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Messaggi di Maggio 2018
Post n°1672 pubblicato il 24 Maggio 2018 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet ALL SECTIONS SEARCHEXPLICIT / FICTIONIl più grande scrittore francese di cui non avete sentito parlaredi CARLO MAZZA GALANTI12.07.2016 |
Post n°1671 pubblicato il 24 Maggio 2018 da blogtecaolivelli
Fonte: risorse Internet LA RIVOLTA DEGLI ANGELI di una nobile dinastia conservatrice ed ex magistrato, è proprietario di una enorme e prestigiosa biblioteca di quasi 500.000 volumi nel campo delle scienze naturali , morali, filosofiche e religiose. Una collezione iniziata da un suo antenato - il barone Alexandre d'Esparvieu - e che in passato aveva anche rischiato di finire dispersa. Ma che ora occupa un intero piano della elegante dimora di famiglia, nel centro della città. Conservatore della bilioteca e archivista è dal 1895 un certo Julien Sariette, uomo di origini modeste ma preciso e cocciuto. Ha catalogato ed etichettato tutti i volumi (purtroppo seguendo un criterio che solo lui è in grado di decifrare) e li ama di un amore geloso. Tutte le mattine alle 7 Sariette è alla sua scrivania in mogano, in biblioteca, e si alza solo a mezzogiorno in punto per un breve pranzetto in trattoria, al ritorno dal quale lavora fino a sera: poi una cena frugalissima, una partita a domino, una passeggiata e via a nanna. Durante la sua gestione della biblioteca nemmeno un foglio è andato perso, e Sariette è riluttante persino a permettere la consultazione dei volumi, come fossero figli che ha la missione di proteggere dagli estranei. Figuratevi la sua costernazione quando la mattina del 10 settembre, aprendo come sempre la biblioteca alle 7 precise, l'uomo trova una quantità di libri - tra i quali preziose edizioni antiche della Bibbia o del Talmud, trattati rabbinici e manoscritti armeni - gettati alla rinfusa, spiegazzati, ammucchiati senza garbo. Orrore! Chi può essere responsabile di un tale scempio? Chi si è introdotto in biblioteca di notte, e come ha fatto ad andare e venire, se la porta e le finestre erano e sono chiuse? Forse il vecchio domestico Hyppolite? O Maurice, il giovane viziato e vizioso rampollo degli d'Esparvieu? Ma anche se fosse (e appare assai improbabile), che interesse avrebbero quei due per testi del genere? Il misterioso fenomeno si ripete ancora e ancora nei giorni seguenti: Sariette ha i nervi a pezzi, e anche passare la notte in biblioteca a fare la guardia non lo aiuta a risolvere l'enigma. Nel frattempo Maurice ha avviato una relazione clandestina con la bella e insoddisfatta Madame des Aubels: un sabato pomeriggio, mentre i due sono impegnati in un languido amplesso, in camera da letto appare un uomo nudo. E, cosa ancora più incredibile, costui afferma di essere Arcade, l'angelo custode di Maurice, e annuncia lo scoppio di una rivolta contro Dio, anzi contro Ialdabaoth, il crudele demiurgo che l'umanità crede suo dio... Messo all'indice dal Vaticano nel 1920 e insignito del Nobel per la Letteratura nel 1921 - ah, i bei tempi dell'isolamento pre- Concordato della Chiesa cattolica! - Anatole France in questo romanzo usa lo gnosticismo (l'antica 'eresia' cristiana secondo la quale - molto sinteticamente - il reale è uno stato di decadenza del divino che va superato ed è dominato da una semi-divinità malvagia, non dalla Provvidenza) come pretesto per tratteggiare un grande affresco sociale e politico. Alla vigilia del massacro della Grande Guerra, le aristocrazie e le elite economiche, perse nella loro visione antiquata, decadente, reazionaria e criminale del mondo stanno per precipitare l'Europa in un abisso senza fondo, e la ribellione degli angeli che si confondono tra la piccola borghesia e i bohemienne, innamorati del popolo (e della sua sensualità) è una metafora libertaria fin troppo evidente. La narrazione di France non cade nella trappola della magniloquenza - sempre dietro l'angolo con una trama così - e si manrìtiene leggera e ironica, con qualche sprazzo di erotismo. Meridiano Zero ripropone l'edizione italiana del 1928 (con le deliziose illustrazioni originali di Carlègle), impreziosendola con una prefazione di Roberto Saviano che restituisce a questo romanzo il ruolo centrale che gli compete nel panorama letterario della prima metà del '900.
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Post n°1670 pubblicato il 24 Maggio 2018 da blogtecaolivelli
Fonte: risorse di rete Gli dèi hanno sete di Anatole France1912. Anatole France, di lì a poco Nobel per la Letteratura (1921), pubblica una lettura scolastica dei giorni dell'odio e della decadenza della Rivoluzione Francese: non snatura gli eventi, ma li semplifica cancellando, per quanto possibile, contrasti e sfumature. L'intento è abbastanza limpido: prendere le distanze dalla violenza, dal fanatismo, dagli sciagurati eccessi dei giorni del Terrore. Un pizzico di approfondimento delle dinamiche psichiche dei personaggi avrebbe senza dubbio assicurato un salto di qualità dell'opera, così costretta, a distanza di un secolo dalla pubblicazione, a un'esistenza preclusa al grande pubblico e limitata agli studiosi e agli appassionati del genere (romanzo storico). "Gli dèi hanno sete" è un romanzo manierista, d'un'eleganza scabra e semplice, appena sporcata dalla ripetuta ed enfatica lettura della ossessa psiche del protagonista. Poco per poter ambire all'immortalità; abbastanza per assicurare un intrattenimento discreto e relativamente disimpegnato. Sono molto costernata dall'apprendere che Anatole France è stato praticamente dimenticato. Le ristampe dei suoi libri sono come mosche bianche, nonostante in vita abbia avuto un grande successo e nel 1921 abbia pure vinto il Nobel per la letteratura. Era anche un autore "pericolosamente" ateo, visto che la Chiesa cattolica mise all'indice la sua intera produzione letteraria. L'oblio pare davvero una sorte ingrata per chi ispirò addirittura Proust, eppure France pare non filarselo più nessuno. Che peccato: a me Gli dei hanno seteha colpito molto e mi sento di consigliarlo a chiunque voglia leggersi un romanzo sulla Rivoluzione francese o approfondire il tema del fondamentalismo. Gli dei hanno sete, infatti, ci racconta dell'evoluzione (o forse sarebbe meglio dire: involuzione) di una mente integralista, quella di Evariste Gamelin, che, da semplice cittadino innamorato della rivoluzione, diventerà uno dei più spietati giurati del Tribunale rivoluzionario, contribuendo a mandare a morte in maniera arbitraria centinaia di persone. L'inizio è lento e un pizzico noioso: si fa fatica a entrare in sintonia con la storia, dato che il protagonista è così smaccatamente odioso, ma, a mano a mano che entrano in scena gli altri personaggi, ci si ritrova a divorare le pagine. Un personaggio molto particolare è Elodie, la fidanzata di Evariste. Di primo acchito sembra la tipica fanciulla innamorata e sospirosa, ma, proseguendo nella lettura, ci si rende conto che in qualche modo si tratta di una sorta di personificazione della Francia sotto il Terrore. Elodie, infatti, aborre ciò che Evariste è diventato, lo spietato giurato che manda i fantomatici nemici della Repubblica a morte, ma è anche perversamente eccitata da questo spettacolo disumano. Il personaggio migliore del romanzo, e che forse rispecchia il pensiero dell'autore, è Maurice Brotteaux, filosofo epicureo sempre in compagnia del suo Lucrezio, ateo e amante della vita e delle donne. La maggior parte dei momenti memorabili del romanzo lo vedono come protagonista. Fin dall'inizio, si dimostra assai consapevole dove finirà per condurli il Terrore: "L'umanità si fabbrica i suoi dei copiando i tiranni, e voi, che ripudiate l'originale, serbate la copia! [...] Io ho amore per la ragione, ma non ne ho per il fanatismo. La ragione ci guida e ci illumina, ma quando ne avrete fatto una divinità, essa vi accecherà e vi indurrà al delitto." Una menzione d'onore è infine meritata dalla sorella di Evariste, Julie: ragazza ribelle e in rotta con la famiglia, sarà l'unica a manifestare pubblicamente il suo disprezzo per il fratello moralista e sanguinario. Julie è un personaggio molto forte e, sebbene compaia pochissimo e quasi alla fine, di certo lascia il segno nella mente del lettore. "Scellerato! Mostro! Assassino! Colpiscimi, vigliacco! Sono una donna! Fammi arrestare, fammi giustiziare, Caino! Sono tua sorella." |
Post n°1669 pubblicato il 24 Maggio 2018 da blogtecaolivelli
Fonte: risorse di rete Una ricca, giovane e bella signora, Thérèse, figlia di un fortunato finanziere di umile origine, Montessuy, è spinta dal padre a sposare il conte Martin-Bellème, un aristocratico tutto preso dalla politica (è parlamentare preconizzato ministro). Il matrimonio, contratto senza amore per ragioni di promozione sociale, fallisce. Thérèse ha una relazione clandestina con Robert Le Ménil. Indispettita dalla decisione di Robert di lasciare Parigi per partecipare a una caccia alla volpe, Thérèse accetta l'invito di recarsi in Italia fattole da Vivian Bell, una poetessa inglese sua amica che vive a Fiesole. Thérèse si reca perciò in Toscana accompagnata dalla virtuosa M.me Marrnet et dal vecchio poeta ribelle Choulette. A Firenze (il "giglio rosso" del titolo fa riferimento al giglio di Firenze) Thérèse incontra Jacques Dechartre, uno scultore che Thérèse aveva già conosciuto a Parigi, e i due si innamorano e si abbandonano all'ebbrezza di un grande amore. Robert, che ha intuito qualcosa, giunge in Italia e scongiura invano Thérèse a ritornare da lui. La passione di Thérèse e di Jacques continua a Parigi. Thérèse è felice ma Jacques, geloso e violento, conosciuto il legame che Thérèse aveva con Robert, diventa sempre più sospettoso finché non rompe il legame con la donna. Genesi dell'opera e criticaAnatole France scrisse una prima stesura di questo romanzo, a cui diede il titolo di "La Terre des morts" ("La terra dei morti") nel 1889. La versione finale, col titolo definitivo di Le lys rouge apparve a puntate sulla Revue de Paris da aprile a giugno 1894. Il romanzo fu pubblicato in volume nel mese di luglio dello stesso anno dall'editore Calmann-Lévy. La pubblicazione nel 1984 delle Lettres intimes (Lettere intime) scambiate da Anatole France e dalla sua amante Léontine Lippmann, meglio nota come Madame Arman de Caillavet, non lasciano dubbi sull'ispirazione di alcuni episodi del romanzo riconducibili al legame sentimentale fra i due. Anche altri personaggi del romanzo sarebbero ispirati a personaggi reali; per esempio, nel personaggio del poeta Choulette è stata vista la figura di Paul Verlaine Il successo del libro fu travolgente, soprattutto presso il pubblico femminile, testimoniato d'altronde dalle centinaia di edizioni in Francia e dalle numerose traduzioni nelle varie lingue. Un sondaggio svolto nel 1956 su Le Figaro littéraire fra i letterati su quali fossero i più grandi romanzi d'amore apparsi in Francia fra il 1871 e il 1939 mostrò come Il giglio rosso fosse il più citato. |
Post n°1668 pubblicato il 24 Maggio 2018 da blogtecaolivelli
Risorse Internet BiografiaLa giovinezza Anatole Thibault nacque in un quartiere parigino di editori, librai e antiquari al numero 19 del quai Malaquais dove il padre François Thibault, originario della Beauce e già sottufficiale monarchico, si faceva chiamareFrance Libraire e aveva il proprio negozio di libri. Da lui Anatole prese lo pseudonimo di France con il quale è soprattutto noto. Ricevette un'istruzione classica presso l'Institution Sainte Marie prima e al Collège Stanislas poi, uscendone nel1862 senza aver brillato e ottenendo il baccellierato nel 1864. Fin da giovanissimo aiutò il genitore nel suo commercio, prendendo gusto alla conoscenza erudita e avendo modo di conoscere nella libreria paterna, specializzata in opere e documenti sulla Rivoluzione francese, tanti studiosi i quali, con la loro erudizione, lo scetticismo ironico e l'umorismo disincantato, saranno di modello ai personaggi dei suoi romanzi. Già dal 1863 iniziò a collaborare a riviste bibliografiche, come il Bullettin du bouquiniste, lo Chasseur bibliographe e l'Intermediaire des chercheurs et des curieux, finché non fu assunto nel 1867 dall'editore parigino Lemerre come lettore, ossia con l'incarico di proporre e curare la pubblicazione di nuove opere; al1868 risale il suo primo scritto, un saggio su Alfred de Vigny. In occasione della rivoluzione comunarda non prese posizione, preferendo allontanarsi da Parigi, dove rientrò solo alla fine del 1871. Cominciò a scrivere poesie, due delle quali furono pubblicate nel 1872 nel Parnasse Contemporain, cui fece seguito, l'anno dopo, il volume di poesie, di fattura parnassiana, i Poèmes dorés (Poemi dorati). Nel 1875 curò la terza antologia poetica de Le Parnasse contemporain, e l'anno dopo, tratto da unaballata di Goethe, pubblicò il dramma in versi Les noces corinthiènnes (Le nozze di Corinto). Raggiunta una stabile posizione economica con l'assunzione alla Biblioteca del Senato nel 1876, poté sposare l'anno successivo Marie-Valérie Guérin de Sauville, dalla quale avrà nel 1881 la figlia Susanne. Dopo la pubblicazione, nel 1879, dei due racconti Jocaste e Le chat maigre (Il gatto magro), nel 1881 ottenne il primo grande successo con la pubblicazione del romanzo Le crime de Sylvestre Bonnard membre de l'Institut (Il delitto dell'accademico Sylvestre Bonnard), premiato dall'Académie française. Il successo Scrittore ormai affermato e ricercato nei salotti, legato di amicizia con Ernest Renan, pubblicò nel 1882 Les désirs de Jean Servais (I desideri di Jean Servais) e nel 1883 Le livre de mon ami (Il libro del mio amico) e collaborò comecritico letterario a diversi quotidiani. Il risultato di queste collaborazioni furono i quattro volumi de La Vie littéraire pubblicate dal 1888 al 1893 dove egli,classicista, non esitò a polemizzare apertamente con il creatore del naturalismoÉmile Zola e con il poeta parnassiano Leconte de Lisle, come lui bibliotecario del Senato e dal quale fu perfino sfidato a duello. Intanto il suo matrimonio conobbe una grave crisi e France iniziò, nel 1888, una relazione con Arman de Caillavet, una donna non più giovane che sembra aver avuto un importante influsso sull'orientamento delle proprie idee politiche; da unprogressismo illuminato di matrice settecentesca lo scrittore si orientò infatti verso le posizioni socialiste che avevano allora, in Francia, il più popolare rappresentante nella figura di Jean Jaurès. Nel ventennio seguente France realizzò le opere di maggiore qualità: nel 1890 pubblicò Thaïs (Taide), la vicenda di una prostituta convertita al cristianesimo dal monaco eremita Pafnuzio che, preso da un'insana passione per Taide, quando questa ha ormai rinnegato il suo passato e vive santamente, finisce per dannare la sua anima; nel 1893 appare La rôtisserie de la reine Pédauque (La rosticceria della regina Piedoca), una sorta di romanzo filosofico che ebbe un seguito, quello stesso anno, con Les opinions de M. Gérôme Coignard. Insignito della Legion d'onore, celebre in tutta la Francia, amante dell'antichità classica, visitò anche l'Italia e proseguì la produzione letteraria con il romanzo Le lys rouge (Il giglio rosso) del 1894 e con i racconti Il pozzo di Santa Chiara (1895), mentre ne Le jardin d'Épicure (Il giardino di Epicuro) affrontò con ironia temi filosofici, volgendosi a dimostrare quanta irrazionalità vi fosse nella società contemporanea. L'impegno politico Divenuto accademico di Francia nel 1896 al posto di Ferdinand de Lesseps, iniziò a scrivere la tetralogia dellaStoria contemporanea (1897-1901), quattro romanzi - L'orme du Mail (l'olmo del viale), Le mannequin d'oisier (il manichino di vimini), L'anneau d'améthyste (L'anello d'ametista) e M. Bergeret à Paris (Bergeret a Parigi) - che hanno per protagonista il signor Bergeret, modesto e disilluso, ma colto e arguto professore di un liceo di provincia, attraverso i cui occhi France descrive la società del suo tempo, le sue miserie e le sue ipocrisie, mantenendo tuttavia fiducia nella possibilità del riscatto e dell'elevamento umano. L'ultimo volume della serie è dedicato all'affare Dreyfus, il celebre caso giudiziario dell'ufficiale francese ebreo, accusato ingiustamente di spionaggio e deportato alla Caienna, sul quale la Francia si divise in colpevolisti - i clericali e inazionalisti - e innocentisti, a capo dei quali fu Émile Zola, che denunciò il complotto ai danni di Dreyfus, con il celebre articolo «j'accuse», ottenendo il sostegno di Anatole France, che ruppe ogni rapporto con intellettuali colpevolisti come François Coppée, Paul Bourget e Maurice Barrès. Da quell'episodio l'impegno politico di Anatole France si fece più stringente: plaudì alla Rivoluzione russa del 1905 e condannò la repressione zarista; con laVita di Giovanna d'Arco, del 1908, attaccò uno dei miti cattolici e nazionalistici, quello della pulzella d'Orléans; nello stesso anno pubblicò L'île des Pinguins, una satira sulla storia e i destini della Francia, e nel 1909, oltre a Les contes de Jacques Tournebroche e Les sept femmes de Barbebleu, raccolse i suoi scrittipolemici nel tre volumi di Vers les temps meilleurs. Nel gennaio 1910 morì la sua compagna, la signora de Caillevet. France pubblicò molte meno opere ma nel1912 ottenne un vero trionfo con Les Dieux ont soif (Gli dei hanno sete), ambientato ai tempi della Rivoluzione francese, dove al fanatico terrorista Evariste Gamelin, France contrappone il saggio e scettico Brotteaux des Ilettes. Dopo i saggi de Le génie latin (Il genio latino) del 1913, con La révolte des anges (La rivolta degli angeli), del 1914, si concluse l'impegno narrativo dello scrittore: protagonisti sono gli angeli del mito e il loro capo, Satana, arcangelo benigno e generoso, il quale rinuncia a dare la scalata al cielo per sostituirsi a Dio, perché, dice, «la guerra genera la guerra e la vittoria la sconfitta. Il Dio vinto diventerà Satana, Satana vincitore diventerà Dio. Possa il destino risparmiarmi questa sorte spaventosa! Io amo l'inferno che ha formato il mio genio, amo la terra dove ho fatto un po' di bene, se è possibile farne in questo mondo terribile dove gli esseri non esistono che per l'assassinio». Si ritirò nella sua residenza di campagna della Béchellerie, presso Tours, con la moglie Emma Laprévotte - già cameriera della signora de Caillevet - e, mentre giustificava la guerra della Francia contro la Germania, approvò la Rivoluzione russa del 1917 e scrisse libri di memorie, come Le petit Pierre (Pierino) nel 1918 e La vie en fleur(La vita in fiore) nel 1922, dopo aver ottenuto, nel 1921, il premio Nobel per la letteratura.; Anatole France era ateo. Nel 1920 la Chiesa cattolica mise all'indice tutte le sue opere. Morì nel 1924, all'età di 80 anni, ed ebbe grandiosi funerali di Stato a Parigi. È sepolto nel cimitero di Neuilly-sur-Seine. |
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