fonte: Internet
Astronews a cura di Massimiliano Razzano
Non avevamo mai visto una stella così lontana.
Un oggetto impossibile da vedere con gli attuali
telescopi, se non fosse che questa volta la fortuna
ci ha messo lo zampino. Grazie al fenomeno delle
lenti gravitazionali, l'immagine della stella LS1 è stata
ingrandita più di duemila volte, rendendola visibile
con il telescopio spaziale "Hubble". Le immagini di
questa nuova stella da record sono state pubblicate
e discusse in un articolo apparso su Nature Astronomy,
e il loro studio ci permetterà di capire più fondo l'evoluzione
delle stelle nell'Universo primordiale, la struttura degli
ammassi di galassie e la natura della materia oscura.
Durante le osservazioni dell'ammasso, i ricercatori hanno
notato la presenza della nuova stella, denominata LS1,
nell'aprile 2016. Dopo aver scoperto LS1, gli astronomi ne
hanno anche misurato lo spettro, che suggerisce che la
stella sia una supergigante blu di classe spettrale B. Si
tratterebbe quindi di una stella blu e molto luminosa,
con una temperatura che va dagli 11 ai 14 mila gradi, più
del doppio della temperatura del Sole. "La luce di LS1 non
è stata ingrandita solamente dalla grandissima massa totale
dell'ammasso, ma anche da un oggetto compatto di circa
tre masse solari all'interno dell'ammasso,secondo un effetto
chiamato microlensing gravitazionale", ha aggiunto Diego.
La lente potrebbe esser stata prodotta da una stella normale,
oppure un oggetto compatto come una stella di neutroni o un
buco nero di massa stellare, e pertanto studiare questi fenomeni
di microlensing, seppur molto rari, ci permette di fare un censimento
degli oggetti che altrimenti risulterebbero invisibili, come ad esempio
i buchi neri. Conoscere la composizione degli ammassi di galassie,
soprattutto degli oggetti più difficili da osservare con i telescopi,
può aiutarci anche a capire meglio la percentuale di materia non visibile,
raccogliendo così importanti indizi sulla materia oscura.
Infatti il team internazionale di astronomi, coordinato da
Patrick Kelly dell'Università del Minnesota, Jose Diego dell'Istituto
di Fisica di Cantabria in Spagna e Steven Rodney dell'Università
della Carolina del Sud, stava utilizzando il telescopio spaziale
"Hubble" per osservare la supernova "Refsdal", così soprannominata
in onore dell'astronomo norvegese Sjur Refsdal, che nel 1964
suggerì la possibilità di utilizzare la combinazione di supernovae
e lenti gravitazionali per studiare l'espansione dell'Universo.