blogtecaolivelli
blog informazione e cultura della biblioteca Olivelli
TAG
TAG
Messaggi del 08/07/2020
Post n°3164 pubblicato il 08 Luglio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato da Wikipedia Ritrovamenti preistorici in Siberia: dai mammut ai leoni delle caverne. Come la maggior parte dell'Artico, anche la Siberia è vittima dei danni causati dal riscaldamento globale. Tra le tante conseguenze troviamo lo scioglimento del permafrost e con esso il ritrovamento di carcasse di animali finora conservate per migliaia e migliaia di anni. Qualche anno fa, proprio nella Penisola di Yamal, venne ritrovato un cucciolo di mammut rimasto seppellito nel permafrost per oltre 40.000 anni. Fu un pastore di renne a ritrovare questa piccola carcassa lunga poco più di un metro e dal peso di circa 15 chilogrammi. Il piccolo mammut è una femmina ed è stata battezzata Ljuba, da ljubov che significa amore. La cucciola di soli 5 mesi è stata ritrovata senza coda, strappata forse da qualche predatore dell'epoca, ma in ottimo stato di conservazione. Il suo corpo è ricoperto da una leggera peluria, la proboscide è intatta e gli occhietti sono rimasti chiusi. Si è stabilito che sia morta in seguito ad una caduta in una voragine ai margini del fiume e che il permafrost, terreno perennemente ghiacciato, abbia permesso al suo piccolo corpicino di resistere intatto nel tempo. Ljuba è nata alla fine dell'ultima glaciazione, quando ormai i mammut si stavano già estinguendo. Ad oggi la causa della loro estinzione non è ancora stata determinata, ma si pensa sia dovuta all'innalzamento delle temperature e alla caccia da parte degli uomini preistorici. Nella regione siberiana della Sacha-Jacuzia invece, nel 2014, sono stati ritrovati i corpi di due cuccioli di leone delle caverne (Panthera leo spelea) risalenti anch'essi ad oltre 10.000 anni fa. Un tempo questo felino, una sottospecie estinta del leone odierno, viveva in un territorio compreso tra le isole britanniche, l'estremo oriente russo e il Nord America (nello Yukon). I cuccioli sono stati ribattezzati Uyan e Dina, dal nome del fiume Uyandina che scorre vicino al sito del ritrovamento. Questo è stato il primo ritrovamento di corpi di leoni delle caverne ben conservati dato che, fino ad allora, vennero ritrovati solamente dei piccoli resti. Grazie al permafrost uno dei cuccioli ha conservato intatto il mantello, i tessuti morbidi e i baffi e entrambi hanno conservato abbastanza bene i lineamenti del volto. I cuccioli avevano solamente una settimana al momento della loro morte e si pensa siano rimasti intrappolati nella tana a seguito di una frana che ne sigillò l'uscita. Nella stessa zona è stato rinvenuto un altro cucciolo di mammut. Il cucciolo è una femmina vissuta circa 38.000 anni fa ed è stata battezzata Yuka. Anche in questo caso il permafrost ne ha conservato praticamente intatto il corpo, i tessuti molli e il pelo. Al momento della morte il cucciolo aveva tra i 6 e gli 8 anni e si pensa sia morto a causa delle ferite provocate dalla caccia. Sempre nel distretto della Jacuzia, vicino al fiume Tirekhtyakh, recentemente è stata ritrovata un'enorme testa di un lupo, vissuto nel Pleistocene circa 40.000 anni fa. Anche in questo caso il permafrost ne ha conservato intatto il pelo, gli organi e le grandi zanne. Il lupo era un individuo adulto, si pensa avesse tra i 2 e i 4 anni, e si tratta del primo ritrovamento mai effettuato. Siberia: resti di un mammut perfettamente conservato esposti al Museo di Salekhard Corsa alla ricerca del mammut perduto, in un limbo tra legalità e illegalità Avevamo letto di questo argomento in passato e purtroppo ci è stato confermato anche una volta giunti in Siberia. L'aumento dello scioglimento del permafrost ha portato alla luce anche molti resti di mammut scomparsi centinaia di migliaia di anni fa. Questo ha causato un aumento del commercio illegale delle loro zanne ricche di avorio. Si stima che nei terreni gelati siberiani siano conservate circa 500.000 tonnellate di avorio di mammut. In Cina ad esempio si sta diffondendo il commercio illegale di zanne di mammut ritrovate nel permafrost siberiano, in sostituzione al tradizionale avorio proveniente dalle zanne di elefante. L'avorio di mammut è molto pregiato ed è marrone scuro all'interno. In Siberia è illegale scavare nel permafrost con degli appositi macchinari per ricercare i resti dei mammut, ma con una particolare licenza si possono prendere le zanne che si ritrovano in superficie. Purtroppo però la ricerca illegale delle zanne di mammut sembra essersi diffusa a dismisura e la tecnica utilizzata dai contrabbandieri provoca ulteriori danni al permafrost e alla natura siberiana. I contrabbandieri si spostano lungo i fiumi siberiani a bordo di piccole imbarcazioni, con generatori e pompe, disboscando e aprendo grossi tunnel nel permafrost. Le zone interessate da questo 'massacro' sono abbastanza note. Sono tutte zone che un tempo erano paludi e che hanno intrappolato i mammut sotto uno spesso strato di permafrost. D'altro canto però il governo russo non sta facendo molto per cercare di arginare il problema. Chi viene sorpreso a scavare illegalmente si troverà a pagare una irrisoria multa di circa una cinquantina di euro. Solamente alla terza multa scatteranno pene più severe. Una di queste zone è la regione siberiana della Yakuzia, dove è stata ritrovata la maggior parte dei resti di mammut. Nella città di Yakutsk infatti si smerciano pelle, ossa o interi scheletri di mammut. L'avorio di mammut di buona qualità viene venduto in Cina a circa 900 euro al chilo. Somme importanti per una zona povera e desolata come la Yakuzia. Oltre ai danni ambientali però viene messo a rischio anche il lavoro degli scienziati e dei paleontologi che, così facendo, hanno sempre meno materiale da poter studiare. Da recenti ricerche si stima che nei primi sei mesi del 2017 in Cina sono entrate oltre 27 tonnellate di avorio di mammut dalla provincia dello Heilongjiang, nel nord est del paese al confine con la Russia. Nei primi sei mesi dell'anno scorso invece le tonnellate furono 4. In Cina l'avorio arriva anche via mare, da Hong Kong, e si stima che ne arrivino circa 34 tonnellate all'anno. |
Post n°3163 pubblicato il 08 Luglio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: wikipedia Nota: l'articolino di seguito riportato svela un aspetto del tutto sconosciuto di questa sterminata regione della terra, ricchissima di risorse, dove, oltre i boschi di conifere delle elevate latitudini si estende la tundra, dove il terreno è ghiacciato in profondità... finora. Bisognerà vedere i cambiamenti avvenuti a causa del riscaldamento globale. Tuttavia, anche questa enorme regione terrestre nasconde delle sorprese inusitate e favolose... Una città di granito nella tundra siberiana! È stata una scoperta fortuita quella che recente- mente ha portato alla luce la città di granito di Ulakhan-Sis. L'Ulakhan-Sis è una splendida cresta montuosa nella Yakutia polare (la Repubblica di Sakha) che si estende da sud-ovest a nord-est nell'area tra i fiumi Indigirka e Alazeya. Laggiù, nel cuore della tundra siberiana, questi monoliti di granito si innalzano nel cielo per circa 20 metri d'altezza. A scoprire questo splendido sito è stato il biologo e fotografo Alexander Krivoshapkin, che stava sorvolando la zona per documentare e censire le renne che vi si trovano. Ad un certo punto però l'occhi gli cadde su queste gigantesche rocce sconosciute e mai mappate da nessuno e capì subito che si trattava di qualcosa di nuovo e unico. Qualche mese più tardi tornò sul luogo per documentare per la prima volta in assoluto il sito insieme al fotografo e biologo russo Sergey Karpukhin. Sergey è stata la nostra super guida durante la nostra spedizione dai Nenets nella Penisola di Yamal. Questo posto noi lo abbiamo visto per la prima volta attraverso le foto che ci ha fatto vedere durante il viaggio, raccontandoci per filo e per segno tutti i dettagli della spedizione. Un luogo che ci siamo ripromessi di andare a visitare, prima o poi, insieme a lui. Su queste rocce si sa ancora poco. Secondo il biologo dietro a tutto questo c'è la mano dell'uomo. Ipotesi portata avanti anche da altre persone, secondo le quali le rocce potrebbero essere luoghi simbolici costruiti da antiche popolazioni siberiane. Per altri invece questo spettacolo sarebbe tutto merito di Madre Natura e dell'erosione che, nel corso dei secoli, hanno modellato le rocce. I monoliti vengono chiamati kisilyakhi, termine che deriva dalla parola kisi e che, nella lingua Yakut, significa uomo. Questi splendidi monoliti si trovano circa 3.000 chilometri a Nord-Est della capitale della repubblica, Yakutsk. Queste sentinelle solitarie che sembrano proteggere i loro vasti paesaggi si trovano sopra il Circolo Polare Artico, tra la regione di Kolyma e il fiume Sundrun. "Come antichi guerrieri artici in marcia, improvvisamente pietrificati da un incantesimo." Siberia: Ulakhan-Sis (Yakutia) - Photo: Sergey Karpukhin La strada di ghiaccio più pericolosa al Mondo Avrete sicuramente sentito parlare delle famose strade di ghiaccio che si trovano sparse un po' in tutto l'Artico, dall'Alaska al Canada, grazie al programma Ice Road Truckers in onda su History Channel. Ebbene si, anche la Siberia ha le sue ice roads e forse è il luogo che ne può vantare il maggior numero in tutto l'Artico. In Siberia c'è una spettacolare strada di ghiaccio, zimnik in russo, che percorre i ghiacci siberiani per ben 120 chilometri. Questa ice road è tanto bella quanto impervia e si è recentemente meritata il titolo di ice road più pericolosa al Mondo. È aperta solamente due mesi all'anno e collega il porto di Pevek all'isola di Ayon, nella Chukotka, per rifornire i 400 abitanti dell'isola di cibo, carburante, medicine e altri beni utili per superare il periodo di isolamento durante il resto dell'anno. Su questa strada ogni inverno transitano migliaia di tonnellate di carbone, 300 tonnellate di gasolio e 90 tonnellate di cibo. A maggio la strada si scioglie e per raggiungere l'isola di Ayon l'unico mezzo disponibile è l'elicottero, oltre alle imbarcazioni che viaggiano solamente con il bel tempo (tra agosto e ottobre). Un'altra famosa strada di ghiaccio siberiana è la Road of Life, costruita sul Lago Ladoga. Questa ice road durante la Seconda Guerra Mondiale forniva l'unico accesso alla città di Leningrado assediata dal gruppo nord dell'esercito tedesco e dalle forze di difesa finlandesi. L'assedio durò 29 mesi, dall'8 settembre 1941 al 27 gennaio 1944 e durante questi morirono di fame, stress ed esposizione ai bombardamenti milioni di persone. Oltre a trasportare migliaia di tonnellate di munizioni e provviste di cibo, la Strada della Vita serviva anche come principale via di evacuazione per i milioni di sovietici intrappolati nella città. La strada oggi fa parte del patrimonio mondiale dell'umanità. Tra le ice roads siberiane più belle, lunghe e pericolose troviamo anche la strada di ghiaccio sul fiume Lena, l'undicesimo fiume più lungo del Mondo, che collega principalmente Yakutsk a Nizhny Bestyakh. Sempre da Yakutsk, passando prima via terra fino a st-Nera, un'altra strada di ghiaccio sul fiume Indigirka permette al piccolo villaggio di Belaya Gora, nella Sacha-Jacuzia, di ricevere rifornimenti di viveri e combustibile. Questa ice road è lunga ben 730 chilometri e l'intero tragitto richiede circa 5 giorni per essere portato a termine. |
AREA PERSONALE
MENU
CHI PUŅ SCRIVERE SUL BLOG
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.