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Messaggi di Ottobre 2019

Altre opere modernissime

Post n°2413 pubblicato il 30 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

Altre opere modernissime che vale

la pena di leggere o, quantomeno,

da considerare nella scelta dei libri

da leggere, in quanto meritano

davvero.

Orfani bianchi

L'inferno sono gli altri

sembra volerci dire

Antonio Manzini.

Anche quando gli altri

siamo noi.Danilo Di

Termini, Danilo Di Termini,

Radio DueLe rinunce e i

traumi di chi, ogni giorno,

«bada» a una parte delle

nostre vite.

Abbiamo sempre evitato

di pensarci.

Dopo questo libro, per

fortuna, non è più possibile

Enrica Brocardo, Enrica Brocardo, "Vanity Fair

"Attraverso la storia bellissima e commovente

di una relazione troppo distante tra una madre

e un figlio, "Orfani bianchi" offre lo spaccato

spietato di una società che ha perso la capacità

profonda del "generare".Eleonora Mazzoni,

Eleonora MazzoniAntonio Manzini ribalta stereotipi

e luoghi comuni spostando al centro chi sta ai

margini della storia. Un romanzo potente e

bellissimo.T

eresa Ciabatti, Teresa CiabattiCon "Orfani

bianchi" Manzini dà voce agli invisibili, emoziona

e scuote la coscienzaManuela Sasso, Manuela

Sasso, "Diva e Donna"Manzini ci consegna una

storia dura, senza dimenticare la tenerezza.

Descrive la disperazione e il coraggio e con la

sua ironia non rinuncia a strapparci, oltre ad

una lacrima, qualche sorriso!Barbara Sardella,

Barbara Sardella, Responsabile Eventi Librerie

UbikÈ una grande storia d'amore, struggente.

Che tiene il lettore inchiodato alle pagine.

Dario Paladini, Dario Paladini, "Redattore

Sociale""Orfani bianchi" romanzo sconcertante

e fuori dalle righe. Antonio Manzini affronta un

tema aspro con garbo, disinvoltura e un pizzico

di temerarietà.Massimo Lugli, Massimo Lugli,

"il Venerdì di Repubblica""Orfani bianchi" è

stupefacente, lontano dai suoi precedenti, un

altro Manzini; il risultato è un romanzo bellissimo,

duro, crudo, senza concessioni al lettore.

Alessandro Ferrucci, Alessandro Ferrucci,

"Il Fatto Quotidiano"Antonio Manzini, in questo

romanzo teso e terribile, non fa sconti a nessuno.

Qui non siamo dalle parti della capanna dello

zio Tom, ma da quelle di Germinal.Bruno

Gambarotta, Bruno Gambarotta, "Ttl"Mirta è

la quintessenza di una femminilità ancestrale,

del tutto smarrita dalle donne garantite, che

oscillano fra shopping, palestre, sovralimenta-

zione e diete, prive della densità indimenticabile

di questa ninfa del dolore.Enzo Verrengia,

Enzo Verrengia, "La Gazzetta del Mezzogiorno"

È il racconto di uno strazio quotidiano, ma

anche di una speranza incrollabile, di un allenamento

alla durezza.Annalena Benini,

"Il Foglio"LEGGI TUTTO"

Volevo misurarmi con un personaggio femminile.

Una donna unica con una vita difficile che per tro-

vare un angolo di serenità è pronta a sacrifici im-

mensi. Mia nonna stava morendo, io guardavo

Maria che le faceva compagnia e veniva da un

paesino della Romania. E mi domandavo:

quanto costa rinunciare alla propria famiglia

per badare a quella degli altri?"

Antonio Manzini

Mirta è una giovane donna moldava trapiantata a Roma

in cerca di lavoro. Alle spalle si è lasciata un mondo di

miseria e sofferenza, e soprattutto Ilie, il suo bambino,

tutto quello che ha di bello e le dà sostegno in questa vita

di nuovi sacrifici e umiliazioni. Per primo Nunzio, poi la

signora Mazzanti, "che si era spenta una notte di dicembre,

sotto Natale, ma la famiglia non aveva rinunciato all'albero,

ai regali e al panettone", poi Olivia e adesso Eleonora.

Tutte persone vinte dall'esistenza e dagli anni, spesso

abbandonate dai loro stessi familiari. Ad accudirli c'è lei,

Mirta, che non li conosce ma li accompagna alla morte

condividendo con loro un'intimità fatta di cure e piccole

attenzioni quotidiane.

Ecco quello che siamo, sembra dirci Manzini in questo

romanzo sorprendente e rivelatore con al centro un

personaggio femminile di grande forza e bellezza, in lotta

contro un destino spietato, il suo, che non le dà tregua, e

quello delle persone che deve accudire, sole e votate alla fine.

"Nella disperazione siamo uguali" dice Eleonora, ricca e

con alle spalle una vita di bellezza, a Mirta, protesa con

tutte le energie di cui dispone a costruirsi un futuro di

serenità per sé e per il figlio, nell'ultimo, intenso e

contraddittorio rapporto fra due donne che, sole e in

fondo al barile, finiscono per somigliarsi.
Dagli occhi e dalle parole di Mirta il ritratto di una

società che sembra non conoscere più la tenerezza.

Una storia contemporanea, commovente e vera,

comune a tante famiglie italiane raccontata da Manzini

con sapienza narrativa non senza una vena di grottesco

e di ironia, quella che già conosciamo, e che riesce a

strapparci, anche questa volta, il sorriso. 

Antonio Manzini ha lavorato come attore in teatro, al

cinema e in televisione, e ha curato la sceneggiatura deifilm

"Il siero della vanità" (regia di Alex Infascelli del 2004) e

"Come Dio comanda" (regia di Gabriele Salvatores del 2008).

Con Sellerio ha pubblicato racconti e romanzi gialli con

protagonista il vicequestore Rocco Schiavone, poliziotto

fuori dagli schemi, poco attento al potere e alle forme:

"Pista Nera" (2013), "La costola di Adamo" (2014),

"Non è stagione" (2015), "Era di maggio" (2015) e il

recente "7.7.2007" (2016), per settimane in testa alle

classifiche dei libri più venduti. Sempre nel 2016 ha

pubblicato l'antologia "Cinque indagini romane per

Rocco Schiavone" e il racconto satirico "Sull'orlo del

precipizio" (Sellerio). Suoi racconti sono presenti nelle

antologie poliziesche "Turisti in giallo", "Il calcio in giallo",

"Capodanno in giallo", "Ferragosto in giallo", "Regalo di Natale",

"Carnevale in giallo" e "La crisi in giallo", tutte pubblicate

da Sellerio. 

 
 
 

Altre opere da leggere....

Post n°2412 pubblicato il 30 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

Lo stradone

di Francesco Pecoraro


Che cosa mi aspetto dal nuovo libro

di Francesco? Che riesca a coniugare

bene complessità e intensità emotiva

come nel precedente, ma in una forma

presumo diversa, essendo passato

del tempo (il giusto tempo, per lavorare

a un altro libro importante) da "La vita

in tempo di pace". Poiché però i bravi

scrittori ti sorprendono sempre alle

spalle, spero soprattutto che nel nuovo

libro di Francesco ci sia ciò che io, da

solo, non riuscirei mai a immaginare.

Nicola Lagioia

Ho letto La vita in tempo di pace come

il racconto della disattivazione del

desiderio di una soggettività storica

(durante il tempo di pace), come la mes-

sinscena dell'elaborazione del lutto che

a questa disattivazione consegue, non-

ché come la descrizione della rabbia

contro questo stesso lutto.

Ivo Brandani, qualsiasi cosa accada, è

solo, ed è un personaggio fondato su

un mormorio assorto e potenzialmente

inesauribile in cui sono compresenti

analisi e tensione, rimpianto, rimorso,

recriminazione.

In Brandani l'amarezza è inseparabile

dalla lucidità. Le pagine sulle quali pe-

riodicamente torno sono quelle in cui

Pecoraro descrive gli interni borghesi di

Prati, le descrizioni della luce e del

"covaticcio domestico", avendo la sensa-

zione che ci sia qualcosa di straordinario

nel modo in cui Pecoraro percepisce e

restituisce l'architettura interna e

complessa di segni all'apparenza minimi.

Giorgio VastaStraordinaria la capacità

di F.P di restituire un tempo - il secondo

900 - e un luogo - Roma - con uno

sguardo d'architetto che vede deteriorarsi

ciò che ama."Helena Janeczek

Francesco Pecoraro riesce a tenere insieme

sfere di esistenza che di solito gli scrittori

non riescono a tenere insieme, o che non

vedono proprio: i destini dei personaggi,

la microfisica del quotidiano, la storia

politica del presente, la lunga durata

dell'evoluzione umana, l'immobilità della

natura.

La vita dei suoi protagonisti idiosincratici

rimanda sempre a piani di realtà ulteriori.

In ognuno di questi piani si combatte una

lotta per dare forma e significato a un

mondo che, di per sé, non ha né forma

né significato.

Guido Mazzoni

Il nuovo romanzo di uno dei più originali

scrittori italiani.Primi anni Venti di questo

secolo nella «Città di Dio», decadente

metropoli che assomiglia molto a Roma.

Un uomo di circa settant'anni osserva dal

settimo piano della sua palazzina le

vicende dello «Stradone»; i tanti personaggi

che lo percorrono incarnano tutte le forme

del «Ristagno» della nostra società.

Invecchiamento e conformismo, razzismo

e sessismo, sopravvivenze popolari e

«trentelli» rampanti, barbagli di verità,

etnie in conflitto, il fantasma dell'integra-

lismo islamico, la liquefazione di sinistre

e destre e della classe media in un unico

«Grande Ripieno»: nulla sfugge a questo

narratore disordinato ma perspicace,

che pare saper restituire meglio di

chiunque - con ironia, cinismo, nostalgia,

umorismo - il non senso del nostro

presente.

Racconta anche, l'uomo senza nome, la

propria esistenza di «Novecentesco»,

aspirante storico dell'arte, funzionario

di Ministero, uomo che ha creduto nel

comunismo e poi si è fatto socialista e

corrotto, con i suoi amori e, oggi, l'os-

sessione per la vecchiaia, la malattia,

la pornografia; e ricostruisce infine -

con documenti veri o quasi-veri - la

storia di un quartiere i cu iabitanti, operai

e proletari, per secoli e fin oltre la metà

del Ventesimo, hanno prodotto qui i mat-

toni di cui è fatta la Città: il quartiere più

comunist ae antifascista di tutti, forse

visitat oda Lenin - personaggio inatteso

di queste pagine - nel 1908.Il risultato

è un libro certamente unico nel panora-

ma letterario non solo italiano, in cui la

passione politica, antropologica e

linguistica, le vicende di una vita, di un

quartiere, di un intero secolo concorrono

a un'esperienza di lettura memorabile:

un'illuminante - tragica ed esilarante -

avventura di conoscenza. 

 
 
 

"Le signore in nero" di Madeleine St John possono raggiungere qualsiasi obiettivo

Post n°2411 pubblicato il 30 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

 

Fumetti: storie di donne senza paura per celebrare 150 anni di lotte per l'emancipazione

Fumetti: storie di donne senza paura per

celebrare 150 anni di lotte per l'emancipa-

zioneFrizzante, sofisticato e originale.

The New York Times Book Review

L'atmosfera ricorda la serie tv "La fantastica

signora Maisel". Un romanzo attualissimo.

Donna ModernaL'opera di una moderna

Jane Austen, con la stessa arguzia e la

medesima profondità psicologica della g

rande scrittrice.Bruce Beresford

Madeleine St John apre una finestra sui

chiaroscuri dell'animo umano.

The Times"Le signore in nero" traccia

con sapiente ironia i ritratti di quattro

donne in evoluzione, con grazia e leg-

gerezza.

Santa Di Salvo, Il MattinoLa St John

si dimostra un'osservatrice sensibilis-

sima.NewsdayMadeleine St John è

tra le scrittrici femministe da riscoprire.

CosmopolitanSiamo negli anni

Cinquanta, all'alba di un decennio ribel-

le, decisivo per le lotte di libertà e indi-

pendenza delle donne.

Leggere "Le signore in nero" significa

farsi catturare dal luccichio di un tempo

e di un luogo lontani eppure immediata-

mente familiari.

Dalla prefazione di Helena Janeczek,

vincitrice del Premio StregaUn piccolo

capolavoro.Sunday TimesImperdibile.

Alessia Gazzola, TTL -

La StampaUn romanzo effetto nostalgia

di un'autrice che il mondo sta riscoprendo.

Marta Cervino, Marie ClaireUna perla.

Vogue"Le signore in nero" è, insieme,

commedia sofisticata, romanzo di forma-

zione, educazione sentimentale.

Antonio D'Orrico, la Lettura - Corriere

della Sera

FINALMENTE ARRIVA IN ITALIA MADELEINE ST JOHN

Sii più intelligente che puoi, è la cosa

migliore che tu possa fare.

Sydney 1950. Sui manichini spiccano le

gonne a balze e i corpetti arricchiti degli

accessori più preziosi.

Ma Goode's non sono solo i più grandi

magazzini della città, dove trovare l'abito

all'ultima moda. Per quattro donne che

lavorano sono anche l'unica occasione di

indipendenza.

Mentre con le loro eleganti divise di colore

nero consigliano le clienti su tessuti e

modelli, nel loro intimo coltivano sogni di

libertà, di un ruolo diverso da quello di figlia,

moglie e madre.
Lesley sogna di continuare a studiare,

anche se il padre non ne vuole sentir parlare.

Poi c'è Patty che solo sul lavoro sente di v

alere qualcosa, mentre a casa il marito la

tratta come fosse trasparente.

Anche per Fay andare al grande magazzino

ogni mattina significa sentirsi meno sola.

A sorvergliarle come una madre c'è Magda:

le sprona a inseguire i loro desideri e a

trovare il proprio stile nel vestire, a coltivare

l'idea che una donna possa raggiungere

qualsiasi obiettivo.

Per tutte è in arrivo un tempo di grandi

cambiamenti e opportunità inaspettate.

Tra un party, un nuovo vestito e nuove

consapevolezze, Lesley, Patty, Fay e

Magda vivranno il momento magico in cui

si decide chi si vuole essere davvero.

Madeleine St. John è una delle più grandi

autrici del Novecento. È stata la prima

autrice australiana candidata al Man Booker

Prize.

Da questo libro è stato tratto un film di

successo diretto da Bruce Beresford, regista

di A spasso con Daisy.

Il femminismo è il fil-rouge che attraversa tutti

i suoi romanzi, precursori di un'epoca di

cambiamento.

Protagoniste delle sue storie sono le donne:

donne forti che inseguono i loro sogni,

donne che cercano il loro posto nel mondo,

ieri come oggi.

 
 
 

Altre opere modernissime

Post n°2410 pubblicato il 30 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

:Home»Scienza»

La filosofia deve morire: Boncinelli propone

un manifesto del totalitarismo scientifico.

BY ENZO PENNETTA 

ON 29 GENNAIO 2019

Ormai siamo al confronto aperto, non si fa

neanche più finta di dialogare sui rapporti

tra scienza e società, la prima è dichiarata

come unica fonte di verità e quindi sarà

obbligatorio uniformarsi ai suoi dettami.

"La farfalla e la crisalide" si intitola

l'ultimo libro del genetista Edoardo

Boncinelli, la farfalla che nasce dopo un

lungo periodo di preparazione sarebbe

la scienza che ormai sarebbe matura per

prender il volo abbandonando alle spalle

una inutile e superata filosofia.

Curiosamente Boncinelli ignora che la

farfalla è destinata a morire presto, la sua

similitudine non sembra quindi molto bene-

augurante.

Da quello che scrive Daniela Mengazin e

riportato su Pikaia, per Boncinelli la filosofia

sarebbe ormai solo una "inutile zavorra":

l'avvento del metodo sperimentale ha segnato

l'irreversibile rivoluzione che avrebbe liberato

la farfalla della scienza dalla sua storica

incubatrice, rendendola pienamente

autonoma.

 La farfalla, non più gravata da un'inutile

zavorra, può ora librarsi nei cieli della

razionalità,perseguendo il progresso scientifico

e tecnologico.

 Ma i funerali della filosofia, da tempo

annunciati per l'anacronismo e l'inef-

ficacia dei suoi metodi, non sono ancora

stati celebrati. 

È il sintomo più eloquente di uno storico

equivoco

La filosofia sarebbe inefficace, un'afferma-

zione che si scontra con il fatto che la

scienza non può legittimare sé stessa con

i propri metodi, l'epistemologia studia i

fondamenti della scienza osservandola

dall'esterno.

La scienza si basa su assunti indimostra-

bili col metodo scientifico:

1- la realtà è sempre comprensibile

all'intelletto umano 

2- la realtà si basa su delle leggi

Inoltre la scienza ha dei limiti, non può

occuparsi delle finalità delle cose e non

può occuparsi di ciò che è immateriale

come il bene e il male, il bello o il brutto

o l'arte.

In tempi più onesti un grande nome come

Jacques Monod disse chiaramente nel suo

celebre "Il caso e la necessità" che la scienza

ha dei limiti ricordando ad esempio il

"postulato di oggettività" che afferma:

il rifiuto sistematico a considerare la possibilità

di pervenire ad una conoscenza vera mediante

qualsiasi interpretazione dei fenomemi in termini

di cause finali, cioè di progetto.

Il postulato di oggettività è consostanziale alla

scienza e da tre secoli ne guida il prestigioso

sviluppo.

E' impossibile disfarsene, anche provvisoria-

mente, o in un settore limitato, senza uscire

dall'ambito della scienza stessa."

L'affermazione che non si possa ipotiz-

zare un progetto nella natura e che la

ricerca della conoscenza deve prescinderne

è dunque riconosciuto come "postulato", non

un fatto dimostrabile scientificamente, la

scienza stessa quindi secondo Monod si è

data dei limiti e lo ha fatto con una scelta

filosofica.

Monod poi continua:

"Porre il postulato di oggettività come

condizione della scienza vera rappresenta

una scelta etica e non un giudizio di

conoscenza in quanto, secondo il postulato

stesso, non può esservi conoscenza

vera prima di tale scelta arbitraria."

L'affermazione della 'scienza' secondo

la quale non esiste conoscenza al di fuori

di quello che è indagabile come pura correla-

zione causa-effetto è dunque una scelta

arbitraria e quindi una posizione filosofica.

Alla luce di queste premesse appare in

tutta la sua erroneità di petizione di

principio (concetto filosofico) quella con la

quale si afferma che la filosofia non può

far avanzare la conoscenza:

se l'obiettivo è far avanzare la conoscenza,

una delle due risulterà più efficace dell'altra,

una progredirà realmente mentre l'altra no

(o sembrerà farlo solo in apparenza), una

si dimostrerà capace di uno sguardo lungimi-

rante al futuro, l'altra rimarrà incatenata a

una sterile autoreferenzialità.

Curiosa l'accusa di autoreferenzialità 

rivolta alla filosofia e sostenuta in virtù di

un postulato che rende la scienza, questa

sì, autoreferenziale.

E sulle fondamenta di questo errore logico

che solo la filosofia può affrontare,

nell'articolo si lancia una sentenza mortale

nei confronti della filosofia, una disciplina

che non dovrà più essere tollerata:

Quella appena descritta è l'iconografia

dell'alternativa tra pensiero scientifico e

filosofico.

Echiede di schierarci: o dalla parte di

esperimenti e misurazioni, o da quella della

razionalità aprioristica e dei modelli teorici. 

Tra il laboratorio e la poltrona non si

danno terze vie, né fantasiosi appelli a

reciproci benefici. 

C'è posto per una sola fonte stabile di

conoscenza,l'alternativa ne rappresenta

al più un freno o un danno.

A sostegno della sentenza di morte per

la filosofia vengono riportate le parole di

nomi celebri della scienza, quasi dei nuovi

profeti, due esempi per tutto Stephen

Hawking e Richard Dawkins:

Per la filosofia la diagnosi finale è notoria-

mente arrivata con le parole dell'astrofisico

Stephen Hawking, nel saggio pubblicato

a quattro mani con Leonard Mlodinow

"The Grand Design" (2010): "La filosofia

è morta".

 E sarebbe stata spodestata delle sue

tradizionali domande intorno all'origine del

mondo, da dove veniamo e perché siamo qui...

Il biologo evoluzionista e divulgatore

Richard Dawkins, che al saggio di Krauss

ha dedicato una generosa postfazione

(paragonandone il potenziale impatto a

quello dell' "Origine delle specie" di Darwin!),

si è dimostrato altrettanto critico nei

confronti della filosofia.

Tra le pagine del "Gene egoista" (1976)

 si chiese perché la "filosofia e le materie

cosiddette «umanistiche» venissero

ancora insegnate quasi come se Darwin

non fosse mai esistito"?

Tutte queste posizioni, sulle quali si

schiera anche Boncinelli con il suo libro, 

a dispetto dei nomi altisonanti che le

sostengono sono conseguenza di una

evidente ignoranza dell'argomento trat-

tato, non è una battuta dire che se tutti

costoro avessero studiato filosofia avreb-

bero evitato di cadere in errori tanto gros-

solani.

L'unica alternativa all'ignoranza è che

l'uccisione della filosofia sia un atto

consapevole, un gesto del tipo di quello

compiuto dal burattino Pinocchio nell'uc-

cidere il grillo parlante perché gli diceva

la verità, quella che lui non voleva sentire.

 
 
 

Alcune opere modernissime.

Post n°2409 pubblicato il 30 Ottobre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

Il male. Storia naturale e sociale della

sofferenzaEdoardo Boncinelli

Editore: Il Saggiatore

Collana: La cultura

Anno edizione: 2019

In commercio dal: 13 giugno 2019

Pagine: 288 p., Brossura

Descrizione

Da millenni proviamo a dire, in infiniti modi,

che cos'è il male.

A ogni violenza subita, per ogni sopruso,

invochiamo questo nome arcaico.

Lo assegniamo ai nostri piccoli tormenti

quotidiani e ai grandi desideri inappagati,

alle inquietudini e ai disagi, all'infelicità e

all'ingiustizia che da sempre ci pare gover-

nare il mondo. Alla morte, persino: il male

più temibile di tutti.

Comunque sia, ciò che è «male» per noi non

dovrebbe esistere affatto.

Vorremmo allontanarlo, scansarlo, cacciarlo

via per sempre dalla nostra vita.

Ma che cos'è davvero il male? Il grande

scienziato Edoardo Boncinelli tenta di dare

una risposta analizzando le particelle

elementari che compongono questa contrad-

ditoria entità, con tutti gli strumenti che la

scienza e la filosofia mettono a nostra disposi-

zione.

Ci racconta la biologia del male, come nascono

il dolore psicologico e quello fisico, e la sua fisio-

logia, che si traduce nella malattia e nella morte.

Affronta il crimine, il male dal punto di vista etico

- la cronaca nera dell'umanità - e ci descrive come

produttori di sofferenza, capaci di mentire e

perfino di uccidere i nostri simili.

Si spinge ai confini del pensiero per sondare

l'oscurità che si annida nella nostra stessa

coscienza; per farci riflettere sulla nostra doppia

natura di esseri sospesi tra istinto e ragione,

tra necessità e libertà, insieme carnefici e vittime

di un dolore cui nulla e nessuno può sottrarsi.

Leggi un estratto

La storia di tutte le storieEdoardo Boncinelli

Editore: Castelvecchi

Collana: Irruzioni

Anno edizione: 2019

In commercio dal: 21 febbraio 2019

Pagine: 48 p., Brossura

Descrizione

Tremila anni fa l'uomo poteva solo fantasticare,

ma era ben lontano dal poter dare sostanza di

verità a quel che immaginava.

Le cose oggi sono radicalmente cambiate.

Da circa quattro secoli non c'è più alcun bisogno

del mito, perché la scienza moderna ha fondato

una conoscenza più affidabile.

Come è nato il mondo? Qual è l'origine dell'uomo?

Boncinelli ci accompagna, attraverso la scienza,

tra sapere e mistero, fra pregiudizi e ricerca della

verità.

La sua narrazione muove dagli esordi della vita,

dal Big Bang all'espansione dell'universo, dalla

scoperta del fuoco all'invenzione della scrittura,

dalla relatività alla fisica quantistica, e arriva

all'era attuale degli smartphone e delle meraviglie

tecnologiche, passando per le onde gravitazionali.

Un viaggio affascinante, che ci permette di scoprire

quanto la realtà sia più creatrice del mito e

dell'immaginazione umana.

 

1.Opere di divulgazione scientifica

Leggi un estratto

Dall'origine. Una grande storia del tutto

David Christian

Traduttore: Tullio Cannillo

Editore: Mondadori

Collana: Le scie

Anno edizione: 2019

In commercio dal: 19 marzo 2019

Pagine: 357 p., Rilegato

 

Descrizione

Un progetto storiografico articolato, di

respiro globale, tanto innovativo quanto

saldamente ancorato alla scienza, che

tiene insieme vaste aree della conoscenza,

società e culture diverse.

«Un viaggio attraverso miliardi di anni che arriva

dritto al punto: la vita è un miracolo.

Una storia del tutto, avvincente e persuasiva» -

 The Washington Post

«Un libro maestoso e imponente, un po' come

il big bang.

I processi che descrive sono noti, ma non sono

mai stati spiegati con tale chiarezza e vivacità» 

The Times

Perché ci troviamo su questo pianeta, in

questo preciso luogo e in questo preciso

tempo?

Qual è il nostro ruolo in un sistema così

complesso, che non riusciamo ancora a

comprendere pienamente?

E, soprattutto, è possibile servirsi della

scienza per raccontare la storia dell'universo,

della Terra e degli organismi viventi e trovare

risposta a quelle domande che da sempre

ci tormentano? La soluzione avanzata da

David Christian, docente di storia cresciuto

tra Nigeria, Galles e Canada, è la Big History ,

la «storia del tutto», una narrazione delle

origini in chiave moderna, laica e unificante.

Un progetto storiografico articolato, di respiro

globale, tanto innovativo quanto saldamente

ancorato alla scienza, che tiene insieme vaste

aree della conoscenza, società e culture

diverse.

Un approccio in grado di riassumere con una

manciata di leggi interpretative gli ultimi 13,82

miliardi di anni di vita dell'universo: dal big

bang al sistema solare, dagli oceani ai

minerali, dai dinosauri ai primati, dall'arte

rupestre alle guerre mondiali, dal nomadismo

a internet.

Al cuore di questa moderna narrazione delle

origini c'è l'idea di una complessità crescente:

la successione di condizioni fortunate e vantag-

giose ha infatti permesso l'evoluzione di qualcosa

di piccolo e semplice come un atomo in forme

sempre più complesse, in un processo che

continua a svolgersi sotto i nostri occhi.

Oggi pensiamo di poter controllare il cambiamento,

ma le attività umane hanno modificato la distribu-

zione e il numero degli organismi viventi, alterato

la chimica degli oceani e dell'atmosfera, riorganiz-

zato i paesaggi naturali e squilibrato gli antichi cicli

chimici che presiedono alla circolazione di azoto,

carbonio, ossigeno e fosforo.

E le conseguenze potrebbero costituire una minaccia

per tutti i risultati conquistati.

Per questo bisogna impegnarsi affinché la complessità

crescente conduca a una gestione consapevole

dell'intera biosfera, magari imparando proprio dai

nostri antenati.Dall'origine porta alla luce questo

retaggio condiviso da tutti gli esseri umani, e ci

prepara alle immense sfide e opportunità che

abbiamo di fronte in questo momento cruciale della

storia del nostro pianeta.

Opere di divulgazione scientifica

Leggi un estratto

Umani. La nostra storiaAdam Rutherford

Traduttore: Sabrina Placidi

Illustratore: Alice Roberts

Editore: Bollati Boringhieri

Collana: Saggi. Scienze

Anno edizione: 2019

In commercio dal: 30 maggio 2019

Pagine: 240 p., ill. , Brossura

Descrizione

Umani racconta la storia di come siamo

diventati le creature che oggi siamo, con

quella capacità, questa sì unica, di indagare

su ciò che ci rende ciò che siamo.

Aggiornato alle ultimissime scoperte in

campo antropologico, Umani è un saggio

elettrizzante e fresco, che mostra quanto

di inequivocabilmente animale persista

in noi e quanto di straordinariamente

umano ci renda diversi.

«Affascinante, avvincente e ricco di informazioni.

Ho imparato di più sulla biologia da questo breve

libro che da anni di lezioni di scienze.

Una lettura originale e meravigliosa» - Peter

Frankopan, storico, autore di Le vie della seta

«Adam Rutherford è un narratore eccezionale.

Umani è pieno di racconti geniali, colpi di scena

e scoperte scientifiche dell'ultimo minuto, e offre

una prospettiva completamente nuova su chi

siamo e come siamo diventati ciò che siamo» - 

Hannah Fry, autrice di Hello World

«Forte delle sue competenze e capacità di

divulgatore, Adam Rutherford spiega e racconta

gli umani» - il venerdì

Da sempre ci piace pensare che l'uomo sia

una specie unica ed eccezionale.

Ma c'è davvero qualcosa di speciale in noi

che ci distingue dagli altri animali?

La biologia evoluzionistica ha ormai ampia-

mente rivisto l'antichissima idea della nostra

«superiorità» in natura, abbattendo uno a

uno tutti i nostri supposti primati; gli umani

sono solo un piccolo ramoscello di quel

singolo, gigantesco albero genealogico

che comprende quattro miliardi di anni, un 

sacco di colpi di scena e un miliardo di specie

diverse.

Pensiamo di essere la sola specie in grado

di comunicare con un linguaggio complesso;

ma poi abbiamo scoperto la comunicazione

delle balene, dei ragni, degli uccelli, e questa

peculiarità tutta umana è stata fortemente

ridimensionata.

Abbiamo a lungo pensato di essere i soli in

grado di utilizzare strumenti: poi abbiamo os-

servato specie che usano utensili complessi,

dalle scimmie ai delfini.

Anche il fuoco, ritenuto dominio esclusivo

dell'uomo, è governato con astuzia da un

rapace australiano che raccogliendo tizzoni

ardenti provoca incendi controllati nella prateria

per far scappare gli animali e cacciarli più

facilmente.

Per non parlare del sesso a scopo ricreativo

e non generativo, tanto comune nella comunità

dei bonobo.

E che dire dell'omosessualità? Basta osservare

i rituali delle giraffe per comprendere come

l'espressione «contro natura» perda qualunque

significato.

Questo paradosso - il fatto che la nostra biologia

sia la medesima di tutti gli altri viventi, eppure

noi ci consideriamo speciali - sta alla base della

nostra natura.

Tuttavia, Adam Rutherford ci mostra come in

effetti, in un certo senso, siamo speciali.

L'evoluzione ha scolpito in noi capacità del

tutto peculiari - come lo ha fatto, diversamente,

in tutte le altre specie -, che fanno sì che la

nostra storia evolutiva sia davvero unica.

Opere di divulgazione scientifica

Leggi un estratto

Un futuro da Dio. Così il progresso dei «sapiens»

conduce verso l'immortalità

Edoardo Boncinelli

Editore: Rizzoli

Collana: Saggi italiani

Anno edizione: 2018

In commercio dal: 6 marzo 2018

Pagine: 155 p., Rilegato

Descrizione

Di cosa parliamo quando parliamo di progresso?

Ci stiamo evolvendo verso una catastrofe o

verso la libertà? Oppure siamo bloccati nel

processo evolutivo dai nostri bisogni materiali?

Come potrebbe essere un mondo in cui il

progresso si sia fermato?

Un libro prezioso che ci svela chi siamo e da

dove veniamo, per portarci sulle stelle.

"In fondo, noi uomini non siamo tanto diversi

da un'ameba.

Però siamo riusciti a costruire un mondo.

Se poi siamo, come credo, l'unica forma di vita

nell'universo, siamo l'unica specie che ha compiuto

una tale impresa."

In realtà, ci rassicura Edoardo Boncinelli,

«siamo ancora abbastanza lontani da una

presunta fine del progresso», ma è proprio

per questo che «abbiamo il dovere di capire

quello che sta succedendo, con la mente

aperta e senza farci confondere da timori e

paure». Dallo sfregare due pietre insieme

per ottenere una scintilla fino all'esplorazione

dello spazio, dalle questioni di fede alle teorie

di Darwin, dai disegni primitivi nelle grotte

allo studio sulle mutazioni genetiche, Boncinelli

racconta con straordinaria chiarezza l'origine

della nostra specie e i fenomeni che hanno

rivoluzionato la storia dell'umanità.

Soffermandosi in particolare sulla straordinaria

abilità dell'animale umano di interessarsi anche

ad attività che non sono strettamente necessarie

dal punto di vista biologico.

«Potremmo pensare che se la vita ha un fine -

e secondo me non ce l'ha - potrebbe essere

quello di renderci sempre più liberi dai nostri

bisogni biologici, liberi di compiere quei gesti

gratuiti che ci danno piacere, che da un lato

sembrano futili, ma dall'altro sono quelli che

ci rendono umani.» Poiché il nostro scopo va

ricercato ancora prima delle nostre origini,

ancora prima dei sapiens e del Big Bang tra le

stelle di cui siamo fatti. E verso le stelle conduce

il nostro cammino.

 
 
 

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