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Messaggi del 04/05/2020
Post n°2864 pubblicato il 04 Maggio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Mummie diffuse nell'Inghilterra dell'Età del Bronzo L'immagine di un corpo mummificato evoca i riti dell'antico Egitto. Ma avanzate tecniche di conservazione dei corpi erano in uso anche nell'Europa preistorica. Lo scheletro di un corpo mummificato in Inghilterra durante l'Età del Bronzo. | GEOFF MORLEY L'arte di preservare le salme dalla putrefazione era ampiamente diffusa anche nell'antica Gran Bretagna. Le prove di tentativi di mummificazione sono state rinvenute sui resti ossei estratti da diversi siti funerari inglesi, di un periodo compreso tra il 2.500 e l'800 a.C.. Gli abitanti delle isole britanniche conservavano i corpi dei defunti seppellendoli in torbiere e pozzi anaerobici, affumicandoli o rimuovendone gli organi. I corpi erano tenuti nelle case per decenni, esibiti per rivendicare il possesso di terre durante le dispute di successione o usati come tramite per comunicare con gli antenati. METEO INGLESE. La mummificazione impedisce ai batteri di attaccare i tessuti dei corpi morti. Nei climi secchi, funziona con efficacia; ma negli ambienti umidi della Gran Bretagna, i corpi mummificati lasciati esposti alle intemperie si sono comunque degradati nel tempo. In alcuni casi, la mummificazione ha funzionato soltanto su parti del corpo: una gamba, un braccio. In qualche occasione, le parti meglio preservate di vari corpi erano assemblate in un'unica salma composita, che veniva sepolta di nuovo. CACCIA ALL'INDIZIO. Per queste ragioni, trovare tracce di corpi mummificati non era semplice. Così i ricercatori delle Università di Sheffield, di Manchester e dell'University College London hanno cercato segni di imbalsamazione nell'infinitamente piccolo: e cioè attraverso l'analisi microscopica di 300 frammenti ossei prelevati da 26 siti di sepoltura tra le isole britanniche. LE PROVE. Dei 34 resti databili tra il 4.000 a.C. e l'epoca moderna, 16 hanno mostrato segni di mummificazione, perché privi dei caratteristici tunnel lasciati nelle ossa dalla bioerosione batterica. Uno dei frammenti analizzati, ritrovato in una torbiera irlandese, mostrava lo stesso livello di conservazione di una mummia preistorica del nord dello Yemen. TRATTAMENTO SPECIALE. Ulteriori studi dovranno chiarire a chi fosse riservato questa pratica esclusiva: molti altri corpi dell'Età del Bronzo erano cremati, affidati ai fiumi o semplicemente lasciati alla terra. La stessa tecnica di analisi ossea servirà a chiarire se questi riti fossero condotti anche in altre parti d'Europa. |
Post n°2863 pubblicato il 04 Maggio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Le sorprese delle cartelle cliniche della preistoria L'accumulo di grassi nelle arterie interessava i nostri antenati molto tempo prima dell'avvento di tv e cibi spazzatura: lo rivelano le scansioni effettuate su 137 mummie. Una mummia pre-ispanica recentemente rinvenuta presso il sito archeologico di Tupac Amaru, Lima. Chissà se in vita ha esagerato con i grassi saturi. Photo credit: Stringer/Reuters. | L'aterosclerosi affliggeva i nostri antenati molto prima che divano, tv e cibi spazzatura ci mettessero al tappeto. Un'analisi compiuta su oltre cento mummie provenienti da culture diverse mostra infatti che anche le arterie degli antichi rivelano accumuli di grassi e colesterolo responsabili di problemi cardiaci ed eventi acuti come ictus e infarti. (California) hanno eseguito tomografie computerizzate di 137 mummie di antichi egizi, peruviani, abitanti delle isole Aleutine (isole costiere pacifiche di Alaska e Canada) e antenati del popolo nativo americano dei Pueblo, originario del sudovest degli Stati Uniti. Sette esperti radiologi hanno individuato placche atero- sclerotiche sulle pareti delle arterie ancora distinguibili o dove un tempo c'erano le arterie. Studi passati avevano individuato segni di aterosclerosi nelle mummie egiziane, ma è anche vero che il processo di mummificazione presso gli antichi egizi interessava le classi più alte della società, che avevano accesso a una dieta più ricca. In effetti hanno mostrato placche di grasso 29 delle 76 mummie egizie esaminate. Ma anche 13 delle 51 mummie peruviane (datate dal 200 al 1500 d.C.), 2 delle 5 appartenenti al popolo Pueblo (dal 1500 a.C al 500 d.C.) e 3 delle 5 degli aleutini che vissero nel 19esimo e 20esimo secolo. Il 38% delle mummie egizie e il 29% delle altre mummie mostra segni di aterosclerosi, nonchè il 50% delle mummie di persone di età superiore ai 40 anni, come rivela lo studio pubblicato su Lancet. La patologia, insomma, sembrerebbe correlata all'invecchiamento, anche perché la dieta variava di cultura in cultura: se gli egizi prediligevano cibi molto ricchi di grassi saturi, i peruviani coltivavano mais, patate e fagioli, i Pueblo cacciavano conigli, cervi e pecore, mentre gli aleutini si nutrivano di pesce, crostacei, foche e balene. |
Post n°2862 pubblicato il 04 Maggio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Ötzi forse aveva la gastrite e questo aiuta a comprendere le migrazioni dei nostri antenati. L'analisi genetica dei microbi trovati nello stomaco dell'uomo di Similaun getta nuova luce sulla geografia dell'umanità primitiva. Un batterio patogeno nello stomaco di Ötzi. L'Helicobacter pylori, oggi celebre abitante di una persona su due, responsabile di gioie e dolori del nostro apparato digerente, era già felicemente insediato nello stomaco dell'uomo del Similaun, vissuto più di 5.000 anni fa. | MUSEO ARCHEOLOGICO DELL'ALTO ADIGE; Ötzi, l'uomo vissuto cinquemila anni fa sulle Alpi e ritrovato tra i ghiacchi, non smette di riservare sorprese per la scienza. L'ultima ricerca effettuata sul suo corpo mummificato ha permesso di isolare e ricostruire il genoma del batterio dell'ulcera che albergava nel suo stomaco, e di fornire un nuovo scenario sui movimenti migratori degli uomini del tempo. RITRATTO DI ÖTZI. Il corpo mummificato di Ötzi fu trovato nel 1991 da due escursionisti sulle Alpi Venoste, a 3200 metri di quota, a poca distanza dal confine con l'Austria. Lo studio sul suo cadavere, oggi conservato nel museo archeologico dell'Alto Adige a Bolzano, ha permesso di ricostruire in straordinario dettaglio tanti aspetti della sua vita, e di quella degli uomini del tempo. Scienziati al lavoro su Ötzi. | EURAC Conosciamo gli abiti e gli accessori con cui era vestito (perizoma, gambali e sopraveste di pelle di capra, berretto di pelliccia d'orso, scarpe con tomaia di pelle di cervo e suola di pelle d'orso). L'analisi del contenuto del suo stomaco ha rivelato di che cosa erano fatti i suoi ultimi pasti: carne di cervo e di stambecco, pane o qualcosa di simile a base di cereali, vegetali). Una ricerca recente ha individuato le decine di tatuaggi, che non si sa se fossero a scopo "medico" (una sorta di agupuntura) o decorativo, da cui era ricoperta la sua pelle. Sappiamo anche che visse 5.300 anni fa, nell'età del Bronzo, sempre nella zona di Bolzano e che morì tra i 40 e 50 anni di morte violenta, colpito da una freccia. HELICOBACTER E NOI. Il nuovo studio è stato condotto da un gruppo internazionale di ricercatori, guidati da Frank Maixner, dell'Istituto per le mummie e l'Iceman, il centro di Bolzano che coordina la ricerca su Ötzi. Dall'analisi di campioni prelevati dallo stomaco e dall'intestino della mummia, gli scienziati sono riusciti a ricostruire il genoma dell'Helicobacter pylori da cui era infetto Ötzi. Questo batterio molto diffuso (è presente nello stomaco di circa metà della popolazione) è associato solo alla specie umana: si è in pratica evoluto con noi, e proprio per questo viene utilizzato da tempo per studiare la storia di come gli esseri umani si sono dispersi nel mondo. Un'immagine ai raggi X dello stomaco e dell'intestino di Ötzi. | OSPEDALE CENTRALE DI BOLZANO Solo nel dieci per cento circa delle persone infettate, l'Helicobacter provoca sintomi come gastrite o ulcera. Da quello che i ricercatori possono dire sulla base dei segni di risposta immunitaria individuati, probabilmente Ötzi ne era affetto. Ma non è solo questo dettaglio sulla vita del nostro antenato che l'analisi genetica del microbo ha rivelato. CONTATTI. Dalla ricostruzione del genoma di H. pylori (un lavoro molto complesso consistito innanzitutto nell'isolare il Dna antico e accertarsi che non fosse contaminato da altro materiale genetico), gli scienziati si sono accorti che il ceppo di Ötzi è di origine asiatica, simile a quello oggi presente nello stomaco delle popolazioni di India e Asia sud-orientale. Il batterio presente negli Europei moderni è invece un ibrido, un mix tra il ceppo asiatico e quello africano. Gli scienziati hanno finora ipotizzato che questa contaminazione, l'incontro tra i due diversi tipi di batterio, sia avvenuta molto presto, da 10mila a 50mila anni fa, con scambi e contatti stretti tra popolazioni dovuti alle migrazioni. Il fatto di aver trovato l'H. pylori di origine solo asiatica in Ötzi fa invece ipotizzare che questo scambio sia avvenuto dopo il tempo in cui lui è vissuto, cioè meno di 5mila anni fa. In altre parole, l'ondata di migrazioni che ha dato origine all'incontro del ceppo africano con quello asiatico sarebbe molto più recente. ONDATE MIGRATORIE. Si suppone che una prima ondata di migrazioni dall'Africa degli uomini moderni sia avvenuta intorno a 60-70 mila anni fa. L'ipotesi dei ricercatori, nel lavoro pubblicato su Science, è che nell'età del bronzo, dopo che Ötzi è vissuto, alcune popolazioni del nord-Africa siano di nuovo migrate dalle loro terre nella mezzaluna fertile, e da lì giunte in Europa, portando con sé il famigerato batterio. |
Post n°2861 pubblicato il 04 Maggio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Ötzi potrebbe aver beneficiato di un "sistema sanitario" ben collaudato Ötzi non era il ritratto della salute, ma molti indizi trovati sopra e all'interno del suo corpo fanno pensare fosse seguito e curato nel migliore dei modi possibili per l'epoca, 5.300 anni fa. Anche Ötzi andava dal medico? | EURAC/MARION LAFOGLER Prima di morire, gravemente ferito da una freccia, Ötzi aveva già alcuni acciacchi di salute: denti malandati, una brutta gastrite, forse una forma di artrosi. C'era però chi si era preso cura di lui: secondo un recente studio, le erbe e i tatuaggi trovati sulla Mummia del Similaun sarebbero riconducibili a un'antica e consolidata tradizione medicinale. Già 5.300 anni fa la cultura di appartenenza del pastore venuto dai ghiacci poteva contare su un "sistema sanitario" piuttosto sofisticato. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sull'International Journal
Una ricostruzione dell'Uomo del Similaun. | MUSEO ARCHEOLOGICO DELL'ALTO ADIGE CARTELLA CLINICA. Il team guidato dai ricercatori dell'Accademia Europea di Bolzano (Eurac) ha fatto il punto sui principali problemi di salute dell'uomo, inclusi i dolori articolari, i problemi gastrointestinali e le calcifica- zioni nelle arterie, e li ha messi a confronto con la posizione e il numero di tatuaggi (quelli sul corpo di Ötzi sono ben 61). L'ipotesi che l'uomo avesse dimestichezza con alcuni rimedi medicinali non è nuova. Studi passati avevano individuato nelle cinture di pelle che gli facevano da marsupio, tracce di un fungo (Fomitopsis betulina) dalle proprietà antibiotiche e antinfiammatorie. Allo stesso modo, le felci ritrovate nel suo stomaco, tra i resti del suo ultimo pasto, erano forse usate per combattere i parassiti intestinali. Ma non è tutto. Le caratteristiche dei 61 tatuaggi, alcuni dei quali puntiformi e distribuiti attorno alle articolazioni, aveva portato a ipotizzare che sulla pelle di Ötzi fosse stato eseguito un trattamento paragonabile a una forma primitiva di agopuntura. MEDICI-TATUATORI. Un riesame dei punti in cui i tatuaggi sono distribuiti (per esempio su polsi e caviglie, alla base della colonna vertebrale o dietro al ginocchio) conferma che molti si trovavano in corrispondenza dei punti "classici" trattati con l'agopuntura. Alcuni di essi dovevano aver richiesto una preparazione lunga e sofisticata. Questi particolari, insieme alle altre tracce di cure mediche, fanno pensare che Ötzi appartenesse a una cultura in cui questi trattamenti erano più frequenti e diffusi di quanto si pensasse, e in cui i segreti dei "successi terapeutici" erano trasmessi tra generazioni. Forse, già nelle Alpi dell'Età del Rame si tramandavano alcuni rudimenti di anatomia, si riconoscevano i sintomi di alcune comuni malattie e si provava ad alleviarli. Con quali risultati, non si sa. |
Post n°2860 pubblicato il 04 Maggio 2020 da blogtecaolivelli
Fonte: articolo riportato dall'Internet Il cimitero egizio con un milione di morti In Egitto a sud del Cairo c'è un misterioso cimitero: contiene un milione di corpi e molti di questi sono mummie. L'ultima a essere stata portata alla luce è quella di una bambina di pochi anni. La mano mummificata di una bambina appena trovata con due braccialetti ai polsi. | L'ultima mummia ad essere stata trovata è quello di una bambina di pochi mesi (foto qui sopra). È l'ultima di 1700 mummie conservate in un cimitero che continua a meravigliare gli archeologi: secondo alcune stime conterrebbe almeno un milione di defunti. EPOCA ROMANA. Quelle persone vennero deposte in piccoli scavi circa 1.500 anni fa, quando l'impero romano controllava l'Egitto. Il cimitero è chiamato Fag el-Gamous ed è oggetto di studi da parte degli archeologi della Brigham Young University dello Utah (USA) ormai da 30 anni. «Siamo quasi sicuri che all'interno di questo grande cimitero vi sia un milione di defunti che ci raccontano la storia di un periodo molto lontano dal nostro, con molti misteri ancora da svelare», ha raccontato Kerry Muhlestein, che ha recentemente presentato gli studi fin qui realizzati. Ritrovamenti curiosi VAI ALLA GALLERY (20 FOTO) L'ESERCITO DELLE MUMMIE. Il primo mistero? La presenza di migliaia di mummie: moltissimi defunti sono mummificati per motivi naturali, grazie al luogo caldo e secco. Sono state sepolte senza corredi funerari, senza bare e senza l'asportazione delle viscere interne, primo passo nel lungo processo di mummificazione. E questo fa ritenere che fossero persone umili, non appartenenti alla famiglia reale o ai ceti più elevati che venivano invece mummificate artificialmente. Una probabile donna dai capelli biondi. Sembra che si cercasse di riunire persone con caratteristiche simili | GRANDE CURA DEI DEFUNTI. Nella salma della bambina gli archeologi hanno trovato alcuni elementi straordinari che permettono di affermare che la sua sepoltura - e in genere la sepoltura di tutti gli ospiti del cimitero - fu quasi sempre particolarmente curata: era avvolta in una tunica bianca, indossava una collana con due braccialetti su ogni braccio e gli stivali che calzava erano stai dipinti prima della sepoltura. «È incredibile come il cervello, le dita, le unghie dei piedi e la lingua si siano così ben conservati», sottolinea l'archeologo. «Dai gioielli si potrebbe pensare che fosse una bambina, ma non ne siamo certi. Quando morì aveva circa 18 mesi e l'amore dei suoi parenti si evince dal modo con cui venne deposta nella fossa». Più corpi giacevano nella medesima tomba. | IL MISTERO. Da dove arrivassero tutti quei morti è un mistero ancora irrisolto. Vicino al cimitero c'è un villaggio, ma è troppo piccolo per aver fornit tutti quei morti. È stata avanzata l'ipotesi che il cimitero sia ciò che resta di una città sorta per costruire una piramide. Vicino al cimitero, infatti, è stata scoperta anche una piramide, ma c'è un problema: risale a circa 4.500 anni fa ed è di 2.000 anni più vecchia del cimitero stesso. MILLE STORIE. Gli archeologi hanno già dissepellito numerose mummi e ognuna di esse ha la sua storia. Ad esempio è stata scoperta una persona alta quasi 2 metri, un vero gigante per quei tempi. Fu seppellito in una posizione strana, parzialmente piegato, perché i sepolcri erano troppo piccoli per contenere un simile gigante. Da dove arrivava questo colosso? Anche questo è un mistero. |
Post n°2859 pubblicato il 04 Maggio 2020 da blogtecaolivelli
Tracce di sangue su Oetzi: è il più antico mai trovato CSI Bolzano: ecco la tecnologia che ha permesso di individuare campioni di sangue sull'uomo del Similaun. Si tratta del sangue umano più antico del mondo! Sulle ferite di Oetzi rinvenuti i campioni di sangue umano: è il più antico mai trovato (© Vienna Report Agency/Sygma/Corbis) | L'omicidio di Oetzi, uno dei fatti di sangue più antichi di cui ci sia giunta traccia, è ancora lontano dall'essere risolto. Il suo corpo, mummifcato e vecchio di 5300 anni, è stato rinvenuto nel 1991 sul ghiacciaio del Similaun, in provincia di Bolzano, con una freccia conficcata nella schiena. Chi l'abbia scagliata e perchè rimane un mistero. DETECTIVE PREISTORICI. Le ultime novità su questo cold case arrivano dall' Istituto per le mummie e l'iceman dell'Eurac di Bolzano, dove il professor Albert Zink ha scoperto tracce di sangue attorno alla ferita di Oetzi. Si tratta di una scoperta sensazionale poiché il sangue dell'uomo del Similaun è il più antico mai osservato fino ad oggi. I gobuli rossi infatti sono molto delicati e tutti gli studi condotti negli ultimi 20 anni sulla mummia avevano dato esito negativo. Zink e i suoi collaboratori hanno esaminato le ferite di Oetzi con un microscopio atomico: questo strumento utilizza una sottilissima punta che percorre le superfici dei tessuti registrandone la forma e raccogliendo così le informazioni necessarie per crearne una copia digitale in 3D. Proprio questo modello ha permesso ai ricercatori di identificare alcuni globuli rossi, dalla caratteristica forma a salvagente, sul corpo della vittima. Un ulteriore esame spettroscopico ha permesso di confermare, al di là di ogni dubbio, che si tratta proprio di sangue umano. (L'autopsia di Ciro, il baby dinsauro italiano) Le analisi hanno rilevato inoltre la presenza di fibrina, una proteina che gioca un ruolo fondamentale nella coagulazione del sangue. Queste scoperte, pur non chiarendo i molti misteri che avvolgono gli ultimi istanti di vita di Oetzi, permettono però di escludere alcune ipotesi: "La presenza di fibrina, abbondante nelle ferite fresche e poi sempre meno rilevabile, suggerisce che Oetzi sia morto poco dopo essere stato colpito dalla freccia, e non qualche giorno dopo come qualcuno aveva sostenuto in passato»spiega Zink dalle pagine del Journal of the Royal Society Interface dove è stato pubblicata la ricerca. Ma la caccia ai killer di Oetzi potrebbe interesare non solo gli archeologi : Zink e i suoi collaboratori pensano infatti di poter estendere questa metodologia d'indagine sui campioni ematici alla moderna scienza forense e riuscire così a datare le tracce di sangue con una precisione decisamente maggiore rispetto a quanto si riesce a fare oggi. 3 MAGGIO 2012 | FRANCO SEVERO |
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