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Messaggi del 05/05/2020

Considerazioni sull'uso della carta igienica.

Post n°2874 pubblicato il 05 Maggio 2020 da blogtecaolivelli

Anche l'uso della carta igienica ha la sua storia.

Infatti, si potrebbe pensare che quest'uso sia 

stato fata dalla notte dei tempi. E invece no.

I Romani usavano il tersiorium che non era precisa-

mente uno scopetto con la ..funzione moderna ma

nell'articolino di seguito vi è una spiegazione 

esauriente e scientifica.

 

 
 
 

Tersorium news....

Post n°2873 pubblicato il 05 Maggio 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

Cosa si usava nell'antica Roma

come carta igienica?

Nell'antica Roma, al posto della carta igienica, si usava un particolare

attrezzo simile allo scopino dei nostri bagni, che veniva condiviso nelle

latrine pubbliche.

tersoriumcarta-igienicaanticaroma| SHUTTERSTOCK  

Non era ancora stata inventata la carta igienica, ma gli antichi romani

sapevano come pulirsi alla toilette.

Secondo diversi studiosi, al posto della carta, nei gabinetti dell'antica Roma,

si utilizzava un particolare utensile igienico chiamato tersorium.

SPUGNA E MUSCHIO. 

Si trattava di una spugna marina infilata su di un bastone, che veniva condivisa 

da chi utilizzava la latrina pubblica.

L'attrezzo, che era utilizzato anche come scopino, veniva poi pulito in un

secchio con acqua e aceto (con buona pace dell'igiene, poiché un simile

trattamento non serviva di certo a sanificare lo strumento).

Al posto della spugna, i soldati romani a volte utilizzavano anche il muschio,

che però (per fortuna) era usa e getta.

COME UNA SPADA. 

Proprio un tersorium viene menzionato da Seneca. 

Il filosofo romano, in una lettera delle Epistulae morales ad Lucium (62 - 65),

racconta che, alla metà del I secolo, un gladiatore germanico usò questo

attrezzo per suicidarsi.

Rimasto finalmente solo e senza sorveglianza per andare in bagno prima di

un'esibizione in anfiteatro, la usò come una lancia, infilandosela in gola

fino a soffocare.

Oggi si trova un tersorium raffigurato nelle Terme dei Sette Sapienti a Ostia,

l'antico porto di Roma, in un affresco del II secolo.

 
 
 

Notizie dallo spazio

Post n°2872 pubblicato il 05 Maggio 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

La stella che danza attorno a un buco nero pronto a mangiarla

C'è una stella che gira intorno a un buco nero da cui viene

lentamente divorata: ogni 9 ore il gigante strappa via parte della stella,

producendo lampi di raggi X.

Buco neroLa rappresentazione artistica di un buco nero. 

| SHUTTERSTOCK  

Quando i buchi neri inghiottono grandi quantità di materia

(gas e polveri) non passano certo inosservati agli astronomi,

perché in queste occasioni irradiano grandi quantità di raggi X

generati dal riscaldamento del materiale aspirato dal buco nero

stesso.

La loro intensità è così elevata da potersi rilevare fin dalla Terra.

Ma fin qui, nulla di nuovo.

Ciò che invece è inusuale è che uno di essi, a un certo punto, inizi

a farlo a cadenze regolari. È quanto hanno rilevato gli astronomi

l'anno scorso per un buco nero che si trova nel cuore di una galassia

a 250 milioni di anni luce da noi: ogni nove ore, un bagliore a raggi X

molto intenso seguito da assenza di emissioni e così via.

LA SOLUZIONE!

Ora, dopo uno studio durato mesi, l'astronomo Andrew King dell'Università

di Leicester nel Regno Unito pensa di aver identificato la causa: si tratterebbe

di una stella "morta", che è stata catturata e intrappolata su un'orbita ellittica

attorno al buco nero, vicino al quale si ritrova a passare ogni nove ore.

A ogni passaggio ravvicinato, il buco nero assimila un po' del materiale

della stella: "un po'", si fa per dire, perché in realtà a essere letteralmente

strappata via dalla stella è un'enorme quantità di gas che va a finire nel

disco di accrescimento che si trova intorno al buco nero.

Ogni volta che accade, si produce un lampo di raggi X.

Il buco nero in questione si trova nel nucleo della galassia chiamata

GSN 069 ed è relativamente "leggero" se confrontato con altri buch

i neri che si trovano al centro di galassie possiede una massa di "appena

" 400.000 volte la massa del Sole.

Per avere un'idea, buchi neri simili hanno in genere masse pari a decine

di milioni di volte la massa del Sole.

Ma anche se si tratta di un esemplare di taglia ridotta, il buco nero è di

quelli attivi, circondato da un disco caldo di materiale in accrescimento.

E DOPO, CHE SUCCEDERÀ? 

Stando a King la stella che passa accanto al buco nero era una "gigante rossa",

ossia una stella molto evoluta, simile alle condizione che raggiungerà il

nostro Sole tra 3 o 4 miliardi di anni; il periodico passaggio ravvicinato ha

accelerato l'evoluzione finale verso la fase di "nana bianca", che possiamo

immaginare come il nucleo ormai morto di una stella che ha terminato tutto

il combustibile nucleare e che oggi ha una massa pari a 0,21 volte quella

del Sole.

Secondo lo scienziato la stella dovrebbe rimanere in questa orbita per miliardi

di anni, perdendo continuamente massa a causa dell'azione del buco nero,

finché assumerà la massa come quella di un pianeta come la Terra o Venere.

Qui sotto, la "danza" di due buchi neri, in una recente animazione prodotta

dalla Nasa:

30 APRILE 2020 | LUIGI BIGNAMI

 
 
 

OPEN HERITAGE...

Post n°2871 pubblicato il 05 Maggio 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

Open Heritage: un viaggio virtuale tra meraviglie archeologiche

Il più ampio archivio digitale e in 3D di monumenti a rischio è ora

accessibile a tutti ed esplorabile online: così si tutelano le opere

architettoniche da catastrofi naturali, guerre e distruzione.

cyark_bagan_3dscannerLe scansioni del sito archeologico di Bagan, in Myanmar. |

 CYARK/GOOGLE ARTS & CULTURE  

Quando nel 2001 Ben Kacyra, ingegnere statunitense di origini

irachene, vide le immagini dei celebri Buddha di Bamiyan, in

Afghanistan, fatti saltare in aria dai talebani, rimase profondamente

turbato.

In pochi istanti la follia dell'uomo aveva cancellato ogni traccia di

statue con 1.500 anni di storia, delle quali non ci sarebbe stata più alcuna

documentazione.

Quell'esperienza maturò in Kacyra, inventore del primo laser a scansione

3D portatile, l'idea di fondare CyArk (dalle prime sillabe di "archivio" e

"cibernetico"), un'arca digitale per la tutela dei beni storici da terrorismo,

incendi, terremoti, alluvioni, incuria, erosione.

COME È ANDATA A FINIRE. 

Di quel progetto per sviluppare l'archivio digitale 3D dei monumenti a rischio

più vasto e completo al mondo vi avevamo dato conto poco più di due anni fa.

Oggi Google Arts & Culture ha avviato una collaborazione con CyArk

per rendere questo materiale accessibile a tutti, navigabile da pc e smartphone

ed esplorabile con la realtà virtuale.

Le ricostruzioni realizzate con gli scanner a laser dal team di archeologi e

volontari di CyArk (ricercatori, addetti di musei e volontari, disponibili ad

addentrarsi anche in luoghi a rischio, come i teatri di guerra) erano già

disponibili per gli addetti ai lavori, che su queste mappe ultra-dettagliate,

con precisione millimetrica, potevano basare i lavori di restauro (ove l'opera

fosse ancora presente) o le ricostruzioni storiche nel caso fosse andata

distrutta (qui alcuni dettagli sulla realizzazione delle scansioni).


Scansioni laser a Teotihuacan, a 40 km da Città del Messico.

CYARK/GOOGLE ARTS & CULTURE

IL GIRO DEL MONDO. Per questo nuovo progetto online, denominato

 Open Heritage, sono stati sviluppati, a partire dai dati raccolti, complessi

modelli 3D in cui potrete addentrarvi visitando anche le parti più interne

dei monumenti, da mobile o con un visore per la realtà virtuale: per ora

potete visitare, restando seduti alla scrivania, 25 luoghi simbolo di tutto il

mondo appartenenti a 18 paesi, come il Palazzo di Al Azem a Damasco, in

Siria, da anni in un teatro di guerra, l'antica Metropoli Maya di Chichen Itza

 in Messico, esposta all'usura del tempo e dei turisti, o l'antica città di Bagan,

in Myanmar, danneggiata da un terremoto nel 2016.

Fortunatamente, primache il sisma danneggiasse parte di questa gloriosa

capitale (nella foto in apertura), il team di CyArk aveva scansito i

monumenti, che sono ora visitabili, virtualmente, anche all'interno

(qui la ricostruzione virtuale dell'intera esperienza a Bagan).

Sarà possibile esplorare inoltre l'antica città di Corinto, o i dipinti

rupestri di Laas Geel, in Somalia, sopravvissuti a 5.000 anni di storia

e minacciati dall'instabilità politica.

Potete divertirvi a passeggiare tra queste e altre meraviglie a rischio

navigando sul sito di Open Heritage o scaricando l'apposita app

(iOS Android).


Modello 3D dell'antica città di Corinto. |

CYARK/GOOGLE ARTS & CULTURE

OPEN ACCESS. Con questo progetto Google Arts & Culture, che

ha già portato online le collezioni di oltre 1.500 musei in 70 diversi

Paesi, inaugura in grande stile il capitolo sull'archeologia in 3D.

Oltre ad essere utilizzati a scopo divulgativo, i dati potranno essere

scaricati dagli addetti ai lavori e utilizzati per ragioni di studio,

come la conservazione dei monumenti.

 
 
 

Dal Sinai....

Post n°2870 pubblicato il 05 Maggio 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

Antico Egitto: pitture rupestri

di 12.000 anni fa in una grotta

nel Sinai

Migliaia di scene in una grotta al di fuori di ogni rotta commerciale,

perciò ancora integre, ben conservate: mani, animali, figure umane

disegnate nell'Antico Egitto in un lungo arco di tempo.

Antico Egitto, pitture rupestriAntico Egitto, pitture rupestri in una grotta del Sinai. 

| MINISTERO DEL TURISMO E DELLE

ANTICHITÀ DELL'EGITTO  

Spettacolari pitture rupestri, di molti periodi diversi, sono state

rinvenute in una grotta nel Sinai (Egitto), in un eccezionale stato

di conservazione - favorito sia dal clima sia dal fatto che la grotta,

relativamente piccola e con un accesso oggi piuttosto disagevole,

nel corso del tempo è venuta a trovarsi fuori da ogni percorso

commerciale e storico, conservando così tesori dell'Antico Egitto.

Il centro abitato più vicino, Santa Caterina, ai piedi dell'omonimo

monastero, si trova a circa 30 chilometri di distanza e conta poche

migliaia di abitanti, e a poche decine di chilometri si trova anche il

sito archeologico di Sarabit el-Khadem, che è ciò che resta di un

insediamento noto nell'antichità per le cave di pietre preziose, in

particolare per il turchese.

La scoperta è stata illustrata dal Ministero del Turismo e delle

Antichità egiziano con un post su Facebook.


Antico Egitto, pitture rupestri: l'ingresso della grottaAntico Egitto, deserto del Sinai: l'ingresso della grotta dove sono

state trovate migliaia di pitture rupestri di molti periodi differenti

. | MINISTERO DEL TURISMO E DELLE ANTICHITÀ

DELL'EGITTO

MOLTE PAGINE DI STORIA. 

Sulle pareti della grotta le pitture sono per lo più di colore rosso

scuro e, stando alle prime datazioni, hanno un'età compresa tra i

10.000 e i 5.500 anni avanti Cristo, mentre sul soffitto vi sono scene

più recenti, risalenti anche a circa 3.200 anni prima di Cristo.

Sono per lo più animali, in particolare asini, ma sono raffigurati anche

soggetti femminili e un gran numero di mani.

 

Nella grotta sono stati trovati numerosi resti di animali: ciò significa,

secondo gli archeologi, che era utilizzata come rifugio dai nomadi.

Le autorità egiziane hanno fatto sapere che le ricerche continueranno

a lungo anche nell'area circostante, perché la scoperta è tra le più

significative per quantità e qualità delle pitture, anche se non sono le

più antiche mai ritrovate nel Paese, che risalgono a 17.000 anni fa.

9 MARZO 2020 | LUIGI BIGNAMI

 
 
 

Abbasso le fave! Cosģ parlņ Pitagora.

Post n°2869 pubblicato il 05 Maggio 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

Per Pitagora e per i suoi seguaci

era vietato mangiare le fave:

perché mai?

È la trentasettesima delle trentanove "regole" pitagoriche: non

mangiare le fave.

Ma perché il celebre filosofo e matematico greco Pitagora seguiva

(e imponeva) questo divieto?

fave|  

Astenersi dal mangiarle faceva parte del percorso di purificazione

perseguito da Pitagora (filosofo greco vissuto alla fine del VI secolo a.C.)

e dai suoi discepoli.

SIMBOLISMI. 

All'origine del divieto ci potrebbero essere ragioni sia pratiche sia simboliche:

poteva trattarsi di una precauzione contro il favismo (grave forma di anemia

causata dall'ingestione di fave), oppure semplicemente questo legume era

considerato impuro.

La fava ha infatti uno stelo privo di nodi, e questo la faceva ritenere in contatto

con il mondo sotterraneo dell'Ade: le anime sarebbero risalite sulla Terra

dall'aldilà proprio attraverso la fioritura della fave.

Non a caso, le fave erano utilizzate nei rituali del culto dei morti.

Ai pitagorici era persino proibito toccarle, e sembra che lo stesso Pitagora,

inseguito dai sicari del tiranno Cilone, abbia preferito farsi uccidere piuttosto

che attraversare un campo di fave.

 
 
 

Una dramma della preistoria.

Post n°2868 pubblicato il 05 Maggio 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

L'FBI e il mistero della mummia decapitata

Un'antica tomba egizia violata e una testa rimasta a lungo senza nome

(né genere): ecco come è stato risolto un cold case durato 4.000 anni.

fbi_mummia_decapitataLa testa senza corpo è conservata dal 1921 al Museum of Fine

Arts di Boston. Ma a chi apparteneva? |

 MUSEUM OF FINE ARTS  

I medici forensi del Federal Bureau of Investigation (FBI) potrebbero

avere appena risolto un mistero che si trascina da più di un secolo, e che

riguarda una mummia egizia decapitata vecchia 4000 anni.

L'enigma ebbe inizio nel 1915, quando un gruppo di archeologi al lavoro

nella necropoli di Deir el-Bersha, nella Valle del Nilo (Egitto), riuscì ad

accedere, con l'aiuto della dinamite, a una tomba rimasta fino ad allora

nascosta.

All'interno, una macabra scoperta: la testa senza corpo di una mummia giaceva

appoggiata su una bara in legno di cedro.

QUIETE VIOLATA.

 La stanza, ribattezzata Tomba 10A, era il luogo di riposo finale del governatore

Djehutynakht e della moglie, che attorno al 2000 a.C., nella fase del Medio

Regno, amministrarono una provincia dell'alto Egitto.

Ma più che a un sepolcro, quel luogo somigliava a una scena del crimine: a un

certo punto nell'arco dei 4000 anni precedenti, alcuni ladri di tombe avevano

fatto irruzione nella camera, rubato ori e gioielli e lasciato il corpo decapitato

di uno dei due morti abbandonato in un angolo.

IDENTITÀ MISTERIOSA.

 A chi apparteneva quella salma (o se preferite:

quella testa)? Al governatore o alla moglie? Inutile sperare di capirlo dai

lineamenti del viso. La TAC del cranio avvolto dalle bende, eseguita nel

2005 al Massachusetts General Hospital, rivelò che mancavano gli zigomi

e parte delle mascelle, indispensabili per risalire al genere del malcapitato/a.

Era necessario un esame del DNA, ma estrarne un campione analizzabile

da un corpo rimasto per 4000 anni al caldo, in una tomba, si è rivelata,

nel tempo, un'impresa tutt'altro che semplice, che ha visto fallire diversi

gruppi di ricerca.


L'estrazione di un dente dalla testa della mummia nel 2009: il reperto

era essenziale per le analisi del DNA. | MUSEUM OF FINE ARTS

NELLE MANI GIUSTE. 

Finché il molare della mummia non è arrivato nell'ufficio di Odile Loreille

, a Quantico, Virginia.

Prima di collaborare con l'FBI, la ricercatrice aveva dedicato per 20 anni allo

studio di DNA antichissimo e danneggiato.

Era riuscita a estrarre materiale genetico dai resti di un orso delle caverne

vissuto 130 mila anni fa, aveva lavorato ad alcuni casi di vittime anonime

della Guerra di Corea, all'identificazione di un piccolo naufrago del Titanic

e di due bambini della famiglia Romanov assassinati durante la

Rivoluzione Russa.

IL PROCEDIMENTO.

 Rimasta sola con la testa, Loreille ha perforato il dente, estraendone

alcuni milligrammi di polveri.

Quindi ha mischiato quanto ottenuto con un liquido che le ha permesso

di amplificare la quota di DNA disponibile (ossia creare copie multiple

delle sequenze da studiare), portandola così a livelli più facilmente

analizzabili.

A questo punto, per capire se quello estratto fosse in effetti il DNA

della mummia o soltanto quello dei ladruncoli (e degli archeologi)

che l'avevano toccata, ha valutato quanto il codice genetico che

aveva per le mani fosse danneggiato.

I segni di una forte compromissione - come quella causata da 4000

anni di storia - hanno confermato che si trattava del DNA della

mummia.

MASCHIO O FEMMINA?

 Infine, ha dato in pasto i dati acquisiti ad un software per l'analisi

della percentuale di cromosomi. «Nel caso di femmina ci sono più X.

Nel caso di maschio, X e Y» ha spiegato la scienziata al

 New York Times, che sul caso ha pubblicato un bel reportage.

Il responso è stato inequivocabile: maschio.

Si trattava quindi della testa del governatore.

INCORAGGIAMENTO.

 Al di là della chiusura del caso, il lavoro è stato importante perché

dimostra che è possibile estrarre e analizzare il DNA di reperti anche

molto antichi, come quelli egizi.

È una delle prime volte, ma non la prima in assoluto: proprio lo scorso

anno, la prima estrazione del DNA mitocondriale di mummie egizie

avvenuta con successo ha dimostrato che queste antiche popolazioni

 erano più simili agli attuali mediorientali ed europei che ai moderni

abitanti dell'Egitto (più vicini invece ai popoli dell'Africa subsahariana).

 
 
 

Gli antichi tatuaggi-

Post n°2867 pubblicato il 05 Maggio 2020 da blogtecaolivelli

I tatuaggi sono più antichi di

quanto si credesse

Trovati sul corpo di due mummie conservate al British

Museum di Londra i tatuaggi più antichi al mondo:

risalirebbero a circa 5000 anni fa.

primotatuaggioTatuaggio rinvenuto sulla donna di Gebelein, una

mummia di 5,000 anni fa oggi alla collezione del

British Museum. | BRITISH MUSEUM  

Quelli che si ritiene siano i tatuaggi più antichi del

mondo sono stati ritrovati sul corpo di due mummie

egizie risalenti a 5.000 anni fa.

Raffigurano un toro con delle lunghissime corna, una

pecora nordafricana e dei motivi, forse tribali, a

forma di S.

La scoperta è importante perché retrodata le pratica dei

tatuaggi di almeno 1.000 anni.

Finora infatti si credeva che i tatuaggi più antichi fossero

quelli della mummia di Ötzi (3370 e il 3100 a.C. ).

A darne l'annuncio sul Journal of Archaeological Science

 è stato il coordinatore dello studio, Daniel Antoine, che

lavora al British Museum dove le due mummie, un uomo

e una donna, sono conservate.

 

 

primo tatuaggio

Il primo tatuaggio: un toro con delle lunghe corna e una

pecora barbaresca.

Il disegno fu inciso con la fuliggine sulla spalla. |

BRITISH MUSEUM

TATTOO ALL'EGIZIA. Sono vissute tra il 3351 e il 3017 a.C.

nell'Antico Egitto e furono trovate circa un secolo fa a

Gebelein (40 km a sud di Luxor).

Si trovavano in tombe poco profonde, ma si conservarono

grazie all'aridità e alla salinità del deserto.

La mummia maschile è di un ragazzo morto tra i 18 e i

21 anni, probabilmente per una pugnalata alla schiena.

Le recenti scansioni all'infrarosso fatte sul suo corpo hanno

permesso di capire che quelle che sembravano semplici

macchie scure sul braccio erano in realtà tatuaggi.

O meglio due disegni leggermente sovrapposti che

raffiguravano un toro con una lunga coda e delle corna

elaborate (forse un uro) e una pecora nord africana con

le corna ricurve.

Secondo gli studiosi potevano essere simboli di fertilità

e virilità.

Anche sulla mummia femminile è stato trovato un tatuaggio.

Sulla spalla destra infatti ha quattro piccoli motivi a forma di

S e un disegno che potrebbe raffigurare dei bastoni usati

nelle danze rituali.

A COSA SERVIVANO?

 La scoperta rimette in dicussione alcune convinzioni diffuse:

oltre a retrodatare di un millennio la pratica dei tatuaggi in

Africa, mette infatti in crisi un'altra convinzione secondo cui

i tatuaggi erano una prerogativa solo maschile.

Di certo oggi sappiamo che erano ottenuti incidendo la pelle

forse con delle spine e colorandola con un inchiostro ottenuto

con la fuliggine.

Averli era uno status symbol utilizzato da uomini e donne per

esprimere il proprio stato sociale, ma era anche un modo per

mostrare coraggio e mettere in evidenza le proprie

conoscenze magiche.

 
 
 

mummie animali news.

Post n°2866 pubblicato il 05 Maggio 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

Un terzo delle mummie animali

egizie sono vuote. Ma perché?

Lo rivelano le analisi ai raggi X di centinaia di bende: una truffa?

Forse. Ma l'ipotesi prevalente è che la domanda di offerte votive

fosse talmente alta, che ci si accontentava di poco (o niente).

con_h_13.01330273_webMummia di coccodrillo esposta al Museo della mummificazione

di Luxor, Egitto.

 | VISUALS UNLIMITED/NATURE PICTURE

LIBRARY/CONTRASTO  

Un ampio progetto di scansione di antichi reperti archeologici del

Museo e dell'Università di Manchester rivela un risvolto segreto

della pratica egizia di mummificazione degli animali.

Un terzo delle bende dalle sembianze di gatto, ibis o coccodrillo è

in realtà completamente vuoto, sin dalla sua fabbricazione.

L'ipotesi dei ricercatori è che la domanda di mummie animali, usate

come offerte votive alle divinità, avesse superato la disponibilità di

corpi, e che gli imbalsamatori si arrangiassero come potevano.

VEDERE ATTRAVERSO. I ricercatori del Centre for Biomedical

Egyptology dell'Ospedale di Manchester hanno analizzato ai raggi X

e con tomografia computerizzata 800 mummie animali raccolte in

scavi egizi tra il 19esimo e il 20esimo secolo.

Il progetto, riassunto nel video qui sotto, è stato documentato dal

programma televisivo BBC Horizon.

LO "SCANDALO" DELLE MUMMIE VUOTE (0:46)

RIPIENO A SORPRESA.

 Un terzo delle mummie studiate contiene resti animali molto ben

conservati; un terzo cela residui parziali e un terzo non nasconde

alcun resto animale, ma fango, bastoncini, canne vegetali insieme

a materiali associati agli animali venerati, come gusci d'uovo o

piume.

BUSINESS RELIGIOSO.

 Una truffa ai danni dei fedeli che acquistavano le mummie prima

di recarsi a pregare? Non è da escludere.

«Le mummie animali erano offerte votive e rappresentavano una forma

di connessione con le divinità animali venerate dagli egizi» spiega 

Campbell Price, curatore della sezione egizia del museo.

«Oggi si accende una candela in una cattedrale.

Nell'antico Egitto si acquistava una mummia animale con un sistema

di baratto, la si affidava a un sacerdote che la seppelliva in gruppo con

mummie dello stesso tipo».

ALLEVATI APPOSTA.

Il rito era talmente diffuso - specialmente tra l'800 a.C. e l'epoca romana

- che in 30 vaste catacombe scoperte in Egitto sono state rinvenute 70

milioni di piccole mummie animali accatastate l'una sopra l'altra.

Si può supporre che la domanda fosse talmente alta che ci fossero appositi

sistemi di allevamento di animali (trampolieri, falchi, scoiattoli, gatti,

coccodrilli del Nilo) destinati al triste scopo.

NESSUN INGANNO. 

Ma l'ipotesi prevalente è che non si trattasse di una truffa, e che gli acquirenti

sapessero bene cosa stavano comprando.

 «Non pensiamo fosse una forma di contraffazione» chiariscono i ricercatori

 «semplicemente, in mancanza di resti "veri" si usava tutto ciò che si aveva

a disposizione, come pezzi di animali mummificati o pezzi di nido o di uova

 che in vita erano appartenuti ad essi, considerati speciali perché erano stati

vicini all'animale. Spesso, le mummie più riccamente decorate sono

quelle vuote».

 
 
 

Mummie news.

Post n°2865 pubblicato il 05 Maggio 2020 da blogtecaolivelli

Fonte: articolo riportato dall'Internet

Sacerdotessa o maga: la mummia egizia coperta da tatuaggi

Sul corpo senza testa e senza braccia di una donna vissuta

3000 anni fa, rarissimi disegni dalle forme riconoscibili e dal

potente significato religioso.

mummiacolloSul collo della mummia, un Occhio di Horus e due babbuini. 

| ANNE AUSTIN  

Oltre 30 tatuaggi eseguiti in tempi diversi, e in punti particolar-

mente sensibili: è il repertorio di immagini rinvenuto, grazie a

moderne tecniche di analisi all'infrarosso, sulla mummia di una

donna egizia tra il 1300 e il 1070 a.C.

Il reperto è il primo resto umano dell'Egitto dinastico a presentare

tatuaggi di forma riconoscibile, o almeno il primo in cui siamo

riusciti a osservarli.

Finora sono state trovate poche mummie tatuate, e per lo più con

simboli stilizzati, come linee o puntini.

IO TI VEDO.

 Anne Austin, bioarcheologa dell'università di Stanford (California),

si è accorta dei tatuaggi mentre esaminava le mummie dell'Istituto

francese di Archeologia Orientale, che conduce le sue ricerche a

Deir el-Medina, un villaggio anticamente abitato dagli artigiani che

lavoravano alle tombe della vicina Valle dei Re.

«Da qualunque parte si guardi questa donna, si trova un paio di occhi

divini che ti osservano», ha detto presentando i risultati del suo studio

davanti all'American Association of Physical Anthropologists.


L'Occhio di Horus (o di Horo), simbolo di potere e prosperità,

è noto anche come Occhio di Ra

| JEFF DAHL / GFDL, WIKIMEDIA COMMONS

UN INTERO BESTIARIO.

 I disegni in questione replicano svariate volte l'Occhio di Horus,

simbolo di prosperità, potere e salute presso gli antichi Egizi; la

mummia li presenta su collo, spalle e schiena, ed erano forse una

protezione contro gli spiriti maligni; ma mostra anche fiori di loto

sulle anche, mucche (associate alla dea Hathor, tra le principali

nella religione egizia) sulle braccia e babbuini sul collo.

Altri simboli sulla gola e sulle braccia dovevano conferire alla donna

"poteri" sacri, mentre cantava o eseguiva rituali per Hathor.

UN RUOLO IMPORTANTE.

 L'ipotesi è che i disegni, alcuni dei quali troppo nascosti alla vista

per avere scopo decorativo, servissero ad annunciare o celebrare

l'importanza della donna, forse una sacerdotessa, o la sua devozione.

Alcuni tatuaggi sono più sbiaditi e antichi di altri: segno che il suo

prestigio dovette crescere con il tempo.

Se la donna accettò di sottoporsi così tante volte a lunghe e dolorose

sedute dal tatuatore, lo scopo e l'importanza di quei simboli dovevano

essere universalmente riconosciuti.

 
 
 

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