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Messaggi del 07/09/2017

DA GIOVE......

Post n°1449 pubblicato il 07 Settembre 2017 da blogtecaolivelli

Una fonte di calore dalla grande tempesta che imperversa da quattro secoli su Giove.

L'ultima scoperta degli scienziati sulla Grande Macchia Rossa.

ASTRONOMIA Angelo Petrone 0 21:11 28 luglio 2016

Uno dei misteri che coinvolge il gigante Giove è la fonte di calore che,

probabilmente dall'interno stesso del pianeta, alimenta le potenti

tempeste di gas. Un fenomeno che accompagna, in parte, anche gli

altri pianeti classificati come i giganti gassosi e che non ha ancora

una spiegazione convincente. La stessa temperatura dell'atmosfera

del pianeta appare comparabile a quella del nostro pianeta, nonostante

l'enorme distanza che separa Giove dal Sole. Un vero e proprio mistero

come un del tutto inspiegabile appare anche l'ultima scoperta degli

scienziati: la temperatura  ancora più alta dello strato di gas al di sopra

dellaGrande Macchia Rossa.

Giove: la Grande Macchia Rossa emette calore,

l'incredibile scoperta Fonte: Art by Karen Teramura

Un fenomeno non ancora chiaro agli esperti e che non ha nessun tipo

di spiegazione. Secondo le prime ipotesi potrebbe essere la stessa 

Macchia Rossaad alimentare l'atmosfera del pianeta contribuendo

ad aumentarne il calore. Una teoria affascinante che getterebbe una

nuova luce su una delle formazioni più vaste e "durature" del nostro 

Sistema Solare. Era la metà del Seicento quando fu avvistata per la

prima volta: da allora la Macchia Rossa di Giove ha avuto una lunga

serie di trasformazioni, ma rimanendo sempre lì a sconvolgere l'atmosfera

del pianeta. Una tempesta dalle dimensioni colossali che imperversa

costantemente da secoli e che continua a stupirci con nuove sorprese.

 
 
 

ALTRE TEORIE.....

Post n°1448 pubblicato il 07 Settembre 2017 da blogtecaolivelli

Internet

Il riscaldamento globale all'origine

della vita sulla TerraSecondo una

ricerca dell'Università dell'Australia

lo scioglimento dei ghiacci della ''Terra

a palla di neve'' avrebbe decretato

l'inizio della ''vita animale'' sul nostro pianeta.

AMBIENTE Angelo Petrone 0 15:25 17 agosto 2017

Un colossale cambiamento climatico all'origine

della vita sul nostro pianeta? Secondo una ricerca

dell'Università Nazionale dell'Australia i primi animali

sarebbero comparsi 650 milioni di anni fa in seguito

ad un imponentescioglimento dei ghiacci terrestri.

Si tratta di un fenomeno che comportò il rilascio di

sostanze nutritive nelle acque dando il via alla

proliferazione di animali ed alghe nei fiumi, un

passaggio fondamentale per lo sviluppo di specie

animali sempre più complesse.

Il riscaldamento globale all'origine della vita sulla Terra

Le caratteristiche dei fossili di alghe e batteri, scoperti

in alcune rocce in Australiacentrale, mostrano come

in un periodo di circa 650 milioni di anni il numero

dialghe crebbe in maniera esponenziale producendo

un effetto domino sugli ecosistemi dell'epoca. A dare

il via al processo fu un inteso riscaldamento globale

 che decretò la fine dell'epoca della ''Terra a palla di neve" 

con lo scioglimento della superficie ghiacciata che allora

ricopriva una fetta importante del pianeta. L'aumento delle

temperature portò al rilascio di enormi quantità di sostanze

nutritive stimolando lo sviluppo delle alghe. Grazie a questo

processo si passò dall'era della vita batterica ad un mondo

popolato da animali.

 
 
 

ULTIME NOTIZIE....

Post n°1447 pubblicato il 07 Settembre 2017 da blogtecaolivelli

Internet

Clima, scienziato smonta la teoria

del riscaldamento globaleLo scienziato

utilizza dei modelli statistici per analizzare

i dati del passato e fare previsioni a medio

e lungo termine

AMBIENTE Rinaldo Cilli 0 15:08 25 febbraio 2016

Un nuovo studio che si basa su dati statistici

rivela che il riscaldamento globalenon sarà

poi così pronunciato prima della fine di questo

secolo. Il rapporto, pubblicato dal Global

Warming Policy Foundation, sostiene che gli

inverni saranno via via sempre più suscettibili

all'aumento delle temperature globali, mentre

in estate, di contro, non si registrerà nessun

cambiamento. Utilizzando metodi di previsione

statistica, il rapporto (scritto da uno scienziato

della Loughborough University), entra di fatto

in contrasto con le previsioni sviluppate in

precedenza dagli scienziati del clima.

Il Gruppo Intergovernativo di esperti

sul cambiamento climatico ha già messo 

in guardia il pianeta per un aumento termico

sostanziale che potrebbe compiersi da qui 

al 2100 (di ben 7,2°C sulla base di alcuni

modelli climatici); ma il professor Terence Mills

sostiene che i metodi di previsione statistica,

che utilizza dati del passato per prevedere

l'evoluzione futura, suggeriscono che le temperature

non si discosteranno poi più di tanto da quelli che

sono i valori che si stanno registrando attualmente.

Tuttavia Mills avverte nel suo rapporto che le

previsioni contengono misure ancora piuttosto imprecise.

clima

Clima, scienziato smonta la teoria del riscaldamento globale

Gli scienziati del clima hanno anche descritto questo studio

come privo di fondamento, sottolineando che non tiene conto

della fisica dell'atm0sfera di base. Il professor Mills ha utilizzato

i modelli statistici che vengono più comunemente utilizzati per

prevedere i cambiamenti economici e finanziari, applicandoli

a tre insiemi di dati climatici. Tra questi ritroviamo la temperatura

della superficie terrestre e le temperature globali della troposfera

sin dal 1660; nel suo documento il professor Mills sostiene che

gli scienziati del clima possono aver commesso determinati

errori nelle loro previsioni, concentrandosi soprattutto sui

recenti valori estremamente elevati delle temperature globali.

Indipendentemente dal modello utilizzato, le previsioni non

contengono alcuna tendenza, soprattutto per via dell'estrema

incertezza modellistica a lungo termine. Quel che è certo è che

il dibattitto sul global warming non si arresterà, certamente, qui.

 
 
 

LE BIBITE ZUCCHERATE E I DANNI CHE FANNO....

Post n°1446 pubblicato il 07 Settembre 2017 da blogtecaolivelli

Internet

Home Salute

Salute: le bibite zuccherate fanno

invecchiare il cervello, rischi anche

per le dieteticheStudio shock: gravi

danni al cervello per le bibite

zuccherate, aumentano i rischi di

ictus con le dietetiche.

SALUTE Angelo Petrone 0 12:31 22 aprile 2017

Il consumo delle bibite zuccherate

 è in costante aumento, soprattutto

nei giovani. La freschezza ed il gusto

particolarmente gradevole rendono

questo tipo di prodotto molto apprezzato.

Ma è proprio dietro al sapore gustoso che

si nasconde l'insidia maggiore: l'alta

concentrazione di zuccheri. Le ricadute

sul nostro corpo delle bibite zuccherate 

e dalle dietetiche sono state oggetto di

una serie di ricerche pubblicate sulla rivista

Alzheimer's & Dementia ed effettuate su

un campione di quattromila persone sottoposte

ad una risonanza magnetica e dei test cognitivi

mentre un altro gruppo è stato "seguito"

per i sette anni successivi.

 

Un invecchiamento cerebrale, una

riduzione del volume del cervello,

difficoltà nella memoria episodica

ed un ippocampo meno sviluppato

sono stati registrati nei componenti

del primo gruppo che bevevano più

di due bibite zuccherate al giorno.
Per il secondo gruppo, invece, è stato

registrato un aumento del triplo delle

possibilità di incorrere in ictus o demenza

in coloro che consumavano le bibite dietetiche.

Insomma alla luce dei risultati oltre alle bibite

zuccherate, i cui effetti negativi sono in parte

già riconosciuti, anche quelle dietetiche vengono

messe sotto accusa dagli esperti.

 
 
 

IL CAFFE'.....

Post n°1445 pubblicato il 07 Settembre 2017 da blogtecaolivelli

Internet

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Home Salute

Caffè: scoperto un incredibile effetto sul cervello

Cambiamenti sull'organizzazione di determinate

aree del cervello. Gli effetti del caffè studiati da

un team di scienziati americani.

SALUTE Angelo Petrone 0 20:05 20 agosto 2016

Che il caffè potesse avere delle ricadute

immediate sull'umore, sull'insonnia e sulla

reattività era ben noto, ma che potesse

comportare dei determinati cambiamenti

sull'attività di intere aree del cervello è

davvero una sorpresa. E' una studio

dell'università di Stanford dal titolo 

 Long-term neural and physiological

phenotyping of a single human e reso

noto sulle pagine della rivista Nature

Communications a gettare una nuova

luce sul consumo di caffè. La ricerca

si è basata sulla reattività del cervello 

del professor Poldrack per un periodo di

diciotto mesi. Una risonanza magnetica

per dieci minuti per ben due volte a

settimana ha consentito agli esperti

di monitorare l'attività cerebrale 

connessa al digiuno, seguito dal professore

nella giornata di martedì, proprio in occasione

della risonanza magnetica.

caffè

Caffè: scoperto un incedibile effetto sul cervello Fonte: Listovative.com

Una serie di radicali differenze caratterizzava

il funzionamento del cervelloquando il corpo

era a corto di caffè, soprattutto riguardo le 

aree dell'organo coinvolte nella visione e nel

movimento: una vera e propria organizzazione

differente di funzioni senza dubbio essenziali.

Una correlazione già largamente comprovata

dall'European Food Safety Authority che ha

confermato come bastino 75 milligrammi di 

caffè per migliorare il livello di concentrazione.

Altre ricerche hanno dimostrato anche un lieve

aumento delle capacità di memorizzare, purché

il consumo avvenga in dosi non eccessive.

 
 
 

NOTIZIE SCIENTIFICHE.....

Post n°1444 pubblicato il 07 Settembre 2017 da blogtecaolivelli

Internet

Greenpeace: Pesticidi nell'83% delle mele

Un attenta analisi dell'organizzazione ha

rilevato ben 39 tipologie diverse di sostanze

tossiche nelle mele.

AMBIENTE Angelo Petrone 0 18:53 21 ottobre 2015

Residui di pesticidi nella stragrande

maggioranza delle mele presenti nei

supermercati europei. Sono i risultati 

shock dell'analisi di Greenpeace che

ha lanciato un vero e proprio allarme 

sulla produzione tradizionale di mele.

Sostante tossiche e potenzialmente

dannose per la salute umana come i 

cosiddetti "bioaccumulabili" in grado

di comportare danni considerevoli sul

processo di riproduzione e nell'ecosistema.

mele

Greenpeace: Pesticidi nell'83% delle mele

Sono 126 le mele analizzate nei vari punti vendita

del vecchio continente con risultati davvero preoccupanti.

Se le conseguenze dei pesticidi sono ben note sugli insetti,

ciò non può essere confermato per gli uomini. Nel nostro

paese specifiche rilevazioni sono state effettuate nei punti

vendite Carrefour, Auchan e Lidl, con un riscontro della

presenza di pesticidi in tutti i campioni analizzati.

Le mele della Lidl, come sottolinea Greenpeace, si

caratterizzano per ben tre tipologiedifferenti di sostanze

tossiche.  "I supermercati - come sottolinea l'organizzazione 

- hanno l'obbligo morale di favorire l'agricoltura biologica con

una diminuzione di tutte le sostanze potenzialmente dannose

per la salute umana e per l'ecosistema".

 
 
 

NAVIGATORE SATELLITARE....

Post n°1443 pubblicato il 07 Settembre 2017 da blogtecaolivelli

Internet

Navigatore: ecco gli effetti sul cervelloLe conseguenze

dell'utilizzo del navigatore sul cervello spiegate in una ricerca.

SALUTE Angelo Petrone 0 11:05 24 marzo 2017

E' un effetto davvero particolare quello che il navigatore ha

sulle funzioni delcervello. A rivelarlo è una ricerca pubblicata

sulle pagine di Nature Communications. La ricerca si è basata

sul comportamento di 24 volontari, sottoposti ad un'accurata

scansione cerebrale, mentre erano impegnati nella guida a Soho

, una delle zone più trafficate di Londra. Analizzando l'attività

dell'ippocampo, l'area del cervello che si occupa della memoria

e dell'apprendimento, oltre alla corteccia che, invece, regola gli

aspetti decisionali e la pianificazione, gli esperti hanno rilevato

una sorta di "spegnimento" di alcune attività.

Navigatore: ecco gli effetti sul cervello

In pratica, durante la guida senza navigatore, sia la corteccia

cerebrale che l'ippocampo hanno aumentato la loro attività

raggiungendo il culmine quando l'automobilista ha imboccato

 strade sconosciute dovendo scegliere tra diverse opzioni.

Quando hanno usufruito del navigatore non è accaduto

nulla di tutto questo. In conclusione gli esperti hanno

affermato come la tecnologia, in un certo senso, interrompa

le funzioni del cerebrali spegnendo l'interesse del cervello

per la strada percorsa.

 
 
 

ALTRE SCOPERTE.....

Post n°1442 pubblicato il 07 Settembre 2017 da blogtecaolivelli

Internet

Scoperto un gruppo di neuroni nel cervello a cui piace

la musicaAll'interno del nostro cervello ci sarebbe

un gruppo di neuroni che ama la musica

SALUTE Manuela De Quarto 0 9:00 22 dicembre 2015

I primi ad ascoltare la musica sono i neuroni del cervello 

e non le orecchie. Uno studio americano, pubblicato sulla

rivista Neuron, afferma che i primi a recepire lamusica

 sono i neuroni nel cervello, o meglio un gruppo determinato

dineuroni, che rispondono solo ed esclusivamente alle note

musicali. Lo studio pubblicato prende il via da alcuni esperimenti

effettuati su 10 volontari che hanno ascoltato, per un tempo

prolungato, 165 suoni diversi. Questi suoni producevano,

ad esempio, rumori d'ambiente, squilli, rumori di motori, conversazioni,

oggetti che si rompono e brani musicali. Tutti i suoni erano confusi

e non seguivano sequenze regolari.

neuroni_musica1

Scoperto un gruppo di neuroni nel cervello a cui piace la musica

I neuroni, però, che si attivavamo quando era la musica 

che veniva ascoltata erano sempre gli stessi e non si riattivavano

all'ascolto di altri rumori o suoni. Attraverso la risonanza

magnetica, poi, si è identificata una zona specifica del cervello

che pare essersi evoluta per apprezzare proprio le note musicali.

D'altronde fin dalla nascita la musica attira l'essere umano e non

solo, sembra proprio che anche i neonati riescano a riconoscere e

apprezzare la musicarispetto ad altri suoni. Oggi la risposta

potrebbero essere i neuroni nel cervelloa cui piace la musica.

 
 
 

ALZHEIMER.....

Post n°1441 pubblicato il 07 Settembre 2017 da blogtecaolivelli

Alzheimer: boom di casi,

i quattro sintomi da non

sottovalutare

I sintomi che, oltre alla perdita di memoria, preannunciano

l'arrivo del Morbo di Alzheimer secondo gli esperti.

SALUTE Angelo Petrone 0 18:41 21 settembre 2016

E' di 11 miliardi di euro il costo totale per i malati di 

Alzheimer nel nostro paese. Una spesa senza dubbio

gravosa e che ricade, per la maggior parte, sulle tasche

delle famiglie. Una serie di dati senza dubbio preoccupanti

quelli resi noti in occasione della XIII Giornata dell'Alzheimer. 

Un accumulo progressivo di proteine nel cervello è la causa

scatenante della malattia che attualmente colpisce un anziano

su due. Un aumento progressivo dei casi che si accompagna

alla sempre maggiore crescita dell'età media. Insomma l'Alzheimer 

rappresenta, oggi, un fenomeno sempre più diffuso.

alzheimer

Alzheimer: boom di casi, i quattro sintomi da non sottovalutare

Ma se è la perdita di memoria il classico segnale che preannuncia

l'arrivo delMorbo, altri sintomi, individuati dagli esperti, non devono

essere ignorati. Si tratta della perdita di inibizione, l'insorgenza di

obiettive difficoltà nella lettura, nella scrittura e nella capacità di

formulare frasi di senso compiuto. Sono segnali che, se individuati

precocemente, possono ritardare notevolmente la progressione

dellamalattia. Concentrarsi esclusivamente sulla perdita

della funzione mnemonica rappresenta, secondo gli studiosi,

un grave errore visto che l'Alzheimer è in grado di colpire

differenti parti del cervello, con conseguenze di diverso tipo.

 
 
 

OVERSHOOT DAY....

Post n°1440 pubblicato il 07 Settembre 2017 da blogtecaolivelli

Internet
Overshoot Day: il giorno
dell'esaurimento delle
risorse energetiche

Il due agosto sarà l'Overshoot Day, la data in cui il consumo

di risorse è superiore alla capacità della Terra di produrle.

AMBIENTE Angelo Petrone 0 13:25 28 luglio 2017

Manca poco all'Overshoot Day del 2017, ovvero il giorno in

cui la popolazione del mondo ha già raggiunto un consumo

superiore alla quantità di risorse che la Terra è in grado di

produrre in un anno. La valutazione viene realizzata, come

ogni anno, dal Global Footprint Network, l'organizzazione

che misura le risorse disponibili. Se nel 2016 il giorno stabilito

dall'organizzazione era l'8 agosto e l'anno ancora precedente il 19,

quest'anno sarà il due agosto la data in cui la richiesta delle

risorse naturali sopravanzerà le disponibilità energetiche

della Terra. Tutto ciò si traduce in alberi delle foreste abbattuti,

in riserve ittiche sempre più ridotte all'osso prima che l'ecosistema

sia in grado di rigenerarli.

Overshoot Day: si avvicina il giorno dell'esaurimento

delle risorse energetiche

Ma per invertire la rotta non è ancora troppi tardi.

Secondo gli esperti del Global Footprint Network 

basterebbe ridurre della metà degli sprechi alimentari

per spostare la data Overshoot Day di undici giorni

mentre un abbattimento del 50% delle emissioni di

anidride carbonica sposterebbe la data di novanta.

Non obbiettivi impossibili da raggiungere e soprattutto

previsti negli accordi sottoscritti dai 195 capi di stato

Parigi nel 2015. Insomma seppur con limiti evidenti,

l'accordo firmato nella capitale francese rappresenta un

 passo importante per restituire un minimo di speranza

al nostro pianeta. Le prossime tappe, secondo i ricercatori,

è di ricercare soluzioni per la progettazione e per la gestione

delle città incentivando al massimo la decarbonizzazione. 

"Tenendo presente  - aggiungono gli esperti - che guadagnare

cinque giorni ogni anno è indispensabile per tornare in

equilibrio prima del 2050″.

 
 
 

PESCE CONTAMINATO....

Post n°1439 pubblicato il 07 Settembre 2017 da blogtecaolivelli

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Tutte le News dal Mondo Scientifico

Home Salute

Pesce contaminato: quali effetti ha sulla

nostra salute?Ricadute pesanti quella

causate dal pesce contaminato sul nostro

sistema immunitario. La scoperta degli studiosi

SALUTE Angelo Petrone 0 17:24 30 aprile 2016

In molti indicano il consumo di pesce come un

vero e proprio toccasana per la nostra salute.

Ma l'altra concentrazione di sostanze inquinanti 

nei nostri mari rischia di trasformare un prodotto

salutare, in un vero e proprio pericolo per il nostro

organismo. A rivelarlo è uno studio condotto da un

team di ricercatori statunitensi dell'Università della

California che ha osservato le ricadute del pesce

contaminato, sul corpo umano. E' il sistema

immunitario a subire i danni maggiori, secondo

le ricerche. Lo studio ha osservato come una

particolare proteina, la P-glicoproteina 1 che

ha la funzione di espellere le sostanze inquinanti

dal corpo, non funziona come dovrebbe.

pesce contaminato salute

Pesce contaminato: quali effetti ha sulla nostra salute?

Fonte: Flickrriver

Si tratta di un danno davvero notevole per la

nostra salute che si mostra maggiormente

esposto ai danni delle sostanze inquinanti

presenti, sempre in quantità maggiore, nel 

pesce contaminato. Alcuni particolari tipi di

plastica, conosciute con il nome di Persistent

Organic Pollutants, sono in grado di resistere

a lungo alla naturale azione di decomposizione.

Proprio questo materiale, secondo le ricerche,

è anche in grado di danneggiare notevolmente

 il normale funzionamento della P-glicoproteina 1,

abbassando le difese del corpo.

 

 

 
 
 

COSE UTILI DA SAPERE.....

Post n°1438 pubblicato il 07 Settembre 2017 da blogtecaolivelli

Internet

Home Salute

Alzheimer: i problemi alle gengive aumentano

le probabilità del 70%La parodontite,

l'infiammazione cronica delle gengive,

aumentano le probabilità di contrarre

l'Alzheimer, diabete e malattie cardiache.

SALUTE Angelo Petrone 0 18:52 5 settembre 2017

Soffrire di parodontite aumenta le probabilità

di contrarre il Morbo di Alzherimer del 70%.

A rivelarlo è una ricerca condotta dalla Chung

Shan Medical University di Taiwan che conferma,

ancora una volta, come la salute delle gengive

 sia strettamente correlata alla malattia neurodegenerativa.

Pubblicata sulle pagine della rivista Alzheimer's

Research and Therapy, la ricerca si è basata

sull'analisi di oltre novemila volontari affetti da 

problemi gengivali e 18mila con gengive sane

monitorati per sedici anni. I risultati mostrano

una stretta correlazione tra le due patologie e

confermano come sia essenziale intervenire

tempestivamente sulla parodontite con cure

adeguate e comportamenti sani.

Alzheimer: i problemi alle gengive aumentano

le probabilità del 70%

Ma non è solo l'incidenza del Morbo di Alzheimer

 ad aumentare nelle persone con problemi gengivali.

 Lo studio, infatti, ha rilevato anche un aumento della

possibilità di contrarre la depressione, di incorrere in

livelli alti di colesterolo come anche del diabete e di

problemi al cuore. Insomma un'infiammazione in

grado di comportare diversi problemi alla salute

 e che deve essere affrontata riducendo al minimo

la risposta infiammatoria dell'organismo. Anche se

la ricerca non ha dimostrato alcun tipo di relazione

causa effetto tra l'infiammazione e l'Alzheimer, la

correlazione appare chiara alla luce dei dati.

Insomma mantenere legengive in condizioni

ottimale è indispensabile per vivere bene.

 
 
 

ALTRE NOVITA'.....

Post n°1437 pubblicato il 07 Settembre 2017 da blogtecaolivelli

Internet

Chewing gum e mal di testa: scoperto un legame

Masticare chewing gum provoca il mal di testa.

La scoperta di uno studio israeliano.

SALUTE Angelo Petrone 0 20:08 12 agosto 2016

Sono tante le ricadute sul corpo che, da tempo,

vengono accostate al consumo dichewing gum.

Dallo stimolo alla fame ad alcune conseguenze

sulle funzionalità dello stomaco fino alla digestione,

gli effetti delle gomme da masticare possono essere

tanti, ma una ricerca realizzata in Israele svela una

nuova ed inaspettata conseguenza: il mal di testa.

Uno studio davvero particolare quella realizzato dal 

Meir Medical Center dell'Università di Tel Aviv che ha

analizzato un campione di trenta giovani. Adolescenti

abituati a consumare le chewing gum, ma anche spesso

vittime di improvvise e ricorrenti manifestazioni di emicrania 

sono così diventati oggetto dello studio,uno dei primi sulle

gomme da masticare.

chewing gum

Chewing gum e mal di testa: scoperto un legame

In sostanza gli esperti hanno proibito ai giovani di

consumare chewing gum per un determinato periodo.

La stragrande maggioranza dei giovani, 26 su 30, ha

riscontrato la scomparsa o comunque la forte

diminuzione delle manifestazioni diemicrania.

Un'incidenza più che sufficiente per gli scienziati

che hanno così affermato come le gomme da

masticare e l'emicrania sono, molto probabilmente

correlate. Sarebbero i movimenti dell'articolazione

della mandibole e dell'area temporale della testa

provocati dalla masticazione delle chewing gumad

essere l'origine del mal di testa, un effetto che si

aggiunge alle ricadute, non sempre piacevoli,

delle gomme da masticare.

 
 
 

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