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Messaggi del 06/02/2020

Le ultime novità sulle staminali

Post n°2507 pubblicato il 06 Febbraio 2020 da blogtecaolivelli

12 dicembre 2019Comunicato stampa

Cellule staminali e tessuti rigenerati grazie a un nuovo gel

Fonte: Università di Padova

ECM gel ©Università di Padova Pubblicato su

«Nature Communications» lo studio di un gruppo

internazionale di ricercatori guidato dal Prof.

Nicola Elvassore dell'Istituto Veneto di Medicina

Molecolare (VIMM) e dell'Università di Padova e

dal Prof. Paolo De Coppi del Great Ormond

Street Institute of Child Health dell'University

College di Londra (UCL GOS ICH) che ha

sviluppato un nuovo gel in grado di far crescere

un tessuto umano sotto forma di organoidi

con una tecnica compatibile per trattamenti

sull'uomo

Gli organoidi sono strutture generate in

laboratorio partendo da cellule staminali che

si auto-organizzano conferendo forma e

funzione al tessuto.

Nonostante gli organoidi presentino notevoli

potenzialità nella sostituzione e nella riparazione

di un tessuto danneggiato o malato, i gel attual-

mente utilizzati per la coltura degli organoidi

umani si sono dimostrati non idonei per l'uso

nei pazienti.

Il problema è stato ora superato da un team

internazionale di ricercatori che ha sviluppato

un gel a base di matrice extracellulare (ECM),

partendo dal tessuto intestinale decellularizzato

di maiale, che permette di ottenere organoidi

potenzialmente adatti per l'uso nel trattamento

umano.

Lo studio ha anche permesso di accrescere la

conoscenza per sviluppare una gamma più ampia

di organoidi adatti all'uso nei pazienti.

«L'idrogel ECM del tessuto decellularizzato

fornisce lo stesso livello di supporto alle cellule

staminali nella coltura dell'organoide dei gel

sintetici, ma può essere ottenuto in modo

standardizzato e controllato, permettendone

l'utilizzo in un ambiente clinico» afferma Nicola

Elvassore, ultimo co-autore della ricerca.

«C'è un enorme potenziale degli organoidi a

beneficio del settore della medicina rigenerativa

e per migliorare il modo in cui trattiamo

condizioni complesse - dice Paolo De Coppi,

consulente chirurgo pediatra presso GOSH e

responsabile di "Stem Cells and Regenerative

Medicine all'UCL ICH -.

I nostri risultati aprono importanti prospettive

all'utilizzo di tessuti ottenuti a partire da cellule

staminali per il trattamento dei pazienti in

condizioni cliniche diverse.

Questo studio potrebbe indirizzare verso nuove

applicazioni degli organoidi».

I gel utilizzati nello sviluppo degli organoidi

svolgono un ruolo importante nel determinare

le caratteristiche del tessuto finale che viene

prodotto.

I ricercatori hanno scoperto che il loro idrogel

ECM potrebbe essere utilizzato per supportare

la crescita cellulare non solo nel tessuto

intestinale tenue, ma anche per il fegato, lo

stomaco ed il tessuto pancreatico.

«L'idrogel ECM - conclude Monica Giomo del

Dipartimento di Ingegneria industriale

dell'Università di Padova, co-autrice della

pubblicazione - è anche in grado di riprodurre

molto bene le proprietà visco-elastiche dei

tessuti molli permettendo l'espansione e la

differenziazione degli organoidi».

I loro risultati, pubblicati su «Nature

Communications», segnano un passo importante

verso la possibilità per i medici di utilizzare in

ambito clinico organoidi prodotti in laboratorio. 

Questa ricerca è stata resa possibile grazie ai

programmi di finanziamento STARS

dell'Università di Padova e TWINNING del

Dipartimento di Ingegneria Industriale, oltre

al generoso sostegno della Oak Foundation

attraverso il Great Ormond Street Hospital

Children's Charity, ed il finanziamento Horizon

2020 sul progetto INTENS "INtestinal Tissue

ENgineering Solution for children with short

bowel syndrome".

La ricerca è stata condotta da un team di

ricercatori operanti al VIMM (Istituto Veneto

di Medicina Molecolare), Università di Padova,

UCL GOS ICH, Francis Crick Institute, Shanghai

Tech University, Royal Netherlands Academy

of Arts and Sciences e University Medical Center

Utrecht, Princess Maxima Centre for Paediatric

Oncology Netherlands, Istituto Telethon di

Genetica e Medicina.

Link alla ricerca: https://www.nature.com/

articles/s41467-019-13605-4

 
 
 

I pennuti in relazione al cambiamento climatico

Post n°2506 pubblicato il 06 Febbraio 2020 da blogtecaolivelli

Fonte:Internet

09 dicembre 2019

La morfologia degli uccelli in risposta

al cambiamento climatico
di Enrico Nicosia

Uccelli in volo tra gli edifici del distretto

finanziario di Chicago (©iStock/Ftiare)
L'analisi di una bizzarra, ma vasta, collezione

museale di uccelli migratori del Nord America

ha permesso di documentare la riduzione

delle dimensioni corporee di alcune specie di

volatili in relazione al cambiamento climatico
AMBIENTE

ANIMALI

CLIMA
Più piccoli e con ali più lunghe.

Ecco come stanno diventando gli uccelli per

effetto del riscaldamento globale.

A scoprirlo sono stati alcuni ricercatori dell'Università

del Michigan, in collaborazione con il personale

del Field Museum di Chicago, in uno studio pubblicato

su "Ecology Letters". Grazie ai tanti e singolari dati

a disposizione - circa 70.000 carcasse di uccelli

migratori del Nord America - la ricerca aggiunge un

nuova risposta della fauna selvatica rispetto al

cambiamento climatico.

Dal 1978 al 2016, il personale del Field Museum

ha raccolto i corpi degli uccelli che, durante le migra-

zioni autunnali e primaverili, si scontravano contro

gli edifici di Chicago, e ne hanno annotato meticolo-

samente le misure corporee.

"Lo studio è iniziato in modo abbastanza casuale.

Ho trovato una coppia di uccelli morti e li ho portati

al museo", racconta David E. Willard, coautore

della ricerca e ornitologo del museo.

Ha preso il via così la collezione di 70.716 esemplari

di uccelli, appartenenti a 52 specie, che è servita

allo studio: la più grande analisi basata su

campioni che ha riguardato risposte corporee al

riscaldamento globale.

Con il tempo Willard ha iniziato a notare cambiamenti,

seppur minimi, nelle misure degli uccelli raccolti,

"ma non riuscivamo a capire che cosa stesse accadendo,

finché non abbiamo effettuato un'analisi accurata",

dice Willard.

La collaborazione con il gruppo di Benjamin Winger,

biologo evoluzionista dell'Università del Michigan,

ha permesso di valutare la tendenza nei cambiamenti

della taglia e della forma di questi uccelli.

I ricercatori hanno confermato che le 52 specie di

uccelli mostravano tutte una riduzione della taglia,

particolarmente significativa in 49 di esse, inoltre in

40 specie c'era stato un aumento della lunghezza

delle ali.

"In base a studi precedenti, avevamo buone

ragioni per pensare che l'aumento delle temperature

avesse portato a una riduzione delle dimensioni

corporee degli animali.

Ma la vera sorpresa è stata notare come tutte queste

specie di uccelli avessero risposto in modo così simile

al cambiamento", racconta Brian Weeks, ornitologo

dell'Università del Michigan. Nello studio sono state

esaminate la lunghezza di un osso dell'arto inferiore,

la cui misura è considerata il più preciso indicatore

delle variazioni delle dimensioni corpore, quella del

becco, la lunghezza delle ali e la massa corporea.

I risultati hanno mostrato come la lunghezza di

quest'osso e la massa corporea erano significativa-

mente diminuite negli ultimi 30 anni, quella dell'osso

era diminuita del 2,4 per cento tra le specie.

Al tempo stesso, la lunghezza delle ali era

aumentata del 1,3 per cento.

Animali sempre più piccoli
di Marta Zaraska
Ma perché tutto questo avrebbe a che fare

con il riscaldamento globale? I ricercatori hanno

rilevato che la temperatura media dell'estate, il

periodo riproduttivo degli uccelli studiati, era

associata negativamente con le dimensioni del

corpo degli uccelli, ovvero: la temperatura media

era aumentata e la taglia degli uccelli si era ridotta.

Infatti, nello stesso intervallo di tempo coperto

dalla singolare collezione di uccelli, le temperature

nelle zone di riproduzione dell'avifauna a nord

di Chicago sono aumentate di circa 1° C.

In generale, gli studi sulle risposte di piante e

animali al riscaldamento globale si sono spesso

concentrati su cambiamenti di distribuzione delle

specie o sui tempi di migrazione, per la fauna, o

fioritura, per la flora.

Adesso, anche la riduzione delle dimensioni

corporee dovrebbe essere aggiunta all'elenco

di sfide che gli animali devono affrontare in

risposta al cambiamento climatico.

È un aspetto comunque coerente con quella che

gli ecologi definiscono la "regola di Bergmann",

principio secondo cui le dimensioni del corpo degli

animali sono legate al clima in cui vivono.

Resta da capire perché le dimensioni delle

ali sono aumentate, a fronte della diminuzione

degli altri parametri corporei esaminati.

Secondo gli autori, l'ingrandimento delle ali

servirebbe a compensare la riduzione della

massa corporea. Ipotesi che lo stesso gruppo

intende testare in studi successivi, usando

sempre le collezioni dei musei di storia naturale

che, come fanno notare gli autori, sono una

chiave per capire i cambiamenti della natura

nel tempo.

 
 
 

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