blogtecaolivelli
blog informazione e cultura della biblioteca Olivelli
TAG
TAG
Messaggi di Ottobre 2019
Post n°2413 pubblicato il 30 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet Altre opere modernissime che vale la pena di leggere o, quantomeno, da considerare nella scelta dei libri da leggere, in quanto meritano davvero. Orfani bianchi L'inferno sono gli altri sembra volerci dire Antonio Manzini. Anche quando gli altri siamo noi.Danilo Di Termini, Danilo Di Termini, Radio DueLe rinunce e i traumi di chi, ogni giorno, «bada» a una parte delle nostre vite. Abbiamo sempre evitato di pensarci. Dopo questo libro, per fortuna, non è più possibile Enrica Brocardo, Enrica Brocardo, "Vanity Fair "Attraverso la storia bellissima e commovente di una relazione troppo distante tra una madre e un figlio, "Orfani bianchi" offre lo spaccato spietato di una società che ha perso la capacità profonda del "generare".Eleonora Mazzoni, Eleonora MazzoniAntonio Manzini ribalta stereotipi e luoghi comuni spostando al centro chi sta ai margini della storia. Un romanzo potente e bellissimo.T eresa Ciabatti, Teresa CiabattiCon "Orfani bianchi" Manzini dà voce agli invisibili, emoziona e scuote la coscienzaManuela Sasso, Manuela Sasso, "Diva e Donna"Manzini ci consegna una storia dura, senza dimenticare la tenerezza. Descrive la disperazione e il coraggio e con la sua ironia non rinuncia a strapparci, oltre ad una lacrima, qualche sorriso!Barbara Sardella, Barbara Sardella, Responsabile Eventi Librerie UbikÈ una grande storia d'amore, struggente. Che tiene il lettore inchiodato alle pagine. Dario Paladini, Dario Paladini, "Redattore Sociale""Orfani bianchi" romanzo sconcertante e fuori dalle righe. Antonio Manzini affronta un tema aspro con garbo, disinvoltura e un pizzico di temerarietà.Massimo Lugli, Massimo Lugli, "il Venerdì di Repubblica""Orfani bianchi" è stupefacente, lontano dai suoi precedenti, un altro Manzini; il risultato è un romanzo bellissimo, duro, crudo, senza concessioni al lettore. Alessandro Ferrucci, Alessandro Ferrucci, "Il Fatto Quotidiano"Antonio Manzini, in questo romanzo teso e terribile, non fa sconti a nessuno. Qui non siamo dalle parti della capanna dello zio Tom, ma da quelle di Germinal.Bruno Gambarotta, Bruno Gambarotta, "Ttl"Mirta è la quintessenza di una femminilità ancestrale, del tutto smarrita dalle donne garantite, che oscillano fra shopping, palestre, sovralimenta- zione e diete, prive della densità indimenticabile di questa ninfa del dolore.Enzo Verrengia, Enzo Verrengia, "La Gazzetta del Mezzogiorno" È il racconto di uno strazio quotidiano, ma anche di una speranza incrollabile, di un allenamento alla durezza.Annalena Benini, "Il Foglio"LEGGI TUTTO" Volevo misurarmi con un personaggio femminile. Una donna unica con una vita difficile che per tro- vare un angolo di serenità è pronta a sacrifici im- mensi. Mia nonna stava morendo, io guardavo Maria che le faceva compagnia e veniva da un paesino della Romania. E mi domandavo: quanto costa rinunciare alla propria famiglia per badare a quella degli altri?" Antonio Manzini in cerca di lavoro. Alle spalle si è lasciata un mondo di miseria e sofferenza, e soprattutto Ilie, il suo bambino, tutto quello che ha di bello e le dà sostegno in questa vita di nuovi sacrifici e umiliazioni. Per primo Nunzio, poi la signora Mazzanti, "che si era spenta una notte di dicembre, sotto Natale, ma la famiglia non aveva rinunciato all'albero, ai regali e al panettone", poi Olivia e adesso Eleonora. Tutte persone vinte dall'esistenza e dagli anni, spesso abbandonate dai loro stessi familiari. Ad accudirli c'è lei, Mirta, che non li conosce ma li accompagna alla morte condividendo con loro un'intimità fatta di cure e piccole attenzioni quotidiane. Ecco quello che siamo, sembra dirci Manzini in questo romanzo sorprendente e rivelatore con al centro un personaggio femminile di grande forza e bellezza, in lotta contro un destino spietato, il suo, che non le dà tregua, e quello delle persone che deve accudire, sole e votate alla fine. "Nella disperazione siamo uguali" dice Eleonora, ricca e con alle spalle una vita di bellezza, a Mirta, protesa con tutte le energie di cui dispone a costruirsi un futuro di serenità per sé e per il figlio, nell'ultimo, intenso e contraddittorio rapporto fra due donne che, sole e in fondo al barile, finiscono per somigliarsi. società che sembra non conoscere più la tenerezza. Una storia contemporanea, commovente e vera, comune a tante famiglie italiane raccontata da Manzini con sapienza narrativa non senza una vena di grottesco e di ironia, quella che già conosciamo, e che riesce a strapparci, anche questa volta, il sorriso. Antonio Manzini ha lavorato come attore in teatro, al cinema e in televisione, e ha curato la sceneggiatura deifilm "Il siero della vanità" (regia di Alex Infascelli del 2004) e "Come Dio comanda" (regia di Gabriele Salvatores del 2008). Con Sellerio ha pubblicato racconti e romanzi gialli con protagonista il vicequestore Rocco Schiavone, poliziotto fuori dagli schemi, poco attento al potere e alle forme: "Pista Nera" (2013), "La costola di Adamo" (2014), "Non è stagione" (2015), "Era di maggio" (2015) e il recente "7.7.2007" (2016), per settimane in testa alle classifiche dei libri più venduti. Sempre nel 2016 ha pubblicato l'antologia "Cinque indagini romane per Rocco Schiavone" e il racconto satirico "Sull'orlo del precipizio" (Sellerio). Suoi racconti sono presenti nelle antologie poliziesche "Turisti in giallo", "Il calcio in giallo", "Capodanno in giallo", "Ferragosto in giallo", "Regalo di Natale", "Carnevale in giallo" e "La crisi in giallo", tutte pubblicate da Sellerio. |
Post n°2412 pubblicato il 30 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet Lo stradone
di Francesco? Che riesca a coniugare bene complessità e intensità emotiva come nel precedente, ma in una forma presumo diversa, essendo passato del tempo (il giusto tempo, per lavorare a un altro libro importante) da "La vita in tempo di pace". Poiché però i bravi scrittori ti sorprendono sempre alle spalle, spero soprattutto che nel nuovo libro di Francesco ci sia ciò che io, da solo, non riuscirei mai a immaginare. Nicola Lagioia Ho letto La vita in tempo di pace come il racconto della disattivazione del desiderio di una soggettività storica (durante il tempo di pace), come la mes- sinscena dell'elaborazione del lutto che a questa disattivazione consegue, non- ché come la descrizione della rabbia contro questo stesso lutto. Ivo Brandani, qualsiasi cosa accada, è solo, ed è un personaggio fondato su un mormorio assorto e potenzialmente inesauribile in cui sono compresenti analisi e tensione, rimpianto, rimorso, recriminazione. In Brandani l'amarezza è inseparabile dalla lucidità. Le pagine sulle quali pe- riodicamente torno sono quelle in cui Pecoraro descrive gli interni borghesi di Prati, le descrizioni della luce e del "covaticcio domestico", avendo la sensa- zione che ci sia qualcosa di straordinario nel modo in cui Pecoraro percepisce e restituisce l'architettura interna e complessa di segni all'apparenza minimi. Giorgio VastaStraordinaria la capacità di F.P di restituire un tempo - il secondo 900 - e un luogo - Roma - con uno sguardo d'architetto che vede deteriorarsi ciò che ama."Helena Janeczek Francesco Pecoraro riesce a tenere insieme sfere di esistenza che di solito gli scrittori non riescono a tenere insieme, o che non vedono proprio: i destini dei personaggi, la microfisica del quotidiano, la storia politica del presente, la lunga durata dell'evoluzione umana, l'immobilità della natura. La vita dei suoi protagonisti idiosincratici rimanda sempre a piani di realtà ulteriori. In ognuno di questi piani si combatte una lotta per dare forma e significato a un mondo che, di per sé, non ha né forma né significato. Guido Mazzoni Il nuovo romanzo di uno dei più originali scrittori italiani.Primi anni Venti di questo secolo nella «Città di Dio», decadente metropoli che assomiglia molto a Roma. Un uomo di circa settant'anni osserva dal settimo piano della sua palazzina le vicende dello «Stradone»; i tanti personaggi che lo percorrono incarnano tutte le forme del «Ristagno» della nostra società. Invecchiamento e conformismo, razzismo e sessismo, sopravvivenze popolari e «trentelli» rampanti, barbagli di verità, etnie in conflitto, il fantasma dell'integra- lismo islamico, la liquefazione di sinistre e destre e della classe media in un unico «Grande Ripieno»: nulla sfugge a questo narratore disordinato ma perspicace, che pare saper restituire meglio di chiunque - con ironia, cinismo, nostalgia, umorismo - il non senso del nostro presente. Racconta anche, l'uomo senza nome, la propria esistenza di «Novecentesco», aspirante storico dell'arte, funzionario di Ministero, uomo che ha creduto nel comunismo e poi si è fatto socialista e corrotto, con i suoi amori e, oggi, l'os- sessione per la vecchiaia, la malattia, la pornografia; e ricostruisce infine - con documenti veri o quasi-veri - la storia di un quartiere i cu iabitanti, operai e proletari, per secoli e fin oltre la metà del Ventesimo, hanno prodotto qui i mat- toni di cui è fatta la Città: il quartiere più comunist ae antifascista di tutti, forse visitat oda Lenin - personaggio inatteso di queste pagine - nel 1908.Il risultato è un libro certamente unico nel panora- ma letterario non solo italiano, in cui la passione politica, antropologica e linguistica, le vicende di una vita, di un quartiere, di un intero secolo concorrono a un'esperienza di lettura memorabile: un'illuminante - tragica ed esilarante - avventura di conoscenza. |
Post n°2411 pubblicato il 30 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli
Fumetti: storie di donne senza paura per celebrare 150 anni di lotte per l'emancipa- zioneFrizzante, sofisticato e originale. The New York Times Book Review L'atmosfera ricorda la serie tv "La fantastica signora Maisel". Un romanzo attualissimo. Donna ModernaL'opera di una moderna Jane Austen, con la stessa arguzia e la medesima profondità psicologica della g rande scrittrice.Bruce Beresford Madeleine St John apre una finestra sui chiaroscuri dell'animo umano. The Times"Le signore in nero" traccia con sapiente ironia i ritratti di quattro donne in evoluzione, con grazia e leg- gerezza. Santa Di Salvo, Il MattinoLa St John si dimostra un'osservatrice sensibilis- sima.NewsdayMadeleine St John è tra le scrittrici femministe da riscoprire. CosmopolitanSiamo negli anni Cinquanta, all'alba di un decennio ribel- le, decisivo per le lotte di libertà e indi- pendenza delle donne. Leggere "Le signore in nero" significa farsi catturare dal luccichio di un tempo e di un luogo lontani eppure immediata- mente familiari. Dalla prefazione di Helena Janeczek, vincitrice del Premio StregaUn piccolo capolavoro.Sunday TimesImperdibile. Alessia Gazzola, TTL - La StampaUn romanzo effetto nostalgia di un'autrice che il mondo sta riscoprendo. Marta Cervino, Marie ClaireUna perla. Vogue"Le signore in nero" è, insieme, commedia sofisticata, romanzo di forma- zione, educazione sentimentale. Antonio D'Orrico, la Lettura - Corriere della Sera FINALMENTE ARRIVA IN ITALIA MADELEINE ST JOHN Sii più intelligente che puoi, è la cosa migliore che tu possa fare. Sydney 1950. Sui manichini spiccano le gonne a balze e i corpetti arricchiti degli accessori più preziosi. Ma Goode's non sono solo i più grandi magazzini della città, dove trovare l'abito all'ultima moda. Per quattro donne che lavorano sono anche l'unica occasione di indipendenza. Mentre con le loro eleganti divise di colore nero consigliano le clienti su tessuti e modelli, nel loro intimo coltivano sogni di libertà, di un ruolo diverso da quello di figlia, moglie e madre. anche se il padre non ne vuole sentir parlare. Poi c'è Patty che solo sul lavoro sente di v alere qualcosa, mentre a casa il marito la tratta come fosse trasparente. Anche per Fay andare al grande magazzino ogni mattina significa sentirsi meno sola. A sorvergliarle come una madre c'è Magda: le sprona a inseguire i loro desideri e a trovare il proprio stile nel vestire, a coltivare l'idea che una donna possa raggiungere qualsiasi obiettivo. Per tutte è in arrivo un tempo di grandi cambiamenti e opportunità inaspettate. Tra un party, un nuovo vestito e nuove consapevolezze, Lesley, Patty, Fay e Magda vivranno il momento magico in cui si decide chi si vuole essere davvero. Madeleine St. John è una delle più grandi autrici del Novecento. È stata la prima autrice australiana candidata al Man Booker Prize. Da questo libro è stato tratto un film di successo diretto da Bruce Beresford, regista di A spasso con Daisy. Il femminismo è il fil-rouge che attraversa tutti i suoi romanzi, precursori di un'epoca di cambiamento. Protagoniste delle sue storie sono le donne: donne forti che inseguono i loro sogni, donne che cercano il loro posto nel mondo, ieri come oggi. |
Post n°2410 pubblicato il 30 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet La filosofia deve morire: Boncinelli propone un manifesto del totalitarismo scientifico. ON 29 GENNAIO 2019 Ormai siamo al confronto aperto, non si fa neanche più finta di dialogare sui rapporti tra scienza e società, la prima è dichiarata come unica fonte di verità e quindi sarà obbligatorio uniformarsi ai suoi dettami. "La farfalla e la crisalide" si intitola l'ultimo libro del genetista Edoardo Boncinelli, la farfalla che nasce dopo un lungo periodo di preparazione sarebbe la scienza che ormai sarebbe matura per prender il volo abbandonando alle spalle una inutile e superata filosofia. Curiosamente Boncinelli ignora che la farfalla è destinata a morire presto, la sua similitudine non sembra quindi molto bene- augurante. Da quello che scrive Daniela Mengazin e riportato su Pikaia, per Boncinelli la filosofia sarebbe ormai solo una "inutile zavorra": l'avvento del metodo sperimentale ha segnato l'irreversibile rivoluzione che avrebbe liberato la farfalla della scienza dalla sua storica incubatrice, rendendola pienamente autonoma. La farfalla, non più gravata da un'inutile zavorra, può ora librarsi nei cieli della razionalità,perseguendo il progresso scientifico e tecnologico. Ma i funerali della filosofia, da tempo annunciati per l'anacronismo e l'inef- ficacia dei suoi metodi, non sono ancora stati celebrati. È il sintomo più eloquente di uno storico equivoco La filosofia sarebbe inefficace, un'afferma- zione che si scontra con il fatto che la scienza non può legittimare sé stessa con i propri metodi, l'epistemologia studia i fondamenti della scienza osservandola dall'esterno. La scienza si basa su assunti indimostra- bili col metodo scientifico: 1- la realtà è sempre comprensibile all'intelletto umano 2- la realtà si basa su delle leggi Inoltre la scienza ha dei limiti, non può occuparsi delle finalità delle cose e non può occuparsi di ciò che è immateriale come il bene e il male, il bello o il brutto o l'arte. In tempi più onesti un grande nome come Jacques Monod disse chiaramente nel suo celebre "Il caso e la necessità" che la scienza ha dei limiti ricordando ad esempio il "postulato di oggettività" che afferma: il rifiuto sistematico a considerare la possibilità di pervenire ad una conoscenza vera mediante qualsiasi interpretazione dei fenomemi in termini di cause finali, cioè di progetto. Il postulato di oggettività è consostanziale alla scienza e da tre secoli ne guida il prestigioso sviluppo. E' impossibile disfarsene, anche provvisoria- mente, o in un settore limitato, senza uscire dall'ambito della scienza stessa." L'affermazione che non si possa ipotiz- zare un progetto nella natura e che la ricerca della conoscenza deve prescinderne è dunque riconosciuto come "postulato", non un fatto dimostrabile scientificamente, la scienza stessa quindi secondo Monod si è data dei limiti e lo ha fatto con una scelta filosofica. Monod poi continua: "Porre il postulato di oggettività come condizione della scienza vera rappresenta una scelta etica e non un giudizio di conoscenza in quanto, secondo il postulato stesso, non può esservi conoscenza vera prima di tale scelta arbitraria." L'affermazione della 'scienza' secondo la quale non esiste conoscenza al di fuori di quello che è indagabile come pura correla- zione causa-effetto è dunque una scelta arbitraria e quindi una posizione filosofica. Alla luce di queste premesse appare in tutta la sua erroneità di petizione di principio (concetto filosofico) quella con la quale si afferma che la filosofia non può far avanzare la conoscenza: se l'obiettivo è far avanzare la conoscenza, una delle due risulterà più efficace dell'altra, una progredirà realmente mentre l'altra no (o sembrerà farlo solo in apparenza), una si dimostrerà capace di uno sguardo lungimi- rante al futuro, l'altra rimarrà incatenata a una sterile autoreferenzialità. Curiosa l'accusa di autoreferenzialità rivolta alla filosofia e sostenuta in virtù di un postulato che rende la scienza, questa sì, autoreferenziale. E sulle fondamenta di questo errore logico che solo la filosofia può affrontare, nell'articolo si lancia una sentenza mortale nei confronti della filosofia, una disciplina che non dovrà più essere tollerata: Quella appena descritta è l'iconografia dell'alternativa tra pensiero scientifico e filosofico. Echiede di schierarci: o dalla parte di esperimenti e misurazioni, o da quella della razionalità aprioristica e dei modelli teorici. Tra il laboratorio e la poltrona non si danno terze vie, né fantasiosi appelli a reciproci benefici. C'è posto per una sola fonte stabile di conoscenza,l'alternativa ne rappresenta al più un freno o un danno. A sostegno della sentenza di morte per la filosofia vengono riportate le parole di nomi celebri della scienza, quasi dei nuovi profeti, due esempi per tutto Stephen Hawking e Richard Dawkins: Per la filosofia la diagnosi finale è notoria- mente arrivata con le parole dell'astrofisico Stephen Hawking, nel saggio pubblicato a quattro mani con Leonard Mlodinow "The Grand Design" (2010): "La filosofia è morta". E sarebbe stata spodestata delle sue tradizionali domande intorno all'origine del mondo, da dove veniamo e perché siamo qui... Il biologo evoluzionista e divulgatore Richard Dawkins, che al saggio di Krauss ha dedicato una generosa postfazione (paragonandone il potenziale impatto a quello dell' "Origine delle specie" di Darwin!), si è dimostrato altrettanto critico nei confronti della filosofia. Tra le pagine del "Gene egoista" (1976) si chiese perché la "filosofia e le materie cosiddette «umanistiche» venissero ancora insegnate quasi come se Darwin non fosse mai esistito"? Tutte queste posizioni, sulle quali si schiera anche Boncinelli con il suo libro, a dispetto dei nomi altisonanti che le sostengono sono conseguenza di una evidente ignoranza dell'argomento trat- tato, non è una battuta dire che se tutti costoro avessero studiato filosofia avreb- bero evitato di cadere in errori tanto gros- solani. L'unica alternativa all'ignoranza è che l'uccisione della filosofia sia un atto consapevole, un gesto del tipo di quello compiuto dal burattino Pinocchio nell'uc- cidere il grillo parlante perché gli diceva la verità, quella che lui non voleva sentire. |
Post n°2409 pubblicato il 30 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli
Fonte: Internet Il male. Storia naturale e sociale della sofferenzaEdoardo Boncinelli Editore: Il Saggiatore Collana: La cultura Anno edizione: 2019 In commercio dal: 13 giugno 2019 Pagine: 288 p., Brossura Da millenni proviamo a dire, in infiniti modi, che cos'è il male. A ogni violenza subita, per ogni sopruso, invochiamo questo nome arcaico. Lo assegniamo ai nostri piccoli tormenti quotidiani e ai grandi desideri inappagati, alle inquietudini e ai disagi, all'infelicità e all'ingiustizia che da sempre ci pare gover- nare il mondo. Alla morte, persino: il male più temibile di tutti. Comunque sia, ciò che è «male» per noi non dovrebbe esistere affatto. Vorremmo allontanarlo, scansarlo, cacciarlo via per sempre dalla nostra vita. Ma che cos'è davvero il male? Il grande scienziato Edoardo Boncinelli tenta di dare una risposta analizzando le particelle elementari che compongono questa contrad- ditoria entità, con tutti gli strumenti che la scienza e la filosofia mettono a nostra disposi- zione. Ci racconta la biologia del male, come nascono il dolore psicologico e quello fisico, e la sua fisio- logia, che si traduce nella malattia e nella morte. Affronta il crimine, il male dal punto di vista etico - la cronaca nera dell'umanità - e ci descrive come produttori di sofferenza, capaci di mentire e perfino di uccidere i nostri simili. Si spinge ai confini del pensiero per sondare l'oscurità che si annida nella nostra stessa coscienza; per farci riflettere sulla nostra doppia natura di esseri sospesi tra istinto e ragione, tra necessità e libertà, insieme carnefici e vittime di un dolore cui nulla e nessuno può sottrarsi. La storia di tutte le storieEdoardo Boncinelli Editore: Castelvecchi Collana: Irruzioni Anno edizione: 2019 In commercio dal: 21 febbraio 2019 Pagine: 48 p., Brossura Descrizione Tremila anni fa l'uomo poteva solo fantasticare, ma era ben lontano dal poter dare sostanza di verità a quel che immaginava. Le cose oggi sono radicalmente cambiate. Da circa quattro secoli non c'è più alcun bisogno del mito, perché la scienza moderna ha fondato una conoscenza più affidabile. Come è nato il mondo? Qual è l'origine dell'uomo? Boncinelli ci accompagna, attraverso la scienza, tra sapere e mistero, fra pregiudizi e ricerca della verità. La sua narrazione muove dagli esordi della vita, dal Big Bang all'espansione dell'universo, dalla scoperta del fuoco all'invenzione della scrittura, dalla relatività alla fisica quantistica, e arriva all'era attuale degli smartphone e delle meraviglie tecnologiche, passando per le onde gravitazionali. Un viaggio affascinante, che ci permette di scoprire quanto la realtà sia più creatrice del mito e dell'immaginazione umana.
1.Opere di divulgazione scientifica Dall'origine. Una grande storia del tutto Traduttore: Tullio Cannillo Editore: Mondadori Collana: Le scie Anno edizione: 2019 In commercio dal: 19 marzo 2019 Pagine: 357 p., Rilegato
Descrizione Un progetto storiografico articolato, di respiro globale, tanto innovativo quanto saldamente ancorato alla scienza, che tiene insieme vaste aree della conoscenza, società e culture diverse. «Un viaggio attraverso miliardi di anni che arriva dritto al punto: la vita è un miracolo. Una storia del tutto, avvincente e persuasiva» - The Washington Post «Un libro maestoso e imponente, un po' come il big bang. I processi che descrive sono noti, ma non sono mai stati spiegati con tale chiarezza e vivacità» - The Times Perché ci troviamo su questo pianeta, in questo preciso luogo e in questo preciso tempo? Qual è il nostro ruolo in un sistema così complesso, che non riusciamo ancora a comprendere pienamente? E, soprattutto, è possibile servirsi della scienza per raccontare la storia dell'universo, della Terra e degli organismi viventi e trovare risposta a quelle domande che da sempre ci tormentano? La soluzione avanzata da David Christian, docente di storia cresciuto tra Nigeria, Galles e Canada, è la Big History , la «storia del tutto», una narrazione delle origini in chiave moderna, laica e unificante. Un progetto storiografico articolato, di respiro globale, tanto innovativo quanto saldamente ancorato alla scienza, che tiene insieme vaste aree della conoscenza, società e culture diverse. Un approccio in grado di riassumere con una manciata di leggi interpretative gli ultimi 13,82 miliardi di anni di vita dell'universo: dal big bang al sistema solare, dagli oceani ai minerali, dai dinosauri ai primati, dall'arte rupestre alle guerre mondiali, dal nomadismo a internet. Al cuore di questa moderna narrazione delle origini c'è l'idea di una complessità crescente: la successione di condizioni fortunate e vantag- giose ha infatti permesso l'evoluzione di qualcosa di piccolo e semplice come un atomo in forme sempre più complesse, in un processo che continua a svolgersi sotto i nostri occhi. Oggi pensiamo di poter controllare il cambiamento, ma le attività umane hanno modificato la distribu- zione e il numero degli organismi viventi, alterato la chimica degli oceani e dell'atmosfera, riorganiz- zato i paesaggi naturali e squilibrato gli antichi cicli chimici che presiedono alla circolazione di azoto, carbonio, ossigeno e fosforo. E le conseguenze potrebbero costituire una minaccia per tutti i risultati conquistati. Per questo bisogna impegnarsi affinché la complessità crescente conduca a una gestione consapevole dell'intera biosfera, magari imparando proprio dai nostri antenati.Dall'origine porta alla luce questo retaggio condiviso da tutti gli esseri umani, e ci prepara alle immense sfide e opportunità che abbiamo di fronte in questo momento cruciale della storia del nostro pianeta. Opere di divulgazione scientifica Umani. La nostra storiaAdam Rutherford Traduttore: Sabrina Placidi Illustratore: Alice Roberts Editore: Bollati Boringhieri Collana: Saggi. Scienze Anno edizione: 2019 In commercio dal: 30 maggio 2019 Pagine: 240 p., ill. , Brossura Descrizione Umani racconta la storia di come siamo diventati le creature che oggi siamo, con quella capacità, questa sì unica, di indagare su ciò che ci rende ciò che siamo. Aggiornato alle ultimissime scoperte in campo antropologico, Umani è un saggio elettrizzante e fresco, che mostra quanto di inequivocabilmente animale persista in noi e quanto di straordinariamente umano ci renda diversi. «Affascinante, avvincente e ricco di informazioni. Ho imparato di più sulla biologia da questo breve libro che da anni di lezioni di scienze. Una lettura originale e meravigliosa» - Peter Frankopan, storico, autore di Le vie della seta «Adam Rutherford è un narratore eccezionale. Umani è pieno di racconti geniali, colpi di scena e scoperte scientifiche dell'ultimo minuto, e offre una prospettiva completamente nuova su chi siamo e come siamo diventati ciò che siamo» - Hannah Fry, autrice di Hello World «Forte delle sue competenze e capacità di divulgatore, Adam Rutherford spiega e racconta gli umani» - il venerdì Da sempre ci piace pensare che l'uomo sia una specie unica ed eccezionale. Ma c'è davvero qualcosa di speciale in noi che ci distingue dagli altri animali? La biologia evoluzionistica ha ormai ampia- mente rivisto l'antichissima idea della nostra «superiorità» in natura, abbattendo uno a uno tutti i nostri supposti primati; gli umani sono solo un piccolo ramoscello di quel singolo, gigantesco albero genealogico che comprende quattro miliardi di anni, un sacco di colpi di scena e un miliardo di specie diverse. Pensiamo di essere la sola specie in grado di comunicare con un linguaggio complesso; ma poi abbiamo scoperto la comunicazione delle balene, dei ragni, degli uccelli, e questa peculiarità tutta umana è stata fortemente ridimensionata. Abbiamo a lungo pensato di essere i soli in grado di utilizzare strumenti: poi abbiamo os- servato specie che usano utensili complessi, dalle scimmie ai delfini. Anche il fuoco, ritenuto dominio esclusivo dell'uomo, è governato con astuzia da un rapace australiano che raccogliendo tizzoni ardenti provoca incendi controllati nella prateria per far scappare gli animali e cacciarli più facilmente. Per non parlare del sesso a scopo ricreativo e non generativo, tanto comune nella comunità dei bonobo. E che dire dell'omosessualità? Basta osservare i rituali delle giraffe per comprendere come l'espressione «contro natura» perda qualunque significato. Questo paradosso - il fatto che la nostra biologia sia la medesima di tutti gli altri viventi, eppure noi ci consideriamo speciali - sta alla base della nostra natura. Tuttavia, Adam Rutherford ci mostra come in effetti, in un certo senso, siamo speciali. L'evoluzione ha scolpito in noi capacità del tutto peculiari - come lo ha fatto, diversamente, in tutte le altre specie -, che fanno sì che la nostra storia evolutiva sia davvero unica. Opere di divulgazione scientifica Un futuro da Dio. Così il progresso dei «sapiens» conduce verso l'immortalità Editore: Rizzoli Collana: Saggi italiani Anno edizione: 2018 In commercio dal: 6 marzo 2018 Pagine: 155 p., Rilegato Descrizione Di cosa parliamo quando parliamo di progresso? Ci stiamo evolvendo verso una catastrofe o verso la libertà? Oppure siamo bloccati nel processo evolutivo dai nostri bisogni materiali? Come potrebbe essere un mondo in cui il progresso si sia fermato? dove veniamo, per portarci sulle stelle. da un'ameba. Però siamo riusciti a costruire un mondo. Se poi siamo, come credo, l'unica forma di vita nell'universo, siamo l'unica specie che ha compiuto una tale impresa." «siamo ancora abbastanza lontani da una presunta fine del progresso», ma è proprio per questo che «abbiamo il dovere di capire quello che sta succedendo, con la mente aperta e senza farci confondere da timori e paure». Dallo sfregare due pietre insieme per ottenere una scintilla fino all'esplorazione dello spazio, dalle questioni di fede alle teorie di Darwin, dai disegni primitivi nelle grotte allo studio sulle mutazioni genetiche, Boncinelli racconta con straordinaria chiarezza l'origine della nostra specie e i fenomeni che hanno rivoluzionato la storia dell'umanità. Soffermandosi in particolare sulla straordinaria abilità dell'animale umano di interessarsi anche ad attività che non sono strettamente necessarie dal punto di vista biologico. «Potremmo pensare che se la vita ha un fine - e secondo me non ce l'ha - potrebbe essere quello di renderci sempre più liberi dai nostri bisogni biologici, liberi di compiere quei gesti gratuiti che ci danno piacere, che da un lato sembrano futili, ma dall'altro sono quelli che ci rendono umani.» Poiché il nostro scopo va ricercato ancora prima delle nostre origini, ancora prima dei sapiens e del Big Bang tra le stelle di cui siamo fatti. E verso le stelle conduce il nostro cammino. |
AREA PERSONALE
MENU
CHI PUŅ SCRIVERE SUL BLOG
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.