimodo, Lettera alla madre)Nel 1939 divenne il titolare del settimanale Omnibus.
Periodo dell'ermetismo (1930 - 1942)

Risolti i problemi economici poté dedicarsi più assiduamente all'opera letteraria. Fu invitato a Firenze dallo scrittore Elio Vittorini, che nel 1927 aveva sposato la sorella Rosa, che lo introdusse nei locali ambienti letterari permettendogli di conoscere Eugenio Montale, Arturo Loria, Gianna Manzini e Alessandro Bonsanti.

Il Bonsanti che in quel tempo dirigeva la rivista Solaria pubblicò nel 1930 tre poesie (Albero, Prima volta, Angeli). Maturò e affinò così il gusto per lo stile ermetico, cominciando a dare consistenza alla sua prima raccolta Acque e terre, che lo stesso anno pubblicò per le edizioni Solaria.
Nel 1931 venne trasferito presso il Genio Civile di Imperia e in seguito presso quello di Genova. In questa città conobbe Camillo Sbarbaro e le personalità di spicco che gravitavano intorno alla rivista Circoli, con la quale il poeta iniziò una proficua collaborazione pubblicando, nel 1932, per le edizioni della stessa, la sua seconda raccolta Oboe sommerso nella quale sono raccolte tutte le poesie scritte tra il 1931 e il 1932 e dove comincia a delinearsi con maggior chiarezza la sua adesione all'ermetismo. Dal marzo 1933 alla fine del 1934 lavorò come funzionario all'Ufficio del Genio Civile di Cagliari. Ottenuto il trasferimento a Milano, venne però destinato da un capo-ufficio alla sede di Sondrio.

Nel 1938 lasciò il Genio Civile per dedicarsi alla letteratura, iniziò a lavorare per Cesare Zavattini in un'impresa di editoria e soprattutto si dedicò alla collaborazione con Letteratura, una rivista vicina all'ermetismo.

Nel 1938 pubblicò a Milano una raccolta antologica intitolata Poesie, e nel 1939 iniziò la traduzione dei lirici greci. Nel 1941 venne nominato professore di Letteratura italiana presso il Conservatorio di musica "Giuseppe Verdi" di Milano, incarico che mantenne fino alla fine del 1968.

Seconda guerra mondiale

Nel 1942 entrerà nella collezione Lo specchio della Arnoldo Mondadori Editore l'opera Ed è subito sera, che inglobava anche le Nuove poesie scritte tra il 1936 e il 1942.
Rapporti con il fascismo.

Nel 1940, a guerra iniziata e a Patto d'Acciaio consolidato, collaborò con la rivista Primato. Lettere e arti d'Italia dove il ministro Giuseppe Bottai raccolse intellettuali di varia estrazione e orientamento, anche lontani dal regime. Gli sarà rimproverato, in anni recenti, di aver sostenuto l'uso del voi con un intervento su un numero monografico del 1939 della rivista Antieuropa, e di aver inoltrato supplica a Mussolini che gli venisse assegnato un contributo per potere proseguire l'attività di scrittore.

Pur professando chiare idee antifasciste, non partecipò attivamente alla Resistenza; in quegli anni si diede alla traduzione del Vangelo secondo Giovanni, di alcuni Canti di Catullo e di episodi dell'Odissea che verranno pubblicati solamente dopo la Liberazione.

Periodo della poesia impegnata (1945 - 1966)

Salvatore Quasimodo nel 1958Nel 1945 si iscrisse al PCI e l'anno seguente pubblicò la nuova raccolta dal titolo Con il piede straniero sopra il cuore - ristampata nel 1947 con il nuovo titolo Giorno dopo giorno, testimonianza dell'impegno morale e sociale dell'autore che continuerà, in modo sempre più profondo, nelle successive raccolte, composte fra il 1949 e il 1958, come La vita non è sogno, Il falso e il vero verde e La terra impareggiabile, che si pongono, con il loro tono epico, come esempio di limpida poesia civile.

Durante questi anni il poeta continuò a dedicarsi con passione all'opera di traduttore sia di autori classici che moderni, e svolse una continua attività giornalistica per periodici e quotidiani, dando il suo contributo soprattutto con articoli di critica teatrale. Nel 1950 il poeta ottenne il Premio San Babila, nel 1953 condivise il Premio Etna-Taormina con il poeta gallese Dylan Thomas, nel 1958 il premio Viareggio e nel 1959 gli fu assegnato il premio Nobel per la letteratura «per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi» che gli fece raggiungere una definitiva fama. Ad esso seguirono le lauree honoris causa dalla Università di Messina nel 1960 e da quella di Oxford nel 1967. Il poeta trascorse gli ultimi anni di vita compiendo numerosi viaggi in Europa e in America per tenere conferenze e letture pubbliche delle sue liriche che nel frattempo erano state tradotte in diverse lingue. Nel 1965 cura la pubblicazione di Calignarmata, opera di poesia dell'autore Luigi Berti, uscita un anno dopo la morte di quest'ultimo (1964).
Del 1966 è la pubblicazione di Dare e avere, sua ultima opera.

Tomba di Salvatore Quasimodo nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano

Il 14 giugno del 1968, mentre il poeta si trovava ad Amalfi, dove doveva presiedere un premio di poesia, venne colpito da un ictus (aveva avuto già un infarto mentre visitava l'Unione Sovietica), che lo condusse alla morte poche ore dopo, il cuore del poeta smise di battere sull'auto che lo stava trasportando all'ospedale di Napoli. Il suo corpo fu trasportato a Milano e tumulato nel Famedio del Cimitero Monumentale, luogo che già ospitava le spoglie di Alessandro Manzoni.
Quasimodo fu membro della Massoneria.


Il poeta e lo scrittore

Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo. »(Salvatore Quasimodo, da Uomo del mio tempo)
Un'immagine di Quasimodo degli ultimi anniLa prima raccolta di Quasimodo, Acque e terre (1930), è incentrata sul tema della sua terra natale, la Sicilia, che l'autore lasciò già nel 1919: l'isola diviene l'emblema di una felicità perduta cui si contrappone l'asprezza della condizione presente, dell'esilio in cui il poeta è costretto a vivere (così in una delle liriche più celebri del libro, Vento a Tindari). Dalla rievocazione del tempo passato emerge spesso un'angoscia esistenziale che, nella forzata lontananza, si fa sentire in tutta la sua pena. Questa condizione di dolore insopprimibile assume particolare rilievo quando il ricordo è legato ad una figura femminile, come nella poesia Antico inverno, oppure a ritmi e motivi più antichi, di origine anche popolare.


Se in questa prima raccolta Quasimodo appare legato a modelli abbastanza riconoscibili (soprattutto D'Annunzio, del quale viene ripresa la tendenza all'identificazione con la natura), in Oboe sommerso (1932) ed Erato e Apollion (1936) il poeta raggiunge la piena e personale maturità espressiva. La ricerca della pace interiore è affidata ad un rapporto col divino che è, e resterà successivamente, tormentato, mentre la Sicilia si configura come terra del mito, terra depositaria della cultura greca: non a caso Quasimodo pubblicherà, nel 1940, una notissima traduzione dei Lirici greci. In particolare, nel libro del 1936 vengono celebrati Apollo - il dio del sole ma anche il dio cui sono legate le Muse, e quindi la stessa creazione poetica che è resa dolorosa dalla distanza fisica dell'isola - ed Ulisse, l'esule per eccellenza.
È in queste raccolte che si può cogliere appieno la suggestione dell'ermetismo, di un linguaggio che ricorre spesso all'analogia e tende ad abolire i nessi logici tra le parole: importante è in questo senso l'uso frequente dell'articolo indeterminativo e degli spazi bianchi, che, all'interno della lirica, sembrano rimandare continuamente a una serie di significati nascosti che non possono trovare una piena espressione. Nelle Nuove poesie (pubblicate insieme alle raccolte precedenti nel volume Ed è subito sera del 1942 e scritte a partire dal 1936), il ritmo diventa più disteso grazie anche all'uso più frequente dell'endecasillabo o di altri versi lunghi.

Il ricordo della Sicilia è ancora vivissimo ma si avverte nel poeta un'inquietudine nuova, la voglia di uscire dalla sua solitudine e confrontarsi con i luoghi e le persone della sua vita attuale.

Quasimodo nel 1962In alcune liriche compare infatti il paesaggio lombardo, esemplificato dalla «dolce collina d'Ardenno» che porta all'orecchio del poeta «un fremere di passi umani» (La dolce collina). Questa volontà di dialogo si fa evidente nelle raccolte successive, segnate da un forte impegno civile e politico sollecitato dalla tragedia della guerra; la poesia rarefatta degli anni giovanili lascia il posto ad un linguaggio più comprensibile, dai ritmi più ampi e distesi. Così avviene in Giorno dopo giorno (1947) dove le vicende belliche costituiscono il tema dominante. La voce del poeta, annichilita di fronte alla barbarie («anche le nostre cetre erano appese», afferma in Alle fronde dei salici), non può che contemplare la miseria della città bombardata, o soffermarsi sul dolore dei soldati impegnati al fronte, mentre affiorano alla memoria delicate figure femminili, simboli di un'armonia ormai perduta (S'ode ancora il mare). L'unica speranza di riscatto è allora costituita dalla pietà umana (Forse il cuore).
In La vita non è sogno (1949) il Sud è cantato come luogo di ingiustizia e di sofferenza, dove il sangue continua a macchiare le strade (Lamento per il Sud); il rapporto con Dio si configura come un dialogo serrato sul tema del dolore e della solitudine umana.

Il poeta sente l'esigenza di confrontarsi con i propri affetti, con la madre che ha lasciato quand'era ancora un ragazzo (e che continua a vivere la sua vita semplice e ignara dell'angoscia del figlio ormai adulto), o col ricordo della prima moglie Bice Donetti.

Nella raccolta Il falso e vero verde (1956) dove lo stesso titolo è indicativo di un'estrema incertezza esistenziale, un'intera sezione è dedicata alla Sicilia, ma nel volume trova posto anche una sofferta meditazione sui campi di concentramento che esprime «un no alla morte, morta ad Auschwitz» (Auschwitz).

La terra impareggiabile (1958) mostra un linguaggio più vicino alla cronaca, legato alla rappresentazione della Milano simbolo di quella «civiltà dell'atomo» che porta ad una condizione di devastante solitudine e conferma nel poeta la voglia di dialogare con gli altri uomini, fratelli di dolore. L'isola natìa è luogo mitizzato, «terra impareggiabile» appunto, ma è anche memoria di eventi tragici come il terremoto di Messina del 1908 (Al padre). L'ultima raccolta di Quasimodo, Dare e avere, risale al 1966 e costituisce una sorta di bilancio della propria esperienza poetica e umana: accanto ad impressioni di viaggio e riflessioni esistenziali molti testi affrontano, in modo più o meno esplicito, il tema della morte, con accenti di notevole intensità lirica.

Opere:

Raccolte di poesie

Acque e terre, Firenze, sulla rivista Solaria, 1930.

Oboe sommerso, Genova, sulla rivista Circoli, 1932.

Odore di eucalyptus ed altri versi, Firenze, Antico Fattore, 1933.

Erato e Apòllìon, Milano, Scheiwiller, 1936.

Nuove Poesie, Milano, Primi Piani, 1938.

Ed è subito sera, Milano-Verona, A. Mondadori, 1942

Giorno dopo giorno, Milano, A. Mondadori, 1947.

La vita non è sogno, Milano, A. Mondadori, 1949.

Il falso e vero verde (1949-1955), Milano, Schwarz, 1956.

La terra impareggiabile, Milano, A. Mondadori, 1958.

Dare e avere. 1959-1965, Milano, A. Mondadori, 1966.

Lirici greci, Milano, Edizioni di Corrente, 1940;

maggio 1944, Mondadori.Virgilio,

Il Fiore delle Georgiche, Milano, Edizioni della Conchiglia, 1942. - Milano,

Gentile, 1944; Milano, Mondadori, 1957.

Catulli Veronensis, Carmina, Milano, Edizioni di Uomo, 1945. - Milano, Mondadori, 1955.

Omero, Dall'Odissea, Milano, Rosa e Ballo, 1945.Sofocle, Edipo re, Milano, Bompiani, 1946.

Il Vangelo secondo Giovanni, Milano, Gentile, 1946.

John Ruskin, La Bibbia di Amiens, Milano, Bompiani, 1946.

William Shakespeare, Romeo e Giulietta, Milano, Mondadori, 1948

.Eschilo, Le Coefore, Milano, Bompiani, 1949.

William Shakespeare, Riccardo III, Milano, Edizioni del Piccolo Teatro, 1950. - Milano, Mondadori, 1952.

Pablo Neruda, Poesie, Torino, Einaudi, 1952.

William Shakespeare, Macbeth, Torino, Einaudi, 1952.Sofocle, Elettra, Milano,

William Shakespeare, La Tempesta, Torino, Einaudi, 1956.

Molière, Il Tartufo, Milano, Bompiani, 1958.

Fiore dell'Antologia Palatina, Parma, Guanda, 1958.

Edward Estlin Cummings, Poesie scelte, Milano, Scheiwiller, 1958.

Ovidio, Dalle Metamorfosi, Milano, Scheiwiller, 1959.

William Shakespeare, Otello, Collana Lo Specchio, Milano, Mondadori, 1959.

Euripide, Ecuba, Urbino, Armando Argalìa Editore, 1962.

Conrad Aiken, Mutevoli pensieri, Milano, Scheiwiller, 1963.

Euripide, Eracle, Urbino, Armando Argalìa Editore, 1964.

William Shakespeare, Antonio e Cleopatra, Milano, Mondadori, 1966

Tudor Arghezi, Poesie, Milano, Mondadori, 1966.

Yves Lecomte, Il gioco degli astragali, Edizioni Moneta, 1968.

CurateleLirici minori del XIII e XIV secolo, a cura di S. Quasimodo e Luciano Anceschi, Milano, Edizioni della Conchiglia, 1941.

Lirica d'amore italiana, dalle origini ai nostri giorni, 1957.

Poesia italiana del dopoguerra, 1958.

Altri scritti:

Petrarca e il sentimento della solitudine, Milano, Garotto, 1945.

Scritti sul teatro, 1961.L'amore di Galatea libretto per musica, 1964

Il poeta e il politico e altri saggi, Milano, Schwarz, 1967.

Leonida di Taranto, Milano, Guido Le Noci ed., 1968;

Manduria, Lacaita, 1969.Lettere d'amore di Quasimodo, post., 1969

Poesie e discorsi sulla poesia, post., 1971.

Marzabotto parla. Con scritti di Salvatore Quasimodo, Giuseppe Dozza, post.,

1976A colpo omicida e altri scritti, post., 1977

 

 

 

 

 
 
 

ASTRO....

Post n°1625 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli

  • fonte: Internet

    Astronews a cura di Massimiliano Razzano

    • Sempre più lontano, grazie alle lenti gravitazionali

    Non avevamo mai visto una stella così lontana.

     Un oggetto impossibile da vedere con gli attuali

     telescopi, se non fosse che questa volta la fortuna

     ci ha messo lo zampino. Grazie al fenomeno delle

     lenti gravitazionali, l'immagine della stella LS1 è stata

     ingrandita più di duemila volte, rendendola visibile

     con il telescopio spaziale "Hubble". Le immagini di

    questa nuova stella da record sono state pubblicate

     e discusse in un articolo apparso su Nature Astronomy,

     e il loro studio ci permetterà di capire più fondo l'evoluzione

    delle stelle nell'Universo primordiale, la struttura degli

                ammassi di galassie e la natura della materia oscura.

          Durante le osservazioni dell'ammasso, i ricercatori hanno

          notato la presenza della nuova stella, denominata LS1,

          nell'aprile 2016. Dopo aver scoperto LS1, gli astronomi ne

          hanno anche misurato lo spettro, che suggerisce che la

          stella sia una supergigante blu di classe spettrale B. Si

         tratterebbe quindi di una stella blu e molto luminosa,

         con una temperatura che va dagli 11 ai 14 mila gradi, più

         del doppio della temperatura del Sole. "La luce di LS1 non

         è stata ingrandita solamente dalla grandissima massa totale

         dell'ammasso, ma anche da un oggetto compatto di circa

     tre masse solari all'interno dell'ammasso,secondo un effetto

    chiamato microlensing gravitazionale", ha aggiunto Diego.

    La lente potrebbe esser stata prodotta da una stella normale,

     oppure un oggetto compatto come una stella di neutroni o un

     buco nero di massa stellare, e pertanto studiare questi fenomeni

     di microlensing, seppur molto rari, ci permette di fare un censimento

     degli oggetti che altrimenti risulterebbero invisibili, come ad esempio

     i buchi neri. Conoscere la composizione degli ammassi di galassie,

     soprattutto degli oggetti più difficili da osservare con i telescopi,

    può aiutarci anche a capire meglio la percentuale di materia non visibile,

    raccogliendo così importanti indizi sulla materia oscura.

    Infatti il team internazionale di astronomi, coordinato da

    Patrick Kelly dell'Università del Minnesota, Jose Diego dell'Istituto

     di Fisica di Cantabria in Spagna e Steven Rodney dell'Università

    della Carolina del Sud, stava utilizzando il telescopio spaziale

    "Hubble" per osservare la supernova "Refsdal", così soprannominata

     in onore dell'astronomo norvegese Sjur Refsdal, che nel 1964

     suggerì la possibilità di utilizzare la combinazione di supernovae

     e lenti gravitazionali per studiare l'espansione dell'Universo.

 
 
 

ASTRO....

Post n°1624 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli

fonte: Internet

  Astronews a cura di Massimiliano Razzano

  • Chi sta vincendo il

    C'è grande movimento oltre i confini della nostra Galassia. Un team internazionale di astronomi ha infatti mostrato che la Grande e la Piccola Nube di Magellano sono impegnate in un colossale "braccio di ferro" astronomico, in cui si strappano materia a vicenda. Frutto dell'interazione gravitazionale fra le due galassie, questa gara fra le due galassie satelliti della Via Lattea ha anche un impatto sulla struttura della nostra Galassia. Come spiegato su The Astrophysical Journal, il materiale delle due Nubi di Magellano viene infatti convogliato in parte nella Via Lattea e va ad alimentare i processi di formazione stellare, e pertanto studiare questa interazione più in dettaglio aiuta a capire meglio l'evoluzione della nostra Galassia.

    Il lavoro parte dallo studio del cosiddetto Braccio Avanzato della Corrente Magellanica, un insieme di nubi che formano un ponte fra la Via Lattea e le Nubi di Magellano. E' però importante capire da quale delle due Nubi provenga soprattutto il gas, cioè quale delle due galassie sta strappando più materiale all'altra. Per scoprirlo, il gruppo di ricerca, coordinato da Andrew Fox dello Space Telescope Science Institute di Baltimora, ha utilizzato una serie di osservazioni in luce ultravioletta condotte dal telescopio spaziale "Hubble". In particolare, Fox e colleghi hanno osservato sette quasar molto distanti, la cui luce attraversa il Braccio Avanzato. Studiando come questa luce viene assorbita, è quindi possibile fare una accurata analisi chimica del materiale del Braccio, e in questo modo i ricercatori hanno scoperto che il gas appartiene soprattutto alla Piccola Nube di Magellano. La sua sorella più grande sta quindi strappando una maggiore quantità di gas dalla galassia più piccola, vincendo così, almeno per ora, questa curiosa sfida nello spazio.

    Nell'immagine: Il Braccio Avanzato della Corrente Magellanica (Crediti: D. Nidever et al., NRAO/AUI/NSF and A. Mellinger, Leiden-Argentine-Bonn (LAB) Survey, Parkes Observatory, Westerbork Observatory, Arecibo Observatory, and A. Feild.)

 
 
 

ASTRO....

Post n°1623 pubblicato il 26 Aprile 2018 da blogtecaolivelli

fonte: Internet

Astronews a cura di Massimiliano RazzanoChi sta vincendo il "braccio di ferro" fra le Nubi di Magellano?Chi sta vincendo il

  • C'è grande movimento oltre i confini della nostra Galassia. Un team internazionale di astronomi ha infatti mostrato che la Grande e la Piccola Nube di Magellano sono impegnate in un colossale "braccio di ferro" astronomico, in cui si strappano materia a vicenda. Frutto dell'interazione gravitazionale fra le due galassie, questa gara fra le due galassie satelliti della Via Lattea ha anche un impatto sulla struttura della nostra Galassia. Come spiegato su The Astrophysical Journal, il materiale delle due Nubi di Magellano viene infatti convogliato in parte nella Via Lattea e va ad alimentare i processi di formazione stellare, e pertanto studiare questa interazione più in dettaglio aiuta a capire meglio l'evoluzione della nostra Galassia.

    Il lavoro parte dallo studio del cosiddetto Braccio Avanzato della Corrente Magellanica, un insieme di nubi che formano un ponte fra la Via Lattea e le Nubi di Magellano. E' però importante capire da quale delle due Nubi provenga soprattutto il gas, cioè quale delle due galassie sta strappando più materiale all'altra. Per scoprirlo, il gruppo di ricerca, coordinato da Andrew Fox dello Space Telescope Science Institute di Baltimora, ha utilizzato una serie di osservazioni in luce ultravioletta condotte dal telescopio spaziale "Hubble". In particolare, Fox e colleghi hanno osservato sette quasar molto distanti, la cui luce attraversa il Braccio Avanzato. Studiando come questa luce viene assorbita, è quindi possibile fare una accurata analisi chimica del materiale del Braccio, e in questo modo i ricercatori hanno scoperto che il gas appartiene soprattutto alla Piccola Nube di Magellano. La sua sorella più grande sta quindi strappando una maggiore quantità di gas dalla galassia più piccola, vincendo così, almeno per ora, questa curiosa sfida nello spazio.

    Nell'immagine: Il Braccio Avanzato della Corrente Magellanica (Crediti: D. Nidever et al., NRAO/AUI/NSF and A. Mellinger, Leiden-Argentine-Bonn (LAB) Survey, Parkes Observatory, Westerbork Observatory, Arecibo Observatory, and A. Feild.)

 
 
 

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