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Messaggi del 02/01/2018

I NUOVI ESPERIMENTI DELLA TERMODINAMICA....

Post n°1533 pubblicato il 02 Gennaio 2018 da blogtecaolivelli

I NUOVI ESPERIMENTI DELLA TERMODINAMICA....Post n°1527 pubblicato il 02 Gennaio 2018 da blogtecaolivelli

fonte dell'articolo: Internet

Nuovi esperimenti stanno verificando i limiti

della termodinamica nel mondo quantistico,

dove le leggi classiche, anche se non pos-

sono essere infrante, devono essere modificate

per rendere conto dei fenomeni che si verificano

in questo diverso dominio. Da questo nuovo

ambito di ricerca, la termodinamica quantistica,

potrebbero emergere risultati in grado di dare

nuovo impulso allo sviluppo tecnologicodi Zeeya

Merali/NatureL'eterna battaglia tra termodinamica

e meccanica quantisticaLe "altre" leggi dell'entropia

nel mondo microscopicoLa strana termodinamica

del mondo dei quanti

Un fisico dovrebbe aver perso la ragione per tentare

di violare le leggi della termodinamica. Eppure è possibile

modificarle. In un laboratorio all'Università di Oxford,

in Gran Bretagna, un gruppo di fisici quantistici sta

cercando di farlo con un piccolo campione di diamante

sintetico.

All'inizio, il diamante è appena visibile, posto all'interno

di una caotico groviglio di fibre ottiche e specchi. Ma

quando si accende un laser verde, i difetti del diamante

sono illuminati e il cristallo inizia a brillare. In quella luce,

i ricercatori hanno trovato le prove preliminari di un

effetto teorizzato solo pochi anni fa: un boost quantistico

che amplificherebbe la potenza del segnale in uscita

dal diamante oltre il limite posto dalla termodinamica

classica.

Se i risultati fossero confermati, sarebbe una vera

manna per la termodinamica quantistica, un campo

di studi relativamente nuovo che mira a scoprire le

leggi che regolano i flussi di calore ed energia su scala

atomica.

La nuova termodinamica: come la fisica quantistica

sta cambiando le regole
L'apparato sperimentale del gruppo di Oxford

(Jonas Becker)
C'è ragione di sospettare che nel dominio quantistico

le leggi della termodinamica, basate sul comportamento

di un gran numero di particelle, siano diverse. Negli

ultimi cinque anni, intorno a questa idea è cresciuta

una comunità quanto-termodinamica. Quello che una

volta era il dominio di una manciata di teorici, ora include

alcune centinaia di fisici teorici e sperimentali in tutto

il mondo. "Questo ambito sta progredendo così in fretta

che riesco a malapena a stare al passo", dice Ronnie

Kosloff, della Hebrew University di Gerusalemme, un

pioniere di questi studi.

Alcuni dei fisici che si occupano termodinamica quantistica

sperano di scoprire un comportamento al di fuori

dell'ambito della termodinamica convenzionale che possa

essere applicato a scopi pratici, tra cui il miglioramento

delle tecniche di refrigerazione usate nei laboratori,

la realizzazione di batterie con prestazioni migliorate e

il raffinamento della tecnologia per il calcolo quantistico.

Ma questo campo di studi è ancora agli inizi. Esperimenti

come quello di Oxford hanno appena cominciato a

mettere alla prova le previsioni teoriche. E i fisici che

non ne fanno parte stanno osservando attentamente

tali prove per capire se mostrano la possibilità di

applicazioni utili previste dai teorici. "La termodinamica

quantistica è evidentemente un tema 'caldo', se mi

perdonate il gioco di parole", afferma Ronald Walsworth,

dell'Università di Harvard, che è specializzato nello

sviluppo di strumenti di precisione a scala atomica.

"Ma per chi guarda dall'esterno, la domanda è se può

davvero dare un impulso allo sviluppo delle tecnologie".

Infrangere la legge


Le leggi della termodinamica classica sono state

sviluppate nel XIX secolo. Sono il frutto dello sforzo

di comprendere i motori a vapore e altri sistemi macroscopici.

In natura, le quantità termodinamiche come temperatura

e calore sono statistiche e sono definite in riferimento

al movimento medio di grandi insiemi di particelle. Ma

negli anni ottanta, Kosloff iniziò a chiedersi se questo

modello avesse ancora senso per sistemi molto più

piccoli. All'epoca, non era una linea di ricerca popolare,

spiega, perché le domande che poneva erano in gran

parte astratte, con poche speranze di una connessione

con gli esperimenti. "Il campo si è sviluppato molto

lentamente", dice. "Sono rimasto da solo per anni".

Le cose cambiarono drasticamente circa un decennio

fa, quando le questioni sui limiti della miniaturizzazione

tecnologica diventarono più pressanti e le tecniche

sperimentali progredirono. Si fece una quantità enorme

di tentativi di calcolare in che modo si potessero

combinare la teoria termodinamica e la teoria quantistica.

Ma le proposte che emersero crearono più confusione

che chiarezza, dice Kosloff.

Alcuni sostenevano che i dispositivi quantistici avrebbero

potuto violare impunemente i vincoli termodinamici classici

e agire così come macchine a moto perpetuo, in grado

di compiere un lavoro senza bisogno di alcun input

energetico. Altri, suggerendo che le leggi della termodinamica

dovessero valere senza modifiche a scale molto piccole,

erano altrettanto perplessi. "In un certo senso, puoi

usare le stesse equazioni per analizzare le prestazioni di

un motore a singolo atomo e del motore della tua auto",

dice Kosloff. "Ma anche questo è sorprendente: sicuramente

quando si va sempre più nel mondo microscopico si arriva

a un limite quantistico". Nella termodinamica classica, una

singola particella non ha una temperatura. Così via via

che il sistema che produce lavoro e il suo ambiente si

avvicinano a quel limite, diventa sempre più assurdo 

immaginare che vengano rispettate le leggi termodinamiche

standard, afferma Tobias Schaetz, fisico quantistico

dell'Università di Friburgo.

Inizialmente, la preponderanza di affermazioni e previsioni

teoriche in conflitto ha minato la credibilità di questo

ambito di ricerca. "Sono stato molto critico sul settore,

perché c'è tanta teoria e non abbastanza esperimenti",

dice Peter Hänggi, fisico quantistico dell'Università

tedesca di Augsburg. Ma la comunità sta iniziando a

concentrarsi sulle domande fondamentali, nel tentativo

di aprirsi un varco nel caos. Un obiettivo è stato quello

di utilizzare gli esperimenti per scoprire il punto in cui le

leggi classiche della termodinamica non prevedono

più perfettamente il comportamento termico dei

sistemi quantistici.

La nuova termodinamica: come la fisica quantistica

sta cambiando le regole
James Clerk Maxwell (1831-1879) padre fondatore

della moderna teoria dell'elettromagnetismo. Il suo

esperimento mentale del "diavoletto" pone un'importante

questione termodinamica che è stata risolta solo di

recente (Wikimedia Commons)
Gli esperimenti stanno cominciando a individuare il

confine tra mondo classico e mondo quantistico.

Lo scorso anno, per esempio, Schaetz e i suoi colleghi

hanno dimostrato che, in determinate condizioni,

stringhe di cinque o meno ioni di magnesio in un

cristallo non superano quel limite, ma rimangono

in equilibrio termico con il loro ambiente, così come

fanno i sistemi più grandi.

Nel loro test, ogni ione era inizialmente in uno stato

ad alta energia e il suo spin oscillava tra due stati

corrispondenti alla direzione del suo magnetismo: "su"

e "giù". La termodinamica standard prevede che tali

oscillazioni di spin dovrebbero diminuire quando gli ioni

si raffreddano interagendo con gli altri atomi nel cristallo

attorno a loro, proprio come il caffè caldo si raffredda

quando le sue molecole si scontrano con le molecole

dell'aria circostante più fredda.

Tali collisioni trasferiscono energia dalle molecole di

caffè alle molecole d'aria. Un meccanismo di raffreddamento

simile entra in gioco nel cristallo, dove le vibrazioni

quantizzate del reticolo, chiamate fononi, estraggono

calore dagli spin oscillanti. Schaetz e i suoi colleghi hanno

scoperto che i loro piccoli sistemi a ioni smettevano di

oscillare, il che indicava che si erano raffreddati. Ma dopo

alcuni millisecondi, gli ioni hanno ricominciato a oscillare

vigorosamente. Questa ripresa di attività ha un'origine

quantistica, dice Schaetz. Piuttosto che dissiparsi

completamente, i fononi rimbalzavano sui bordi del cristallo

e tornavano indietro, in fase, verso i loro ioni di origine,

ripristinando le oscillazioni di spin originali.

Schaetz dice che il suo esperimento è un segnale

per gli ingegneri che stanno tentando di ridurre le

dimensioni dell'elettronica attuale. "Puoi avere un

cavo che ha un diametro di soli 10 o 15 atomi e

pensare che abbia estratto calore dal chip, ma

poi improvvisamente si verifica questo fenomeno

quantistico", spiega Schaetz. "È molto inquietante".

I fononi di rimbalzo potrebbero creare problemi in

alcune applicazioni, ma altri fenomeni quantistici

potrebbero rivelarsi utili. Gli sforzi per identificare

tali fenomeni erano stati bloccati dalla difficoltà di

definire grandezze fondamentali, come il calore e

la temperatura, nei sistemi quantistici. Ma la soluzione

di un famoso esperimento mentale, elaborato 150

anni fa dal fisico scozzese James Clerk Maxwell,

ha fornito un indizio su che direzione prendere,

definendo un interessante legame tra informazione

ed energia.

Maxwell immaginò un'entità in grado di scegliere

tra molecole lente e molecole veloci, creando una

differenza di temperatura tra due camere semplicemente

aprendo e chiudendo una porta tra di esse. Questo

"diavoletto", come è stato chiamato, genera quindi

una camera calda e una camera fredda che possono

essere sfruttate per produrre energia utile. Il problema

è che, scegliendo le particelle in questo modo, il diavoletto

riduce l'entropia del sistema, una misura del disordine

delle disposizioni delle particelle, senza aver fatto alcun

lavoro sulle particelle stesse. Questo sembra violare la

seconda legge della termodinamica.

Ma i fisici finalmente hanno capito che il diavoletto avrebbe

pagato un "prezzo termodinamico" per elaborare le

informazioni sulle velocità delle molecole. Avrebbe

dovuto memorizzare, cancellare e rimemorizzare quelle

informazioni nel suo cervello. Quel processo consuma

energia e crea un aumento complessivo dell'entropia.

Una volta si pensava che l'informazione fosse immateriale,

"ma il diavoletto di Maxwell dimostra che essa può

avere conseguenze fisiche oggettive", afferma il fisico

quantistico Arnau Riera, dell'Istituto di Scienze Fotoniche

di Barcellona.

Trovare il limite


Ispirandosi all'idea che l'informazione sia una quantità

fisica e che sia strettamente legata alla termodinamica,

i ricercatori hanno tentato di ricostruire le leggi della

termodinamica in modo che lavorino nel regime quantistico.

Le macchine a moto perpetuo possono essere impossibili.

Ma inizialmente si sperava che i limiti prescritti dalla

termodinamica quantistica potessero essere meno stringenti

di quelli che valgono nel dominio classico. "Questo è stato il

filo di pensiero che abbiamo mutuato dal calcolo quantistico:

gli effetti quantistici consentono di superare i limiti classici",

afferma Raam Uzdin, fisico quantistico del Technion-Israel

Institute of Technology di Haifa.

Purtroppo non è così, dice Uzdin. Analisi recenti indicano

che le versioni quantistiche della seconda legge, che

governa l'efficienza, e della terza legge, che vieta ai sistemi

di raggiungere lo zero assoluto di temperatura, mantengono

vincoli simili, e in alcuni casi più stringenti, delle loro

controparti classiche.

Alcune differenze sono dovute al fatto che la quantità

termodinamica macroscopica "energia libera", cioè l'energia

che un sistema ha a disposizione per funzionare, non ha

una sola controparte alle microscale, ma ne ha molte, dice

Jonathan Oppenheim, fisico quantistico dello University

College di Londra.

Classicamente, l'energia libera viene calcolata postulando

che tutti gli stati del sistema, determinati dalla disposizione

delle particelle in corrispondenza di una certa energia, siano

altrettanto probabili. Ma questa ipotesi non vale alle piccole

scale, dice Oppenheim; alcuni stati potrebbero essere molto

più probabili di altri. Per tenere conto di ciò, è necessario

definire ulteriori energie libere per descrivere in modo accurato

il sistema e la sua evoluzione. Oppenheim e i suoi colleghi

ipotizzano che esistano diverse versioni della seconda legge

per ogni tipo di energia libera e che i dispositivi quantistici

debbano obbedire a tutte. "Dal momento che la seconda legge

ti dice che cosa non è consentito fare, in qualche modo,

sembra che avere più leggi alle microscale sia peggio",

dice Oppenheim.

La nuova termodinamica: come la fisica quantistica sta

cambiando le regole
La seconda legge della termodinamica: afferma che l'entropia

di un sistema isolato (S) non può mai diminuire ma solo

aumentare o al massimo rimanere costante

(Science Photo Library/AGF)
Gran parte del lavoro per calcolare le leggi equivalenti della

seconda e della terza legge rimane, per ora, teorico.

Ma i proponenti sostengono che possa aiutare a capire in

che modo i limiti termodinamici siano fisicamente applicati

alle piccole scale. Per esempio, un'analisi teorica condotta

da una coppia di fisici quantistici argentini ha mostrato che

quando un frigorifero quantistico si avvicina allo zero assoluto,

nelle vicinanze del dispositivo appaiono spontaneamente

dei fotoni. "Ciò scarica energia nell'ambiente circostante,

provocando un effetto di riscaldamento che contrasta il

raffreddamento e impedisce di raggiungere lo zero assoluto",

spiega Nahuel Freitas della Ciudad University di Buenos

Aires, membro del gruppo.

La teoria ha anche rivelato un potenziale spazio di manovra.

Con un'analisi teorica che esaminava il flusso di informazioni

tra camere calde e fredde o "bagni" di particelle, un gruppo

di Barcellona, che includeva Riera e il fisico quantistico

Manabendra Nath Bera, ha scoperto uno strano scenario,

in cui il bagno caldo sembrava diventare spontaneamente

ancora più caldo, e il bagno freddo ancora più freddo.

"In un primo momento è sembrata una follia, come se

si potesse violare la termodinamica", dice Bera. Ma i

ricercatori hanno capito presto di aver trascurato

l'entanglement quantistico: le particelle nei bagni possono

diventare entangled. In teoria, produrre e rompere queste

correlazioni offre un modo per immagazzinare e rilasciare

energia. Una volta che questa risorsa quantistica è stata

tenuta in conto, le leggi della termodinamica hanno

ripreso a valere.

Alcuni gruppi indipendenti hanno proposto di usare questo

entanglement per immagazzinare energia in una "batteria

quantistica" e un gruppo dell'Istituto Italiano di Tecnologia

di Genova sta tentando di confermare le previsioni del

gruppo di Barcellona con batterie costituite da bit

quantistici, o "qubit", superconduttori. In linea di principio,

tali batterie quantistiche potrebbero caricarsi in modo

molto più veloce dei loro corrispettivi classici. "Non sarai

in grado di estrarre e conservare più energia di quanto

consentito dal limite classico", dice Riera. "Ma potresti

essere in grado di accelerare le cose".

Alcuni ricercatori stanno cercando modi più semplici per

manipolare qubit per le applicazioni di calcolo quantistico.

Il fisico quantistico Nayeli Azucena Rodríguez Briones

dell'Università di Waterloo, in Canada, e i suoi colleghi

hanno definito un'operazione che potrebbe migliorare

il raffreddamento necessario per le operazioni di calcolo

quantistico manipolando coppie di livelli di energia dei

qubit. Attualmente hanno in programma di verificare

questa idea in laboratorio usando qubit superconduttori.


Una piccola scintilla

 
 
 

I NUOVI ESPERIMENTI DELLA TERMODINAMICA....

Post n°1532 pubblicato il 02 Gennaio 2018 da blogtecaolivelli

I NUOVI ESPERIMENTI DELLA TERMODINAMICA....Post n°1528 pubblicato il 02 Gennaio 2018 da blogtecaolivelli

Fonte dell'articolo: Internet.

2 puntata

L'idea che gli effetti quantistici possano essere

sfruttati per migliorare le prestazioni termodinamiche

ha ispirato anche l'esperimento col diamante in

corso a Oxford, che è stato proposto per la prima

volta da Kosloff, Uzdin e Amikam Levy della Hebrew

University.

I difetti creati dagli atomi di azoto diffusi attraverso

il diamante possono servire come motore, una

macchina che esegue un'operazione dopo essere

stata messa a contatto con un primo serbatoio

caldo (in questo caso un laser) e poi con uno freddo.

Ma Kosloff e colleghi si aspettano che un tale motore

possa operare anche in una modalità avanzata,

sfruttando un effetto quantistico che consente ad

alcuni degli elettroni di esistere in due stati di energia

contemporaneamente. Mantenere queste sovrapposizioni

pulsando la luce laser invece di usare un fascio continuo

dovrebbe consentire al cristallo di emettere fotoni a

microonde più rapidamente di quanto non avverrebbe i

n altro modo (si veda l'infografica di "Nature").

La scorsa settimana, il gruppo di Oxford ha pubblicato

un'analisi preliminare che dimostra il previsto boost

quantistico. L'articolo è ancora in fase di revisione,

ma se il lavoro dovesse reggere "sarebbe un progresso

notevole", dice Janet Anders, un fisico quantistico

dell'Università di Exeter, nel Regno Unito. Ma, aggiunge,

non è ancora chiaro esattamente cosa rende possibile

questo effetto. "Sembra che sia un combustibile magico:

non agisce tanto aggiungendo energia, ma consentendo

al motore di estrarre energia più velocemente", dice Anders.

"I fisici teorici dovranno esaminarlo per capire come funziona".

Concentrarsi sugli esperimenti è un passo importante

nella giusta direzione per rivitalizzare il settore, dice

Hänggi. Ma secondo lui gli esperimenti non sono ancora

abbastanza audaci da fornire risultati veramente

innovativi. C'è anche il problema che i sistemi quantistici

possono essere irrimediabilmente disturbati dalla

misurazione e dall'interazione con l'ambiente. Di rado

però questi effetti sono considerati a sufficienza nelle

proposte teoriche di nuovi esperimenti, afferma.

"E' difficile da calcolare ed è molto più difficile da

implementare in un esperimento", dice.

Anche Ian Walmsley, capo del laboratorio di Oxford

dove è stato condotto l'esperimento con i diamanti,

è cauto sul futuro del settore. Anche se lui e altri

sperimentatori sono stati attirati dalla ricerca sulla

termodinamica quantistica negli ultimi anni, afferma

che il loro interesse è stato in gran parte "opportunistico".

Hanno scoperto la possibilità di condurre esperimenti

relativamente rapidi e facili sfruttando gli apparati già

pronti per altri usi; per esempio, l'apparato per il difetto

del diamante era già ampiamente studiato per applicazioni

di calcolo quantico e di sensori. Oggi, la termodinamica

quantistica sta facendo scintille, dice Walmsley.

"Ma dovremo attendere per capire se continuerà

così o se sarà un fuoco di paglia".

(L'originale di questo articolo è stato pubblicato

su Nature il 1° novembre 2017. Traduzione ed

editing a cura di Le Scienze. Riproduzione autorizzata,

tutti i diritti riservati.

 

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INDAGANDO L'UNIVERSO....

Post n°1530 pubblicato il 02 Gennaio 2018 da blogtecaolivelli

FONTE: INTERNET

Un fascio di antidrogeno per indagare l'universo

Un fascio di antidrogeno per indagare l'universo

Una collaborazione internazionale del

CERN di Ginevra, di cui fanno parte anche

ricercatori italiani dell'Istituto nazionale di

fisica nucleare, ha prodotto per la prima

volta un fascio di atomi di antidrogeno,

il corrispettivo dell'idrogeno nel mondo

dell'antimateria. Questo risultato dovrebbe

permettere una verifica precisa delle

previsioni del modello standard e potrebbe

aiutare a risolvere uno di misteri della fisica,

ovvero la prevalenza della materia rispetto

all'antimateria nel cosmo(red)

fisicafisica delle particelle

Dovrebbe permettere misurazioni più

agevoli e più precise delle proprietà

dell'antimateria e di verificare le previsioni

del modello standard della fisica delle perticelle

il nuovo metodo per produrre un fascio di

atomi di antidrogeno descritto su "Nature Communication"

 da Naofumi Kuroda, ricercatore dell'Università

di Tokio, e colleghi di un'ampia collaborazione

internazionale, tra i quali Marco Leali, Evandro

Lodi Rizzini, Nicola Zurlo e Luca Venturelli

dell'Università di Brescia e della sezione bresciana

dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN),

nell'ambito della collaborazione ASACUSA. 

L'atomo di antidrogeno è il corrispettivo

dell'atomo dell'idrogeno nel mondo dell'antimateria:

è composto dall'antiparticella del protone, chiamata

antiprotone, che ha la stessa massa del protone ma

carica negativa invece che positiva, attorno a cui orbita

un anti-elettrone, o positrone, cioè una particella con

massa dell'elettrone ma con carica positiva, invece che

negativa. Kuroda e colleghi hanno messo a punto una

fonte di antimateria presso il deceleratore di antiprotoni

del CERN di Ginevra, un dispositivo circolare che permette

di immagazzinare le particelle, tipicamente elettroni,

protoni e positroni. 

Un fascio di antidrogeno per indagare l'universoUn elemento del complesso apparato sperimentale utilizzato nella

collaborazione ASACUSA del CERN di Ginevra per lo

studio dell'antimateria (cortesia CERN)Nel nuovo

apparato una serie di campi magnetici attentamente

controllati permettono di miscelare antiprotoni e

positroni. Da questa miscela, in opportune condizioni,

è possibile ottenere un fascio di atomi di antidrogeno

che viaggia in un una direzione definita, a differenza

di quanto accade con i metodi di produzione di

antimateria convenzionali. I ricercatori hanno prodotto

ben 80 atomi di antidrogeno. Inoltre, dato ancora più

rilevante del numero di atomi prodotti, questo

fascio è stato fatto emergere dalla trappola

magnetica in modo da essere analizzato con un

rivelatore posto a 2,7 metri, un primato assoluto.

Il risultato ottenuto da Kuroda e colleghi sarà di

notevole aiuto nella verifica del modello standard,

che descrive la fisica che governa l'universo in

termini di interazioni tra particelle e forze fondamentali.

Il modello standard prevede che sia rispettata

una fondamentale simmetria denominata CPT,

ovvero che un sistema o un processo fisico sia

descritto dalle stesse leggi del sistema ottenuto

dal primo applicando tre trasformazioni: la

coniugazione di carica "C", che commuta ogni particella

nella corrispondente antiparticella; la parità "P", che

inverte gli assi spaziali, come se il sistema fosse

osservato in uno specchio; l'inversione temporale "T",

in virtù della quale il tempo scorre dal futuro al passato,

come in un filmato fatto scorrere all'indietro.

Un fascio di antidrogeno per indagare l'universoRappresentazione schematica dell'apparato

sperimentale: gli atomi di antidrogeno vengono

prodotti nella trappola magnetica CUSP

(rappresentata dalle linee di campo magnetico

nella parte sinistra dell'illustrazione). Parte di

questi antiatomi fluiscono verso la parte destra

dell'apparato. Al termine della corsa, vengono

rilevati (Cortesia
Widmann and N. Kuroda/CERN)Questa simmetria

ha una conseguenza sperimentale diretta: lo

spettro della radiazione elettromagnetica

emessa o assorbita nel passaggio dell'elettrone

dell'idrogeno a livelli energetici diversi rispetto

a quello di partenza deve avere un'esatta

corrispondenza nell'atomo di antidrogeno.

Ovvero, idrogeno e antidrogeno devono

avere le stesse proprietà spettroscopiche.

Per poter effettuare studi spettroscopici

dell'antidrogeno occorre superare due difficoltà

sostanziali: la costruzione di complessi apparati

per la produzione degli elusivi antiatomi, che

tendono a decadere in frazioni infinitesime di

secondo, e la necessità di usare intensi campi

magnetici per il confinamento degli antiatomi in

una "trappola magnetica". Se il "contenitore"

fosse costituito di materia, un'eventuale contatto

con l'antimateria distruggerebbe quest'ultima.

La tecnica della trappola magnetica è usata nell'esperimento

ALPHA del CERN di Ginevra, che ha ottenuto i maggiori

successi nella produzione di antidrogeno: nel 2011,

sono stati prodotti e intrappolati 112 atomi per 16

minuti, permettendo per la prima volta un'analisi

pettroscopica di questa specie chimica del mondo

dell'antimateria. L'accuratezza però era limitata proprio

dalla presenza del campo magnetico, non permettendo

di verificare la violazione di CPT in modo rigoroso. 

Ora i risultati di Kuroda e colleghi aprono la strada

a verifiche di questo tipo. "Il risultato appena

pubblicato - spiega Venturelli dell'INFN di Brescia

e dell'Università di Brescia che coordina il gruppo

italiano della collaborazione - rende molto più

concreta e vicina la possibilità di realizzare

misure di precisione con gli atomi di anti-idrogeno".

"E sondare le caratteristiche dell'antimateria  -

 prosegue il ricercatore italiano - può aiutare a

risolvere uno dei grandi misteri della fisica moderna:

la prevalenza di materia rispetto all'antimateria nell'universo visibile".

 
 
 

LO SVILUPPO ECONOMICO DELLA CINA....

Post n°1529 pubblicato il 02 Gennaio 2018 da blogtecaolivelli

FONTE: DA INTERNET

Lo sviluppo economico della Cina.


Un nuovo studio ha calcolato l'impatto

 economico delle politiche di mitigazione

delle emissioni di gas serra in funzione di

diverse proiezioni delle Nazioni Unite dei

tassi d'incremento demografico dei prossimi

anni: i risultati dimostrano che il costo sociale

del cambiamento climatico dipende in larga

misura dalle diverse definizioni di benessere,

e quindi in definitiva dalle scelte etiche della società

(red)

Intervenire sulle città per ridurre il cambiamento

del clima


climasocietàeconomia
La crescita della popolazione mondiale e il

riscaldamento del clima sono due dei maggiori

problemi globali che l'umanità si trova attualmente

ad affrontare. Non si tratta però di questioni

scollegate tra loro: un tasso di crescita della

popolazione più elevato implica più emissioni di

gas serra e una maggiore percentuale di persone

esposte alle catastrofi naturali provocate dal

riscaldamento climatico.

Per stabilire le politiche di contenimento delle

emissioni di gas serra e di mitigazione del

riscaldamento è quindi fondamentale incrociare

le stime dell'incremento della popolazione fornite

dalle Nazioni Unite con i modelli teorici che tengono

conto dello sviluppo economico e delle possibili

scelte che si vorranno prendere: è quanto ha

concluso uno studio pubblicato sui "Proceeding

of the National Academy of Sciences" da Noah

Scovronich della Princeton University, e colleghi

di altri istituti statunitensi, che hanno analizzato

diversi possibili scenari futuri.

L'articolo si inserisce in una ricca letteratura che

negli ultimi anni ha cercato di stimare, sulla base

di alcuni modelli globali, il costo sociale dell'anidride

carbonica, un parametro che corrisponde al costo

economico, espresso in dollari, delle conseguenze

del cambiamento climatico per ogni tonnellata

aggiuntiva di emissioni di CO2 in atmosfera.

Il complesso intreccio tra crescita demografica

e cambiamento climatico


Tim Graham/AGF


Queste stime sono rese particolarmente ardue

dal fatto che l'effetto sul clima è molto ritardato

rispetto alle variazioni delle emissioni di gas

serra. Ciò implica che gli investimenti indirizzati

al contenimento delle emissioni colpiscono il

benessere della popolazione mondiale attuale,

mentre i danni sono tendenzialmente a discapito

del benessere delle generazioni future.

In questi modelli è quindi fondamentale definire

il concetto di benessere sociale. Secondo la corrente

filosofica dell'utilitarismo, esistono però due diverse

concezioni di benessere sociale: l'utilitarismo totale

e l'utilitarismo medio. Nel primo caso il benessere

sociale è il benessere complessivo della popolazione,

cioè la somma dei valori di benessere di tutti i cittadini,

mentre nel secondo caso è il benessere pro capite, 

indipendente quindi dalle dimensioni della popolazione.

In questo quadro teorico, le scelte politiche globali

sottendono una questione etica di fondo: l'obiettivo

ultimo è l'incremento del numero di persone che

sono felici o l'incremento del livello medio di

felicità delle persone?

Sembra una questione un po' fumosa, ma fa

una grande differenza quando si fanno i calcoli

economici. In entrambi gli approcci, con l'aumento

della popolazione il picco di temperatura atteso

diminuisce. Questo avviene - spiegano gli autori -

perché quanto più sarà alto il tasso di aumento

demografico, tanto più saranno drastiche, e

implementate prima, le misure di mitigazione

delle emissioni.

Il costo sociale dell'anidride carbonica invece

aumenta proporzionalmente alla popolazione,

ma con tassi diversi nelle due concezioni di

benessere: passando dalla previsione minima

a quella massima di incremento demografico al

2025, il costo sociale dell'anidride carbonica

aumenta dell'85 per cento nell'utilitarismo totale

e solo del 5 per cento nell'utilitarismo medio.

Gli autori hanno anche stimato il risparmio nei

costi di mitigazione del riscaldamento globale

che si avrebbe contenendo l'aumento demografico:

il maggiore risparmio sul breve termine, quantificabile

in miliardi di dollari all'anno, si ottiene nell'utilitarismo

totale, mentre quello nell'utilitarismo medio si ottiene

in un futuro più distante. In entrambi gli approcci,

il risparmio sarebbe maggiore della spesa per le

politiche di riduzione della fertilità.

 
 
 

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