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Messaggi del 11/05/2018

LA RIVOLUZIONE DEI NEANDERTHAL...

Post n°1664 pubblicato il 11 Maggio 2018 da blogtecaolivelli

DA SCIENZE 11 MAGGIO 2018

Kenya, scoperti albori della tecnologia: risalgono a 67mila anni fa

Un gruppo di paleontologi riscrive la storia a cavallo tra Età della Pietra ed Età del Ferro dopo aver rinvenuto nuovi utensili in una caverna sulla costa del Paese africano

Gli albori della tecnologia risalgono a 67mila anni fa. A provarlo sarebbero dei nuovi utensili ritrovati in una caverna sulla costa del Kenya.

La ricerca su "Nature Communications"

A questa conclusione è arrivato uno studio internazionale, pubblicato sulla rivista di settore "Nature Communications", coordinato dai paleontologi dell'Istituto Max Planck tedesco per la Scienza della Storia Umana (la prima autrice del lavoro è Nicole Boivin). Gli utensili in questione sono stati rinvenuti nella caverna africana di Panga ya Saidi, luogo popolato dagli esseri umani per oltre diecimila anni a partire da circa 78mila anni fa, dunque a cavallo tra la Età della Pietra media (il Mesolitico) e l'Età del Ferro.

Le innovazioni tecnologiche

Panga ya Saidi è un insieme di cave che copre circa un chilometro di superficie, e la grotta principale misura 100 metri quadrati. Un luogo che poteva ospitare centinaia di persone. Quello che hanno scoperto i paleontologi all'interno delle caverne sono vere e proprieinnovazioni tecnologiche (e culturali) che si fanno risalire appunto a circa 67mila anni fa: in particolare, monili ricavati da ostriche e conchiglie e strumenti appuntiti ricavati da ossa. Oggetti che testimoniano un graduale cambiamento nel lavorare la pietra e altri materiali, oltre che un nuovo simbolismo.

I Neanderthal modellavano armi con il fuoco: la scoperta in Italia

L'importanza della scoperta

Prima di questo studio, la costa orientale africana era sempre stata considerata marginale nella storia dell'evoluzione umana, con la maggior parte delle ricerche archeologiche concentrate tra la Rift Valley e il Sudafrica. "La scoperta cambierà di certo la percezione dei paleontologi", spiega Boivin, che è anche direttrice del Dipartimento di Archeologia dell'Istituto Max Planck. Quello che si aggiunge, come osserva Patrick Roberts che è la guida del gruppo che ha eseguito le indagini con gli isotopi stabili, è la "consapevolezza che la nostra specie viveva in una grande varietà di habitat in Africa". I ritrovamenti di Panga ya Saidi, infine, "minano l'ipotesi sull'utilizzo delle coste come una sorta di autostrada per incanalare gli esseri umani migranti fuori dall'Africa", conclude il co-autore della ricerca Michael Petraglia.

Alcuni reperti dimostrerebbero che i Neanderthal sapevano navigare

Recenti scoperte di utensili sulle rive del Mediterraneo hanno dimostrato che gli uomini di Neanderthal sapevano navigare (Getty Images)

Una recente scoperta della McMaster University ha dimostrato la presenza sulle coste di alcune isole greche di utensili riconducibili al periodo storico di riferimento dei predecessori dell'homo sapiens

Gli uomini di Neanderthal erano anche dei navigatori. Lo afferma una ricerca che fa riferimento agli utensili in pietra rinvenuti lungo le coste di alcune isole greche e risalenti a 130.000 anni fa. Questa scoperta ha permesso agli esperti di affermare che gli uomini di quel tempo erano in possesso dei mezzi tecnologici e cognitivi per navigare.

I ritrovamenti sulle coste greche

Lo studio ha coinvolto due team di ricerca, uno greco-canadese guidato da Tristan Carter, della McMaster University, e uno greco-americano coordinato da Thomas Strasser, del Providence College di Rhode Island, a cui ha contributo anche Curtis Runnels della Boston University. I primi ritrovamenti risalgono al 2008, anno della scoperta di centinaia di utensili in pietra nel villaggio di Plakias, sull'isola di Creta. La sorpresa ha spinto molti archeologi a setacciare la regione, fino a quando non sono state trovate asce e lame in selce in altre isole, a cominciare da Naxos. Questi strumenti sono uguali a quelli fabbricati dai Neanderthal nel periodo compreso tra 200.000 anni e 50.000 anni fa. Utensili simili sono stati recuperati anche nelle isole di Cefalonia e Zante. I reperti sono stati presentati a Washington, durante il congresso della Società americana di archeologia. Grazie a questi oggetti gli esperti oggi possono confutare l'idea che gli esseri umani abbiano iniziato a navigare dopo l'età del bronzo.

Scoperta l'arte più antica della storia: è dei Neanderthal

Rivoluzione Neanderthaliana

La scoperta dei reperti sulle coste di alcune isole greche ha sbalordito gli esperti perché indica che i Neanderthal avevano i mezzi tecnologici e cognitivi per navigare, precedendo l'homo sapiens. Finora i resti più antichi che testimoniano la navigazione umana nel mondo risalgono a 10.000 anni fa e sono stati scoperti nei Paesi Bassi. Gli scienziati hanno sostenuto nel tempo che gli spostamenti dell'Homo Erectus in Indonesia e Australia siano stati frutto del caso: uno tsunami avrebbe trascinato gli uomini in mare, sopravvissuti grazie a dei tronchi. Al contrario, le scoperte sulle coste del Mediterraneo suggeriscono una navigazione mirata degli uomini di Neanderthal, perché coinvolgono più siti. "Ora stiamo parlando di Neanderthal navigatori: è un bel cambiamento", ha dichiarato l'archeologo John Cherry dell'americana Brown University.

SCIENZE23 settembre 2017

Lo sviluppo del cervello dei Neanderthal era migliore del nostro

Uno studio spagnolo sullo scheletro di un ominide di sette anni dimostra che la massa cerebrale cresceva in modo più lento rispetto a quello dei sapiens permettendogli così di avere più capacità

Dall'analisi dei denti e delle ossa di un bambino Neanderthal vissuto 49mila anni fa è emerso che il cervello di questi ominidi, contrariamente a quanto si credeva finora, si sviluppava con un ritmo di crescita lungo e uniforme, nel passaggio da bambino a adulto. Studi precedenti, invece, sostenevano che il cranio dei Neanderthal cresceva a strappi irregolari e in anticipo rispetto al processo nell'uomo (Homo sapiens). Motivo per il quale si riteneva che le capacità intellettive di questi ominidi fossero meno sofisticate delle nostre. In realtà, però, uno studio condotto dai ricercatori del Consiglio superiore di ricerca scientifica di Madrid - guidati daAntonio Rosas - e pubblicato sulla rivista "Science", mette in luce uno sviluppo del cervello addirittura più lento in questi antichi cugini rispetto all'uomo e quindi più vantaggioso.

I vantaggi della lentezza evolutiva

La comunità scientifica, spiegano i ricercatori, era convinta che l'uomo fosse la specie con lo sviluppo cerebrale più lento e continuo. Un processo che, grazie alla combinazione di tempo ed energia, ci avrebbe aiutato a far evolvere capacità che per esempio non appartengono alle scimmie o ad alcuni ominidi, nei quali il cervello si sviluppa in maniera prematura e seguendo salti più irregolari durante la crescita.

Il bambino di Sidrón

Il ricercatore Antonio Rosas e la sua equipe è arrivato alla conclusione che la crescita del cervello nei Neanderthal era molto più lenta di quanto si pensasse, esaminando lo scheletro relativamente completo di un bambino in una fase cruciale dello sviluppo. Il giovane ominide, rinvenuto nel sito archeologico di El Sidrón, in Spagna, e battezzato per questa ragione "El Sidrón J1", secondo i ricercatori doveva avere circa 7 anni. Analizzando le ossa e il cranio di questo Neanderthal il team di ricerca è riuscito a stimare che lo sviluppo del cervello di El Sidrón J1 doveva avere essere circa all'87,5% delle dimensioni di quello di un esemplare di Neanderthal adulto. Un dato che smentirebbe tutte le teorie che vorrebbero una crescita celebrale precoce in questa specie, soprattutto considerando che un coetaneo sapiens ha un cervello sviluppato quasi al 95%. Inoltre, per lo studio, le dimensioni di denti e cervello sarebbero il riflesso di una crescita del corpo lunga e continua nel tempo e non a ritmi diversi.

Gli studi per capire l'evoluzione dell'uomo moderno

Lo studio, sostengono i ricercatori, dimostra che in realtà il modello di crescita dei Neanderthal è simile al nostro. Questi antichi cugini, ha spiegato Rosas alla Bbc, "avevano un cervello più grande per permettere al corpo, anch'esso più grande del nostro, di raggiungere la dimensione adulta", e non a causa di un progresso precoce. La scoperta di un "ritmo" simile, secondo Rosas, potrebbe aprire anche all'ipotesi che l'uomo sapiens e il Neanderthal possano aver ereditato questo modello di crescita da un antenato comune ancora ignoto.

La riproduzione del volto di un uomo di Neanderthal in mostra a Burgos, in Spagna (Getty Images)

 3' di lettura

Uno studio spagnolo sullo scheletro di un ominide di sette anni dimostra che la massa cerebrale cresceva in modo più lento rispetto a quello dei sapiens permettendogli così di avere più capacità

Dall'analisi dei denti e delle ossa di un bambino Neanderthal vissuto 49mila anni fa è emerso che il cervello di questi ominidi, contrariamente a quanto si credeva finora, si sviluppava con un ritmo di crescita lungo e uniforme, nel passaggio da bambino a adulto. Studi precedenti, invece, sostenevano che il cranio dei Neanderthal cresceva a strappi irregolari e in anticipo rispetto al processo nell'uomo (Homo sapiens). Motivo per il quale si riteneva che le capacità intellettive di questi ominidi fossero meno sofisticate delle nostre. In realtà, però, uno studio condotto dai ricercatori del Consiglio superiore di ricerca scientifica di Madrid - guidati da Antonio Rosas - e pubblicato sulla rivista "Science", mette in luce uno sviluppo del cervello addirittura più lento in questi antichi cugini rispetto all'uomo e quindi più vantaggioso.

I vantaggi della lentezza evolutiva

La comunità scientifica, spiegano i ricercatori, era convinta che l'uomo fosse la specie con lo sviluppo cerebrale più lento e continuo. Un processo che, grazie alla combinazione di tempo ed energia, ci avrebbe aiutato a far evolvere capacità che per esempio non appartengono alle scimmie o ad alcuni ominidi, nei quali il cervello si sviluppa in maniera prematura e seguendo salti più irregolari durante la crescita.

Il bambino di Sidrón

Il ricercatore Antonio Rosas e la sua equipe è arrivato alla conclusione che la crescita del cervello nei Neanderthal era molto più lenta di quanto si pensasse, esaminando lo scheletro relativamente completo di un bambino in una fase cruciale dello sviluppo. Il giovane ominide, rinvenuto nel sito archeologico di El Sidrón, in Spagna, e battezzato per questa ragione "El Sidrón J1", secondo i ricercatori doveva avere circa 7 anni. Analizzando le ossa e il cranio di questo Neanderthal il team di ricerca è riuscito a stimare che lo sviluppo del cervello di El Sidrón J1 doveva avere essere circa all'87,5% delle dimensioni di quello di un esemplare di Neanderthal adulto. Un dato che smentirebbe tutte le teorie che vorrebbero una crescita celebrale precoce in questa specie, soprattutto considerando che un coetaneo sapiens ha un cervello sviluppato quasi al 95%. Inoltre, per lo studio, le dimensioni di denti e cervello sarebbero il riflesso di una crescita del corpo lunga e continua nel tempo e non a ritmi diversi.

Gli studi per capire l'evoluzione dell'uomo moderno

Lo studio, sostengono i ricercatori, dimostra che in realtà il modello di crescita dei Neanderthal è simile al nostro. Questi antichi cugini, ha spiegato Rosas alla Bbc, "avevano un cervello più grande per permettere al corpo, anch'esso più grande del nostro, di raggiungere la dimensione adulta", e non a causa di un progresso precoce. La scoperta di un "ritmo" simile, secondo Rosas, potrebbe aprire anche all'ipotesi che l'uomo sapiens e il Neanderthal possano aver ereditato questo modello di crescita da un antenato comune ancora ignoto.

 
 
 

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